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Cronache

Patriciello bacchetta Saviano: su droga e famiglia ha idee un po’ confuse e soluzioni ingenue

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Padre Maurizio Patriciello è un prete. Esercita il suo ministerio spirituale a Caivano, Chiesa di San Paolo, parco Verde. Un posto che noi giornalisti con qualche superficialità paragoniamo all’inferno. Diciamo che è un posto difficile. Dove lo Stato sicuramente non c’è e se c’è nessuno se n’è accorto, mentre la Chiesa c’è e fa sentire la sua voce con questo prete, protagonista di battaglie di civiltà nella lotta alla camorra e alla camorra della monnezza. Padre Patriciello, per capirci, non è uno che dice ma uno che fa. E di lui si può dire tutto, può anche non piacere, ma mai si potrà dire che è uno che chiacchiera. Padre Patriciello pensa sempre a quello che dice e fa quello che pensa. L’ipocrisia non gli appartiene. Anzi, troppe volte la nettezza delle sue posizioni di prete (un prete fa il prete, non parla alla pancia delle persone ma al cuore e al cervello) si ritrova in polemiche che lui non monta e manco cavalca, ma che ama certamente imbastire se possono essere utili alla crescita. Sul tema della famiglia e della importanza della famiglia, Patriciello ultimamente sta sfidando spesso le ipocrisie di certo giornalismo (Patriciello è un editorialista de l’Avvenire, il giornale dei vescovi) e polemizzando con Roberto Saviano.  Lo fa anche oggi. Con una  lettera-preghiera. “Caro Saviano, ho letto con interesse il tuo lungo articolo di oggi, mercoledì 18 agosto, sul “ Corriere della Sera”…” è l’incipit.

Lo scrittore. Roberto Saviano

Caro Saviano “hai detto tra l’altro che la guerra in Afghanistan è una guerra dell’oppio… Prima delle scuole coraniche, dell’obbligo al burqa, prima delle spose bambine, prima, i talebani sono dei narcotrafficanti… L’eroina talebana fornisce camorra, ‘ndrangheta e Cosa Nostra, fornisce i cartelli russi, e rifornisce Cosa Nostra americana e tutte le organizzazioni di distribuzione in Usa a eccezione dei messicani che cercano di rendersi autonomi dall’oppio afgano…”. Patriciello ripete le parole di Saviano non perchè le reputi vacue, ma perchè le ritiene serie e forse anche documentate. E lo fa per sottolineare che  “i problemi da affrontare sulla scacchiera mondiale sono enormi”. Patriciello introduce questo ragionamento di Saviano per dire che il suo “pensiero è corso, allora, alla ingenua soluzione che, solo una settimana fa, proponevi per sradicare le mafie italiane” attacca Patriciello.

Il prete. Padre Maurizio Patriciello

“Riporto le tue parole” scrive padre Patriciello che poi copia e incolla il pensiero di Saviano sulla famiglia. Eccolo il pensiero di Saviano, scritto qualche giorno prima sempre sul Corriere della Sera. “Quando mi chiedono quando finiranno le mafie rispondo quando finiranno le famiglie. Quando l’umanità troverà nuove forme di organizzazione sociale, nuovi patti d’affetto, nuove dinamiche in cui crescere vite”. Parole sgradite a Patriciello chele aveva già contestate. “Non trovi che, alla luce di quanto scrivi oggi, – scrive particelle –  la soluzione da te individuata pochi giorni fa sia del tutto fuori luogo? Un caro saluto”. Un punto di vista certamente critico rispetto alle posizioni di Saviano ma come sempre pacato, educato, altrettanto documentato del prete. Al quale Saviano, probabilmente, manco questa volta replicherà. Ed è un male perchè i social network o i giornali potrebbero essere veicolo di crescita e di scambio di idee, non solo, come spesso accade, una fogna dove annegare tra insulti e improperi frustrazioni.

Giornalista. Ho lavorato in Rai (Rai 1 e Rai 2) a "Cronache in Diretta", “Frontiere", "Uno Mattina" e "Più o Meno". Ho scritto per Panorama ed Economy, magazines del gruppo Mondadori. Sono stato caporedattore e tra i fondatori assieme al direttore Emilio Carelli e altri di Sky tg24. Ho scritto libri: "Monnezza di Stato", "Monnezzopoli", "i sogni dei bimbi di Scampia" e "La mafia è buona". Ho vinto il premio Siani, il premio cronista dell'anno e il premio Caponnetto.

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‘Pestaggio a un detenuto’, ispettore a processo a Piacenza

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A più di sei anni dai fatti, la Procura di Piacenza ha citato a giudizio un ispettore capo della Polizia penitenziaria, Giovanni Marro, per il presunto pestaggio subito in carcere da un detenuto tunisino. L’ispettore risponde di lesioni aggravate. Per quanto avvenuto il 20 luglio 2017 la Procura aveva inizialmente chiesto l’archiviazione ma poi, dopo l’opposizione del difensore del detenuto, avvocato Luca Sebastiani, il Gip Luca Milani aveva ordinato nuove indagini che hanno portato a formulare la citazione a processo per Marro, difeso dall’avvocato Mauro Pontini. Quel giorno, qualche ora prima, il tunisino era stato protagonista di una protesta, con un altro detenuto, prendendo le chiavi e chiudendo le porte di una sezione.

In seguito sarebbe avvenuto il pestaggio, da parte di più agenti, ma gli altri che hanno partecipato insieme all’imputato non sono mai stati identificati. L’ispettore è accusato di aver colpito il detenuto con calci, schiaffi e testate. Per la resistenza a pubblico ufficiale durante la protesta il tunisino è già stato condannato in via definitiva. Per l’ispettore la prima udienza è stata fissata, invece, il primo febbraio 2024 e il detenuto, attraverso l’avvocato Sebastiani, si costituirà parte civile. “A febbraio ci sarà finalmente la prima udienza dibattimentale, a distanza di più di sei anni e mezzo dal pestaggio denunciato dal detenuto e di due anni e mezzo dalla decisione del Gip di non archiviare”, dice l’avvocato Sebastiani, interpellato per un commento.

“Si tratta di un processo che si deve ancora svolgere, dunque è giusto ricordare il principio di non colpevolezza; è però quantomeno singolare iniziarlo a poco più di un anno dalla prescrizione, soprattutto considerando che il processo di primo grado, per i fatti che nel medesimo giorno furono invece contestati al mio assistito, non solo è stato celebrato, ma si è concluso nel 2019”, aggiunge.

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Omicidio a Firenze, la vittima trovata con sacchetto in testa e mani legate

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 Accertamenti della polizia in corso a Firenze per il ritrovamento del cadavere di un anziano nella sua casa, nel primo pomeriggio. Secondo quanto appreso è stato un parente, un familiare, a avvisare la polizia dopo l’ora di pranzo. Tra le ipotesi sulle cause della morte c’è quella dell’omicidio. L’abitazione è situata in via de Pinedo. Sul posto sono andati subito gli equipaggi delle Volanti.

Secondo prime informazioni, la vittima è stata identificata come un cittadino iraniano di 72 anni. Il cadavere era nell’appartamento. Gli investigatori stanno raccogliendo testimonianze. Sul posto anche la squadra mobile. Ci sarebbero elementi, sempre secondo quanto si è appreso finora, che depongono per un caso di morte violenta. La zona è stata isolata. Nell’abitazione sono stati avviati i rilievi medico legali e di polizia scientifica. La casa si trova in una strada parallela a viale Guidoni, nelle vicinanze del polo universitario di Novoli e del palazzo di Giustizia.

È stato ucciso l’uomo trovato morto in un appartamento di Firenze. Il cadavere, secondo quanto si è appreso, era sul pavimento e avrebbe avuto le mani legate e un sacchetto in testa. La vittima si chiamava Safaei Chaikar Kiomars, era iraniano e aveva 72 anni. La casa è stata messa a soqquadro da chi lo ha aggredito. Proseguono gli accertamenti della polizia.

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A Forio d’Ischia alcol anche a 13enni, due locali chiusi dai carabinieri

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I carabinieri della compagnia di Ischia hanno sospeso l’attività di due locali, nel comune di Forio, per somministrazione di bevande alcoliche a minori. Nel corso di controlli effettuati giovedì scorso, tradizionale appuntamento della movida isolana, i militari hanno sorpreso in un bar ristorante diversi giovanissimi ad ordinare cocktail puntualmente serviti ma senza verificare l’età dei clienti. In un altro bar i carabinieri hanno identificato 3 ragazzi, tra i 13 e i 16 anni di età, che poco prima avevano pagato ed ottenuto alcolici senza esibire un documento di identità. Per entrambi i locali i militari hanno avanzato richiesta di sospensione dell’attività. Il Questore sulla base degli accertamenti svolti dai carabinieri ha emesso il Decreto di sospensione dell’autorizzazione, per sette giorni, notificato ed eseguito questa mattina dai carabinieri ai due titolari dei locali

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