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Politica

Pd e M5s tornano a dividersi sulle armi all’Ucraina

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Le opposizioni si accingono a presentarsi in ordine sparso, martedì e mercoledì nei due rami del Parlamento, per il voto in vista del Consiglio europeo che ha al primo punto dell’ordine del giorno il sostegno all’Ucraina. Mentre infatti il centrodestra presenterà una risoluzione unitaria dopo le comunicazioni della premier Giorgia Meloni in Aula, Pd, M5s e Terzo Polo presenteranno ciascuna un proprio documento di indirizzo diversificato sul punto essenziale: l’appoggio militare a Kiev, che i pentastellati escluderanno ancora una volta, mentre Pd e Terzo Polo confermeranno.

Una situazione in cui il centrodestra ha gioco facile nello stigmatizzare la divisione delle minoranze. Martedì mattina alle 11,30 in Senato, e mercoledì mattina alle 9,30 alla Camera, la presidente del Consiglio terrà le consuete comunicazioni in vista del vertice del 23 e 24 marzo. Qui si attendono anche notizie fresche proprio sul sostegno militare all’Ucraina, dato che lunedì il Consiglio Ue degli Affari Esteri e Difesa dovrebbe dare il via libera al piano munizioni in favore delle Armate di Kiev. Scontata la risoluzione unitaria dei gruppi di centrodestra (Fdi, Fi, Lega e Noi Moderati), e per certi versi scontata anche le diverse posizioni delle opposizioni certificate da tre diversi documenti di indirizzo, che confermano quanto già affermato in passato da M5s, Pd e Terzo Polo.

Nella risoluzione dei Dem, oltre a ribadire il sostegno su tutti i piani all’Ucraina, verrà però inserito un impegno per il governo Meloni su cui si spera possa convergere M5s se ci sarà un voto per parti separate: quello di chiedere che gli organi comunitari Ue promuovano un’iniziativa diplomatica per la pace. Facile per il centrodestra irridere la spaccatura tra le opposizioni dopo l’unità in piazza sabato a Milano in favore delle famiglie arcobaleno: “Pd e cinquestelle non saranno più alleati di fatto da dopodomani, quando in Parlamento, al netto delle passerelle arcobaleno, si discuterà della guerra in Ucraina e i due partiti esprimeranno posizioni totalmente diverse”, ha dichiarato Alfredo Antoniozzi vice capogruppo di FdI alla Camera. L’Ucraina, tuttavia, in un’altra sede parlamentare tornerà a unire le opposizioni su un terreno più congeniale, quello dell’accoglienza dei migranti. In Commissione Affari costituzionali della Camera, infatti, da martedì verranno votati i 23 emendamenti al decreto in favore dell’assistenza dei profughi ucraini.

Qui si profila una riunificazione delle opposizioni su quelli depositati dal Filiberto Zaratti (Avs). Il primo allarga l’assistenza ai minori ucraini non accompagnati anche a quelli provenienti da Siria e Turchia. Altri, invece, puntano ad abrogare le diverse norme del decreto sulle Ong. Se su questi ultimi è scontato il voto contrario del centrodestra, sull’emendamento in favore dei minori non accompagnati provenienti da Siria e Turchia risulta – secondo quanto viene raccontato in ambienti della maggioranza – più problematico il “niet”.

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Gualtieri a giro boa, abolire frase ‘non si può fare’

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“Basta con le romanelle, con le soluzioni pasticciate. Abbiamo deciso di eliminare il concetto di scorciatoia” perché la città di Roma “non va solo manutenuta ma trasformata”, nella “condivisione tra giunta e Consiglio” e tenendo in gran conto gli stimoli che arrivano dal tessuto della città, perché “non abbiamo la verità in tasca”. E con un’ambizione: “Voglio abolire la frase ‘non si può fare’, questo concetto per cui i romani non hanno il diritto, chissà perché, di pretendere soluzioni ai problemi ereditati e a quelli nuovi”. Roberto Gualtieri è al giro di boa: due anni e mezzo da sindaco alle spalle, due anni e mezzo davanti. I Rapporti alla Città, il sindaco li presenta a cadenza annuale, con tutta la maggioranza (e non solo quella) all’Auditorium. Per questo metà mandato invece si riunisce con il suo partito, il Pd, nel teatro di Villa Lazzaroni, nel quartiere popolare dell’Appio Latino. Che non sembra un caso: “Si dà di più a chi ha di meno, perché è così che si produce l’eguaglianza – dice nel suo intervento – dobbiamo fare, e stiamo facendo, un gigantesco investimento sulle periferie”.

L’evento si chiama ‘Roma. Verso la direzione giusta’, e l’ha organizzato proprio il gruppo capitolino dei dem. In platea fa gli onori di casa il minisindaco Francesco Laddaga, c’è il segretario cittadino Enzo Foschi, e ci sono tutti i consiglieri, a partire dalla presidente dell’Assemblea Capitolina Svetlana Celli, che rivendica il lavoro d’aula (“dal suo insediamento si è riunita 215 volte, ha votato 380 delibere e 325 mozioni”) e snocciola i provvedimenti approvati in due anni e mezzo. Dice la capogruppo Valeria Baglio: “Abbiamo approvato atti importantissimi e abbiamo mantenuto gli impegni per il rilancio e il risanamento delle partecipate. Su lavoro, diritti, servizi e giovani rilanciamo il nostro lavoro per la seconda parte della consiliatura, per la crescita e lo sviluppo, senza lasciare nessuno indietro”.

“Siamo orgogliosi – aggiunge Celli – Non fermiamoci, proseguiamo insieme verso la direzione giusta, una bella e significativa stagione di trasformazione grazie all’attenta e incisiva azione della amministrazione Gualtieri”. Il sindaco ricambia l’omaggio: tra Sala delle Bandiere e Aula Giulio Cesare deve esserci concordia: “Ci deve essere condivisione non perché altrimenti non passano le delibere ma per essere tutti parte della squadra di governo della città. Nella distinzione dei ruoli, ma nella collaborazione. Stiamo, e state, dando un bellissimo esempio di buona politica. Voi – dice ancora – avete avuto il coraggio di provare a rendere memorabile questo ciclo di governo, alto, bello e necessario”, anche col “coraggio di fare le scelte giuste, che anche se all’inizio sono impopolari, alla fine pagano. Una persona non può perdere l’assistente sociale perché abbiamo paura di aumentare la tassa di soggiorno…” Sul metodo, Gualtieri rivendica il sistema del “percorso più lungo, e anche se qualcuno diceva ‘il sindaco dove sta?’, stavamo lavorando perché accadessero le cose che si vedono oggi”.

Per trasformare, afferma, “le parole che sembrano ormai vacue all’opinione pubblica, come ‘sostenibilità’, in fatti concreti: un conto è dire ‘decarbonizzazione’, altro è dire ‘pianteremo un milione di alberi'”. E anche se le casse comunali di certo non traboccano, i fondi per le iniziative, assicura, ci saranno: “Potevamo dire: lo Stato non ci da i soldi e i poteri, quando ce li avrete dati faremo, intanto ci lamentiamo. Noi invece i soldi intanto ce li siamo trovati, con la Bei, col Pnrr, con il Fnc”. La trasformazione della città deve avvenire “coi connotati dei nostri valori, con l’obiettivo specifico di rimozione delle diseguaglianze. Non è una concessione – conclude – ma una condizione per essere una città più forte e più moderna, una necessità per essere più prosperi”.

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Politica

Colaianni out, Schlein si affida a Leccese e avvisa Conte

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Dopo il passo indietro dell’ex magistrato Nicola Colaianni, per il campo largo in Puglia è nebbia fitta. La frenata del leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte sul ‘candidato terzo’ al comune di Bari rimette la palla in mano al Pd. Che in una direzione regionale fiume si trova sul tavolo due questioni spinose. In primis, proprio la corsa al seggio da primo cittadino del capoluogo pugliese. Un breve passaggio sull’impasse in riunione, però, non scioglie il nodo. Ad affrontarlo, in una riunione faccia a faccia attesa per le prossime ore, saranno i candidati del centrosinistra ancora in campo, Michele Laforgia e Vito Leccese. All’orizzonte non si vedono ricuciture di sorta. E in molti, salvo sorprese dell’ultimo minuto, sono pronti a scommettere su un esito che appare sempre più definitivo: ognuno per la sua strada. Mentre resta la faccenda del rimpasto nella giunta Emiliano, che Elly Schlein continua ad incalzare, chiedendo un “rinnovamento netto e non una mera sostituzione”. E le tensioni salgono dalla Puglia fino a Roma. A rinnovare gli attriti tra Partito democratico e Movimento 5 Stelle, la decisione di Colaianni. L’ex magistrato, invitato da Nichi Vendola e Sinistra Italiana a tirare fuori il campo largo dal pantano barese, spiega le sue ragioni: “hanno pesato” le parole di Conte, ma anche “la melina dei candidati locali”. Per il Movimento 5 Stelle la linea rimane invariata: il candidato più autorevole resta Laforgia, al quale Conte conferma il suo mandato. Schlein oppone il suo sostegno a Leccese: “siamo al suo fianco anche se vorrà tentare un dialogo per una strada unitaria”. Angelo Bonelli invita a “fermare lo stillicidio”, rilanciando al candidatura di Leccese e aprendo una finestra di dialogo con Sinistra Italiana. Ma saranno i due candidati a dire l’ultima parola. Intanto, piomba sulla vicenda pugliese un’ulteriore grana giudiziaria. Il sindaco di Bari, Antonio Decaro, revoca la delega all’assessore al Bilancio, Alessandro D’Adamo, che risulta tra le tre persone indagate dalla Procura europea per truffa aggravata in merito a erogazioni pubbliche. Il presidente Conte ribadisce: “ho portato un patto per la legalità, ora di fronte a quest’ultimo scandalo giudiziario non mi pronuncio”. Schlein, non entra nel merito della nuova inchiesta che si abbatte su un altro esponente della stessa lista civica di Maurodinoia. Durante la conferenza nella sede romana della Stampa estera, però, torna a difendere la comunità dem. “Trasformismi e interessi sbagliati – spiega – devono trovare le porte del Pd chiuse e sigillate”. E lancia la frecciata in direzione del M5s: “anziché cercare il facile capro espiatorio e puntare il dito verso gli altri si dovrebbe avere l’intelligenza di guardarsi dentro, il Pd lo sta facendo”. “Il Movimento non è né il moralizzatore né il castigatore in casa altrui”, replica il leader pentastellato. Un botta e risposta che si alimenta a distanza e non distende i rapporti già tesi tra i due, che continuano a non trovare occasioni di confronto. E Schlein certifica le difficoltà del campo largo: “sicuramente qualche problema c’è”. Guardando al lavoro in corso sulle amministrative, però, non si da per vinta: “è evidente che la costruzione dell’alternativa non è morta”. A chi le chiede, in conferenza, se si senta subalterna a Conte, dice: “no, perché quando c’è da rispondere non mi sono tirata indietro”. Per tanti, la partita delle Europee viene vista come un occasione per pesarsi dentro a un campo largo in difficoltà. Ma non per Conte. Che chiarisce: “se alle Europee supereremo il Pd non farò valere questo come motivo di leadership nei confronti dei Dem, il mondo del Pd si rilassi”. Una dichiarazione che da Campo Marzio interpretano come valida anche in direzione opposta: “le europee non stabiliscono la leadership, il nostro obiettivo è di portare gente al voto, non di fare un punto in più del Pd”. E per Schlein, la partita delle europee entra nell’ultima settimana. Quella caldissima in vista dell’approvazione delle liste in direzione di domenica. Molte le caselle già definite, altrettante quelle da riempire. Intanto la segretaria testa gli slogan per la campagna in conferenza stampa e sulla guida della Commissione non ha dubbi. Ribadisce la “stima” per Draghi, sostenuto oggi anche da un Manifesto firmato da intellettuali e politici. Ma il candidato de Pse, per Schlein, resta Schmit.

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Cronache

Viminale, dai lupi solitari il rischio principale

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ll rischio principale per la sicurezza deriva dalle potenziali azioni di lupi solitari. Così fonti del Viminale, dopo al riunione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica convocata dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, all’indomani dell’attacco dell’Iran ad Israele. E da parte degli apparati c’è attenzione anche sui flussi migratori irregolari per intercettare soggetti potenzialmente pericolosi. in proposito permangono in vigore i controlli alla frontiera Est.

Il ministro dell’Interno ha dato mandato alle forze dell’ordine di rafforzare tutte le attività di prevenzione coordinandosi con l’intelligence. Nel corso della riunione c’è stato, spiegano ancora le fonti, “un proficuo aggiornamento sui profili di rischio rispetto ai possibili riflessi in Italia delle tensioni internazionali”. Confermato poi il viaggio di Piantedosi a Tunisi mercoledì con la premier Giorgia Meloni; il titolare del Viminale avrà un bilaterale con il suo omologo. Presto, inoltre, ci sarà un incontro a Roma anche con il collega libico.

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