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Paone, Federnoleggio: senza sostegno economico in Campania 1050 aziende e 4200 posti di lavoro a rischio

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Si sentono abbandonati dal Governo, che non ha previsto misure di sostegno per la categoria. Per questo motivo il comparto Ncc (noleggio con conducente), scenderà in piazza mercoledì 3 giugno per portare avanti le proprie rivendicazioni. Con la chiusura delle frontiere, le aziende di noleggio autobus e auto con conducente hanno visto azzerato il proprio fatturato. In attesa della ripresa dei flussi turistici, servono concrete ed urgenti misure economiche per salvare la categoria. Fra le sigle che hanno aderito alla manifestazione c’è Federnoleggio Confesercenti, la federazione italiana delle imprese di noleggio auto e autobus con conducente. Abbiamo intervistato Antonio Paone, presidente di Federnoleggio Napoli, per comprendere lo stato dell’arte di un settore che conta nella sola Campania 1050 aziende e 4200 autisti.

Paone, crede che il trasporto pubblico non di linea sia stato trascurato dal Governo?

Assolutamente sì, la nostra è una categoria di invisibili, rimasta fuori dalle misure di sostegno del Governo. Non ci dimentichiamo che il Governo ha stanziato contributi pubblici per l’acquisto di bici e monopattini, per le compagnie aeree, per il finanziamento delle linee pubbliche, ma ha completamente lasciato fuori il trasporto pubblico non di linea. Noi siamo quelli che portano gli italiani in giro per l’Europa e gli stranieri in giro per l’Italia, a scoprire posti fantastici che altrimenti risulterebbero difficili da raggiungere. Il turismo non è solo l’agenzia di viaggio, i villaggi o gli alberghi, siamo anche noi. 

Non potrete beneficiare di nessun contributo previsto dal decreto Rilancio?

Il decreto Rilancio prevede un contributo a fondo perduto pari al 20% della differenza fra il fatturato di aprile 2019 e quello di aprile 2020. Il problema è che il nostro è un lavoro stagionale, che si concentra soprattutto fra marzo ed ottobre, ma è da maggio in poi che iniziamo a fare numeri importanti. Per questo chiediamo che il contributo a fondo perduto sia calcolato comparando il secondo trimestre (aprile-giugno, ndr) e non il solo mese di aprile, ottenendo così un valore più vicino alla realtà. 

Dalla Regione Campania è arrivato qualche aiuto economico?

Il 15 aprile abbiamo inviato una missiva al presidente De Luca e gli abbiamo chiesto perché il nostro codice Ateco non fosse stato inserito fra i beneficiari del bonus imprese di 2mila euro. Dopo due incontri con la Regione, il contributo è stato esteso anche alle aziende di noleggio auto e autobus con conducente. Entro la prossima settimana verrà pubblicato il bando per i nostri codici Ateco. 

Il vostro è un comparto peculiare, perché rientra nel settore trasporti, ma dipende completamente dai flussi turistici. 

E’ proprio così, secondo il nostro codice Ateco siamo “altri trasporti terrestri”; non apparteniamo né al settore merceologico, quello dei camion, né a quello turistico. Siamo governati dal ministero dei trasporti, che tende però quasi sempre ad aiutare il trasporto pubblico locale, trascurando il settore del trasporto pubblico non di linea. Un ibrido, non siamo né carne né pesce. Peraltro sulla carta il nostro settore è rimasto sempre attivo; nessun Dpcm ha prescritto la chiusura della nostra categoria. A conti fatti però, con la chiusura delle frontiere, il nostro fatturato è stato azzerato; siamo rimasti chiusi perché non c’erano commesse. 

Quanto è concreto il rischio fallimento per la categoria del noleggio con conducente?

Senza alcun tipo di sostegno economico rischiamo, oltre al fallimento delle nostre aziende, anche l’infiltrazione camorristica. Il 90% delle aziende di noleggio con conducente sono a carattere familiare e nessuno vuole perdere un’azienda che di solito ha alle spalle almeno cinquant’anni di storia. Per questo motivo è assai concreto il rischio di cadere nella trappola di quelli che si presentano come benefattori, salvo poi trasformarsi in veri e propri aguzzini. La camorra potrebbe riuscire a rilevare molte delle nostre aziende. 

Per il prossimo 3 giugno è prevista una manifestazione nazionale della categoria. 

Sì, sarà la prima manifestazione organizzata da tutto il settore di noleggio auto e autobus con conducente a livello nazionale. Scenderemo in piazza a Roma, Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Ancona, Napoli, Perugia, Bari, Cagliari e Pescara. 

Quali sono le vostre richieste al Governo? 

Chiediamo il blocco totale di leasing e tasse fino al 31 marzo del 2021, il prolungamento della cassa integrazione e della Naspi per i nostri autisti fino al 31 dicembre 2020, l’adeguamento del periodo di riferimento per il fondo perduto all’intero secondo trimestre (aprile-giugno), il recupero delle accise sui carburanti, come avviene per il trasporto pubblico locale. Poi la derubricazione di imposte e tasse per l’anno 2020 per i redditi prodotti nel biennio 2019-2020 e l’allineamento delle misure di distanziamento agli altri paesi europei. Infine chiediamo lo stanziamento di un fondo di almeno 500 milioni di euro per l’aumento della capacità del trasporto pubblico locale tramite mezzi e strutture del settore Ncc, almeno fino al termine dell’emergenza Covid-19. Se non ci saranno misure volte a favorire il mantenimento delle nostre aziende, saremo costretti ad azioni più forti. Siamo stanchi delle chiacchiere. 

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L’occupazione cresce, ma l’Italia resta ultima in Ue

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Il tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni in Italia nel quarto trimestre cala di 0,1 punti sul terzo trimestre e aumenta di 0,2 punti sullo stesso periodo del 2023 fissandosi al 62,2%. Ma, nonostante la crescita tendenziale, cresce il gap con la media Ue che si attesta a 8,7 punti dagli 8,6 del quarto trimestre 2023. Il passo indietro riguarda soprattutto per il lavoro femminile. La fotografia, che vede l’Italia fare progressi sul fronte del lavoro chè però non riescono a colmare il divario rispetto agli altri Paesi, è quella delle tabelle Eurostat appena pubblicate secondo le quali l’Italia si conferma ultima tra i 27 per tasso di occupazione.

Il divario per le donne è ancora più ampio con il tasso di occupazione che nell’ultimo trimestre del 2024 era al 53,1% in Italia e al 66,3% e nell’Ue a 27. In media si tratta di un gap di 13,2 punti, che sale rispetto ai 12,8 del quarto trimestre 2023. Appena meglio dell’Italia fa la Romania con il 54,9% ma se si guarda altri Paesi, come la Germania, il confronto appare ancora più penalizzate visto che è occupato il 74,2% delle donne in età da lavoro. In Italia esiste quindi un “esercito di riserva” di donne che però deve fare i conti con la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e le difficoltà nelle strutture di sostegno alla famiglia come i nidi, la scuola a tempo pieno, oltre ad aiuti per la cura degli anziani in un Paese nel quale il peso dell’impegno tra generi nel ‘welfare familiare’ è ancora molto sbilanciato.

Questo ha impatto anche sul lavoro. Mentre per le donne il divario con l’Ue è aumentato per gli uomini in età da lavoro la distanza nel tasso di occupazione con l’Europa si è invece ridotta a 4,1 punti dai 4,3 del quarto trimestre 2023. Nel quarto trimestre 2024 infatti lavorava in Italia il 71,3% degli uomini tra i 15 e i 64 anni a fronte del 75,4% nell’ Ue a 27. La distanza è ancora minore nella fascia degli uomini tra i 25 e i 54 anni, coorte centrale della popolazione in età da lavoro, ormai uscita dal percorso di formazione e non ancora in età da pensione neanche anticipata, con l’87,5% al lavoro in Ue e l’84,4% in Italia. Anche l’occupazione giovanile rimane un punto dolente per l’Italia.

Il divario resta forte con l’Europa. Tra i 15 e i 24 anni l’occupazione complessiva è al 19,2% in Italia ma si confronta con il 34,8% europeo. Il fossato che divide i giovani italiani da quelle europei è di 15,6 punti ed è cresciuto visto che nel solo quarto trimestre 2024 i dati italiani mostrano un peggioramento di un punto se si confrontano a quelli dello stesso periodo dell’anno precedente. Il divario è sempre a due cifre ma appena meno penalizzante per i giovani di sesso maschile: tra i 15 e i 24 anni l’occupazione è al 23,6% in Italia con 13,3 punti in meno rispetto all’Ue che si attesta al 36,9%. Guardando alle diverse fasce d’età, in quella centrale l’Italia arranca per l’occupazione femminile: lavora il 64,6% delle donne tra i 25 e i 54 anni a fronte del 77,8% medio in Ue. Per le donne, poi, il tasso è di quasi 20 punti inferiore a quello degli uomini nel nostro Paese nella stessa fascia di età (84,4%) mentre era di 19,1 punti un anno fa.

Il gap tra i sessi è aumentato. Il divario, in questa fascia, è invece di 13.2 punti rispetto al 77,8% dell’Ue. La differenza diminuisce per le più anziane, tra i 55 e i 64 anni (10,6 punti di differenza tra il 49,2% dell’Italia e il 59,8% dell’Ue) e cresce tra le giovani di 15-24 anni (18 punti il 32,5% medio in Ue e il 14,5% in Italia). Se si considerano i sessi, il divario rimane anche se si guarda al tasso di occupazione complessivo, tra i 15 e i 64 anni: la percentuali di uomini e donne al lavoro è del 62,2% ma anche in questo è frutto di una media alla Trilussa con gli uomini al 71,3% e le donne al 53,1% con un divario di genere che sale a 18,2 punti dai 17,7 dell’ultimo trimestre 2023. La lettura dei dati è comunque opposta tra i partiti. Se il responsabile lavoro del Pd Arturo Scotto parla di una “certificazione del fallimento delle politiche del governo Meloni”, il senatore dei Fratelli d’Italia Ignazio Zullo rivendica “Il primato del governo Meloni di oltre un milione di persone tornate al lavoro”.

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Assogestioni lavora a lista Generali, incerto deposito

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Assogestioni sta preparando una lista di candidati per il rinnovo del cda di Generali, che in prospettiva può essere l’ago della bilancia per l’esito dell’assemblea del 24 aprile. Ma non ha ancora ufficialmente deciso se presentarla. Per sciogliere il nodo è stato riaggiornato a lunedì prossimo il Comitato dei gestori che si tenuto in giornata in una riunione dal carattere interlocutorio. I tempi tuttavia stringono dato che il termine per il deposito delle liste è infatti il 29 marzo, 25 giorni prima della data della prima convocazione (23 aprile) dell’assemblea a Trieste. Lunedì quindi è probabile una decisione e l’orientamento sarebbe quello di presentare la lista anche se non si è ancora trovata una quadra tra interesse contrapposti che vanno da Mediobanca ad Anima.

A mediare ci sarebbero i maggiori gestori italiani rappresentati in Assogestioni, il gruppo Intesa Sanpaolo e Poste, mentre il coordinatore del Comitato, Emilio Franco (Mediobanca) avrebbe lasciato loro spazio. Pesa il confronto in atto fra i maggiori soci di Generali. Da una parte Mediobanca, pronta a presentare una lista di maggioranza dove candidare l’attuale ceo Philippe Donnet, dall’altra Francesco Gaetano Caltagirone, sostenuto da Delfin, che prepara una lista fino a 6 nomi. A rendere delicata la discesa in campo della lista di Assogestioni contribuisce il fatto che su quest’ultima potrebbe confluire il voto di Unicredit, ed diventare decisiva per l’esito del voto assembleare e poi per gli equilibri all’interno del nuovo cda. Con il rischio anche di ingovernabilità.

L’organo dell’associazione – composto dai rappresentanti delle Sgr e dagli investitori istituzionali con il compito di scegliere i candidati per l’elezione e la cooptazione di amministratori e sindaci di minoranza nella società italiane quotate in Borsa – deve in prima battuta scegliere i nomi che saranno verosimilmente 3 come nell’ultima assemblea di Generali, quando Assogestioni non aveva raccolto abbastanza voti per avere un rappresentante in consiglio. Allora c’erano in campo la lista del cda uscente sostenuta da Mediobanca e quella antagonista, sempre di maggioranza, messa in campo dal gruppo Caltagirone e da Delfin degli eredi di Leonardo Del Vecchio. Senza Unicredit come socio di peso.

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Terna, piano da 23 miliardi d’investimenti in 10 anni

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Ventitre miliardi di euro di investimenti nella rete elettrica in dieci anni per integrare al meglio le fonti rinnovabili e aumentare la capacità di trasporto. Il Piano di sviluppo 2025-2034 di Terna prevede un aumento delle risorse del 10% rispetto al piano precedente per rispondere “alle urgenti necessità” imposte dal contesto attuale, come ha detto l’amministratrice delegata e direttrice generale, Giuseppina Di Foggia (foto Imagoeconomica in evidenza).

“Le richieste di connessione di impianti rinnovabili, di sistemi di accumulo e, sempre più negli ultimi mesi, di Data Center, sono in costante aumento”, ha osservato Di Foggia evidenziando come le domande per data center siano cresciute di sei volte nel 2024 rispetto all’anno precedente e di oltre 20 dal 2021. Sono richieste che nel breve e nel medio termine, l’a.d. è “molto sicura” di poter sostenere. La società, al tempo stesso, ha adottato un nuovo processo di programmazione territoriale delle infrastrutture per fare fronte al rischio di saturazione virtuale della rete da parte di domande per impianti che non vengono realizzati. Una misura in tal senso è allo studio anche del governo.

DA DX IGOR DI BIASIO, PRESIDENTE TERNA; GILBERTO PICHETTO FRATIN, MINISTRO DELL’AMBIENTE; GIUSEPPINA DI FOGGIA AD E DG TERNA; STEFANO BESSEGHINI PRESIDENTE ARERA (FOTO IMAGOECONOMICA)

Pichetto ha detto di puntare a definire, nei prossimi giorni, “un meccanismo affinché o gli impianti rinnovabili si fanno o la procedura decade” e ha spiegato come al momento la rete sia satura fittiziamente per le richieste di impianti che, dopo 3, 4 o 5 anni, magari non vengono realizzati. Anche il presidente dell’Autorità dell’energia (Arera), Stefano Besseghini, ha sottolineato la necessità di capire “la credibilità di 350 GigaWatt di richieste di connessione alla rete” per impianti rinnovabili. Questi numeri, secondo l’analisi di Terna, superano ampiamente il fabbisogno e gli obiettivi nazionali.

Nel piano della società, 6 miliardi sono destinati a completare, entro il 2030, tre infrastrutture determinanti per la transizione: il Tyrrhenian link, che unirà la Sicilia alla Campania e alla Sardegna, l’Adriatic link tra Abruzzo e Marche, il collegamento tra Sardegna, Corsica e Toscana. Per quell’anno sarà completato inoltre il ponte energetico Italia-Tunisia, nell’ambito del piano Mattei. Di Foggia ha dato appuntamento alla stampa tra maggio e giugno per il completamento della posa del cavo sottomarino del Tyrrhenian link da Termini Imerese a Battipaglia. “Il piano di sviluppo migliora il Paese”, ha detto il presidente di Terna Igor De Biasio “riusciamo a essere abilitatori verso la transizione energetica e verso la decarbonizzazione, anche unendo, connettendo e integrando i territori”.

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