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Per Draghi nuovo ok Ue su Pnrr, ma preoccupa lite partiti

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Mario Draghi incassa il secondo via libera dall’Ue sul Pnrr, ma al contempo deve far fronte alle tensioni crescenti che – con le amministrative in avvicinamento – si registrano tra i partiti della sua maggioranza. E’ in particolare la fase due del Movimento 5 stelle ad impensierire, con Giuseppe Conte che, riconfermato leader, torna ad incalzare sull’aumento delle spese militari, questa volta declinando il suo ragionamento in chiave lotta alla pandemia. “Non possiamo ancora chiedere a medici, infermieri e personale sanitario di essere eroi, non possiamo lasciarli con le armi spuntate in trincea – dice l’ex premier -. Credo che l’unica ‘corsa al riarmo’ da fare sia quella per potenziare il nostro sistema sanitario”. Intanto si conclude positivamente la visita in Italia dei tecnici della Commissione Europea per il monitoraggio dei progressi del Pnrr. L’analisi, con un focus particolare sugli obiettivi in scadenza nel 2022, evidenzia come l’avanzamento delle misure proceda in linea con le previsioni del piano, fra investimenti e riforme. Il piano “va essenzialmente bene”, ora “occorre attuarlo, attuarlo, attuarlo”, esorta il ministro all’Economia Daniele Franco. Per il titolare del Mef i singoli progetti possono essere ridiscussi, l’intero piano no, perche’ si rischia di “bloccare tutto”. Semmai, il Pnrr “va rafforzato per l’efficienza climatica e per una maggiore autonomia nazionale”. Nel breve periodo l’esigenza del governo e’ stemperare l’impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia sulle famiglie e proteggere la competitivita’ delle imprese. Per questo sono all’orizzonte altri provvedimenti per mitigare il costo dell’energia. Una prima fotografia della situazione verra’ fornita con il Def: nel documento, atteso in Cdm la prossima settimana, probabilmente mercoledi’, ci sara’ una previsione “cauta” del Pil visto il periodo di “grandissima incertezza”. Quanto allo scoglio delle spese militari, potrebbe essere aggirato: all’interno del documento di economia e finanza non ci saranno riferimenti specifici. Nel piu’ lungo periodo l’obiettivo numero uno di Palazzo Chigi e’ fare a meno del gas russo, quindi, per esempio, fare accordi con altri paesi fornitori, dotarsi di altri due rigassificatori galleggianti, spingere sulle rinnovabili. “Stiamo comprando gas per riempire le nostre riserve, gli stoccaggi sono buoni e si va verso la stagione piu’ calda – rassicura il ministro Roberto Cingolani -. Per arrivare a razionamenti la situazione dovrebbe precipitare”. Mentre la guerra pone il Paese di fronte a sfide imprevedibili fino a pochi mesi fa, l’esecutivo deve fare i conti anche con il braccio di ferro nella maggioranza che, man mano che si avvicinano le urne, rischia di assumere sempre piu’ i connotati dello scontro. Una tensione crescente con cui il governo dovra’ fare i conti anche per affrontare le prossime sfide, cruciali per il Pnrr e non solo: dal fisco (con l’eterno nodo del catasto) alla concorrenza, dagli appalti alla riforma del Csm. Un clima che sta incrinando i rapporti anche tra Pd e M5s: “Noi siamo concentrati sull’azione di governo. E penso che il Paese non si possa permettere una campagna elettorale lunga un anno”, dice la dem Debora Serracchiani. Conte chiede rispetto al Pd? “Accusa incomprensibile”. L’azzurro Antonio Tajani si domanda come possano Pd e 5s pensare di governare insieme. Poi, di suo, avverte l’esecutivo su Csm e catasto: non si parli di fiducia. Per Maurizio Lupi di NcI “non e’ il momento delle polemiche e delle divisioni. Conte la smetta”. Questo governo “deve durare fino alla fine della legislatura”, scandisce Silvio Berlusconi. Il cambio di pelle dell’ex presidente del Consiglio, con l’avvio della fase due, non e’ passato inosservato: piu’ determinato nel portare avanti le ragioni del Movimento (a partire dalla contrarieta’ all’aumento delle spese militari) e piu’ battagliero. “Il capo dei cinquestelle fa certe operazioni per crescere nei consensi”, la lettura del senatore del Pd Andrea Marcucci. Un’interpretazione rimandata al mittente dall’ex ministro Alfonso Bonafede: “Accuse senza senso, quando semplicemente sosteniamo battaglie giuste smentendo chi ci vorrebbe vedere appiattiti”.

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Cronache

Processo Cospito, sentenza definitiva: 23 anni di carcere

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La Corte di Cassazione ha emesso una decisione definitiva riguardo ai ricorsi presentati dalle difese di Alfredo Cospito e Anna Beniamino, confermando le pesanti condanne per i loro presunti ruoli nell’attentato alla ex caserma allievi carabinieri di Fossano nel 2006. I due sono stati giudicati colpevoli di “devastazione, saccheggio e strage”, oltre ad altri reati connessi all’attività di un’associazione sovversiva.

Alfredo Cospito dovrà scontare una pena di 23 anni di reclusione, mentre Anna Beniamino è stata condannata a 17 anni e 9 mesi di reclusione. Con questa decisione della Cassazione, le condanne diventano irrevocabili, mettendo definitivamente fine a un lungo processo legale che ha coinvolto i due anarchici.

 

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Esteri

Il vice del ministro della Difesa russo Shoigu arrestato per tradimento

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E’ uno scandalo dai contorni oscuri quello che in queste ore scuote le forze armate russe nel pieno del conflitto in Ucraina, con Mosca impegnata in una sfida cruciale con il campo occidentale. Una Corte della capitale ha confermato l’arresto del vice ministro della Difesa Timur Ivanov, responsabile delle costruzioni e della manutenzione delle strutture militari. L’accusa di aver ricevuto una tangente appare tutto sommato lieve in un ambiente in cui la corruzione, secondo le denunce delle opposizioni, è diffusa. Normale dunque che qualcuno sollevi dubbi sui reali motivi di una simile iniziativa in un momento tanto delicato, al punto da arrivare a parlare di una accusa di tradimento. Il sito d’inchieste Vazhnye Istorii (‘Storie importanti’) afferma di avere saputo da due fonti dei servizi d’intelligence interni Fsb che la versione della corruzione è stata creata “solo per l’opinione pubblica”. “Nessuno lo avrebbe arrestato per questo”, ha affermato una delle fonti, secondo la quale al Cremlino i veri risvolti della vicenda erano “noti da molto tempo”.

Ivanov, insomma, sarebbe sospettato proprio di tradimento, ma le autorità avrebbero preferito non renderlo noto per non rischiare un danno d’immagine dalle conseguenze imprevedibili. L’avvocato del vice ministro, Murad Musayev, ha recisamente smentito e il portavoce del Cremlino ha parlato di pure “speculazioni”. “Ci sono un sacco di voci differenti su questa faccenda, ma ovviamente dobbiamo affidarci alle informazioni delle autorità investigative e alla fine, ovviamente, alla decisione dei giudici”, è stato l’invito di Dmitry Peskov. La Corte del distretto di Basmanny che ha confermato l’arresto per Ivanov e per un imprenditore suo amico, Serghei Borodin, ha disposto che i due rimangano in custodia cautelare almeno fino al 23 giugno.

Il vice ministro è stato già trasferito nel carcere di Lefortovo. Per l’accusa di corruzione Ivanov, che si è presentato in aula indossando la divisa militare e proclamandosi innocente, rischia fino a 15 anni di reclusione. L’avvocato Musayev, preannunciando che presenterà ricorso per chiederne il rilascio, sostiene che non si parla di denaro, bensì di lavori gratuiti realizzati da aziende edili nelle proprietà immobiliari del vice ministro in cambio di favori. Ivanov, che ha 48 anni e ricopre l’incarico dal 2016, era stato tra l’altro tirato in ballo nel 2022 in un’inchiesta della Fondazione anticorruzione dell’oppositore Alexei Navalny. Sul fronte del conflitto ucraino si registra intanto una importante novità. Per la prima volta in oltre due anni una delegazione russa e una ucraina hanno avuto un incontro faccia a faccia in Qatar, dove hanno concordato lo scambio di 48 bambini, 29 che torneranno in Ucraina e 19 in Russia.

Ad annunciarlo è stata Maria Llova-Belova, la commissaria russa per i diritti dell’infanzia. Mosca ha sempre respinto le accuse di avere deportato minori ucraini contro il volere dei familiari, un’accusa che è costata alla stessa Llova-Belova e al presidente Vladimir Putin un ordine di arresto della Corte penale internazionale. Il sito dell’opposizione Meduza ha intanto denunciato che il Patriarca Kirill, capo della Chiesa ortodossa russa e sostenitore delle politiche di Putin, ha imposto una sospensione di tre anni a un sacerdote che ha tenuto una funzione commemorativa sulla tomba di Alexei Navalny alla fine di marzo, 40 giorni dopo la morte. Il religioso è Dmitri Safronov, chierico della chiesa dell’Intercessione della Santa Vergine sulla collina di Lyschikova a Mosca. Meduza precisa che nell’ordine del Patriarca non sono spiegate ufficialmente le motivazioni della decisione.

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Premierato: ecco cosa prevede il ddl Casellati

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Con l’approvazione del mandato al relatore in Commissione Affari costituzionali si delinea il testo della riforma del premierato elettivo. Ecco i cardini principali della riforma costituzionale che però sul punto centrale, l’elezione diretta del premier, contiene solo alcuni principi rinviando il resto ad una legge ordinaria.

PREMIER ELETTO: “Il presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale e diretto per cinque anni.

Le elezioni delle Camere e del presidente del Consiglio hanno luogo contestualmente”.

LIMITE A DUE MANDATI: Si può essere eletti premier “per non più di due legislature consecutive, elevate a tre qualora nelle precedenti abbia ricoperto l’incarico per un periodo inferiore a sette anni e sei mesi”.

SISTEMA ELETTORALE: Una legge ordinaria disciplinerà “il sistema per l’elezione delle Camere e del presidente del Consiglio, assegnando un premio su base nazionale che garantisca una maggioranza dei seggi in ciascuna delle Camere alle liste e ai candidati collegati al presidente del Consiglio, nel rispetto del principio di rappresentatività”.

NOMINA E REVOCA DEI MINISTRI: “Il presidente della Repubblica conferisce al presidente del Consiglio eletto l’incarico di formare il Governo; nomina e revoca, su proposta di questo, i ministri”. Nell’attuale costituzione non c’è il potere di revoca dei ministri.
FIDUCIA: “Entro dieci giorni dalla sua formazione il governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia”. Se non viene approvata la mozione di fiducia, “il presidente della Repubblica rinnova l’incarico al Presidente eletto di formare il governo”. Quindi il premier eletto può fare un nuovo tentativo con un altra squadra di ministri, o anche cercando un’altra maggioranza. “Qualora anche in quest’ultimo caso il governo non ottenga la fiducia delle Camere, il presidente della Repubblica procede allo scioglimento delle Camere”.

CRISI DI GOVERNO: Se il governo, nel corso della legislatura, viene sfiduciato “mediante mozione motivata, il presidente della Repubblica scioglie le Camere”. “In caso di dimissioni del presidente del Consiglio eletto, previa informativa parlamentare, questi può proporre, entro sette giorni, lo scioglimento delle Camere al presidente della Repubblica, che lo dispone”. “Qualora non eserciti tale facoltà e nei casi di morte, impedimento permanente, decadenza, il presidente della Repubblica può conferire, per una sola volta nel corso della legislatura, l’incarico di formare il governo al presidente del Consiglio dimissionario o a un altro parlamentare eletto in collegamento con il presidente del Consiglio”. In entrambi i casi il nuovo governo può avere una maggioranza diversa da quella uscita della urne. L’articolo sulle crisi di governo – il 4 del ddl Casellati – potrebbe essere riformulato in Aula.

ADDIO SENATORI A VITA: E’ abrogato il potere del Quirinale di nominare cinque senatori a vita. Quelli attualmente in carica mantengono il loro incarico. Non viene invece toccato l’articolo che stabilisce che i presidenti della Repubblica al termine del settennato diventano senatori a vita.

CONTROFIRMA: E’ abolita la controfirma del governo in una serie di atti del presidente della Repubblica: nomina del presidente del Consiglio, la nomina dei giudici della Corte Costituzionale, la concessione della grazia e la commutazione delle pene, il decreto di indizione delle elezioni e dei referendum, i messaggi al Parlamento e il rinvio delle leggi alle Camere.

ELEZIONE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: Per eleggere il capo dello Stato occorre il quorum dei due terzi dei grandi elettori non più nei primi tre scrutini, bensì nei primi sei.

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