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Cronache

Piantedosi: alcuni giudici ideologici sui migranti

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“Posizionamenti ideologici fanno emergere posizioni paradossali, che poco alla volta si stanno risolvendo”. Arriva dal ministro dell’Interno Matteo Piantendosi un nuovo affondo contro una parte della magistratura sulla questione migranti. Per il titolare del Viminale “alcuni pronunciamenti hanno avuto il chiaro sapore un po’ ideologico e sono state smentiti da ovvie considerazioni di carattere logico. Così non si fa bene alla credibilità dell’istituzione”. Il titolare del Viminale ha definito un “paradosso” che si sia arrivati a considerare non sicuri “Paesi in cui gli italiani vanno tranquillamente in vacanza”. Ma il vento sta cambiando e, ha osservato, “c’è una progressiva evoluzione dell’Europa verso le indicazioni del governo Meloni”, come ha indicato la riforma sul tema annunciata ieri da Bruxelles.

Parole pronunciate proprio nel giorno in cui sotto la lente della Corte costituzionale finisce il cosiddetto decreto Piantedosi che nel gennaio del 2023 ha introdotto una stretta sull’attività delle navi ong che operano in soccorso ai migranti. La questione di costituzionalità era stata sollevata dal tribunale di Brindisi nell’ambito del giudizio sul ricorso con il quale Sos Mediterranee aveva contestato il fermo amministrativo alla Ocean Viking il 9 febbraio 2024, dopo che la nave aveva portato in salvo 261 persone. In mattinata si è svolta l’udienza pubblica davanti ai giudici costituzionali e la sentenza è attesa nei prossimi giorni. “Chiediamo che la legge sia dichiarata incostituzionale” ha sottolineato l’avvocato Dario Belluccio, legale di Sos Mediterranee, aggiungendo che è una norma “criminalizzante e punitiva che deve essere eliminata dall’ordinamento giuridico perché è in contrasto con gli obblighi sovranazionali, con le convenzioni internazionali che impongono l’obbligo di salvataggio in mare in qualsiasi caso e condizione”.

Per Sos Mediterranee “l’autorità italiana non può sanzionare le attività delle navi delle ong che si occupano del salvataggio in mare. E’ un obbligo etico e giuridico per tutti di portare soccorso ai naufraghi”. Inoltre, secondo l’avvocato dell’organizzazione umanitaria “non si può fare affidamento sulle indicazioni delle autorità libiche. Non sono dei soggetti legalmente costituiti che rispettano il diritto internazionale e i diritti fondamentali delle persone”. Quanto al caso del fermo della Ocean Viking, “il comandante ha avuto ordine di abbandonare l’area delle operazioni di soccorso, ma per una nave grande come quella è impossibile abbandonarla senza produrre l’affondamento del barchino, a parte il fatto di consegnare quelle persone nelle mani di criminali”. Di parere opposto l’avvocatura dello Stato che considera quel fermo “costituzionalmente legittimo”. L’avvocato dello Stato Lorenzo D’Ascia, davanti alla Corte l’ha definito una “sanzione mite: 20 giorni di fermo della sola nave e non inibitoria del comandante”.

“La finalità principale della sanzione – argomenta l’avvocato D’Ascia, sottolineandone la natura amministrativa – è quella di scongiurare che con quella nave si possa reiterare un comportamento che metta in pericolo la gestione ordinaria dei salvataggi e quindi la sicurezza e l’ordine pubblico nazionale e internazionale”.

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La piccola orsa trovata in Molise ha completato lo svezzamento

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L’orsetta Nina, trovata a maggio da sola nei pressi di Pizzone (Isernia) è stata trasferita in un ambiente più simile alle condizioni naturali in cui dovrà vivere una volta libera. Lo ha reso noto il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, con un post sui canali social. “Nina era stata trovata nei pressi di Pizzone (Isernia) all’inizio di maggio – si legge nel post – allevata con l’obiettivo di essere reintrodotta in natura non appena le condizioni lo permetteranno. Sabato scorso, i tecnici del Parco, biologi e veterinari, hanno provveduto a trasferire Nina in una nuova struttura.

L’orsetta ha completato con successo lo svezzamento, seguendo il protocollo sviluppato con il supporto di esperti internazionali, sia europei sia nordamericani. Ora può vivere in un ambiente più adatto alle sue esigenze attuali, molto più simile a ciò che incontrerà una volta tornata libera. Si tratta di un ampio recinto immerso nella natura, dove potrà continuare a crescere e prendere peso”. Nel post si ricorda anche che il nome dato all’orsetta “è stato selezionato dopo il concorso lanciato in occasione della seconda edizione della giornata dedicata all’orsa Amarena. Abbiamo deciso di accogliere la proposta degli studenti dell’Istituto Comprensivo “Gesuè” di San Felice a Cancello (Caserta), che hanno suggerito proprio il nome Nina”.

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Cronache

Omicidio Giulia Tramontano, legali di Impagnatiello: nessun agguato, fu un errore dettato dal narcisismo

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Non un agguato pianificato, ma un delitto “maldestro”, frutto di “errori” e di una personalità narcisistica incapace di sopportare il crollo della propria immagine. È questa la linea della difesa di Alessandro Impagnatiello, l’ex barista dell’Armani Café condannato all’ergastolo per l’omicidio della compagna Giulia Tramontano, incinta al settimo mese, assassinata a Senago il 27 maggio 2023.

Mercoledì si apre il processo d’appello davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Milano. L’avvocata Giulia Geradini, che difende l’imputato, chiederà di riformare la sentenza di primo grado, sostenendo che l’omicidio non fu premeditato ma la conseguenza tragica di una relazione doppia che Impagnatiello “avrebbe voluto interrompere”, ma che non è riuscito a gestire, sopraffatto dalla necessità di preservare un’immagine pubblica costruita con cura.

Le richieste della difesa: escludere le aggravanti

La difesa punta a escludere le aggravanti della premeditazione e della crudeltà, non riconosciute dal gip Angela Laura Minerva già nella convalida del fermo, e chiederà il riconoscimento delle attenuanti generiche. Se accolte, queste richieste potrebbero ridurre la condanna a 30 anni.

Secondo l’avvocata, non ci sarebbe “alcuna prova” di un omicidio studiato nei dettagli: la dinamica sarebbe invece “grossolana e maldestra”, come dimostrerebbe il modo in cui Impagnatiello ha cercato di disfarsi del cadavere — bruciandolo con alcol e benzina — e di simulare la scomparsa della 29enne per quattro giorni, spostandone il corpo tra il box, la cantina e l’auto prima di abbandonarlo in un’intercapedine.

L’accusa: 37 coltellate e un corpo dato alle fiamme

La ricostruzione fatta dalla Corte in primo grado parla di 37 coltellate inferte tra le 19.05 e le 19.30 del 27 maggio. Un gesto di violenza estrema, seguito dal tentativo di cancellare ogni traccia, mentre il corpo della giovane, scopertasi poco prima tradita da una collega del compagno, veniva occultato per giorni.

A sostenere l’accusa in aula sarà la sostituta procuratrice generale Maria Pia Gualtieri, che si opporrà alla richiesta della difesa e chiederà la conferma dell’ergastolo.

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Cronache

Attentati a commissariato e caserma CC per vendetta, un arresto

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Arrestato il presunto autore degli attentati incendiari avvenuti a febbraio scorso nelle sedi della compagnia carabinieri di Castel Gandolfo e del commissariato di polizia di Albano Laziale, vicino Roma. I carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Frascati, del ROS, e gli agenti della Digos di Roma hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Velletri su richiesta della Procura, nei confronti di un 34enne di origine egiziana, regolare sul territorio nazionale e con precedenti di polizia. E’ accusato di strage politica, ovvero commessa allo scopo di attentare alla sicurezza dello Stato. Il movente sarebbe legato a un rancore profondo e persistente nei confronti delle forze dell’ordine locali, maturato nell’ambito di vicende personali.

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