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Papa: attenti al dirigismo, democrazia è partecipazione

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La democrazia è cercare di risolvere “insieme” i problemi, di perseguire “insieme” il bene comune, è in sintesi “partecipazione”. Il Papa anticipa i temi che affronterà domani nella sua visita a Trieste, a conclusione delle Settimane Sociali della Cei. E nelle sue parole emerge la piena convergenza con il discorso con il quale il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha aperto, nei giorni scorsi, lo stesso evento della Conferenza episcopale italiana. I cattolici quest’anno hanno infatti deciso di interrogarsi sul grande tema della “democrazia”, in un momento in cui il confronto non è sempre facile con il governo, al quale hanno contestato, per esempio, le iniziative sul premierato e sull’autonomia. Oggi il quotidiano Il Piccolo e i media vaticani anticipano l’introduzione di Papa Francesco ad una antologia di suoi discorsi sulla democrazia, libro che è stato realizzato proprio per la visita del Papa a Trieste e che sarà allegato domani al giornale locale.

“La democrazia ha insito un valore grande e indubitabile: quello dell’essere ‘insieme’, del fatto che l’esercizio del governo avviene nell’ambito di una comunità che si confronta, liberamente e laicamente, nell’arte del bene comune, che non è altro che un diverso nome di ciò che chiamiamo politica”, sottolinea il Papa. Poi parla di “un morbo pericoloso” quello dello “scetticismo democratico”.

“La difficoltà delle democrazie nel farsi carico della complessità del tempo presente, pensiamo alle problematiche legate alla mancanza di lavoro o allo strapotere del paradigma tecnocratico, sembra talvolta cedere il passo al fascino del populismo”. La democrazia invece “ha insito un valore grande e indubitabile: quello dell’essere ‘insieme'”.

“Insieme è sinonimo di partecipazione”. Papa Francesco cita al proposito don Lorenzo Milani che nella Lettera a una professoressa, che il Pontefice definisce “magistrale”, scriveva: “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l’avarizia”. Per il Papa “in una comunità come quella umana non ci si salva da soli. E nemmeno vale l’assioma del mors tua vita mea”. La democrazia richiede dunque “partecipazione, domanda di metterci del proprio, di rischiare il confronto, di far entrare nella questione i propri ideali, le proprie ragioni. Di rischiare. Ma il rischio è il terreno fecondo su cui germoglia la libertà. Mentre invece balconear, stare alla finestra di fronte a quanto accade intorno a noi, non solo non è eticamente accettabile ma anche, egoisticamente, non è né saggio né conveniente”.

Il Pontefice elenca dunque le questioni sociali “sulle quali, democraticamente, siamo chiamati a interagire”: i migranti, “l’inverno demografico”, la scelta di “autentiche politiche per la pace, che mettano al primo posto l’arte della negoziazione e non la scelta del riarmo”, afferma il Papa. Francesco domani è atteso a Trieste: lascerà Roma alle 6.30 per arrivare nel capoluogo del Friuli Venezia Giulia alle 8. Due i momenti salienti della visita: l’incontro con i congressisti delle Settimane Sociali dei cattolici e la messa a Piazza Unità d’Italia. Il Pontefice avrà anche degli incontri privati con rappresentanti ecumenici, del mondo accademico, migranti e disabili. Papa Francesco partirà da Trieste alle 12.30 e l’arrivo all’eliporto vaticano è previsto per le 14.

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Caos garante Privacy, Ginevra Cerrina Feroni: «Non mi dimetto, accuse false e attacchi incompatibili con la democrazia»

Ginevra Cerrina Feroni, vicepresidente del Garante per la privacy, in un’intervista al Corriere della Sera respinge le accuse di Report, chiarisce i casi più contestati e afferma: «Non è all’ordine del giorno alcuna mia dimissione».

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Ginevra Cerrina Feroni, vicepresidente dell’Autorità garante per la privacy, in una lunga intervista al Corriere della Seraha respinto le accuse mosse dal programma Report e ha ribadito la correttezza del proprio operato. «Non mi dimetto», ha detto con fermezza, definendo «falsi» molti degli episodi contestati.

Alla domanda se sia una “professoressa o baronessa”, ha precisato: «Baronessa che c’entra? Sono un professore universitario e il mio titolo è professoressa».

AGOSTINO GHIGLIA, CERRINA FERONI GINEVRA,, PASQUALE STANZIONE, GUIDO SCORZA: SONO I COMPONENTI DEL COLLEGIO DEL GARANTE DELLA PRIVACY (foto Imagoeconomica)


Rapporti con la politica e il mondo accademico

La vicepresidente ha ricordato l’eredità morale del padre, deputato del Pci, dal quale ha appreso «rigore etico, senso della giustizia e solidarietà per i più deboli». Ha confermato di aver avuto «buoni rapporti anche con Giuseppe Conte», con cui insegnava nella stessa università, e ha spiegato che oggi intrattiene «doverosi rapporti con chiunque ricopra incarichi pubblici», nel rispetto della democrazia.


Le accuse su Salvini, i viaggi e le spese

Sulle critiche per il parere reso dal Garante nel 2024 a favore del Ministero dei Trasporti sul foglio elettronico degli autisti Ncc, Cerrina Feroni ha chiarito: «Non io, ma il Collegio fu tenuto a rendere quel parere, necessario a tutela della privacy». Ha aggiunto che l’annullamento del Tar Lazio «fu determinato anche dalla mancata piena conformazione alle nostre indicazioni».

In merito alle spese di rappresentanza e ai viaggi, ha precisato che «le missioni sono autorizzate dagli uffici e proporzionate al percorso». Ha smentito la richiesta di rimborso per il parrucchiere: «Mi accorsi di aver scambiato la carta personale con quella dell’ufficio e chiesi subito il riaddebito di 15 euro».


Green pass, Meta e accuse di favoritismi

Cerrina Feroni ha negato che l’aumento di stipendio del collegio fosse collegato al parere favorevole sul green pass: «Falso. La parificazione economica è avvenuta cinque mesi dopo per correggere una stortura».

Sulla multa da 44 milioni a Meta per gli smart glasses ha spiegato: «I miei dubbi erano sull’istruttoria degli uffici, fragile nella ricostruzione giuridica e tecnica. La revoca in autotutela non fu una prescrizione ma una decisione motivata anche dal fatto che quegli occhiali non erano più commercializzati».


Nessuna pressione sulla Rai e nessuna dimissione

La vicepresidente ha definito «falso» anche l’episodio delle presunte pressioni sui vertici Rai per fermare Report: «Mi sono solo informata se fosse stata ricevuta una comunicazione del Presidente».

Sulla possibilità di querelare il programma ha risposto: «Ci penserò». E ha concluso difendendo il principio della nomina parlamentare come garanzia d’imparzialità: «Da costituzionalista, non esiste mandato più imparziale di quello che proviene dal Parlamento».

Infine, ha ribadito che non intende lasciare l’incarico: «Non è all’ordine del giorno».

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Terremoto in arrivo ai vertici della BCE: in vista il rinnovo di quattro membri del comitato esecutivo entro il 2027

Entro il 2027 cambieranno quattro dei sei membri del comitato esecutivo della BCE. Inizia la corsa alla successione di Christine Lagarde e del suo vice Luis de Guindos. Tra i candidati Olli Rehn, Pablo Hernandez de Cos e Klaas Knot.

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La Banca Centrale Europea (foto Imagoeconomica) si prepara a una profonda trasformazione ai vertici. Entro il 2027 saranno rinnovati quattro dei sei membri del comitato esecutivo, l’organo operativo di Francoforte che guida la politica monetaria dell’Eurozona.
Il primo passaggio cruciale sarà la successione del vicepresidente spagnolo Luis de Guindos, il cui mandato scade nel maggio 2026, ma la discussione è già cominciata tra i ministri delle Finanze dell’area euro.


L’effetto domino: verso la fine dell’era Lagarde

Il rinnovo di de Guindos darà il via a un vero e proprio effetto domino che coinvolgerà anche le posizioni di Christine Lagarde, del capoeconomista Philip Lane e della tedesca Isabel Schnabel.
Il mandato della presidente francese Lagarde si concluderà alla fine del 2027, segnando la fine di un ciclo complesso, caratterizzato dalla difficile gestione dell’inflazione post-pandemia e dalle tensioni geopolitiche che hanno influenzato i mercati finanziari globali.


La corsa per la vice-presidenza

Secondo il Financial Times, tra i principali nomi in corsa per il posto di de Guindos figurano il finlandese Olli Rehn, ex commissario europeo e attuale governatore della Banca di Finlandia, noto per le sue posizioni da “colomba”, e il croato Boris Vujcic, governatore della Banca centrale di Zagabria.
Entrambi rappresentano l’anima più moderata del Consiglio BCE, ma la scelta avrà forti implicazioni politiche in vista dei successivi rinnovi.


La sfida per la presidenza: Germania, Olanda e Spagna in corsa

Sul fronte della presidenza, la Germania non ha mai guidato la BCE e il presidente della Bundesbank Joachim Nagelnon ha nascosto la sua ambizione, anche se il suo Paese occupa già posizioni di rilievo nell’architettura europea: Ursula von der Leyen alla Commissione, Claudia Buch alla Vigilanza bancaria e Verena Ross all’ESMA.
Più concreto appare il profilo dell’olandese Klaas Knot, con esperienza nel FMI e nel Financial Stability Board, recentemente elogiato da Lagarde per la sua “competenza e visione”.
In ascesa anche lo spagnolo Pablo Hernandez de Cos, oggi alla Banca dei Regolamenti Internazionali, ex governatore della Banca di Spagna e stimato economista dal profilo pragmatico, sostenuto dai Paesi mediterranei.


L’Italia e il ruolo nell’euro digitale

L’Italia, che oggi siede nel board con Piero Cipollone, mantiene un ruolo strategico nella transizione verso l’euro digitale, uno dei progetti più rilevanti per il futuro della BCE e previsto in lancio entro il 2029.
Cipollone, alla guida del programma di sviluppo della nuova moneta elettronica europea, rappresenta un punto di forza per la presenza italiana nei vertici di Francoforte.


Un futuro politico e monetario incerto

La prossima BCE dovrà affrontare sfide senza precedenti in uno scenario politico più populista e frammentato, con l’Europa che si sposta progressivamente a destra e la Francia attesa alle urne nel 2027.
Sul piano economico, la banca centrale dovrà gestire le pressioni sul cambio euro-dollaro, le tensioni sui mercati monetari e l’incognita di una Federal Reserve in transizione dopo l’uscita di scena di Jay Powell.

In questo contesto, la nuova BCE sarà chiamata a difendere la sua indipendenza dai governi nazionali e a tenere alta la bandiera della stabilità finanziaria europea, in una fase in cui la politica monetaria torna al centro delle tensioni globali.

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Economia sommersa sopra i 100 miliardi: evasione e lavoro nero tornano ai livelli pre-Covid

L’economia sommersa torna ai livelli pre-pandemia: secondo il MEF, evasione fiscale e contributiva sopra i 100 miliardi e lavoro nero in aumento, soprattutto nel Mezzogiorno.

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Dopo anni di calo, l’economia sommersa e l’evasione fiscale in Italia tornano ai livelli pre-pandemia, superando nuovamente la soglia psicologica dei 100 miliardi di euro.
È quanto emerge dall’ultima Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva pubblicata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Nel 2022, ultimo anno analizzato, il gap complessivo — tra tasse e contributi non versati — è stato stimato tra 98,1 e 102,5 miliardi, con un incremento di circa 3,5 miliardi rispetto al 2021.
L’evasione contributiva ammonta a 8,4-11,6 miliardi, mentre quella tributaria si attesta a 89,7-90,9 miliardi.


Aumentano Irpef, Iva e affitti in nero

La relazione evidenzia un aumento dell’evasione per Irpef, Irap, Iva e Ires, oltre a una crescita significativa del nero nel mercato degli affitti, che nel 2022 ha raggiunto 875 milioni di euro (contro i 625 milioni del 2021).

In controtendenza, invece, gli evasori del canone Rai sono diminuiti a 1,56 milioni, grazie all’introduzione del “canone in bolletta”, che ha ridotto drasticamente il fenomeno rispetto ai 7 milioni di evasori del periodo 2011-2015.


Lavoro irregolare e sotto-dichiarazioni in crescita

Il valore aggiunto generato dall’economia sommersa nel 2022 è stato di 182,6 miliardi di euro, in aumento del 10,4% rispetto al 2021.
L’incidenza sul Pil resta pressoché stabile, al 9,1%, ma cresce il peso delle sotto-dichiarazioni (55,6% del totale), mentre il lavoro irregolare scende leggermente al 38% del sommerso.

Le unità di lavoro non regolari sono stimate in 2,9 milioni, con una prevalenza di dipendenti. I settori più colpiti sono i servizi alla persona, l’agricoltura, il commercio, la ristorazione e le costruzioni.


Il Mezzogiorno resta l’epicentro del sommerso

L’incidenza dell’economia non osservata resta molto alta nel Mezzogiorno, dove raggiunge il 16,5% del valore aggiunto regionale, contro l’8,9% del Nord-Ovest e il 9,4% del Nord-Est.
La Calabria detiene il record nazionale con un’incidenza del 19,1%, mentre la Provincia di Bolzano chiude la classifica con il 7,7%.

In termini assoluti, però, è la Campania a contribuire di più al totale nazionale, seguita dal Lazio e dalla Lombardia, regioni dove — pur con propensioni differenti — il peso economico rende l’impatto del sommerso particolarmente elevato.


Un fenomeno strutturale

Il rapporto del MEF sottolinea che il ricorso al lavoro irregolare da parte di imprese e famiglie rimane una caratteristica strutturale del mercato del lavoro italiano, difficile da sradicare senza una riforma profonda.
Un quadro che mostra un’Italia ancora divisa, dove l’economia “invisibile” continua a sottrarre risorse e a frenare la crescita reale del Paese.

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