Un appello a non dimenticare la “martoriata” Siria ma anche un nuovo anatema scagliato contro il “chiacchiericcio” nella Chiesa, “tarlo” che la distrugge scandalizzando i fedeli e disperdendo “il gregge”. Papa Francesco, ricevendo i vescovi del Sinodo greco-melchita, collega la drammatica situazione siriana giunta ormai a dodici anni di conflitto con quel modo si “sparlare” gli uni degli altri persistente anche nella Chiesa che pure semina conflitto e non riporta “all’unita’”. “Vi esorto – ha detto Francesco partecipando in carrozzina all’udienza – a far risplendere il volto della Chiesa tenendo lontane divisioni e mormorazioni, che non fanno altro che scandalizzare i piccoli e disperdere il gregge. Su questo mi fermo: state attenti al chiacchiericcio. Per favore, niente. Se uno ha una cosa da dire all’altro, la dica in faccia, con carita’, ma in faccia. Come uomini. La puo’ dire in faccia da solo, la puo’ dire in faccia davanti agli altri: correzione fraterna. Ma mai sparlare dell’altro con un altro”. E ancora: “All’interno del Sinodo vi incoraggio a esercitare le vostre competenze con tanta saggezza” come per le “elezioni dei Vescovi, per le quali vi prego di riflettere sempre bene e di pregare lo Spirito Santo, preparando adeguatamente e con largo anticipo il materiale e le informazioni sui diversi candidati, superando ogni logica di partigianeria e di equilibri tra Ordini Religiosi di provenienza”. Per Bergoglio, l’atteggiamento giusto e’ quello del coraggio: “Siamo coraggiosi. Guardiamo come Paolo ha detto in faccia a Giacomo tante cose. Anche a Pietro. E poi si fa l’unita’, la vera unita’, tra uomini. Mandate via ogni sorta di chiacchiericcio, per favore. E poi il popolo si scandalizza: guarda i preti, guarda i vescovi, si spellano tra loro!”. “I drammi degli ultimi mesi che tristemente ci costringono a volgere lo sguardo all’est dell’Europa – ha detto quindi con riferimento alla necessita’ che la guerra in Ucraina non faccia abbassare l’attenzione sulle altre catastrofi umanitarie -, non ci devono far dimenticare quello che da dodici anni si consuma nella vostra terra. Io ricordo, il primo anno di pontificato, quando era preparato un bombardamento sulla Siria, che abbiamo convocato una notte di preghiera, qui, in San Pietro, cosi’ anche c’era il Santissimo Sacramento e la piazza piena, che pregava. C’erano anche dei musulmani, che avevano portato il loro tappeto e pregavano con noi. E li’ e’ nata quell’espressione: “Amata e martoriata Siria”. “Migliaia di morti e feriti, milioni di rifugiati interni e all’estero, l’impossibilita’ di avviare la necessaria ricostruzione – ha ricordato quindi il Papa -. Non possiamo permettere che anche l’ultima scintilla di speranza sia tolta dagli occhi e dai cuori dei giovani e delle famiglie! Rinnovo l’appello a tutti coloro che hanno responsabilita’, dentro il Paese e nella Comunita’ internazionale, perche’ si possa giungere ad una equa e giusta soluzione al dramma della Siria”.