Piccoli passi avanti su un negoziato che resta complesso. La trattativa tra Italia e Ue sulle modifiche al Piano nazionale di ripresa e Resilienza va avanti ed è stata tra i temi affrontati nella missione a Bruxelles di Raffaele Fitto. Il ministro per gli Affari Ue, la Coesione e il Pnrr a Palazzo Berlaymont non ha visto solo tre commissari europei – Elisa Ferreira, Thierry Breton e Margrethe Vestager – ma avuto anche incontri “tecnici” proprio sul Pnrr. Il nodo resta quello del completamento dei target entro il 2026, in un contesto inflattivo oggi ostile: all’Italia, in via teorica, servirebbe più tempo. L’obiettivo è arrivare ad un punto di incontro con la Commissione. Finora sono stati due i Paesi che ufficialmente hanno chiesto e ottenuto revisioni ai loro piani: Lussemburgo e Germania. Il sì dell’Ue a Berlino è arrivato proprio mentre Fitto era a Bruxelles e rappresenta di certo una sponda per l’Italia, anche se la partita del governo è diversa e più ampia. L’Ue, per quanto riguarda la richiesta di Berlino, ha acconsentito alle modifiche di due progetti: un programma di ricerca e sviluppo sui vaccini e un progetto di digitalizzazione delle ferrovie. In quest’ultimo caso la Germania ha chiesto di posticipare la finalizzazione del progetto, prevista nel primo trimestre del 2023. Per l’Ue una revisione del proprio piano è possibile “in casi limitati e ben definiti, tra cui quando circostanze oggettive rendono non più raggiungibili tappe o obiettivi specifici”, ha ricordato la Commissione dando luce verde. Ed è in questo alveo che dovrà muoversi l’Italia. Nelle prossime ore sul tavolo di Fitto giungeranno le richieste dei singoli ministeri sulle modifiche del Piano.
L’obiettivo è fare presto: entro la fine di gennaio il governo punta ad avere un quadro esaustivo per il decreto che, oltre a presentare la revisione del Pnrr, modificherà la sua governance. Il tema del Next Generation Ue è destinato a intrecciarsi con altri due dossier: il RePoewer e il NetZero Industry Act lanciato da Ursula von der Leyen in risposta alla legge sull’inflazione statunitense. Nel RePower si attende che confluiscano, per l’Italia, 4,8 miliardi dai fondi di coesione non spesi del settennato 2014-2020 e 2,7 miliardi dal sistema Ets. Ma a Roma potrebbero pervenire fondi ulteriori dal tesoretto dei prestiti del Next Generation, se gli altri 26 non li avranno chiesti tutti. Il fondo sovrano europeo non si avrà prima della revisione del bilancio Ue prevista quest’estate. Nel breve periodo è sull’agevolazione degli aiuti di Stato che l’Ue agirà ma sul punto Fitto, incontrando Vestager, ha sottolineato la priorità dell’Italia: “l”integrità del mercato interno e la parità di condizioni all’interno della Ue devono essere sempre salvaguardate”. Tradotto: l’Ue non agevoli solo Francia e Germania. Anche per questo von der Leyen ha parlato di “soluzione ponte” in attesa del fondo di sovranità mentre il presidente del Consiglio Ue Charles Michel si è spinto a proporre un’estensione di Sure.
Le trattative sono frenetiche. Von der Leyen, dopo aver visto Emmanuel Macron, giovedì ne ha parlato a Berlino con Olaf Scholz. Il tema sarà tra i dossier principali del bilaterale dei primi di febbraio a Stoccolma tra la premier Giorgia Meloni e il suo omologo Ulf Kristersson (la Svezia ha la presidenza del semestre Ue). Una prima comunicazione della Commissione è attesa per il primo febbraio, in vista del Consiglio europeo del 9 febbraio. Ma il problema è che, per ora, anche all’interno dell’esecutivo europeo, fioccano le divergenze.