Con il 52,54% delle preferenze Giacomo Pascale supera al ballottaggio lo sfidante Domenico De Siano e si riconferma sindaco di Lacco Ameno. Nel comune ischitano si è giocata una partita delicata e dai toni molto accesi: due settimane fa il primo turno si era chiuso con un clamoroso risultato di perfetta parità, 1541 voti a testa. Pascale, inizialmente annunciato come vincitore con tre voti di scarto, aveva denunciato delle irregolarità nel riconteggio di alcune schede. Oggi può finalmente festeggiare la vittoria contro un avversario temibile, il senatore nonché coordinatore regionale di Forza Italia Domenico De Siano.

Pascale, dopo due settimane tese ha vinto un ballottaggio difficile, come commenta a caldo questo risultato?
Sono felicissimo, è un groviglio di emozioni. È una cosa più grande di me. Si è registrato un entusiasmo assolutamente anomalo per Lacco Ameno e per l’isola. Mi stanno chiamando da ogni angolo della regione. La partecipazione per un paese come il nostro, col disincanto che c’è qui per la politica, è stata eccezionale.
È la fine di un’epoca per Ischia?
È un voto importante perché cambia gli assetti politici dell’isola. Il popolo che partecipa in modo così massiccio diventa artefice del proprio destino, uscendo dai tradizionali schemi e recinti dei partiti. Un fatto mai visto prima. Il mio slogan è stato “il voto è un sentimento”. Intendevo dire che deve essere dettato da un sentimento di stima, affetto, fiducia e speranza. Si è verificato proprio questo. Ho avuto un consenso ampio per due volte in quindici giorni senza ricatti, senza promesse di posti di lavoro, senza fare consulenze. Io sono un figlio di pescatori, una persona del popolo, sono uno di loro. Ho visto un risveglio di coscienze sopite, di gente che si era allontanata dalla politica.

Come giudica il confronto con l’altro candidato sindaco?
L’altra parte neanche la commento, è stata una campagna elettorale fatto solo di offese alla mia squadra. Un continuo attacco all’uomo, alla mia immagine. Io ho fatto tanto nel terremoto, ho accudito gli sfollati, ho aiutato il mondo della scuola, ho ripianato i debiti di un Comune in dissesto finanziario e con grossa carenza di personale. Ero nel direttivo dell’associazione nazionale dei Comuni delle isole minori a Roma. Mi ero impegnato per la vicenda di Villa Mercede, dove hanno perso il posto 32 persone. Mi ero battuto per l’ampliamento dell’ospedale. Mi attivavo per Lacco Ameno e per tutta l’isola, poi ad un certo punto sono stato sfiduciato.

Come ha battuto De Siano?
Non l’ho battuto io, ma il popolo, l’impressionante partecipazione popolare che si è avuta attorno alla nostra lista. Avevamo 25 candidati ma per legge potevano presentarsi solo in 12; e però quelli che sono rimasti fuori hanno fatto più dei candidati, credendo in questo sogno, nel nostro progetto. Abbiamo fatto riunione tutte le sere fino a tardi per cinquanta giorni. Con noi c’era gente pulita, preparata, giovane.
Da dove ripartirà adesso?
Ripartiremo da alcuni punti fondamentali: la scuola, perché i nostri ragazzi erano già in emergenza senza il Covid, e nessuno s’è preoccupato in un anno di procurare spazi e risorse; la seconda questione fondamentale rimane quella del terremoto. C’è gente ancora senza casa e nulla si muove, bisogna agire con rapidità. È stata una campagna elettorale aspra, con toni molto accesi. Bisogna quindi ricostruire socialmente il paese, perché in una comunità piccola come la nostra l’aspetto sociale è molto importante. Le cose da fare sono tante, durante quest’anno di commissariamento non s’è fatto molto, anzi, quasi nulla.