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Cronache

Pozzuoli, assalto notturno alla biglietteria Medmar

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Ladri in azione stanotte al porto di Pozzuoli dove è stata presa d’assalto la biglietteria della compagnia di navigazione Medmar. I banditi hanno sfondato una delle due porte di ingresso della biglietteria e poi quella interna di separazione riuscendo infine a trovare la cassaforte in cui era custodito l’incasso realizzato negli ultimi giorni dalla vendita dei biglietti per Ischia e Procida.

I ladri, secondo le testimonianze di alcuni camionisti che a quell’ora si trovavano a sbarcare da una nave in arrivo dalle isole, avrebbero agito verso le due di notte utilizzando un ariete per sfondare la porta, incuranti sia dei testimoni che si trovavano in zona in quel momento che del sistema di videosorveglianza: la loro azione infatti è durata pochissimi minuti. Al momento la compagnia non ha quantificato l’ammontare del bottino che potrebbe comunque ammontare a diverse decine di migliaia di euro. Nei giorni scorsi la stessa biglietteria era già stata oggetto di un altro furto con scasso notturno, eseguito con modalità simili da ladri incappucciati che erano penetrati all’interno forzando l’altra porta di ingresso.

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Cronache

In coma per un incidente nel trevigiano, muore dopo 33 anni

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donna in ospedale

E’ morta dopo 33 anni di coma una donna, Luigina Brustolin, 60 anni, che il 23 maggio 1992 ebbe un grave incidente stradale lungo la strada Feltrina, a Pederobba, in provincia di Treviso, nel quale morì la figlioletta Sara, di un anno e mezzo, che era a bordo della vettura. Lo riporta oggi la Tribuna di Treviso. La donna, all’epoca 27enne, venne portata in ambulanza all’ospedale di Feltre (Belluno) poi in elicottero all’ospedale di Treviso. La piccola morì dopo 35 giorni dall’incidente, la madre, che aveva riportato un trauma cranico, finì in coma. Da tempo era ricoverata al centro servizi Opere Pie Onigo, di Pederobba, di recente trasferita all’ospedale San Camillo di Treviso, dove è deceduta il 7 febbraio scorso.

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Cronache

Pane e olio per alunni morosi, la sindaca di Montevarchi: è il regolamento

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“Non c’è alcuna novità: viene applicato, come è doveroso fare, ogni anno il regolamento. Il vecchio regolamento addirittura prevedeva l’interruzione immediata della somministrazione del pasto in caso di morosità. La sua mancata applicazione aveva portato ad ereditare un buco di bilancio di 500.000 euro a danno della collettività, generando una situazione in cui chi pagava veniva considerato poco furbo perché, tanto, il Comune non controllava. A quanto pare per il Pd è cosa normale fare un danno economico ad un ente e non far rispettare le regole. Per me no”. Lo afferma il sindaco Silvia Chiassai Martini (nella foto) di Montevarchi (Arezzo) rispetto al menù ridotto a pane e olio nelle mense scolastiche per gli alunni le cui famiglie sono morose nel pagare la tariffa del servizio mensa. Chiassai replica con una nota ai commenti del Pd regionale della Toscana e dell’assessore toscano all’Istruzione Alessandra Nardini accusando quest’ultima di “fare propaganda politica sui bambini”.

“Otto anni fa siamo intervenuti e abbiamo introdotto un sistema attraverso il quale le famiglie hanno un mese di comporto durante il quale il Comune garantisce comunque il pasto anche se il genitore è moroso – spiega Chiassai Martini – In questo periodo la famiglia riceve sollecitazioni continue da parte dell’ente tramite telefonate, e-mail e messaggi dove si invita a regolarizzare il pagamento del servizio mensa, altrimenti come da regolamento, al 31/o giorno di morosità si passa al pasto sostitutivo, deciso dalla dietista”.

Rispetto alle accuse di Nardini a Piantedosi, per la sindaca di Montevarchi “è estremamente grave tirare in ballo il ministro in una vicenda che assolutamente non lo riguarda ed associandolo al concetto di umiliazione per gli studenti” mentre invece “se c’è qualcosa di inaccettabile e grave è che dei genitori che hanno le possibilità economiche per pagare il pasto, vogliano fare i furbi gravando due volte su quei cittadini onesti e magari che, con grandi difficoltà non avendo un’Isee abbastanza basso per essere aiutati, comunque in maniera responsabile assolvono al loro dovere. Sono famiglie oneste che casomai fanno salti mortali per arrivare a fine mese ma che non mancano di pagare i servizi richiesti. Sono queste persone in una condizione di fragilità che hanno il diritto di essere ascoltate”.

“L’assessore Nardini – conclude Silvia Chiassai Martini -dovrebbe sapere bene che i genitori che hanno difficoltà economica sono pienamente e doverosamente sostenuti economicamente dai servizi sociali e che la richiesta legittima da parte dell’ente sul pagamento della mensa viene fatta a quei genitori che possono e che devono pagare e che invece cercano di fare i furbi sperando che il Comune non controlli. Quest’anno abbiamo aspettato cinque mesi da inizio dell’anno scolastico per essere elastici, ma si è giunti ad un’insolvenza di 85.000 euro, che in prospettiva avrebbe raggiunto una cifra ancora più critica”. (

“Siamo quindi intervenuti sollecitando le famiglie al pagamento e questo ha portato ad una riduzione immediata dell’insolvenza, che da 85.000 euro è scesa a 6000 euro, con 13 genitori ancora non paganti – prosegue il sindaco di Montevarchi (Arezzo), Silvia Chiassai Martini, nello stesso comunicato – Tra i morosi c’è chi ha accumulato debiti addirittura per 2 o 3.000 euro e ricordo che diamo la possibilità di rateizzare” i pagamenti.

“Resto sconcertata dal fatto che ci siano genitori incuranti di provvedere al costo dei pasti dei propri figli, nonostante le sollecitazioni effettuate dal Comune nel mese di comporto, mentre credo che nessuno resti 30 giorni senza ricaricare il proprio telefonino – aggiunge – Sono fiduciosa che i morosi provvederanno quanto prima a regolarizzare le loro posizioni nel rispetto di tutte le altre famiglie e dei loro figli, che non hanno alcuna colpa”. “Invito chi contesta la norma del regolamento vigente a proporre un’alternativa attuabile ed efficace – conclude Silvia Chiassai Martini – Devo constatare che ad oggi nessuno ha avanzato una procedura diversa e non si è andati oltre la propaganda, neanche lei assessore Nardini”, “sarei lieta di sentire che soluzione propone”.

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Agguato nell’agrigentino, ucciso un giovane

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È un tunisino di 30 anni la vittima di un agguato avvenuto questa sera nel centro di Ribera (Agrigento), tra corso Umberto e via Buoni Amici, proprio di fronte il palazzo comunale. Secondo una prima ricostruzione il giovane si trovava insieme ad alcuni connazionali davanti all’ingresso di un bar, molto frequentato da extracomunitari quando, dall’interno di un’auto in transito, sono stati esplosi contro di lui almeno due colpi d’arma da fuoco. Dopo gli spari la vettura si è allontanata.

Sul posto sono giunti i carabinieri della locale stazione. Il giovane straniero non è morto sul colpo ma all’ospedale riberese “Fratelli Parlapiano”, dove è stato trasportato in ambulanza. Anche il magistrato di turno della procura della Repubblica di Sciacca ha raggiunto il luogo dell’omicidio. Gli investigatori stanno sentendo in caserma alcune delle persone presenti al momento dell’agguato. Sono in corso anche le ricerche della vettura da cui sono stati sparati i colpi di pistola. Il pm ha già disposto l’acquisizione dei filmati registrati dal sistema di videosorveglianza che si trova all’esterno dell’ingresso del palazzo comunale. La zona dove si è verificato l’agguato è densamente abitata da nordafricani. Diversi di loro in questo periodo sono impegnati nelle campagne, per la raccolta delle arance. Stando a quanto si apprende, comunque, l’area in questione è da tempo sottoposta a controlli specifici da parte delle forze dell’ordine perché ritenuta crocevia dello spaccio di stupefacenti sul territorio riberese.

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