Collegati con noi

Economia

Prezzi rc auto scendono ai minimi, costo medio 405 euro. A Napoli e al Sud invece…

Pubblicato

del

I prezzi rc auto scendono. Ormai da qualche anno il costo delle assicurazioni obbligatorie, croce di ogni automobilista, e’ in discesa, grazie soprattutto alla politica di sconti applicata dalla gran parte delle compagnie. E cosi’ il prezzo medio effettivamente pagato a livello nazionale e’ arrivato a circa 405 euro, il minimo da quando l’Ivass ne misura l’andamento. Nel secondo trimestre di quest’anno il calo e’ stato dell’1,5%. Una flessione che si somma a quelle registrate ininterrottamente da molti trimestri un po’ per tutte le categorie di assicurati, anche grazie alla diffusione – sempre piu’ massiccia – della scatola nera, il dispositivo che registra lo stile di guida e a cui spesso si legano forti sconti sulle tariffe base. Secondo gli ultimi dati dell’Istituto di vigilanza, il 21,5% delle polizze rc auto stipulate tra aprile e giugno del 2019 prevede un ribasso legato proprio al montaggio della black box. Negli ultimi 12 mesi il trend di penetrazione del dispositivo ha nuovamente accelerato: rispetto all’anno precedente i sistemi installati a bordo delle autovetture sono aumentati di 1,4 punti percentuali (contro il mezzo punto percentuale dello scorso anno). Il successo della scatola nera è però eterogeneo: la popolarità maggiore si riscontra inevitabilmente dove i prezzi sono ancora alti, nel tentativo di calmierarli. Al Sud quindi, con valori superiori al 40% a Reggio Calabria, Crotone e Napoli, fino al picco di Caserta, dove la scatola è presente nel 63% dei nuovi contratti. A guardare i dati, le criticita’ del mercato italiano comunque rimangono. Le differenze di prezzo tra Nord e Sud, nonostante i progressi degli ultimi anni, rimangono significative, cosi’ come restano quasi proibitivi i costi riservati ai giovani neopatentati. Il differenziale del prezzo medio tra la provincia piu’ costosa e quella meno costosa (Napoli con oltre 600 euro e Oristano con meno di 300 euro) e’ pari a 316 euro. Oltre al capoluogo partenopeo, altre 4 province registrano un prezzo medio superiore a 500 euro (Massa Carrara, Pistoia, Caserta e Prato dove si arriva a 590 euro). All’opposto, nella provincia di Aosta il prezzo medio e’ di 298 euro e a ridosso dei 300 euro viaggiano Enna, Biella, Vercelli, Pordenone e Campobasso. A livello nazionale, i ragazzi fino a 24 anni pagano in media 735 euro, costo che si va riducendo con l’eta’. Per gli over 60 il premio medio e’ di circa 379 euro.

Advertisement

Economia

Una montagna di tasse non riscosse, 1.275 miliardi

Pubblicato

del

Il 2025, l’anno che dovrebbe vedere il calo del carico fiscale sul ceto medio, arriva con una conferma: c’è una montagna di tasse non riscosse. Una montagna che supera i 1.200 miliardi. Questo anche se in parte si tratta di crediti inesigibili per l’erario. Ma il recupero del non pagato intanto procede bene, almeno per la parte che riguarda chi decide di rottamare le cartelle fiscali: negli 11 mesi del 2024 sono rientrati in cassa (senza more e multe) 4,6 miliardi. Resta l’obiettivo del governo ribadito sulle colonne del Corriere della Sera dal viceministro all’Economia Maurizio Leo: abbassare la pressione del fisco sul ceto medio allegerendo l’aliquota Irpef, quella del 35%. Plaudono FdI e FI. Ma il vero punto sono le risorse che, come sempre, sono risicatissime.

L’esecutivo aveva tentato con il concordato preventivo biennale per gli autonomi (che il prossimo 16 gennaio dovranno andare comunque in cassa a versare gli acconti). Ma la misura ha raccolto meno (rpt: meno) di quanto ipotizzato: 1,7 miliardi contro 2,5. C’è quindi da recuperare risorse e la Lega già da mesi punta sulla quinta edizione della rottamazione che continua intanto a dare buoni risultati. Se ne potrebbe parlare durante l’esame del Milleproroghe.

Ma il rischio è che la misura, se ripresentata dalla Lega via emendamento, possa essere espunta per estraneità alla materia del provvedimeto. Si tratterebbe infatti di una riapertura dei termini, non di una proroga. Ma il confine tra le due fattispecie è abbastanza labile. Ci sarebbe spazio per un tentativo. “Sul piano della riduzione della pressione fiscale, c’è ancora da fare, partendo dai redditi medi che necessitano di un’attenzione specifica. Lo faremo, come sempre, con scelte responsabili e sostenibili finanziariamente”, dichiara Leo.

Il viceministro spiega la filosofia della sua riforma: “al cuore c’è l’idea che il fisco debba abbandonare, ove possibile, il ruolo di ‘controllore sospettoso’ per diventare un ‘partner affidabile'”. E sul non riscosso: “è stata istituita una commissione tecnica, incaricata di analizzare il ‘magazzino della riscossione’, ossia l’insieme dei crediti fiscali non riscossi, con l’obiettivo di proporre soluzioni che evitino l’ulteriore accumulo e il relativo smaltimento di questi crediti che, al 31 dicembre 2024, ammontano a 1.275 miliardi di euro”. Intanto “nel 2024 lo Stato è riuscito a recuperare 32,79 miliardi di euro, una cifra in netto aumento rispetto al 2023 (31 miliardi)”.

Intanto, secondo la relazione finale dell’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, nei primi 11 mesi dello scorso anno la rottamazione ha permesso di incassare 4,6 miliardi. 31,6 miliardi in cassa negli ultimi 8 anni. Anche per questo il cantiere delle rottamazioni è destinato a riaprirsi soprattutto dopo la richiesta già formalizzata dalla Lega in sede di manovra. L’emendamento relativo fu ritirato e non era visto di buon occhio da Leo che però, in quei giorni, era alle prese con il risultato non esaltante del concordato biennale per gli autonomi.

Proprio questo risultato aveva spinto la Lega a puntare su una nuova riapertura della rottamazione. La quinta versione del provvedimento. E ora non è escluso che la proposta della Lega possa appunto tornare sotto forma di emendamento al decreto Milleproroghe. E’ già partito intanto l’aumento delle rate per pagare i debiti: pochi giorni fa l’agenzia della Riscossione ha annunciato la novità voluta da Leo che prevede il pagamento delle cartelle a rate fino a 7 anni (84 rate) con una semplice richiesta online. Lo scadenzario fiscale chiama nel frattempo in cassa le partite Iva con redditi fino 170mila euro che, sempre grazie ad un emendamento della Lega, hanno potuto contare su qualche mese in più per pagare Irpef, Ires e Irap. Entro giovedì prossimo, 16 gennaio, sono circa 300mila quelle chiamate in cassa e si potranno pagare in unica soluzione il 16 oppure in cinque rate di pari importo, da gennaio a maggio 2025.

Continua a leggere

Economia

La rottamazione rende: 4,6 miliardi in 11 mesi

Pubblicato

del

La rottamazione delle cartelle fiscali, cioè la possibilità di chiudere i debiti con il fisco senza pagare multe o mora, piace agli italiani che ricorrono sempre di più a questa misura. Secondo la relazione finale dell’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini (foto Imagoeconomica in evidenza), ad esempio nei primi 11 mesi dello scorso anno ha permesso di incassare 4,6 miliardi. 31,6 miliardi in cassa negli ultimi 8 anni. Anche per questo il cantiere delle rottamazioni è destinato a riaprirsi soprattutto dopo la richiesta già formalizzata dalla Lega in sede di manovra. L’emendamento relativo fu ritirato e non era visto di buon occhio dal viceministro all’Economia, Maurizio Leo, che però in quei giorni era alle prese con il risultato non esaltante del concordato biennale per gli autonomi. A questa partita era legato il taglio dell’aliquota Irpef del 35% per il ceto medio.

Proprio questo risultato (1,7 miliardi in cassa sui 2,5 ipotizzati) aveva spinto la Lega a puntare su una nuova riapertura della rottamazione. La quinta versione del provvedimento. E ora non è escluso che la proposta della Lega possa tornare sotto forma di emendamento al decreto Milleproroghe. Sarebbe al momento l’unico ‘treno’ normativo ma il rischio è che la materia possa essere espunta perchè non conforme al contenuto del decreto base. E’ già partito intanto l’aumento delle rate per pagare i debiti: pochi giorni fa l’agenzia della Riscossione ha annunciato la novità voluta da Leo che prevede il pagamento delle cartelle a rate fino a 7 anni (84 rate) con una semplice richiesta online. Lo scadenzario fiscale chiama intanto in cassa le partite Iva con redditi fino 170mila euro che, sempre grazie ad un emendamento della Lega, hanno potuto contare su qualche mese in più per pagare Irpef, Ires e Irap. Entro giovedì prossimo, 16 gennaio, sono circa 300mila quelle chiamate in cassa e potranno pagare in unica soluzione il 16 oppure in cinque rate di pari importo, da gennaio a maggio 2025.

Continua a leggere

Economia

Banche e risiko, su Unicredit-Bpm il nodo golden power

Pubblicato

del

L’operazione di Unicredit per conquistare Banco Bpm si complica ancora di più. Dopo le barricate alzate dalla banca guidata da Giuseppe Castagna, con esposti alla Consob e all’Antitrust, l’offerta pubblica di scambio volontaria di Unicredit da 10,1 miliardi dovrà fare i conti anche con il nodo golden power. L’obiettivo, secondo le indiscrezioni che circolano in ambienti finanziari, sarebbe quello di proteggere le filiali e i posti di lavoro del personale di Banco Bpm.

Per Unicredit il tema golden power non è certo una sorpresa. Nelle ore successive all’annuncio dell’offerta, da alcuni esponenti del governo era già stata evocata la necessità di approfondire i termini dell’operazione. E questo anche per tutelare i risparmi degli italiani, considerato anche che Banco Bpm ha lanciato un’opa su Anima, che è il primo gruppo indipendente di gestione del risparmio in Italia. Unicredit ha quindi provveduto il 13 dicembre scorso alla pre-notifica a Palazzo Chigi. Ci sono stati poi incontri tra rappresentanti di Unicredit con il gruppo di coordinamento che si occupa di valutare le applicazioni di golden power.

Dopo una prima valutazione, secondo quanto riporta La Stampa, sarebbe emersa la volontà di proseguire con gli approfondimenti. A Unicredit ora tocca inviare la notifica formale per avviare il procedimento, con il parere del governo che arriverà entro 45 giorni. Ma non è tutto. In casa Banco Bpm, infatti, si stanno valutando altre mosse difensive. Nelle scorse settimane, infatti, la banca ha presentato un esposto alla Consob in cui contesta l’offerta di Unicredit e chiede all’authority di valutare se sia stata correttamente lanciata e se ci siano i presupposti perché la stessa sia procedibile o debba essere fermata. C’è stato poi anche un esposto all’Antitrust nel quale si denuncia che l’offerta rappresenta una ‘killer acquisition’, cioè un’operazione finalizzata ad eliminare un concorrente scomodo e ad ingessarne l’operatività in una fase di forte dinamismo con l’opa su Anima e dall’acquisto del 5% di Mps.

In un quadro già molto complesso, Mps potrebbe essere invitata a una fusione difensiva da parte da Banco Bpm, con l’obiettivo di creare quel grande terzo polo bancario auspicato dal governo. Terzo polo che vede come protagonisti di primo piano un nocciolo duro tutto italiano rappresentato dall’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone e da Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio. Complessivamente, mettendo insieme la quota riferibile a Delfin (9,78%), Caltagirone (poco più del 5%), Banco Bpm (5%) e Anima (4%), porta il nocciolo di azionisti italiani ad avere almeno il 24% di Siena. Questi numeri consentono a Caltagirone e Delfin di essere ago della bilancia per le scelte future.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto