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Piacenza, sette carabinieri arrestati e una caserma sotto sequestro: ecco le foto della Guardia di Finanza e tutte le accuse contestate

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Una caserma dei Carabinieri posta sotto sequestro. Sette militari arrestati. Alcuni già in carcere altri agli arresti domiciliari. Sono i numeri di un’inchiesta della Procura della Repubblica di Piacenza che ha portato all’emissione di diverse ordinanze di custodia cautelare per i militari di una caserma della Compagnia di Piacenza. “Faccio a fatica a definire questi soggetti come carabinieri, perchè i loro sono stati comportamenti criminali. Non c’e’ stato nulla in quella caserma di lecito”. Sono le parole che il capo della Procura di Piacenza, Grazia Pradella, ha utilizzato per parlare dell’indagine per droga, torture ed estorsione che  ha portato all’arresto di sette carabinieri e alla chiusura e sequestro di una caserma dell’Arma in centro a Piacenza.  “Siamo di fronte a reati impressionanti se si pensa che sono stati commessi da militari dell’Arma dei carabinieri. Si tratta di aspetti molto gravi e incomprensibili agli stessi inquirenti che hanno indagato. Una serie tale di atteggiamenti criminali che ci ha convinto a procedere anche al sequestro della caserma dei carabinieri per futuri accertamenti”. Le accuse contestate dalla Procura agli indagati sono quelle di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, ricettazione, estorsione, arresto illegale, tortura, lesioni personali, peculato, abuso d’ufficio e falsità ideologica.   Ci sono anche “arresti completamente falsati e perquisizioni arbitrarie” nell’ordinanza di 300 pagine che il gip del Tribunale di Piacenza ha emesso nei confronti dei sette carabinieri arrestati. Sei sono in carcere e uno, il maresciallo che comanda la stazione, agli arresti domiciliari. Le indagini sono state delegate alla Guardia di Finanza e sono state coordinate dai due pm, Matteo Centini e Antonio Colonna.

“Tutti gli illeciti piu’ gravi sono stati commessi in piena epoca Covid e del lockdown, con disprezzo delle piu’ elementari regole di cautela imposte dai decreti del Presidente del Consiglio. Mentre la citta’ di Piacenza contava i tanti morti del coronavirus, questi carabinieri approvvigionavano di droga gli spacciatori rimasti senza stupefacente a casa per via delle norme anti covid” ha spiegato il capo della Procura di Piacenza, Grazia Pradella.

“Ho fatto un’associazione a delinquere ragazzi (…) in poche parole abbiamo fatto una piramide (…) noi siamo irraggiungibili”. Sono alcune frasi, agli atti dell’ordinanza. Sono pezzi di un’intercettazione ambientale. “Abbiamo trovato un’altra persona – prosegue l’intercettazione – che sta sotto di noi. Questa persona qua va tutti da questi gli spacciatori e gli dice: ‘Guarda, da oggi in poi, se vuoi vendere la roba vendi questa qua, altrimenti non lavori!’ e la roba gliela diamo noi!”.

Ci sono anche le lesioni personali e la tortura. Vittime di brutali pestaggi erano, secondo gli inquirenti, soprattutto gli spacciatori che non volevano collaborare ed entrare nella rete clandestina di gestione della droga nel quartiere che, secondo le accuse, i militari avevano creato. Per supportare questa accusa è stata mostrata la fotografia di una persona, a terra ammanettata e pieno di sangue.

Gli inquirenti affermano che era stato pestato brutalmente dentro alla caserma per non aver voluto rivelare dove si trovava un ingente quantitativo di droga sul quale i carabinieri avrebbero voluto mettere le mani. Nelle intercettazioni ambientali i militari, dopo il pestaggio, cercano dello scottex per pulirlo dal tanto sangue che aveva addosso. Insomma le accuse contestate ai militari sono allucinanti. Anzi, a dire il vero, si fa davvero molta fatica a definire queste persone che per errore indossavano una divisa dell’Arma dei Carabinieri. L’Arma, quella vera, invece, la riconosciamo nelle dichiarazioni ufficiali del Comando Generale di Roma che esprime “totale sostegno all’autorità giudiziaria”.

“I gravissimi episodi oggetto di indagine – aggiunge il Comando Generale – sono ulteriormente aggravati dall’incommensurabile discredito che gettano sull’impegno quotidianamente assicurato dai carabinieri al servizio dei cittadini e a tutela della legalità”. Non solo, il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri ha disposto “l’immediata sospensione dall’impiego” per i militari coinvolti nell’inchiesta della procura di Piacenza che ha portato al sequestro di una caserma e destinatari dell’ordinanza di misura cautelare. Il comando generale, sottolinea una nota dell’Arma, ha contestualmente disposto la “valutazione amministrativa dei fatti per adottare, con urgenza, rigorosi provvedimenti disciplinari a loro carico”. Fino al licenziamento in tronco. È evidente, però, che tutti i fatti contestati dovranno ora essere soggetti ad un giudice terzo che li dovrà valutare anche alla luce degli interrogatori degli indagati nelle prossime ore.

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Nuovo identikit per Giovanni Motisi diffuso dalla Polizia: è caccia al latitante dell’ala stragista di Cosa Nostra

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La Polizia di Stato ha diffuso il nuovo identikit di Giovanni Motisi, latitante dal lontano 1998 e inserito nell’elenco dei fuggitivi di “massima pericolosità” del “programma speciale di ricerca” del Ministero dell’Interno. Motisi è noto come uno degli ultimi grandi latitanti protagonisti della fase stragista di Cosa Nostra, e le indagini per la sua cattura sono in corso senza sosta.

Le autorità di Palermo stanno coordinando le indagini, con l’obiettivo di rintracciare e arrestare Giovanni Motisi. A tal fine, la Polizia di Stato ha adottato anche le più moderne tecnologie investigative, tra cui la tecnica della “Age progression”, che consente di elaborare un’immagine del volto dell’individuo invecchiato nel tempo.

La tecnica dell’Age progression si basa sull’analisi e l’attualizzazione di specifici profili antropometrici che caratterizzano la famiglia di appartenenza del ricercato. Utilizzando le competenze e le avanzate tecnologie del Servizio di Polizia Scientifica della Polizia di Stato, sono state rielaborate e aggiornate alcune immagini del latitante, risalenti agli anni ’80 e ’90.

Questo lavoro tecnico ha consentito di creare un nuovo identikit con alcune possibili variazioni dei tratti attuali del volto di Giovanni Motisi. Si tratta di un ulteriore sforzo per stringere il cerchio delle indagini e arrivare alla cattura del pericoloso latitante.

“Il nuovo identikit faciliterà il lavoro degli investigatori del Servizio Centrale Operativo e della Squadra Mobile di Palermo, ma potrà anche incoraggiare la collaborazione dei cittadini”, sottolineano le autorità della Polizia di Stato.

L’appello alle persone è quindi chiaro: ogni informazione che possa aiutare a individuare Giovanni Motisi e a portarlo di fronte alla giustizia è preziosa e fondamentale per garantire la sicurezza della comunità e per contrastare il fenomeno della criminalità organizzata.

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Napoli, incidente traghetto da Capri, bilancio aggiornato: una trentina le persone medicate

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 La nave veloce trasportava oltre 100 passeggeri tra uomini delle forze dell’ordine impegnati a Capri in questi giorni in turni per i servizi predisposti per la sicurezza del G7 dei ministri degli Esteri, e turisti. Le persone che hanno fatto ricorso alle cure dei medici o sono passate per un pronto soccorso sono una trentina, 21 i feriti in ospedale, una donna è la più grave, gli altri – questo il bollettino della Asl 1 – sono ‘policontusi’.

Lo squarcio nell’ Isola di Procida

il bollettino dell’Asl 1 di Napoli

 

Napoli, nave da Capri contro la banchina: 18 feriti, donna grave

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Napoli, nave da Capri contro la banchina: 18 feriti, donna grave

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Tragico bilancio per l’incidente occorso alla nave in arrivo da Capri al Molo Beverello: sono 18 i feriti, molti contusi ed una donna grave. Nel cuore del Porto di Napoli, un tranquillo mattino si è trasformato in un momento di panico quando la nave veloce Isola di Procida ha urtato la banchina del Molo Beverello  durante le operazioni di ormeggio. L’incidente ha causato il ferimento di diverse persone a bordo, con almeno 18 individui che hanno riportato lesioni.

Secondo le prime informazioni, l’urto improvviso ha gettato a terra passeggeri e membri dell’equipaggio, lasciando dietro di sé un tragico scenario di contusioni e traumi. Le ambulanze sono state rapidamente convogliate sul posto per prestare soccorso agli feriti, con il personale sanitario che ha immediatamente iniziato la valutazione delle loro condizioni.

L’Asl Napoli 1 ha riferito che la maggior parte dei feriti ha riportato traumi maxillo facciali o lesioni, mentre uno di loro ha subito un politrauma più grave. Il trasporto dei feriti è stato organizzato in diversi ospedali della zona, tra cui il Cardarelli, il San Paolo, l’Ospedale del Mare, il Cto, il Fatebenefratelli e l’Ospedale Pellegrini.

L’incidente è stato prontamente segnalato alla centrale operativa 118 dell’ASL Napoli 1 Centro, che ha coordinato gli sforzi di soccorso inviando ulteriori ambulanze e allestendo un Posto Medico Avanzato sul luogo dell’incidente. Il personale medico ha lavorato instancabilmente per garantire che tutti i feriti fossero valutati e trasportati in base alla gravità delle loro condizioni.

Le prime ipotesi sull’incidente suggeriscono che una folata di vento possa essere stata la causa scatenante, considerando le condizioni meteorologiche al momento dell’ormeggio. Nonostante le onde alte e le raffiche di vento, la navigazione sembrava essere consentita, ma una violenta folata ha improvvisamente fatto sbandare la nave mentre si avvicinava al molo.

Le autorità competenti avvieranno un’indagine dettagliata per determinare le cause esatte dell’incidente e per adottare eventuali misure preventive per evitare che situazioni simili si ripetano in futuro.

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