Il libro-intervista di Alessandro Sallusti agita alcuni settori politicizzati ed ipocriti della magistratura italica. Una minoranza, per capirci, me che è sempre in tv e sui giornali a dispensare consigli sulla giustizia o a parlare di indipendenza delle toghe.
Luca Palamara, il magistrato indagato a Perugia dalle cui chat è emerso lo stato inquietante del mercato delle nomine ad incarichi direttivi, da quando l’hanno radiato dall’ordine giudiziario, fa sentire lassa voce. Ora usa il libro con Sallusti per raccontare la sua verità.  Le ultime bordate contro i suoi ex colleghi le ha sparate davanti alle telecamere di Non è l’ Arena, da Massimo Giletti dove ha ribadito che la magistratura non è cambiata con la sua cacciata.

Il vicepresidente. David Ermini è alla sua prima scelta importante come vice del presidente Mattarella al Csm

“La magistratura non perde certo credibilità solo per me”, ringhia. “Finché il sistema è questo insiste – queste resteranno le regole del gioco. Io da oggi non accetto più di sentirmi dire che il mio racconto delegittima la magistratura, perché il mio racconto è per i magistrati”. Lo sfogo non finisce qui, perché nel mirino finisce il vicepresidente del Csm, David Ermini. “Proprio lui, che è stato eletto a seguito di una cena con me, Lotti e Ferri a casa Fanfani, contando i voti alla fine, non può dire che io sono una scoria, il rispetto deve essere reciproco”. Palamara, che ribadisce di essere “ancora magistrato”, entra a gamba tesa anche nella vicenda, sollevata da Giletti all’ epoca delle scarcerazioni Covid dei boss mafiosi, della mancata nomina di Di Matteo a capo del Dap. Al conduttore spiega, senza dubbio alcuno, che fu proprio il “sistema” a convincere Bonafede che nominare il pm antimafia per quell’ incarico non era una buona idea.

Luca Palamara e Giuseppe Cascini. Per anni presidente e segretario dell’Anm

C’è anche un confronto con Salvini, che chiama in diretta, sul caso Gregoretti, a proposito della celebre chat tra Palamara e il procuratore di Viterbo Auriemma. Il primo difendeva l’operato di Salvini chiedendosi perché indagarlo, Palamara replicava secco “No hai ragione, però bisogna attaccarlo”. “Ho già fatto privatamente le scuse a Salvini”, spiega Palamara, “e non ho problemi a farle anche pubblicamente e ad ammettere quell’errore. Che c’era quel clima all’interno della magistratura contro Salvini è la verità, e mi assumo la mia quota parte di responsabilità”.
Il leader leghista incassa e rilancia, chiedendo a Palamara che ne pensa del sorteggio per l’elezione del Csm, e l’ex consigliere risponde: “Da presidente Anm e da uomo di corrente, posso dire che la riforma più temuta era proprio il sorteggio”
Anche sulla nomina (mancata) del procuratore capo di Catanzaro Gratteri a Guardasigilli nel governo Renzi, Palamara non ha dubbi: “Il sistema non poteva permettersi Gratteri ministro della Giustizia”. Di tutto, Palamara si dice pronto a parlare davanti al Csm, ma spiega che se mai dovesse essere chiamato a Palazzo dei Marescialli “vorrei che vengano messe sul tavolo anche le chat dei miei colleghi, non solo le mie”, quelle che conoscono tutti.