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Politica

Pd tenta “blitz” settembre su riforme e legge elettorale

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Incassare il primo via libera alla legge elettorale e il voto di due riforme costituzionali sull’eta’ di voto e i collegi del Senato prima del 20 settembre. E’ una “missione impossibile”, dicono da Italia viva. Ma e’ questo l’obiettivo che il Pd fissa, per provare ad arrivare all’appuntamento con il referendum per il taglio dei parlamentari con in tasca quei “correttivi” invocati fin dalla nascita del governo per trasformare il No iniziale dei Dem in un Si’. E’ una questione di principio e di rispetto degli accordi, per Nicola Zingaretti: se non si cambia la legge elettorale e’ “un problema della maggioranza”. Le diplomazie sono al lavoro da settimane. Del nodo politico dovrebbe farsi carico, osserva un dirigente Dem, anche il premier Giuseppe Conte. Certo, sono un buon viatico i passi avanti ferragostani nell’alleanza con i Cinque stelle e un primo riavvicinamento a Matteo Renzi: il tavolo della legge elettorale sara’ un banco di prova della tenuta delle alleanze. Contatti con Iv, che a luglio si era messa di traverso, ci sarebbero gia’ stati: il voto a settembre di un sistema proporzionale e’ possibile, assicurano fonti parlamentari Dem. C’e’ chi gia’ ragiona di un abbassamento dal 5 al 4% della soglia di sbarramento e di un premio di governabilita’. E anche chi non esclude si possa cambiare del tutto il modello, magari con uno (si parla dello spagnolo, fatto di piccoli collegi) che guardi a un’alleanza piu’ strutturale con il M5s. Ma il Pd tiene la guardia alta: siamo pronti, dice piu’ di una fonte, a una “iniziativa politica forte” se proseguiranno le resistenze. Nel Pd c’e’ chi, come Stefano Ceccanti e Dario Parrini, sostiene il Si’ al taglio dei parlamentari come un si’ “riformista”: il primo passo verso altre riforme. Il modello cui si mira e’ il cancellierato, il che vuol dire rafforzare la stabilita’ del governo con meccanismi come la sfiducia costruttiva e la possibilita’ per il premier di revocare i ministri. Questo tavolo non e’ ancora stato aperto nella maggioranza. E, obiettano i Dem scettici come Matteo Orfini, per ora non e’ stata cambiata neanche la legge elettorale. E’ la tesi di chi si prepara a votare No al referendum e vorrebbe che il Pd non desse indicazione di voto: una sforbiciata da 945 a 600 parlamentari, con l’attuale sistema maggioritario, “comprimerebbe la rappresentanza”. E’ una tesi che la segreteria Dem deve smontare, portando a casa i primi “correttivi”. Anche perche’ l’indicazione del partito sara’ probabilmente il Si’ al referendum, ferma restando la liberta’ di coscienza. Ecco il piano, dunque. Incassare il voto in Aula di due riforme costituzionali e in commissione della legge elettorale. Al Senato, spiega il Dem Dario Parrini, “possiamo portare in Aula a settembre la riforma costituzionale, gia’ approvata in commissione”, per abbassare a 25 anni l’eta’ per poter essere eletti senatori e a 18 anni l’eta’ per votare per il Senato. Alla Camera si potrebbe votare il disegno di legge Fornaro per modificare la base territoriale (non piu’ regionale) per il Senato e ridurre i delegati regionali per l’elezione del presidente della Repubblica. Il terzo, piu’ importante, tassello, e’ la legge elettorale: votare in commissione la legge proporzionale firmata da Giuseppe Brescia (M5s) con sbarramento al 5% (una soglia mai piaciuta a Leu) e diritto di tribuna. La soglia potrebbe calare al 4%, per convincere Leu e Iv. Si potrebbe aggiungere un premio di maggioranza, magari alla coalizione. Sapendo che si tratta comunque di un primo step: dopo l’election day i rapporti di forza nella maggioranza e nell’opposizione (si guarda a Fi) saranno diversi e il testo nel passaggio al Senato potrebbe cambiare. Iv apre ma sui tempi si mostra scettica: “Preferiamo il maggioritario ma certo non mettiamo in crisi il governo per questo – dice Marco Di Maio – Mi pare pero’ impossibile approvare tutte queste leggi a settembre”. Non e’ impossibile, invece, per il Pd: “Sono convinto che tutti i componenti della maggioranza manterranno i loro impegni”, dice il Dem Emanuele Fiano. Il capogruppo Graziano Delrio difende questa battaglia. Se servira’, il Pd e’ pronto a portare il testo in Aula, per votarlo con chi ci sta.

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Politica

Arriva la legge italiana sull’Ia, sconti ai ricercatori

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L’Intelligenza artificiale rivoluzionerà la vita di tutti e il governo italiano vara la prima legge che comincia a mettere dei paletti per evitare che lo sviluppo della tecnologia più attesa, e allo stesso tempo più temuta, vada fuori controllo. Dall’ingresso dell’Ia nei settori della giustizia e della sanità, all’accentramento della regia a Palazzo Chigi, il provvedimento declina il regolamento europeo AI Act lasciando l’uomo al centro di ogni processo decisionale. E per attrarre gli esperti, estende le agevolazioni fiscali per i rimpatriati anche a chi ha lavorato sull’Ia all’estero. Inoltre, introduce un nuovo reato: reclusione da 1 a 5 anni per chi crea danno con Ia.

Il sottosegretario per l’Innovazione tecnologica, Alessio Butti, ha spiegato che il ddl definisce chi elabora la strategia (Palazzo Chigi), chi monitora e vigila (l’Agenzia per l’Italia digitale e l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale che diventano Autorità nazionali per l’intelligenza artificiale) e chi notifica e sanziona. “Crediamo che sia un prodotto di buona qualità”, ha detto Butti, “realizzato con la collaborazione di tutti” gli interessati, ministeri compresi. Tanto che, in conferenza stampa, è il ministro della Giustizia Carlo Nordio a spiegare la stretta sul codice penale che si aggiorna alla nuova tecnologia: “L’aspetto penale può essere devastante perché può creare una realtà che non è più virtuale ma reale” e allora “per questo interviene la norma penale”. E l’uso dell’Ia per alcuni reati diventa un aggravante.

Come annunciato dalla premier Giorgia Meloni già il mese scorso, l’Italia punta allo sviluppo dell’Ia con un miliardo di euro grazie all’impegno di Cdp, e in particolare di Cdp Venture Capital. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha spiegato che “si affronta anche il tema dell’impatto dell’Ia nel mondo delle imprese soprattutto tenendo conto che abbiamo oltre 4 milioni di Pmi che devono essere messe nelle condizioni di usare appieno queste tecnologie”. Il provvedimento, ha detto Urso, “indirizza un miliardo di euro del fondo innovazione al venture capital gestito da Cdp da un lato per facilitare la nascita di start up e di far crescere start up esistenti che operano nell’Ia, e dall’altro per consentire la nascita di un campione nazionale cone fanno altri paesi Ue”. Il ddl, suddiviso in 25 articoli, affida la regia sul tema a Palazzo Chigi.

Oltre a una serie di norme a tutela del diritto d’autore, altre sono pensate per guidare la diffusione dell’Ia nel mondo del lavoro, ricordando che “è al servizio della persona ed è impiegata per migliorare le condizioni di lavoro”, anche se ha come obiettivo “accrescere la qualità delle prestazioni lavorative e la produttività delle persone”. Viene poi disciplinata la sua introduzione nei diversi settori, ad esempio per semplificare e organizzare il lavoro giudiziario, precisando che il magistrato ha sempre la decisione finale “sull’interpretazione della legge, sulla valutazione dei fatti e delle prove e sulla adozione di ogni provvedimento”. Stesso ragionamento per sanità e pubblica amministrazione: l’Ia farà da “supporto” nei processi di prevenzione, diagnosi, cura e scelta terapeutica, lasciando al professionista sanitario ogni decisione, così come nella Pa.

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Riforma Giustizia a metà maggio, le ipotesi dal vertice

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Concorsi in magistratura separati, due Csm con aumento del numero dei membri laici e il sorteggio dei togati, oltre a una modifica per la discrezionalità dell’azione penale. Sono in via di definizione le varie ipotesi sul tavolo della nuova riforma costituzionale della Giustizia, ovvero quella che prevede la separazione delle carriere dei magistrati. Dopo il vertice tecnico delle ultime ore in via Arenula, viene confermata l’intenzione (e la possibilità) del governo di presentare il provvedimento entro la prima metà di maggio, così come annunciato dal ministro Nordio. Nulla è ancora chiuso e il confronto sulle varie proposte resta aperto: non ci sarebbe quindi nulla di progettuale e sarebbero ancora in corso valutazioni.

Ma alcuni capisaldi già ci sono. Del resto meno di un mese fa il Guardasigilli aveva già sottolineato che la separazione delle carriere – la quale prevede distinti percorsi tra i magistrati giudicanti e quelli requirenti – sarà “consustanziale alla riforma del Consiglio della magistratura, quindi due Csm separati”. Ed essendo costituzionale, il provvedimento avrà un iter più lungo. Tra le ipotesi, ci sono la previsione di concorsi di accesso separati per i magistrati e dei due distinti Consigli superiori della magistratura (quella giudicante e quella requirente). Sempre secondo le valutazioni in campo, vi è l’aumento del numero dei membri laici dei Consigli, almeno un quarto nominati dal Parlamento, oltre al sorteggio dei togati.

E solo qualche giorno fa Nordio aveva auspicato che, “se domani dovessimo arrivare a una riforma costituzionale, fosse inserito il ruolo fondamentale che hanno gli avvocati”. Ancora aperto il dibattito sulla presidenza dei due Csm: anche se resta prevalente l’ipotesi che resti il presidente della Repubblica a presiederli, non si può ancora escludere l’eventualità che la scelta ricada sul primo presidente della Corte di Cassazione e sul procuratore generale presso la Corte, entrambi rispettivamente per i due distinti Consigli. Una ulteriore riflessione potrebbe essere dedicata all’esercizio dell’azione penale e alla sua discrezionalità. Il proposito potrebbe essere quello di riformare l’articolo 112 della Costituzione, in cui è attualmente prevista l’ ‘obbligatorietà’ dell’azione penale, introducendone invece la ‘discrezionalità’, la quale in questo senso attuerebbe pienamente il sistema accusatorio. E le priorità di questo esercizio potrebbero ad esempio essere stabilite per legge.

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In Basilicata Bardi vince col 56,6%, Fdi primo partito col 17,3% mentre al Pd va il 13,8%

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Il candidato del centrodestra Vito Bardi è stato confermato governatore della Basilicata con il 56,63% dei voti, secondo i risultati definitivi dello scrutinio delle elezioni regionali. Piero Marrese del centrosinistra ha ottenuto il 42,16% dei consensi. Al terzo candidato Eustachio Follia è andato l’1,21%.  Fratelli d’Italia risulta il partito più votato, con il 17,39%.  Segue il Partito democratico col 13,87%.  Nella coalizione di centrodestra Forza Italia ottiene il 13,01% dei voti, mentre la Lega si ferma al 7,81% dei consensi seguita da Azione con il 7,51%. Nel centrosinistra il Movimento 5 stelle ottiene il 7,66%, dietro a Basilicata casa comune (11,18%).

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