Collegati con noi

Uncategorized

Ostia: maxiprocesso Spada, confermata accusa di mafia in appello

Pubblicato

del

Regge anche nel maxiprocesso di appello l’accusa di associazione di stampo mafioso nei confronti del clan Spada, attivo nella zona di Ostia, il quartiere di Roma che affaccia sul mare. Lo hanno deciso i giudici della Corte d’Assise d’Appello che hanno inflitto 17 condanne ribadendo sostanzialmente l’impianto accusatorio della procura generale, ma abbassando, in alcuni casi dimezzando, il “quantum” delle pene con una serie di assoluzioni per alcuni capi di imputazione. In particolare, la corte ha ridotto a 17 anni di carcere la pena per il boss Carmine Spada che in primo grado era stato condannato all’ergastolo. Anche per Ottavio Spada, detto Maciste, la condanna e’ scesa dall’ergastolo a 12 anni e mezzo di reclusione. Resta, invece, il carcere a vita per Roberto Spada, gia’ condannato per la vicenda dell’aggressione ad un giornalista della Rai avvenuta ad Ostia nel novembre del 2017. Nei confronti di Carmine e Ottavio Spada e’ caduta l’accusa di essere i mandanti del duplice omicidio Galleoni-Antonini avvenuto nel 2011. Un evento che per gli inquirenti rappresenta la svolta negli assetti criminali di Ostia con la “progressiva erosione del potere criminale dei Baficchio” e la “definitiva ascesa del clan Spada”. I giudici, che hanno inflitto oltre 150 anni di carcere, hanno confermato i 16 anni per Ottavio Spada, detto Marco; anche per Ruben Alvez del Puerto ribadita la pena a 10 anni reclusione. Altri imputati hanno ottenuto lievi sconti di pena: per Silvano Spada 6 anni di reclusione, Vittorio Spada 7 anni, Nando De Silvio 6 anni, Daniele Pergola 6 anni, Alessandro Rossi 6 anni, Saber Maglioli 6 anni, Rami Serour 8 anni. E ancora sconti per Mauro Carfagna 2 anni e 11 mesi, Roberto Pergola 3 anni, Fabrizio Rutilo 7 anni, Claudio Fiore 5 anni e infine Mauro Caramia 5 anni. Nei confronti degli imputati i reati contestati vanno dall’associazione di stampo mafioso all’omicidio, estorsione e usura. Il processo e’ legato agli arresti avvenuti “il 25 gennaio” del 2018. Per gli inquirenti il gruppo criminale si era, di fatto, “impossessato” di un pezzo di citta’. Un clan che, secondo l’accusa, ha messo in atto una vera e propria aggressione al territorio: “una associazione a delinquere – scriveva il gip nell’ordinanza di custodia cautelare – che ha provocato un profondo degrado” nella zona di Ostia “consentendo il dilagare di reati gravissimi e lesivi dei beni primari”. Una mafiosita’ che poggia la “sua potenza sull’organizzazione a base familistica e sulla ripartizione delle competenze”. Agli arresti del gennaio dell’anno scorso si e’ arrivati anche grazie al contributo di quattro collaboratori di giustizia. “A Roma non c’e’ spazio per questi criminali. Noi siamo al fianco dei cittadini onesti che denunciano violenze e soprusi”, ha commentato la sindaca Virginia Raggi.

Advertisement

Uncategorized

Superbowl appartiene agli Eagles, Trump lascia lo stadio

Pubblicato

del

“Il successo unisce il Paese”, proclama Donald Trump, ma dove sta di casa il successo? Con il presidente in tribuna a fare il tifo per i Chiefs (Patrick Mahomes “grande quarterback”, la moglie che “tifa per i Maga”), il Commander in Chief ha lasciato prima della fine la partita in cui gli Eagles di Filadelfia hanno demolito la squadra di Kansas City 40 a 22 mandando in fumo il sogno di Mahomes del suo quarto trofeo e il terzo consecutivo: qualcosa di mai successo nella storia e men che meno per un campione di meno di 30 anni. Trump, al suo fianco Mike Johnson, lo speaker della Camera, il Whip del Senato John Barraso, la figlia Ivanka, la nuora Lara e il figlio Eric, aveva cercato di capitalizzare sul pronostico che dava i Chiefs sicuri vincitori e una narrativa che avrebbe visto un quarterback afro-americano trionfare su un altro della stessa razza, quasi che lui fosse l’imperatore di fronte ai gladiatori del circo.

Ha trionfato invece Jalen Hurts degli Eagles, una squadra che nel 2018 si era disinvitata dalla Casa Bianca tra le polemiche dei suoi giocatori pronti a inginocchiarsi all’inno nazionale per le polemiche sul Black Lives Matter. Per gli Eagles tifava oggi l’ex First Lady Jill Biden che aveva accompagnato il nipote Hunter in una New Orleans blindata dopo l’attentato di Capodanno a Bourbon Street e, come se non bastasse, per la presenza del successore del marito. Tante le celebrità sugli spalti: Tim Cook di Apple e Rupert Murdoch, la cui Fox che quest’anno aveva avuto la diretta della partita, Jay-Z con le figlie Blue Ivy e Rumi e ovviamente Taylor Swift, la “First Girlfriend” fidanzata con il tight end dei Chiefs, Travis Kelce che il prossimo anno a questo punto potrebbe lasciare lo sport. Fischiata dal pubblico che decisamente preferiva gli Eagles, Taylor è rimasta visibilmente spiazzata.

In viaggio verso New Orleans Trump ha sparato un ventaglio di annunci: dal 9 febbraio, giornata nazionale del nuovo Golfo d’America, a una nuova raffica di dazi sull’acciaio e l’alluminio, un rilancio del Canada 51esimo stato Usa e l’addio alla produzione dei penny, la monetina da un centesimo. L’half time ha visto in scena il premio Pulitzer e Grammy Kendrick Lamar che, affiancato da Sze e Serena Williams (la tennista che come lui viene da Compton in California), ha usato il Super Bowl per un nuovo attacco a Drake con il diss Not Like Us il controverso track che accusa il rivale di pedofilia.

Lamar non ha usato i versi del brano più espliciti ma non si è tirato indietro da quello che, in un gioco di parole, allude al fatto che al rapper canadese piacerebbero le minorenni: “A Minor”, l’equivalente del La minore nel pentagramma anglosassone. Nell’half time un personaggio vestito da Zio Sam vestito nei colori della bandiera a stelle e strisce ha invitato Lamar, il primo rapper premio Pulitzer, a controllare il suo show: “Troppo ghetto”. Ma e’ stato all’insegna della diversita’ tutto il pre-game con l’interpretazione jazz di Star Spangled Banner del premio Oscar e Grammy Jon Batiste e l’inno ‘black’ Lift Every Voice and Sing della premio Grammi Ledise, piu’ una serie di numeri musicali in omaggio alla tradizione musicale di New Orleans tra cui una brass band composta da sole donne.

Continua a leggere

Uncategorized

Morta a Genova Elena, diciottenne col corpo di bambina

Pubblicato

del

“Elena, tesoro, voglio ricordarti con questo sorriso. Ora canterai con gli angeli. La tua famiglia ti amerà per sempre. Un giorno ci rivedremo”. Con queste parole scritte sui social la mamma di Elena, la ragazza di 18 anni afflitta da una malattia rarissima che la faceva vivere in un corpo di bimba, ha annunciato la morte sella figlia. La ragazza e’ deceduta oggi all’ospedale Gaslini, dove era ricoverata da qualche settimana. Elena era stata colpite da mitocondriopatia geneticamente determinata” (Nubpl), una malattia rarissima (20 casi in tutto il mondo) che blocca la crescita e ‘spegne’ gli organi interni.

Continua a leggere

Uncategorized

Truffa a nome di Crosetto, pronta la denuncia del ministro

Pubblicato

del

Arriverà a breve l’esposto del ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha visto il suo nome usato per mettere a segno una truffa nei confronti di una serie di imprenditori e professionisti di rilievo a cui sono stati chieste cifre da capogiro per liberare fantomatici giornalisti rapiti in Medio Oriente. “La mia denuncia è già pronta”, ha reso noto il ministro che, svelando il raggiro, ha messo in guardia molte persone ed evitato loro di cadere nella trappola dei truffatori. La denuncia del ministro ipotizzerebbe la sostituzione di persona.

Il titolare della Difesa, riguardo all’intenzione della Procura di Milano di raccogliere la sua deposizione, ha spiegato che al momento “non c’è appuntamento che io sappia”. E poi ha ricordato che la vicenda, per cui sono stati contattati molti imprenditori, è nata da una sua segnalazione, dopo che uno dei ‘bersagli’ lo ha avvertito di aver ricevuto una telefonata con la richiesta di denaro. “Ho inviato i carabinieri a casa della prima persona che mi ha avvisato e ho segnalato” quanto accaduto “all’autorità giudiziaria e ai servizi”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto