Collegati con noi

Esteri

Picco non raggiunto, la Russia resta in lockdown fino all’11 maggio

Pubblicato

del

L’epidemia di Covid-19 continua a diffondersi anche in Russia, costringendo Putin a estendere almeno fino all’11 maggio il periodo di non lavoro imposto per prevenire il dilagare della malattia. La sospensione delle attivita’ non essenziali era prevista fino alla fine di aprile, ma il leader del Cremlino oggi ha ribadito che “il picco” dei contagi “non e’ ancora stato raggiunto” e non e’ quindi una buona idea ridurre le misure restrittive. Almeno non adesso che i nuovi casi accertati sono diverse migliaia ogni giorno. Tra un paio di settimane, cioe’ a partire dal 12 maggio, si potrebbe pero’ cominciare ad allentare gradualmente il lockdown, ma tenendo conto della situazione epidemiologica regione per regione, dove ogni governatore potra’ adottare delle misure ad hoc per il territorio che amministra. In un incontro in teleconferenza trasmesso in diretta dalla tv di Stato russa, Putin ha infatti ordinato al governo di elaborare entro il 5 maggio delle proposte per superare pian piano il lockdown e far ripartire il motore dell’economia, messa in ginocchio anche dal crollo del prezzo del petrolio. In queste settimane molte attivita’ lavorative sono state congelate ma Putin ha ordinato che gli stipendi siano comunque pagati: un obiettivo non sempre di facile attuazione per le piccole imprese private. Stamattina le autorita’ sanitarie russe hanno annunciato 6.411 nuovi casi di Covid-19: il numero giornaliero di contagi piu’ alto registrato finora in Russia. Le persone risultate positive dall’inizio dell’epidemia sono in totale 93.558, piu’ che in Cina e in Iran, almeno stando ai dati ufficiali. Le vittime del nuovo coronavirus in Russia sono invece 867, un numero relativamente basso rispetto a quelli registrati in altri Paesi. Anche qui in Russia pero’ molti medici sono stati contagiati e c’e’ chi denuncia la mancanza di strumenti di protezione adeguati per i camici bianchi.

Advertisement

Esteri

L’Australia esorta i suoi cittadini a lasciare Israele

Pubblicato

del

Il governo australiano ha esortato i suoi cittadini in Israele a “andarsene, se è sicuro farlo”. “C’è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente. Esortiamo gli australiani in Israele o nei Territori palestinesi occupati a partire, se è sicuro farlo”, secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Il dipartimento ha avvertito che “gli attacchi militari potrebbero comportare chiusure dello spazio aereo, cancellazioni e deviazioni di voli e altre interruzioni del viaggio”. In particolare è preoccupato che l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv “possa sospendere le operazioni a causa di accresciute preoccupazioni per la sicurezza in qualsiasi momento e con breve preavviso”.

Continua a leggere

Esteri

Ian Bremmer: l’attacco di Israele è una sorta di de-escalation

Pubblicato

del

C’è chi legge una escalation e chi invece pensa che sia una de escalation questo attacco israeliano contro l’Iran. “È un allentamento dell’escalation. Dovevano fare qualcosa ma l’azione è limitata rispetto all’attacco su Damasco che ha fatto precipitare la crisi”. Lo scrive su X Ian Bremmer, analista fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici.

Continua a leggere

Esteri

Usa bloccano bozza su adesione piena Palestina all’Onu

Pubblicato

del

Gli Usa hanno bloccato con il veto la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che raccomandava l’adesione piena della Palestina alle Nazioni Unite. Il testo ha ottenuto 12 voti a favore (Algeria, Russia, Cina, Francia, Guyana, Sierra Leone, Mozambico, Slovenia, Malta, Ecuador, Sud Corea, Giappone), 2 astensioni (Gran Bretagna e Svizzera) e il no degli Stati Uniti.

La brevissima bozza presentata dall’Algeria “raccomanda all’Assemblea Generale che lo stato di Palestina sia ammesso come membro dell’Onu”. Per essere ammessa alle Nazioni Unite a pieno titolo la Palestina doveva ottenere una raccomandazione positiva del Consiglio di Sicurezza (con nove sì e nessun veto) quindi essere approvata dall’Assemblea Generale a maggioranza dei due terzi.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto