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Parte la corsa per le Europee, big italiani a Bruxelles

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A poco meno di un anno dal voto parte la corsa alle Europee. Dietro la ribalta del Consiglio europeo, i big della politica italiana fanno tappa a Bruxelles. Ognuno impegnato a cercare le geometrie giuste per rafforzare le alleanze transnazionali che saranno cruciali per risolvere la complessa – e dagli esiti ancora del tutto incerti – equazione della maggioranza in seno al Parlamento europeo. Divisi tra le rispettive sedi dei Popolari, dei Socialisti e dei Liberali, Antonio Tajani, Elly Schlein e Carlo Calenda si sono trovati sotto lo stesso cielo belga per iniziare a mettere a punto le strategie per conquistare i consensi necessari ad accaparrarsi più seggi possibili. Un giro di incontri nello stesso giorno in cui sono circolati i primi sondaggi diffusi da Europe Elects che proiettano i Conservatori di Giorgia Meloni in forte ascesa, trascinati da Fratelli d’Italia. Al pre-summit del Ppe, il vice premier Antonio Tajani ha visto il capogruppo del Ppe Manfred Weber, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e la presidente dell’Eurocamera Metsola. Stando ai sondaggi, il Partito popolare europeo (Ppe) si confermerebbe la principale forza politica Ue con 161 seggi, pur perdendone 16 rispetto agli attuali.

Per i popolari un’alleanza a destra al Parlamento europeo è più che un’idea. Gli occhi sono dunque puntati su Giorgia Meloni e sul suo partito Ue dei Conservatori e Riformisti, la cui crescita è trainata da Fratelli d’Italia che potrebbe portare in dote al gruppo 28 seggi rispetto agli attuali 9. La delegazione conservatrice è pronta a imporsi in Ue anche grazie ai 19 seggi che arriverebbero dal partito di governo polacco. Ed è proprio Varsavia che ospiterà il 5 luglio Meloni, per rafforzare i rapporti con l’omologo Mateusz Morawiecki – con il quale si è vista a margine del summit – e preparare la campagna elettorale, prima per le elezioni polacche previste in autunno, e poi per l’assalto finale agli equilibri europei. Poco distante, alla sede del Partito socialista europeo, il presidente Stefan Loefven ha aperto il summit dei socialisti avvertendo: “L’estrema destra è in movimento”. Parole pronunciate guardando negli occhi il cancelliere Olaf Scholz, il primo ministro portoghese Antonio Costa e la segretaria del Pd, Elly Schlein. Al tavolo dei socialisti si cercano quindi ricette per affrontare l’onda conservatrice che punta su Bruxelles e un ingrediente necessario per riuscirci è una solida politica di alleanze. Nel suo incontro pubblico con gli elettori, la sera precedente, Schlein ha affrontato il tema in modo chiaro: “Da soli non si vince, se si ha chiara la propria identità non si deve avere paura del dialogo”. Ad ascoltarla, in una nota vineria piemontese della capitale belga, anche parte del gruppo dirigente del M5s, seduto a un tavolo “prenotato li per pura coincidenza”.

Numeri alla mano, in realtà, in Europa una coalizione alternativa a quella in carica – dove Ppe, S&D e Liberali sono insieme – non appare ancora esistere e lo scenario è ancora tutto aperto. A essere i veri ‘kingmaker’ della prossima maggioranza potrebbero essere i Liberali. Nonostante le proiezioni li diano in perdita di 14 seggi, i numeri suggeriscono che nessuna coalizione di maggioranza sarà possibile senza di loro. La sfida sarà decisiva soprattutto con i voti che potrebbero raccogliere in Italia e in Francia. A indicare la strategia nazionale di Renew a Bruxelles è stato direttamente Carlo Calenda: l’obiettivo è “confermare” la maggioranza Ursula e “scongiurare” la vittoria di un “fronte anti-europeista”. Un’intesa “con l’area socialdemocratica, rappresentata dal Pd” è possibile anche se il terzo polo formato da +Europa, Azione e Italia Viva dovesse decidere di “correre” separato, ha spiegato Calenda. A una condizione però: “Non considerare il M5S”.

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Sì alla quarta rata del Pnrr, Roma supera i 100 miliardi

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Cinque giorni per archiviare due ostacoli spigolosissimi nel percorso italiano nell’attuazione del Pnrr: dopo il via libera di venerdì scorso alla revisione complessiva del Piano, la Commissione Ue ha dato luce verde anche alla richiesta della quarta rata da 16,5 miliardi, tra sovvenzioni e prestiti. Ed è un sì dall’alto valore simbolico. Quando, fra circa un mese, a Roma arriverà il bonifico blu-stellato, l’Italia avrà ricevuto complessivamente oltre cento miliardi di euro, 102 per la precisione. “L’Ue conferma il grande impegno del Governo al fine di attuare pienamente il Pnrr per rendere il Paese più moderno e più competitivo”, ha sottolineato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un video sui social. Superare la quota cento, su un totale di 194,4 miliardi assegnabili con il Next Genaration Ue, per l’Italia significherà entrare ufficialmente nel secondo tempo di una partita che finirà inderogabilmente nel 2026. Il sì di Palazzo Berlaymont ai 21 milestone e 7 target della quarta rata era nell’aria da qualche giorno ma la valutazione della task force Recovery non è stata rapida.

Nell’estate scorsa, di fronte alle difficoltà di mettere in campo i nuovi alloggi per studenti previsti nella terza rata, l’Ue e il governo avevano concordato di dilazionare il target – e i 500 milioni legati all’obiettivo – alla tranche successiva. Il 22 settembre il governo ha potuto inviare la richiesta di pagamenti. E, sugli alloggi universitari, le criticità sono state superate. “Le autorità italiane hanno fornito prove dettagliate ed esaurienti che dimostrano il raggiungimento delle 28 tappe. La Commissione ha valutato attentamente queste informazioni prima di presentare la sua valutazione preliminare positiva della richiesta di pagamento”, ha spiegato l’esecutivo europeo mentre, via social, arrivavano le congratulazioni dei due commissari in prima linea sul Recovery: Valdis Dombrovskis e Paolo Gentiloni. “Una serie di riforme” sono state attuate “in aree politiche chiave come la giustizia penale e civile, il pubblico impiego, gli appalti pubblici e l’assistenza agli anziani e a lungo termine.

Ad esempio, sono stati compiuti ulteriori passi avanti nell’attuazione delle riforme della pubblica amministrazione e del sistema giudiziario penale e civile”, ha osservato la task force Recovery. “Le risorse per il Pnrr arriveranno interamente a terra e lo faranno nei tempi previsti”, ha assicurato dal canto suo la premier. Mentre il ministro per gli Affari Ue, il Sud, la Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, ha sottolineato un ulteriore dato: “Siamo l’unico Paese ad aver ottenuto la quarta rata. E’ un segnale importante di un grande lavoro fatto insieme alla Commissione europea”, ha spiegato il ministro, rivendicando la revisione del Piano approvata la settimana scorsa da Bruxelles: con le modifiche, ha puntualizzato, “il governo ha liberato importanti risorse che risulteranno strategiche per la crescita strutturale del Paese”.

Nei prossimi giorni il Governo varerà un decreto legge ad hoc sull’attuazione del Pnrr modificato. Con l’obiettivo primario di evitare futuri ritardi: chi non rispetta i tempi sarà responsabile del mancato rispetto e la norma riguarderà tutti gli enti attuatori, ha spiegato Fitto incontrando in mattinata gli enti locali. I sindaci però non ci stanno: “Anche dopo la cabina di regia di oggi non sappiamo quali siano i criteri oggettivi in base ai quali il Governo ha proposto alla Commissione europea di togliere dal Pnrr tante opere che erano state affidate ai Comuni, e quindi non sappiamo neanche quali di queste opere rimarranno nel Pnrr e quali no.

Ma non ci fermiamo per questo, anzi andiamo avanti con i lavori ancora più velocemente, rispettando le scadenze come abbiamo fatto finora”. Ora,entro l’anno, l’Italia potrebbe fare richiesta per la quinta rata da 18 miliardi circa. L’esborso della quarta si concretizzerà invece dopo il parere positivo del Comitato Economico e Finanziario, che arriverà entro l’anno. I tempi del Recovery sono stretti anche per Bruxelles: entro al fine del 2023 la Commissione dovrà concludere la valutazione dei nuovi Pnrr di tutti e 27 Stati membri. Nel frattempo ha dato luce verde alla prima rata da miliardi (in sovvenzioni) per la Germania e alla terza, da 3,6 miliardi tra sovvenzioni e prestiti, per la Grecia.

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Vaia, ministero della Salute da anni commissariato da Mef

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“Il ministro Schillaci si è battuto com un leone perché avessimo, in un contesto di scarsa disponibilità economica, delle disponibilità in più. Ma bisogna ammettere che il ministero della Salute è da anni un ministero commissariato dal Mef. Faccio un appello a Meloni: dia più forza a questo ministero”. Lo ha detto il direttore generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute, Francesco Vaia, nel corso dell’evento InnovaCtion, promosso da Gsk, in corso a Roma.

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De Luca: con Conte base per alleanza che possa governare Paese

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“Le dichiarazioni che ha fatto Conte ieri mi sono sembrate sinceramente molto ragionevoli, molto equilibrate e serie. Mi pare che su questa base si possa ragionare per costruire un’alleanza credibile per governare l’Italia”. Lo ha detto il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca commentando positivamente la visita di ieri del leader del M5s al sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. “Per governare questo Paese – ha detto De Luca – non bastano gli slogan e una riedizione di Lotta Continua, occorre mettere in piedi un programma che, partendo dalla povera gente, dal mondo del lavoro, sia credibile anche per il sistema delle imprese, per i ceti professionali, per i ceti dinamici del nostro paese e, in ogni caso, per la maggioranza degli italiani, altrimenti la strada per il governo rimane chiusa”.

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