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Esteri

Ostaggi in Iran: repubblicano anti Carter sabotò rilascio

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Il rilascio dei 52 americani tenuti in ostaggio per 444 giorni dall’Iran tra il 1979 e il 1980 fu ritardato dall’ex governatore repubblicano del Texas John B. Connally Jr. per minare la rielezione dell’allora presidente Jimmy Carter e favorire il successo di Ronald Reagan. Lo ha rivelato un ex esponente repubblicano, Ben Barnes, dopo aver custodito il segreto per oltre 40 anni, spiegando di sentirsi obbligato a ristabilire la verita’ dato che il 98/enne Carter e’ malato terminale di cancro. Barnes, scrive il New York Times, ha raccontato che fu invitato da Connally, suo mentore politico di lunga data, in una missione in Medio Oriente, realizzando solo successivamente che il vero scopo era sabotare la campagna di Carter.

Quest’ultimo sapeva che aveva un’unica speranza per ottenere un secondo mandato: la liberazione degli ostaggi americani prima dell’Election Day. Connally, e’ la sua versione, lo porto’ in una capitale mediorientale dopo l’altra quell’estate, incontrando una schiera di leader regionali per consegnare un messaggio chiaro da trasmettere all’Iran: non liberare gli ostaggi prima delle elezioni, Reagan vincerà e ti converrà. Al suo ritorno, Connally riferi’ del suo viaggio a William J. Casey, il presidente della campagna di Reagan, e in seguito al direttore della Cia. Dopo aver perso la nomination presidenziale a favore di Reagan, aveva deciso di aiutarlo cosi’, perorando la sua causa per diventare poi segretario di stato o della difesa. Il campo di Carter ha sospettato a lungo che Casey o qualcun altro nell’ orbita di Reagan abbia cercato di silurare segretamente gli sforzi per liberare gli ostaggi prima delle elezioni, ma le indagini del Congresso hanno sempre smentito le precedenti teorie su quanto accaduto.

“La storia deve sapere che cosa è successo”, ha spiegato Barnes, che compirà 85 anni il mese prossimo.

“Penso che sia così significativo e immagino che sapere che la fine è vicina per l’ex presidente Carter me lo abbia fatto pensare sempre piu’ spesso. Sento solo che si doveva risolvere la cosa in qualche modo”, ha detto. Barnes e’ stata una delle figure più importanti del Texas, il più giovane speaker della Camera di quello stato e in seguito vice governatore. Era una figura così influente che aiuto’ il giovane George W. Bush a entrare nella Guardia nazionale aerea del Texas piuttosto che rischiare di essere chiamato alla leva e inviato in Vietnam. Confermare le sue rivelazioni dopo così tanto tempo è problematico, ammette il Nyt, tanto piu’ che Connally, Casey e altre figure centrali sono morti da tempo e Barnes non ha diari o promemoria per corroborare il suo racconto. Ma d’altro canto non ha alcun motivo ovvio per inventare la storia e ha espresso trepidazione all’idea di renderla pubblica a causa della reazione dei colleghi democratici. Barnes comunque ha identificato quattro persone viventi cui ha confidato nel corso degli anni questa ricostruzione e tutte e quattro lo hanno confermato negli ultimi giorni.

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Esteri

Ex modella di Playboy fa causa a Bill Cosby, stuprata 50 anni fa

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Una ex modella di Playboy, Victoria Valentino, accusa Bill Cosby di averla drogata e stuprata più di 50 anni fa. La donna ora ottantenne fa causa a Cosby grazie alla nuova legge della California che rimuove i limiti per presentare accuse legali nei casi di molestie sessuali. “Secondo me queste donne non sono vittima di violenza sessuale, sono vittime dell’avidità”, afferma un portavoce di Cosby.

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Senegal: scontri dopo condanna Sonko, nove morti

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Nove persone sono state uccise in Senegal nelle violenze scoppiate ieri dopo la condanna a due anni di reclusione del capo dell’opposizione Ousmane Sonko, candidato alla presidenza e minacciato di ineleggibilità. Lo rende noto il ministro dell’Interno, Antoine Diome. “Abbiamo preso atto con rammarico della violenza che ha portato alla distruzione di proprietà pubbliche e private e, purtroppo, a nove morti a Dakar e Ziguinchor”, ha detto il ministro alla televisione nazionale.

Diome ha inoltre confermato che le autorità hanno limitato l’accesso ai social network nel Paese, come osservato ad esempio per Facebook, WhatsApp e Twitter. “Preso atto della diffusione di messaggi odiosi e sovversivi sui social, lo Stato del Senegal in tutta sovranità ha deciso di sospendere temporaneamente l’uso di alcune applicazioni digitali”, ha affermato il ministro facendo un appello alla calma e assicurando che lo Stato sta adottando “tutte le misure di sicurezza necessarie”. Il servizio di monitoraggio internet Netblocks ha dichiarato di aver osservato una “situazione che assomiglia a quella vista nel 2021”.

Sonko, terzo alle elezioni presidenziali del 2019 e il più feroce oppositore del presidente Macky Sall, è stato condannato ieri da una camera penale a due anni di carcere per “corruzione di giovani”, un reato che consiste nel promuovere “la dissolutezza di un minore di 21 anni”. Alla luce del codice elettorale del Senegal, la decisione sembra comportare l’ineleggibilità di Sonko. Il leader d’opposizione era assente quando la sentenza è stata pronunciata. Si presume che sia stato bloccato dalle forze dell’ordine nella sua abitazione di Dakar, “sequestrato” secondo lui. Nella capitale e in diverse altre città del Paese sono scoppiati disordini già prima della deliberazione. L’Università di Dakar ha preso l’aspetto di un campo di battaglia.

Gruppi di giovani si sono scontrati con sassi contro la polizia, che ha risposto con gas lacrimogeni. Diversi autobus della facoltà di Medicina, del dipartimento di Storia e della principale scuola di Giornalismo del Senegal sono stati incendiati e gli uffici saccheggiati. Saccheggi di beni pubblici, negozi e distributori di benzina sono stati segnalati a Dakar e nei suoi sobborghi, ma anche a Ziguinchor, dove sono morte diverse persone, a Mbour, Kaolack e Saint-Louis.

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Usa rispondono a Mosca su New Start, sospesi dati e visti

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L’amministrazione Biden prende nuove contromisure in risposta alle violazioni del New Start sul nucleare da parte della Russia. Fra queste la revoca dei visti agli ispettori russi e il negare le richieste in corso per nuovi ispettori. E’ quanto si legge in una nota del Dipartimento di Stato, nella quale si precisa che gli Stati Uniti non hanno fornito il 30 marzo il loro aggiornamento biennale dei dati dopo che la Russia non ha fornito i suoi dati. Il trattato Start richiede alla Russia e agli Stati Uniti un ampio scambio di database a marzo e settembre di ogni anno.

“Le contromisure sono in linea con la legge internazionale. Sono proporzionate, reversibili e le norme le consentono per indurre uno stato a tornare a rispettare i suoi obblighi”, afferma il Dipartimento di Stato, sottolineando di aver “notificato alla Russia le contromisure in anticipo e di aver espresso il desiderio e la prontezza” a rimuoverle e “adottare pienamente il mandato se la Russia torna a rispettarlo. Gli Stati Uniti restano pronti a lavorare in modo costruttivo con la Russia per riprendere l’attuazione del New Start”. Il presidente russo Vladimir Putin ha promulgato alla fine di gennaio la legge per la sospensione del New Start, l’ultimo trattato bilaterale con gli Stati Uniti sulla limitazione delle armi nucleari.

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