Il ‘tifo’ speciale del figlio Niccolo’, che posta una foto mentre gli tiene una mano – “Papa’ Alex questa mano non la lascio”, scrive – e il potente messaggio di Papa Francesco: “Zanardi prego per lei, la sua storia e’ un esempio”. Intorno al campione della F1 e della Formula Cart, alla ‘roccia’ delle discipline paralimpiche, allo sportivo delle sfide complicate, si affiancano alleati insostituibili. Niccolo’ aveva 3 anni quando Alex Zanardi perse entrambe le gambe nel terribile incidente in pista nel circuito di Lausitzring, in Germania e ha sempre convissuto, bambino, adolescente, giovane adulto, traendone educazione, con la forza d’animo del padre. “Io questa mano non la lascio. Dai papa’, anche oggi un piccolo passo avanti”, e’ l’incoraggiamento che Niccolo’ Zanardi fa diventare pubblico su Instagram.
Un messaggio di speranza e di tenacia lungo un percorso che durera’ molto tempo. E tramite la Gazzetta dello Sport Papa Francesco ha scritto una lettera ad Alex Zanardi che rende evidenza all’uomo, al campione, all’atleta, alla persona e, di fatto, a tutta la sua storia. “Prego per lei”, afferma il Papa, “grazie per aver dato forza a chi l’aveva perduta”, “la sua storia e’ un esempio”. Un simbolo contro la ‘cultura dello scarto’ contro cui Francesco si batte, atteggiamento che emargina i deboli, i malati, i disabili. Zanardi con la sua vita, fa capire il Papa, li riscatta e li rappresenta con le sue imprese sportive. Scrive Francesco: “Caro Alessandro la sua storia e’ un esempio di come riuscire a ripartire dopo uno stop improvviso. Attraverso lo sport hai insegnato a vivere la vita da protagonisti, facendo della disabilita’ una lezione di umanita’. grazie per aver dato forza a chi l’aveva perduta. In questo momento tanto delicato le sono vicino. Prego per lei e per la sua famiglia. Che il Signore la benedica e la Madonna la custodisca”. All’ospedale di Siena, intanto, attenzioni sempre serrate. Un’e’quipe di anestesisti-rianimatori e neurochirurghi, affiancata da un team multidisciplinare monitora costantemente i parametri clinici. Le condizioni sono stazionarie, la prognosi resta riservata. “La quinta notte di degenza – dice il bollettino medico – senza sostanziali variazioni nelle condizioni cliniche, per i parametri cardio-respiratori e metabolici, e rimane grave il quadro neurologico.
E’ sempre sedato, intubato e ventilato, la prognosi rimane riservata”. E’ l’ultima comunicazione ufficiale. L’ospedale non fara’ altri bollettini medici perche’ “sentita la famiglia, si ritiene utile non diffonderne altri sin quando non ci saranno variazioni significative sul suo stato di salute”. “Abbiamo passato la fase emozionale, ma adesso serve la fase della razionalita’. Per questo abbiamo deciso di sospendere i bollettini fino a nuove comunicazioni”, ha spiegato il direttore sanitario Roberto Gusinu. Non si ferma nemmeno l’attivita’ di procura e carabinieri. Nel pomeriggio e’ stato sentito un’ora e mezzo, come teste, il cameraman che ha realizzato il filmato dell’incidente. Il video gli venne sequestrato subito e, gia’ visionato, mostrerebbe Zanardi con le mani sui manubri. Il racconto del videomaker segue quelli dei vigili dei paesi attraversati dalla tappa toscana, anche loro sentiti come testi. La procura si appresta a incaricare perizie, una pure sull’handbike anche per accertare eventuali guasti e stabilire la velocita’ nella curva. Un’altra perizia sara’ dedicata alla strada.
Un 49enne marocchino, condannato per l’omicidio della moglie, è stato espulso dall’Italia e accompagnato alla frontiera aerea di Venezia e rimpatriato in Marocco con un volo diretto a Casablanca. Il provvedimento è stato disposto dal questore di Padova Marco Odorisio. Entrato in Italia ad aprile 2010 per ricongiungimento familiare con la moglie, nel 2011 era stato arrestato dalla squadra Mobile per omicidio doloso in quanto, al culmine di un litigio con la coniuge, all’interno della propria abitazione, nonostante la presenza della figlia allora di 7 anni, l’uomo aveva ucciso la compagna con 12 colpi contundenti e 42 coltellate. Il marocchino era stato condannato dalla Corte d’Assile d’Appello di Venezia alla pena di 14 anni e 8 mesi di reclusione.
Scarcerato lo scorso agosto, irregolare sul territorio nazionale e ritenuto pericoloso socialmente, lo straniero è stato collocato e trattenuto, con provvedimento del questore, presso il Centro di Permanenza per i Rimpatri di Milano dove, dopo due giorni, ha formalizzato istanza di Protezione Internazionale.
A settembre del 2023 è stato dimesso dal Cpa milanese perché il Giudice del Tribunale di Milano non aveva convalidato il provvedimento di trattenimento per richiedenti asilo in quanto la domanda di protezione internazionale presentata dal 49enne non è stata ritenuta strumentale a fine di evitare o ritardare il provvedimento di espulsione. l 49enne è stato poi rintracciato nel padovano dopo la sua uscita dal Cpr, e portato al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Gorizia, dove è stato raggiunto dal provvedimento di espulsione dopo che la polizia si era consultata con il Console del Regno del Marocco presso il Consolato di Verona
Queste sono le ultime immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza della Stazione Centrale di Milano in possesso della Procura della Repubblica di Lecco diffuse dai Carabinieri che ritraggono Edoardo Galli mentre cammina sul binario dove è giunto il treno proveniente da Morbegno e mentre transita in uscita dai tornelli di sicurezza lo scorso 21 marzo.
Dopo questi istanti – spiega la nota della Procura- non ci sono, al momento, ulteriori riprese che lo ritraggono dialogare o in compagnia di altre persone ovvero nei pressi di esercizi commerciali.
Le donne ‘camici bianchi’ della Sanità italiana ancora oggi sono spesso davanti ad un bivio, quello di dover scegliere tra famiglia e carriera. Accade soprattutto al Sud e la ragione sta essenzialmente nella mancanza di servizi a sostegno delle donne lavoratrici. A partire dalla disponibilità di asili aziendali: se ne contano solo 12 nel Meridione contro i 208 del Nord. E’ la realtà che emerge da un’indagine elaborata dal Gruppo Donne del sindacato della dirigenza medica e sanitaria Anaao-Assomed, coordinato dalla dottoressa Marlene Giugliano. “Al Sud le donne che lavorano nel Servizio sanitario nazionale devono scegliere tra famiglia e carriera e per le famiglie dei camici bianchi non c’è quasi nessun aiuto. Una situazione inaccettabile alla quale occorre porre rimedio”, denuncia il segretario regionale dell’Anaao-Assomed Campania Bruno Zuccarelli.
Nelle strutture sanitarie italiane, afferma, “abbiamo 220 asili aziendali, di cui 208 sono al Nord (23 solo in Lombardia). In Campania gli asili nido su 16 aziende ospedaliere sono solo 2: Cardarelli e Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II. Il Moscati di Avellino aveva un asilo nido che è stato chiuso con la pandemia e ad oggi il baby parking dell’Azienda Ospedaliera dei Colli è chiuso. Una condizione vergognosa e desolante”. Ma i dati raccolti dal sindacato dicono anche altro: se si guarda al personale del servizio sanitario nazionale, il 68% è costituito da donne, quasi 7 operatori su 10, con un forte sbilanciamento verso il Nord dove le donne sono il 76%, mentre al Sud solo il 50%. Un divario tra Nord e Sud, quello della sanità, che “si lega alle condizioni di difficoltà che le donne devono affrontare – aggiunge Giugliano – del resto in Campania il costo medio della retta mensile di un asilo è di 300 euro, con cifre che in alcuni casi arrivano anche a 600 euro.
E nella nostra regione c’è un posto in asili nido solo ogni 10 bambini”. Per questo le donne campane dell’Anaao chiedono di essere ascoltate dalle Istituzioni regionali, così come dalle Aziende ospedaliere e Sanitarie. Tre i punti chiave sui quali intervenire, sottolineano: “creazione di asili nido aziendali che rappresentano una forma di attenzione per le esigenze dei propri dipendenti e consentono una migliore conciliazione dei tempi casa-lavoro; sostituzione dei dirigenti in astensione obbligatoria per maternità o paternità e applicazione delle norme già esistenti, come flessibilità oraria; nomina, costituzione e funzionamento dei Comitati unici di garanzia”. Sono organismi che “prevedono compiti propositivi, consultivi e di verifica in materia di pari opportunità e di benessere organizzativo per contribuire all’ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico, agevolando l’efficienza e l’efficacia delle prestazioni e favorendo l’affezione al lavoro, garantendo un ambiente lavorativo nel quale sia contrastata qualsiasi forma di discriminazione”, spiega Giugliano. In regioni come la Campania, “questi organismi hanno solo un ruolo formale, cosa – conclude l’esponente sindacale – che non siamo più disposte ad accettare”.