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Cronache

Presa la banda dei finti poliziotti, 11 arresti

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Studiavano con cura le loro vittime e le sceglievano tra persone che avevano disponibilita’ di denaro poco pulito. Poi mettevano un rilevatore Gps sulla loro auto ed entravano in azione con cappellini, pettorine della Polizia e manette del tutto simili a quelle delle forze dell’ordine e le rapinavano. Gli agenti del Commissariato milanese Scalo Romana ne hanno presi nove (due sono irreperibili) del gruppo costituito per la maggior parte da italiani ma anche da un albanese e da marocchini. Fondamentali, e lo ha sottolineato il dirigente del Commissariato, Francesco Anelli, le telecamere di sorveglianza degli autobus dell’Atm che hanno consentito una prima identificazione di alcuni dei falsi poliziotti. Poi un certosino lavoro di intercettazioni telefoniche e pedinamenti vecchio stile. Fino agli arresti per tre rapine certe. Il gruppo era gia’ stato falcidiato dall’arresto in flagranza di sei componenti, bloccati nell’abitazione di un marocchino a San Giuliano Milanese. In quell’occasione, avevano ammanettato la vittima ad una sedia e stavano simulando una perquisizione alla ricerca di denaro o droga; l’intervento dei poliziotti aveva portato al sequestro di una pettorina originale della “Polizia di Stato”, una pistola a gas, manette del tutto simili a quelle in uso alle forze dell’ordine e un capellino con la scritta “Polizia di Stato”. Per quell’episodio i sei sono gia’ condannati in primo grado dal Tribunale di Lodi, competente per territorio. L’ordinanza eseguita stamani riguarda altre due rapine del marzo 2018. La prima messa a segno con un finto controllo a tre egiziani fermati a bordo della loro auto lungo via Gratosoglio; uno dei rapinatori era salito a bordo dell’auto ed era fuggito seguito dai suoi complici. I tre avevano denunciato di avere con loro una cifra intorno ai 20mila euro ma nelle indagini e’ emerso che la somma sarebbe stata di 100mila. La seconda a San Donato milanese ai danni di un pluripregiudicato marocchino. Indossavano pettorine originali della Guardia di Finanza. Anche in questo caso l’avevano ammanettato e lasciato in un seminterrato. Il bottino era stato di 40mila euro e di un chilogrammo di cocaina. “Sfruttare la fiducia che i cittadini hanno nei confronti delle forze di polizia, guadagnata con l’impegno quotidiano delle donne e degli uomini in divisa che rischiano la vita per tutelare la sicurezza della collettivita’, e’ un atto abietto e inaccettabile”, stigmatizza il segretario del Coisp Domenico Pianese che chiede “pene esemplari per questi criminali”. Pianese ha anche fatto i complimenti ed espresso soddisfazione per il lavoro dei poliziotti di Milano che ha portato a sgominare la banda.

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Napoli: dedicata panchina a bambino di quattro anni ucciso da domestico

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Questa mattina e’ stata dedicata una panchina, in Via Foria 109, alla memoria del piccolo Samuele Gargiulo, vittima a soli quattro anni del gesto violento del domestico di famiglia. Una targa lo ricordera’, in questo modo, a tutti i cittadini. “Un bimbo che perde la vita in un modo cosi’ tragico diventa immediatamente figlio della comunita’, dolore collettivo di tutta la citta’, che ha il dovere di proteggere in ogni modo i suoi bambini e di stringersi alla sofferenza della famiglia”, ha dichiarato l’assessore Trapanese. “In questi giorni difficili, dove vediamo coinvolti i minori della nostra citta’ in atti terribili, vittime e carnefici, e’ necessario anche ricordare un evento tragico, e fortificare la memoria di chi e’ stato vittima, per invitare la comunita’ tutta al senso di responsabilita’ e di cura di ciascuno e per non dimenticare”, ha concluso Trapanese. Sono intervenuti il consigliere Comunale Rosario Andreozzi e il consigliere della terza Municipalita’ che ha voluto dal primo momento che l’opera si realizzasse, Salvatore Marino.

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Ragazzo ucciso: legale 17enne, aggressione confermata da video

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

“La versione resa dal minore durante l’interrogatorio in caserma a Torre del Greco è riscontrata dagli atti che stamattina ho potuto visionare: il ragazzo ha subito un’aggressione da parte della vittima, che era in compagnia di altri giovani”. Lo sostiene l’avvocato Luca Raviele, legale del 17enne accusato dell’omicidio volontario di Santo Romano, il 19enne ucciso con un colpo di pistola al petto a San Sebastiano al Vesuvio, in provincia di Napoli. “Stava nella sua auto – spiega il legale – se ne stava andando, dopo la lite, quando Santo viene ripreso dalle telecamere di un bar mentre gli lancia una pietra. Santo corre verso l’auto seguito dagli amici e ci sono tre testimoni, non amici del minore, che confermano”. Secondo quanto riferisce l’avvocato il 17enne ha inoltre detto agli inquirenti “di avere sparato senza guardare, con l’intento di mettere in fuga i suoi aggressori”. “Non sapeva di avere ucciso il ragazzo – ha detto infine il legale del 17enne – e quando è venuto a conoscenza dell’accaduto ha vomitato”.

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Maresciallo arrestato lascia carcere militare e va a domiciliari

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Lascia il carcere militare e va agli arresti domiciliari il comandante Davide Oddicini, il maresciallo finito in cella per corruzione, concussione, accesso abusivo ad atti coperti da segreto e falso. Il militare era stato arrestato dai colleghi del nucleo investigativo di Genova e sospeso dal servizio.

Il giudice ha accolto la richiesta dell’avvocato Andrea Testasecca. Per il gip sussistono i gravi indizi ma i domiciliari appaiono adesso una misura adeguata. Nel frattempo proseguono gli accertamenti degli investigatori, coordinati dalla pm Gabriella Dotto e dall’aggiunto Vittorio Ranieri Miniati. Sotto la lente sono finiti anche due arresti “dubbi”.

Gli investigatori hanno deciso di approfondire questi due episodi anche dopo le audizioni, come persone informate dei fatti, dei colleghi sottoposti al maresciallo. I carabinieri sentiti hanno spiegato che in alcuni casi era lo stesso Oddicini a redigere personalmente i documenti, pur non avendo assistito alle operazioni, facendoli allontanare dall’ufficio. L’ex comandante, tra le varie contestazioni, ha anche quella di avere falsificato i verbali di arresto di uno straniero.

L’uomo, infatti, era stato accusato di rapina impropria sulla base di verbali che, per l’accusa, sarebbero stati “aggiustati” dal carabiniere. Oddicini si è difeso dicendo di essersi basato sulla testimonianza dei presenti (in quel caso una delle testimoni era la fidanzata). Anche per gli accessi al sistema ha dato una sua spiegazione: la maggior parte erano connessi ad attività di indagine, mentre alcuni li ha fatti perché glielo hanno chiesto alcuni amici.

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