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Pm valutano se sentire Donzelli, Delmastro invia memoria

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Verrà messa a disposizione dei pm nei prossimi giorni la memoria difensiva del sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, finito nel registro degli indagati a Roma per la vicenda relativa all’intervento alla Camera del vicepresidente del Copasir Giovanni Donzelli sulla vicenda dell’anarchico Alfredo Cospito, in sciopero della fame da oltre 100 giorni per protestare contro il 41 bis disposto nei suoi confronti per quattro anni. Il documento verrà depositato dal difensore, l’avvocato Giuseppe Valentini, e oltre a ricostruire la vicenda conterrà anche pronunce della Cassazione in tema di rivelazione e utilizzazione del segreto d’ufficio, la fattispecie contestata al parlamentare dai magistrati di piazzale Clodio per i quali gli atti al centro dell’indagine erano coperti da segreto amministrativo e quindi non potevano essere divulgati. Gli inquirenti venerdì hanno interrogato per oltre due ore Delmastro che ha sostanzialmente ribadito di non avere commesso alcun tipo di illecito alla luce del fatto che l’atto poi reso pubblico da Donzelli non era secretato.

La posizione di quest’ultimo resta al vaglio dei pm coordinati dal Procuratore, Francesco Lo Voi. Al momento il vicepresidente del Copasir resta persona informata sui fatti e in questa veste potrebbe essere convocato in Procura per essere ascoltato. I magistrati potrebbero, comunque, avere interesse a raccogliere la testimonianza di Donzelli che alla Camera ha citato dialoghi carpiti nel carcere di Sassari il 28 dicembre e il 12 gennaio tra Cospito e due esponenti di ‘Ndrangheta e Camorra sul 41 bis. La decisione verrà presa nei prossimi giorni, forse dopo avere letto l’atto difensivo di Delmastro. Per quanto riguarda la vicenda dell’anarchico quella che si apre lunedì potrebbe essere una settimana importante. Il 24 febbraio in Cassazione è fissata la camera di consiglio sul ricorso presentato a fine dicembre dal difensore Flavio Rossi Albertini contro l’ordinanza del tribunale di sorveglianza di Roma che ha confermato il regime speciale per 4 anni. L’anarchico, visitato nelle ultime ore all’ospedale San Paolo di Milano dove si trova ricoverato, ha già riferito al medico nominato dai suoi difensori che in caso di sentenza sfavorevole – quindi nel caso non ci sia per lui una revoca del 41 bis – è pronto a tornare al digiuno assoluto. Cospito è “lucido e determinato” e le condizioni vengono definite “stabili con un lieve miglioramento legato agli integratori che sta tentando di assumere in questo giorni”.

A detta del consulente però se dovesse riprendere il digiuno totale “la situazione potrebbe precipitare rapidamente”. Il tutto in attesa di venerdì prossimo dunque, quando i giudici vaglieranno la decisione del tribunale capitolino, valutando se rispetti i canoni di legge alla luce delle argomentazioni della difesa e della requisitoria scritta dal procuratore generale della Cassazione, Piero Gaeta, per il quale le esigenze che hanno indotto ad applicare il regime speciale all’anarchico sono superate dagli eventi. All’attenzione dei giudici di sorveglianza è, intanto, finito l’atto con cui la difesa dell’anarchico ha impugnato il provvedimento del ministro Nordio che ha rigettato l’istanza di revoca del 41 bis. Intanto gli anarchici tornano in piazza a sostegno di Cospito. A Roma tre presidi in serata al grido di “fuori Alfredo dal 41 bis”.

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La spesa per la Difesa dei 27 aumenta a 240 miliardi di euro

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Nel 2022 la spesa per la difesa dei 27 Stati membri Ue è aumentata per l’ottavo anno consecutivo, raggiungendo i 240 miliardi di euro, ovvero l’1,5% del Pil. Lo rende noto il report annuale della European Defence Agency (EDA). In termini reali la spesa per la difesa è cresciuta di oltre il 6% rispetto al 2021, dimostrando gli sforzi dei 27 per sostenere la tendenza all’aumento della spesa complessiva. Rispetto al minimo storico raggiunto nel 2014, la spesa per la difesa è aumentata di 69 miliardi di euro, pari al 40% in termini reali. Tuttavia i 27 dovrebbero spendere 76 miliardi in più per raggiungere l’obiettivo del 2% del Pil.

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Ordine medici alla Camera, “depenalizzare l’atto medico”: ogni anno intentate 35600 nuove azioni legali

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Ogni anno nei tribunali d’Italia vengono intentate 35600 nuove azioni legali, mentre ne giacciono 300mila nei tribunali contro medici e strutture sanitarie pubbliche. Nel 97% dei casi, nell’ambito penale, si concludono con l’assoluzione, ma con costi enormi per lo Stato. Depenalizzare l’atto medico, attraverso una norma che li sollevi dalla responsabilità penale in tutti quei casi di morte o lesioni, diversi dalla colpa grave, garantirebbe sicurezza delle cure, ma anche sicurezza di chi cura.

Lo ha ribadito la Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, oggi in audizione presso la Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati nell’ambito della discussione congiunta delle risoluzioni Ricciardi e Ciancitto in materia di sicurezza delle cure e dei pazienti e di contrasto alla medicina difensiva. “L’impennata di aggressioni fisiche e giudiziarie – ha spiegato il segretario Roberto Monaco – ha portato i medici a comportamenti prudenti, che possono aver fatto lievitare i costi della medicina difensiva”. Costi che, secondo stime recenti di Agenas, si aggirerebbero attorno ai 10 miliardi di euro l’anno. “A risultare lesi – ha osservato Monaco – sono il diritto alla salute, le finanze pubbliche, la tranquillità dei medici, il rapporto medico-paziente”. Tra le altre indicazioni della Fnomceo, la previsione di un risarcimento per i professionisti ingiustamente accusati, la verifica della percorribilità di un provvedimento che, quando il medico accusato sia assolto, ponga a carico del denunciante le spese processuali. E poi, l’accessibilità per il cittadino a procedure di risarcimento del danno tempestive e trasparenti e un controllo più stringente per i messaggi pubblicitari che invitano a intentare azioni giudiziarie contro i medici.

Ancora, implementare la formazione in materia di Risk management e, infine, applicare e revisionare il Protocollo di intesa tra il Consiglio nazionale forense, il Consiglio superiore della Magistratura e la Fnomceo, per promuovere e orientare la revisione degli Albi dei periti e dei consulenti tecnici attraverso linee guida coerenti con la Legge 24 del 2017; emanare i decreti attuativi previsti dalla stessa Legge Gelli- Bianco, in particolare quello sui requisiti minimi delle polizze assicurative. “Esprimiamo perplessità sul quadro normativo attualmente vigente che di fatto non evita ai medici l’inizio di un procedimento penale con tutte le conseguenze che può comportare. Con la depenalizzazione dell’atto medico – ha concluso – il medico tornerebbe ad avere una maggiore serenità”.

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Lo scontro politica- magistratura? “Non abbiamo nemici in politica” dicono al Csm

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“I magistrati italiani non hanno amici o nemici in politica. L’unica loro guida resta la Costituzione”. Al plenum straordinario del Csm, con il capo dello Stato e il ministro Nordio, arriva l’eco della polemica suscitata dall’ allarme sull'”opposizione giudiziaria” che può mettere a rischio il governo, lanciato la scorsa settimana dal titolare della Difesa Guido Crosetto. E a pronunciare la frase che suona come una risposta al ministro Crosetto è il giudice Tullio Morello, togato di Area, che sottolinea la necessità che tutte le istituzioni difendano la credibilità e autorevolezza della magistratura , “beni di tutti” con “azioni fattive così come nelle loro pubbliche dichiarazioni”.

Nelle parole di un’altra consigliera, la togata di Magistratura democratica Mimma Miele, si intravvede invece il riferimento agli attacchi che hanno investito la giudice di Catania Iolanda Apostolico e poi gli altri magistrati che hanno disapplicato il decreto Cutro: è “doverosa” da parte dei magistrati “la verifica di conformità delle leggi nazionali alla Carta costituzionale ed al diritto dell’Unione Europea” e l’azione del governo non gode di “presunzione di legittimità per definizione, neanche quando è sostenuta dalla forza e dal consenso”. Un forte richiamo alla Costituzione con le sue “stelle fisse”, tra le quali brilla “l’autonomia e l’indipendenza della magistratura”, arriva dal laico del M5s Michele Papa.

Mentre il consigliere Marco Bisogni (Unicost) si schiera contro la separazione delle carriere chiedendo che le cose restino come sono, “con un pm saldamente inserito nell’ordine giudiziario, parte imparziale essenziale nella prospettiva del giusto processo”. Dai consiglieri togati diverse le critiche alla nuova valutazione professionale dei magistrati, con le cosiddette pagelle e l’allarme per il temuto flop del processo penale telematico.

Così Paola D’Ovidio, di Magistratura Indipendente, esprime “viva preoccupazione” per l’avvio del processo telematico ma chiede anche il ministro di ridisegnare la geografia giudiziaria, visto che uffici troppo piccoli non consentano ai magistrati la necessaria specializzazione. mentre sulle pagelle il più critico è Bisogni che vede rischi di “lesione dell’autonomia interna di giudici e pm”. Dai laici del centro-destra, invece, l’invito a Nordio ad andare avanti sulle riforme. Enrico Aimi di Forza Italia invoca prima di tutto la separazione delle carriere e una stretta sulle intercettazioni. Mentre Felice Giuffrè (FdI) difende le nuove valutazioni di professionalità dei magistrati introdotte dal governo e chiede alla magistratura di esseere “ossequiosa” della separazione dei poteri.

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