Collegati con noi

In Evidenza

Petrillo al Times ‘Rowling parla, ma non sa nulla di me’

Pubblicato

del

“JK Rowling è preoccupata solo che io usi il bagno femminile, ma non sa niente di me”. Valentina Petrillo, prima transgender in gara alle Paralimpiadi, è la protagonista di una lunga intervista al Times: e proprio dalle pagine del prestigioso quotidiano britannico la velocista azzurra ha replicato all’autrice della saga di Harry Potter, che l’aveva duramente attaccata per la sua partecipazione ai Giochi di Parigi.

La 51enne nata a Napoli ha raccontato la sua vita, dall’infanzia trascorsa in un quartiere difficile alla scoperta della sua sensibilità femminile, i problemi e i traumi seguiti alla sua scelta di diventare donna, fino agli abusi subiti nel corso della sua carriera di atleta. Che Petrillo spiega e riconduce ai pregiudizi e alla transfobia diffusa, pur rivelando di aver già vissuto analoghe situazioni di ostilità in pista nel corso degli anni, dopo aver ottenuto l’autorizzazione a gareggiare con le donne così come previsto dalle regole stabilite dalla World Para Athletics. “Dal 2015, quando il CIO ha aperto le Olimpiadi alle persone transgender, c’è stata solo una atleta che ha gareggiato ai Giochi, Laurel Hubbard, e una alle Paralimpiadi, io. Quindi tutta questa paura che le persone trans distruggano lo sport femminile in realtà non esiste”, la difesa di Petrillo.

Da bambino – il nome alla nascita era Fabrizio – giocava a calcio e faceva a pugni per difendere il fratello. “Sapevo che qualcosa non andava, quando, il mio primo giorno di comunione, sono entrata in chiesa e ho visto le altre ragazze con gli abiti bianchi. Volevo stare con loro”. A nove anni Petrillo comincia ad indossare di nascosto i vestiti della madre e mettersi lo smalto. Cinque anni più tardi le diagnosticano la malattia di Stargardt, una rara condizione oculare ereditaria senza cura conosciuta, che le ha lasciato aree scure permanenti al centro della sua vista. Poi il matrimonio e la nascita del figlio, Lorenzo, ma reprimendo la sua vera identità. “Ho sempre detto che era un segreto, che avrei mantenuto fin dentro la tomba. Significava distruggere tutto ciò che avevo creato. È stato molto doloroso – ricorda Petrillo – Con mia moglie abbiamo incontrato insieme uno psicologo sessuale. Dopo quattro mesi, mi è stato detto che avevo una disforia di genere”.

Ovvero un senso disagio che una persona può provare a causa di una discrepanza tra il suo sesso biologico e la sua identità di genere. Grazie anche alla moglie, nel gennaio 2019, Petrillo inizia a sottoporsi a una terapia ormonale, ingrassa 10 Kg, perdendo nei rilievi cronometrici della corsa (che nel frattempo era entrata nella sua vita) più di dieci secondi nei 400 e circa 2,5 secondi nei 200. “Meglio una donna lenta e felice, piuttosto che un uomo veloce e infelice”, è diventato il suo motto. Nel settembre 2020 la sua prima gara tra le donne, che hanno subito sollevato la protesta delle avversarie, che di volta in volta le hanno negato l’accesso agli spogliatoi, l’hanno lasciata sola sul podio, hanno chiesto la sua esclusione dalle gare.

Prima dei mondiali di atletica indoor, lo scorso anno, viene avvertita che c’era “un atmosfera aggressiva” contro di lei. “Tutti questi aspetti negativi erano presenti nel mondo olimpico, mentre nel mondo paralimpico non ho mai avuto problemi”. Fino a Parigi, dove raggiunge le semifinali nei 200m e 400m, ma viene definita un “imbroglione dichiarato e orgoglioso” da JK Rowling. Ma per Petrillo l’essere donna e correre sono caratteristiche distintive della sua identità, e ritiene che l’una non dovrebbe precludere l’altra. “Spero che questo possa essere l’inizio di una trasformazione per le persone transgender”. Anche se – conclude il Times – per evitare che il risentimento cresca, spetta solo agli organi di governo assumere una posizione più chiara sull’argomento.

Advertisement

Esteri

Gallant minaccia l’Iran: attacchi come a Gaza e Beirut

Pubblicato

del

Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant minaccia l’Iran annunciando attacchi simili a quelli effettuati “a Gaza e Beirut”. “Chiunque pensi che un semplice tentativo di farci del male ci dissuada dall’agire, dovrebbe dare un’occhiata a Gaza e Beirut”, ha avvertito Gallant in riferimento all’attacco missilistico iraniano del primo ottobre, aggiungendo nella base aerea di Nevatim presa di mira da Teheran che l’attacco non ha nemmeno “scalfito” l’aeronautica israeliana.

Secondo i media iraniani, Teheran ha preparato un piano per rispondere a un possibile attacco israeliano in risposta ai missili lanciati la scorsa settimana. “Il piano per la risposta necessaria a una possibile azione dei sionisti (Israele) è stato completamente preparato”, afferma l’agenzia di stampa Tasnim, citando “una fonte informata” nelle forze armate. “Se Israele agisce, non ci saranno dubbi che verrà effettuato un contrattacco iraniano”, afferma Tasnim, aggiungendo che l’Iran “ha una lista di molti obiettivi israeliani” e che l’attacco iraniano di martedì “ha dimostrato che si può radere al suolo qualsiasi posto”.

Continua a leggere

Economia

Meno opere incompiute, ma a fine 2023 ancora 266

Pubblicato

del

Dalla Tangenziale est di Vibo Valentia alla scuola materna di Abbiategrasso, passando per la realizzazione di un autodromo ad Arborea e la realizzazione di una nuova unità di terapia intensiva cardiologica a Ostuni. Ma anche case popolari, piscine, palazzetti dello sport, messa in sicurezza di ex conventi, cinema, porti, case di riposo, fognature. L’elenco delle opere pubbliche incompiute sparse sul territorio italiano è lungo e variegato. Dopo anni di sostanziale stabilità, il numero è però calato significativamente, passando dai 365 del 2022 ai 266 del 2023, con un deciso calo pari al 37%. A fare i conti è il Centro Studi Enti Locali che ha elaborato i dati pubblicati dalle singole regioni, che restituiscono la situazione al 31 dicembre 2023. Diminuito significativamente anche l’importo complessivo degli interventi aggiornato all’ultimo quadro economico delle opere censite, il cui valore attuale si attesta intorno a 1,6 miliardi, contro i 2,3 dell’anno precedente.

Per opere incompiute, sottolinea Veronica Potenza autrice della ricerca, si intendono lavori il cui termine contrattualmente previsto per l’ultimazione è passato e che sono rimasti in stallo per problemi come mancanza di fondi, cause tecniche, sopravvenute nuove norme tecniche o disposizioni di legge, fallimento, liquidazione coatta e concordato preventivo dell’impresa appaltatrice, risoluzione o recesso dal contratto e mancato interesse al completamento da parte della stazione appaltante, dell’ente aggiudicatore o di altro soggetto aggiudicatore. In linea con gli anni precedenti, i lavori incompiuti sono prevalentemente concentrati nel Mezzogiorno. Le stazioni appaltanti delle 266 opere incompiute coincidono nel 64% dei casi con delle amministrazioni pubbliche del sud e delle isole (171).

Per completarle serviranno più di 600 milioni di euro. Le opere incompiute localizzate nelle regioni del centro Italia sono 52, esattamente come l’anno precedente, mentre quelle nel nord del Paese sono passate da 40 a 37. Le restanti sei opere in stallo, spiega il Centro studi enti locali, sono di competenza delle amministrazioni centrali. In Sicilia il calo più repentino: 47 contro 122 dell’anno precedente che può far supporre, secondo il Centro studi enti locali, qualche possibile motivazione legata a cancellazioni tecniche o a riconversioni di vecchie opere. Così come gli anni passati, anche nel 2023 è il Molise a detenere il record del più alto importo pro-capite degli oneri per l’ultimazione dei lavori pari a 181 euro pro-capite. Un dato distante dalla media nazionale di 22 euro ma più che dimezzato rispetto ai 422 euro dell’anno precedente. Seguono la Basilicata, che ha censito oneri per ultimazione lavori pari a 65 euro ad abitante e la Sardegna con 59 euro che si confrontano con i 139 dello scorso anno.

Continua a leggere

Esteri

Gaza, colpito centro Hamas in moschea Shuhada al-Aqsa: 21 morti

Pubblicato

del

Il bilancio delle vittime dell’attacco israeliano alla moschea Shuhada al-Aqsa, nella Striscia di Gaza centrale, è salito a 21.  “C’é anche un gran numero di feriti a seguito del bombardamento di una moschea che ospitava gli sfollati davanti al cancello dell’Ospedale dei Martiri di Al-Aqsa a Deir al-Balah, nella Striscia di Gaza centrale”, ha dichiarato il portavoce della Protezione Civile di Gaza, Mahmud Bassal.

L’esercito israeliano (Idf) ha confermato di avere effettuato nella notte un attacco aereo “mirato” contro una “struttura che in precedenza fungeva da moschea Shuhada al-Aqsa nell’area di Deir al Balah”, nella Striscia di Gaza centrale. Nella struttura, si legge in un comunicato pubblicato su Telegram, si trovava “un centro di comando e controllo” all’interno del quale “operavano i terroristi di Hamas”. In precedenza fonti mediche avevano riferito che nell’attacco sono morte almeno cinque persone.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto