Il disagio mentale e’ in aumento tra gli italiani, specie al Centro Sud, complici l’invecchiamento della popolazione, ma anche condizioni socio-economiche sempre piu’ precarie. E si connota soprattutto sotto forma di disturbi depressivi, con un forte impatto su societa’, famiglie e servizio sanitario. E’ lo scenario che emerge dal Focus sul Disagio Mentale dell’Osservatorio Nazionale per la Salute nelle Regioni del Policlinico Universitario Gemelli IRCCS di Roma, reso noto alla vigilia della Giornata Mondiale per la Salute Mentale. In Italia, secondo i dati dell’Indagine Istat-European Health Interview Survey, 2,8 milioni di persone, il 5,6% degli over-15, presenta sintomi depressivi, dei quali 1,3 milioni una vera e propria depressione maggiore. A soffrire del male di vivere sono soprattutto donne e anziani (e’ depresso quasi un ultra 75enne su 5 e quasi una donna su 4 tra le over-75). In generale, le donne con disturbo depressivo sono quasi il doppio degli uomini tra gli utenti dei servizi specialistici per la salute mentale (con un tasso di 28 per 10.000 uomini contro 47 per 10.000 donne). La depressione e’ piu’ diffusa nel Centro e Sud del paese (in particolare in Umbria, 9,5% della popolazione, e Sardegna 7,3%, contro il 2,8% della popolazione in Trentino-Alto Adige e il 4,3% in Lombardia) e colpisce le persone piu’ vulnerabili sul fronte socio-economico.
I disturbi depressivi sono quasi il doppio piu’ frequenti tra chi ha un basso livello di istruzione e basso reddito. Depressione e ansia cronica grave colpiscono l’8,9% dei disoccupati, contro il 3,5%, degli occupati. L’impatto del disagio mentale sul sistema sanitario e’ pesante, basti pensare che, secondo stime del Ministero della Salute, nel 2016 la spesa sostenuta per l’assistenza sanitaria territoriale psichiatrica ammontava a 3,6 miliardi di euro, pari al 3,2% della spesa sanitaria pubblica totale. “Il SSN ha di fronte una nuova sfida con cui misurarsi – afferma Walter Ricciardi, ordinario di Igiene e Medicina Preventiva UCSC – e tra le possibili strategie di intervento sicuramente va annoverato il rafforzamento dell’assistenza primaria e dei rapporti ospedale-territorio.
Sara’ necessaria anche una maggiore integrazione tra servizi sanitari e sociali, insieme ad una migliore differenziazione dell’offerta sulla base dei bisogni dei pazienti”. Ma “oltre alle attivita’ di cura e assistenza – rileva Alessandro Solipaca, direttore scientifico dell’Osservatorio -, sara’ importante attivare azioni preventive efficaci, per esempio attraverso progetti di intervento nelle scuole volti all’individuazione dei soggetti a rischio”. E proprio la depressione aumenta la probabilita’ di avere 22 malattie, dall’asma alle patologie cardiovascolari, oltre ad essere un fattore di rischio rilevante per il suicidio. Lo hanno ricordato gli esperti della Societa’ Italiana di Psichiatria in un incontro in occasione dell’inaugurazione della nuova sede nazionale della societa’ scientifica nell’ex ospedale psichiatrico Santa Maria della Pieta’ a Roma.
I pazienti con un disturbo dell’umore severo, hanno sottolineato gli esperti anche in vista della Giornata Mondiale della Salute Mentale del 10 ottobre, hanno un rischio dal 12 al 32% piu’ elevato di patologie come fiato corto, disturbi gastrointestinali, patologie cardiache croniche, malattie urinarie, come ha dimostrato un recente studio australiano pubblicato su Molecular Psychiatry, per cui sono stati analizzati i dati genetici di oltre 330mila persone.
Ancora prima che la bozza del ddl semplificazioni superi il varo in Consiglio dei Ministri (previsto lunedi’), le novità attese per le farmacie con il rafforzamento dell’offerta dei test diagnostici, fanno alzare gli scudi da parte dei microbiologi che chiedono lo stralcio della norma. Si tratta di alcuni esami diagnostici in telemedicina e l’allargamento dell’utilizzo di alcune analisi con prelievo di sangue capillare (controllo di glicemia, colesterolo, trigliceridi, ecc.) che comunque in alcune regioni sono gia’ a carico del servizio sanitario nazionale come in Liguria. La novità fra le molte contenute nel ddl, contribuisce a rafforzare le farmacie nel loro ruolo di centro di servizi sanitari sul territorio, con funzioni sempre più ampie.
Fra queste quella di luogo dove potersi sottoporre a tutte le vaccinazioni previste dal piano sanitario vaccinale per gli over 12 e punto per prenotare visite ed esami ma anche per scegliere il medico e il pediatra di base. “Siamo allarmati che con il ddl semplificazione venga data la possibilità alle Farmacie di eseguire esami diagnostici. Il cittadino in Farmacia non troverà uno specialista nelle discipline di Medicina di Laboratorio che per legge è l’unico a poter svolgere queste indagini dato il suo percorso accademico e curriculare” ha detto il presidente Amcli (l’associazione che rappresenta i microbiologi italiani) Pierangelo Clerici. “Non è possibile che si conceda la diagnostica di Laboratorio a chi non ha competenze – spiega – chiediamo a gran voce di fermare questo provvedimento nella parte riguardante le analisi di laboratorio”.
E si chiede anche di costituire una Commissione Tecnico Scientifica con tutti gli attori di questo percorso “per definire regole, obblighi e responsabilità delle Farmacie che vogliono eseguire test diagnostici, regole, obblighi e responsabilità che già oggi esistono per i Laboratori clinici (accreditamento e autorizzazione a svolgere indagini di Laboratorio) e che non possono essere tralasciate se non con il rischio di gravi ripercussioni per la salute del cittadino. Non può valere la regola ‘todos amigos todos caballeros’, ognuno faccia il proprio e non si improvvisino professionalità per mero interesse di parte”.
L’articolo 23 della bozza cita che i farmacisti potranno effettuare test diagnostici che prevedono il prelevamento del campione biologico a livello nasale (come è già avvenuto durante il Covid), salivare o orofaringeo, da effettuare in aree, locali o strutture, anche esterne, dotate di apprestamenti idonei sotto il profilo igienico-sanitario e atti a garantire la tutela della riservatezza. Il farmacista può effettuare anche “test diagnostici per il contrasto all’antibiotico-resistenza, a supporto del medico di medicina generale e del pediatra di libera scelta ai fini dell’appropriatezza prescrittiva”.
“Benché sembri che qualcosa, almeno in termini di operatività, sul limitare le liste d’attesa si stia muovendo i tempi per accedere alla diagnostica sono ancora poco sostenibili. Bisogna fare molto di più”. E’ quanto afferma la segreteria provinciale Fials di Roma dopo una analisi dettagliata di alcuni esami diagnostici e specialistici richiesti dagli utenti del territorio.
“Mammografia, ecografia mammaria richiedono attese fino a gennaio 2025, ecografia addominale e polisonnografia fino ad ottobre, ecocolordoppler dei vasi inferiori e superiori anche fino a dicembre, ecocardio altrettanto. E sono soltanto alcuni delle indagini più richieste. Eppure il modo per contrarre le attese c’è eccome – rimarca la nota -. Come mai infatti le strutture private offrono queste stesse prestazioni in tempi molto più brevi e alcune di loro compattate in pacchetti economici? La risposta è presto detta”.
“La ricetta ‘Fials’ comprende alcune accortezze che vorremmo presentare alla Regione Lazio e al presidente Rocca che ha tenuto per sé la delega sanitaria: anche le strutture pubbliche dovrebbero utilizzare le macchine per la diagnostica di pomeriggio e negli orari preserali, al contempo dovrebbero offrire pacchetti di prestazioni, sul modello del Pac, a prezzi competitivi. Se invece l’Istituzione regionale consentirà questa politica esclusivamente alle strutture private convenzionate, presto – precisa la nota – saranno i privati a dettare il prezzo dei Drg. Alzandolo a proprio piacimento”.
“Un costo aggiuntivo che automaticamente si andrebbe a ripercuotere sui cittadini con l’Irpef regionale senza migliorare l’offerta pubblica ma, finalizzando il percorso monopolistico del privato accreditato con ulteriori danni per l’intero sistema sanitario – conclude la Fials – ci auguriamo che il presidente Rocca comprenda la gravità della situazione”.
Aumentano lievemente i nuovi positivi al Covid-19 nell’ultima settimana, mentre cala il numero di decessi. Lo rileva il bollettino settimanale del ministero della Salute. In merito all’andamento della situazione epidemiologica da Covid-19, il bollettino specifica che nella settimana compresa tra il 14 e il 20 marzo 2024 si registrano: 783 nuovi casi positivi con una variazione di +6,1% rispetto alla settimana precedente (n: 738). Sono 26 i deceduti con una variazione di -36,6% rispetto alla settimana precedente (n: 41).
Sono 128.406 i tamponi effettuati con una variazione di -4,3% rispetto alla settimana precedente (n: 134.167). Il tasso di positività è invece dello 0,6%, invariato rispetto alla settimana precedente (0,6%). Il tasso di occupazione in area medica al 20/03/2024 è pari all’1,4% (839 ricoverati), rispetto all’1,4% (880 ricoverati) del 13/03/2024. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 20/03/2024 è pari allo 0,3% (27 ricoverati), rispetto allo 0,3% (28 ricoverati) del 13/03/2024.