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Paura a Parigi, 6 feriti in un attacco alla Gare du Nord

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Ancora paura, aggressioni e violenza a Parigi. A meno di un mese dall’omicidio in strada di tre cittadini di origine curda da parte di un pregiudicato già macchiatosi di crimini razzisti, sei persone sono rimaste ferite oggi in un attacco a colpi di punteruolo alla Gare du Nord, tra le stazioni ferroviarie più frequentate d’Europa, snodo quotidiano per migliaia di pendolari e viaggiatori. L’attacco che ha causato cinque feriti lievi e uno grave è stato perpetrato intorno alle 6:45 del mattino da un uomo a sua volta ferito gravemente dal fuoco della polizia durante l’arresto. Secondo fonti giudiziarie, si tratta di un libico di 23 anni, oggetto di una procedura di espulsione rimasta inapplicata per la grave situazione di instabilità che regna nel Paese nordafricano. Gravemente ferito al braccio e al polmone, l’aggressore della Gare du Nord di cui ancora si ignora il movente è attualmente ricoverato tra la vita e la morte in ospedale.

A otto anni dalle manifestazioni dell’11 gennaio 2015, quando la Francia scese in piazza per denunciare gli attentati perpetrati pochi giorni prima contro la redazione di Charlie Hebdo, a Montrouge e nel supermercato ebraico della Porte de Vincennes (Hyper Cacher), l’incubo di un attacco terroristico è tornato a scuotere la République. Ma per ora l’ipotesi sembra scartata: nessun elemento permette al momento di dire che si tratti di un attacco terroristico, affermano fonti vicine all’inchiesta, aggiungendo che la pista della violenza jihadista non è tra quelle “privilegiate”. La procura antiterrorismo “valuta” se occuparsi eventualmente del caso, ma le indagini per tentato omicidio restano per ora affidate alla giustizia ordinaria. Secondo fonti vicine all’inchiesta, il primo a reagire è stato un poliziotto non in servizio, che ha ferito l’assalitore prima di essere raggiunto da alcuni colleghi in divisa.

L’attacco ha provocato un’ondata di panico fra i passeggeri dei treni e della Rer, la metropolitana regionale, molto affollata di mattina alla stazione dove arrivano tutti i pendolari che abitano nella banlieue nord. La Rer B, in particolare, collega a Parigi sia l’aeroporto Charles de Gaulle (a nord) sia quello di Orly (a sud). Fra i feriti lievi, secondo quanto si apprende, c’è un poliziotto delle dogane, presente alla stazione perché da lì partono anche i treni Eurostar per Londra. Sul posto si è recato il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, che si è complimentato con le forze dell’ordine per la “reazione efficace e coraggiosa”, ma anche il prefetto di Parigi, Laurent Nuñez, e la sindaca Anne Hidalgo. Su Twitter la prima cittadina ha reso omaggio all’intervento “tempestivo” degli agenti e ha rivolto un “pensiero alle vittime di questa aggressione e alle loro famiglie”.

Darmanin ha precisato che l’attacco è “cominciato alle 6:42 all’esterno, poi all’interno della stazione e si è concluso alle 6:43”, con l’intervento dei poliziotti che hanno aperto il fuoco “tre volte” contro l’aggressore. Intorno alla stazione è stato eretto un perimetro di sicurezza, ma i collegamenti ferroviari sono stati solo parzialmente interrotti o rallentati. La Gare du Nord è considerata la prima stazione d’Europa e la terza mondiale per flusso di passeggeri, con circa 700.000 persone al giorno e oltre 220 milioni visitatori annui. I treni in partenza e in arrivo collegano Parigi al nord della Francia ma anche ad altri Paesi europei come Belgio, Paesi Bassi o Gran Bretagna. La stazione è riconoscibile anche da lontano tra i tetti di Parigi per la sua facciata in stile neoclassico da cui spiccano nove statue allegoriche di grandi città del Nord Europa come Amsterdam, Bruxelles o Berlino.

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Parigi, arrestato l’uomo che minacciava di farsi saltare nel consolato dell’Iran: era disarmato

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È stato arrestato l’uomo che si era asserragliato nel consolato dell’Iran a Parigi: aveva minacciato di farsi saltare per aria ma quando è uscito dallo stabile, perquisito, non aveva nessun esplosivo addosso: l’uomo però era già stato indagato per un incendio nei locali del consolato nel 2023.  L’uomo,  61 anni, aveva giustificato il gesto spiegando che voleva sostenere il movimento di protesta in Iran nato  dopo la morte di una ragazza arrestata dalla polizia perché non portava bene il velo. Per quell’episodio venne condannato a otto mesi con la condizionale, oltre ad essere colpito da un divieto di recarsi nel 16esimo arrondissement di Parigi, proprio dove si trova il consolato iraniano.

Sul posto la polizia ha inviato unità di intervento rapido ed ha istituito un perimetro di sicurezza in diverse strade intorno a Place du Trocadero, dove si trova il consolato iraniano, un luogo affollato che è proprio di fronte alla Torre Eiffel. Il consolato iraniano a Parigi non è mai molto affollato e vengono rilasciati pochi visti, a causa della freddezza tra i due paesi.

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L’Australia esorta i suoi cittadini a lasciare Israele

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Il governo australiano ha esortato i suoi cittadini in Israele a “andarsene, se è sicuro farlo”. “C’è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente. Esortiamo gli australiani in Israele o nei Territori palestinesi occupati a partire, se è sicuro farlo”, secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Il dipartimento ha avvertito che “gli attacchi militari potrebbero comportare chiusure dello spazio aereo, cancellazioni e deviazioni di voli e altre interruzioni del viaggio”. In particolare è preoccupato che l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv “possa sospendere le operazioni a causa di accresciute preoccupazioni per la sicurezza in qualsiasi momento e con breve preavviso”.

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Ian Bremmer: l’attacco di Israele è una sorta di de-escalation

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C’è chi legge una escalation e chi invece pensa che sia una de escalation questo attacco israeliano contro l’Iran. “È un allentamento dell’escalation. Dovevano fare qualcosa ma l’azione è limitata rispetto all’attacco su Damasco che ha fatto precipitare la crisi”. Lo scrive su X Ian Bremmer, analista fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici.

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