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Cinema

Oscar, i migranti di Garrone contro Glazer e Wenders

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La buona notizia è che Io capitano di Matteo Garrone, premiato due volte a Venezia (e ieri al festival di San Sebastian come miglior film europeo per il pubblico), secondo l’autorevole sito di Variety è rientrato, in una delle prime previsioni tra i candidati favoriti alle nomination per l’Oscar al miglior film internazionale, al quinto posto e ora staziona saldamente al settimo. La cattiva notizia invece, ma non è certo una novità, è la grande qualità degli altri aspiranti che sono in ordine di classifica: The Zone of Interest (Gran Bretagna) di Jonathan Glazer, Perfect Days (Giappone) di Wim Wenders; The Teachers’ Lounge (Germania) di İlker Çatak e The Taste of Things (Francia) di Trần Anh Hùng.

Tutti pezzi da novanta e molti di loro già premiati all’ultimo Festival di Cannes. Comunque in questo poker di opere in corsa per gli Oscar e che si scontrerà con Io capitano firmato da Garrone, il più temibile è sicuramente il primo, ovvero The Zone of interest del regista inglese Jonathan Glazer, a cui è andato a Cannes il Grand Prix Speciale della Giuria, secondo premio per importanza. Si tratta di un film spiazzante che mette in scena un ossimoro: una famiglia come tante, felice nella sua villetta con piccola piscina e giardino pieno di fiori, ma con un problema non da poco: la casa confina con un muro, quello di Auschwitz, e siamo negli anni Quaranta, c’è tanto fumo e un rumore di fondo che non promette bene.

Idea geniale, tratta dall’omonimo romanzo di Martin Amis recentemente scomparso, che potrebbe piacere ad una Hollywood da sempre sensibile alle tematiche della Shoah. Anche per Perfect Days di Wim Wenders che batte bandiera giapponese, un film bellissimo di pura poesia, un premio a Cannes andato all’attore protagonista (Koji Yakusho) che lavora come addetto alle pulizie dei bagni a Tokyo, ma non è affatto triste. Un uomo metodico, con una vita quotidiana identica a sé stessa, divisa tra fotografie digitali di alberi, musica (usa ancora le musicassette d’epoca) e libri. E ancora premiato sulla Croisette per la miglior regia The Taste of Things (La Passion de Dodin Bouffant) di Trần Anh Hùng, film di cucina godibilissimo ambientato nella seconda metà dell’Ottocento tra pentole, esclusivamente di rame dove vediamo consumarsi l’amore tra Dodin Bouffant (Benoit Magimel) e la sua collega dal cuore femminista (Juliette Binoche).

Infine, The Teachers’ Lounge (Germania) di İlker Çatak, passato alla Berlinale, ma per ora privo di palmares, racconta un dramma scolastico, ovvero di uno studente, sospettato di furto, e di un’insegnante che ostinatamente decide di andare a fondo della questione fino alle estreme conseguenze. In fondo alla classifica dei possibili candidati agli Academy Awards anche la poesia di Aki Kaurismäki raccontata in Fallen Leaves che a Cannes ha ottenuto il premio della giuria. Dal regista una storia semplice semplice che ha conquistato tutti. Protagonisti un allampanato metalmeccanico, dal volto triste e sempre con il bicchiere in mano, e una commessa di supermercato a contratto, altrettanto depressa, i due si innamorano ma va tutto storto. Tra le new entry nelle previsioni di Variety La sociedad de la nieve film di chiusura quest’anno a Venezia, appena premiato anche a San Sebastian. Si tratta di un’opera ispirata alla tragedia aerea sulle Ande nel 1972.

Un fatto di cronaca che sconvolse negli anni Settanta l’opinione pubblica perché ruppe un terribile tabù, quello del cannibalismo. La domanda era: è giusto nutrirsi di un essere umano per sopravvivere? Allo schianto sopravvissero solo ventinove dei quarantacinque passeggeri, che si ritrovarono in uno degli ambienti più ostili al mondo e obbligati a ricorrere a misure estreme per poter restare in vita. Grande assente, ma giustificato, alla corsa agli Oscar, Green Border della regista polacca Agnieszka Holland, nonostante il premio speciale della giuria ricevuto a Venezia. Il film racconta, come quello di Garrone, storie di migrazione. Ed esattamente la sporca frontiera tra Polonia e Bielorussia mettendo l’accento sulla violenza sui migranti da parte delle guardie di confine polacche. Una cosa, quest’ultima, che ha fatto irritare ben due ministri di Varsavia: quello dell’Interno, Mariusz Kaminski e quello della Giustizia, Zbigniew Ziobro. Inevitabile così la sua esclusione: la Polonia gli ha preferito il più politicamente corretto The Peasants film d’animazione diretto da DK Welchman e Hugh Welchman, e ambientato nel mondo rurale di fine dell’Ottocento.

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Cinema

Inarrestabile Cortellesi, il film ‘C’è ancora domani’ tra i più visti di sempre

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È arrivato al cinema il 26 ottobre, dopo aver aperto con applausi la Festa del cinema di Roma e continua a macinare primati sorprendenti. Il film di Paola Cortellesi C’è ancora domani è un caso di studio: una regia di esordio, in bianco e nero, una storia d’altri tempi arrivata però potente e dritta al cuore degli italiani di oggi. E così in 6 settimane l’attrice tanto amata diventata regista ha bucato un altro muro: con gli incassi del primo fine settimana di dicembre ha superato i 27 milioni di euro (27 milioni 281mila) ed è entrata di diritto nella top ten dei film italiani con maggiore incasso di sempre, dove per sempre si intende dal 1995, anno delle rilevazioni Cinetel. Una classifica dei primi dieci dominata da Checco Zalone nei primi 4 posti (al top Quo vado con 65.3 milioni) e con La vita è bella di Benigni al quinto, seguono Benvenuti al Sud di Miniero, Chiedimi se sono felice di Aldo, Giovanni e Giacomo (con Cortellesi nel cast), Natale sul Nilo di Neri Parenti e Il Ciclone di Pieraccioni.

Non solo, Cortellesi è di conseguenza anche nella top 25 dei maggiori incassi in Italia, tra film italiani e internazionali: è 22/o di una classifica guidata da Avatar, primo con 65.6 milioni di euro. Ma dove vorrà mai arrivare? Sicuramente a scalzare Cristopher Nolan dal secondo posto incassi cinema dell’anno 2023, visto che Oppenheimer è a 27 milioni 956mila euro d’incasso e li separano, sempre a ieri, 675mila euro e non sarà difficile. Il caso altamente probabile farà diventare C’è ancora domani anche il primo film della stagione – Cinetel la calcola dal primo agosto – e del resto ha appena vinto il Biglietto d’oro a fine novembre a Sorrento, assegnato dagli stessi esercenti del cinema e suggellato da una standing ovation, essendo il film italiano più visto dell’anno con quasi 4 milioni di biglietti venduti (3.980.223 a ieri). Successi del genere non si vedevano da anni, dall’epoca Zalone appunto, e sono obiettivamente anche successi di genere. Il cuore del film – + spoiler per i pochi italiani che non lo hanno visto + – è l’emancipazione femminile nel primo dopoguerra, il primo storico voto delle donne il 2 giugno 1946 con la fila fuori dei seggi, il ruolo nelle famiglie e la strada dei diritti raccontata da una storia di donne (la protagonista Cortellesi, la giovane figlia Romana Maggiora Vergano, l’amica fruttivendola Emanuela Fanelli) girata da una donna regista.

Non ci sarebbe da sottolineare nulla se fossimo in tempi di vera uguaglianza, di certo ci sono una nuova sensibilità e attenzione, più sguardi ci sono meglio sempre sarà. Alice Rohrwacher qualche giorno fa si è augurata di uscire presto “dal mito della ‘prima donna’ regista, ne servono ancora molte di più e questa è la speranza”. Impossibile però non notare come sia nel segno delle donne l’annata dello spettacolo in generale, da Barbie a Taylor Swift a Beyoncé alla nostra Cortellesi e forse la parola ‘fenomeno’ che spesso si usa per definire questi successi si può abbandonare, visto che tre/quattro fenomeni fanno una tendenza. E questo arriva anche dopo le polemiche per l’esclusione ministeriale di C’è ancora domani tra i finanziamenti pubblici selettivi. Come vive Cortellesi il grande record? A giudicare dai social di Vision che distribuisce il film nelle sale (prodotto da Wildside con Vision) anche con ironia: i messaggi sono divertenti: “Se non andate a vedere C’è ancora domani al cinema, “quant’è vero Iddio…” oppure “Non fatevi dire dove dovete annà. Tanto lo sapete: al cinema!”. I tanti incontri nei cinema, specie quello immenso con gli studenti, sono stati per lei il più grande appagamento.

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Eddie Murphy: ecco la commedia da guardare ogni Natale

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Eddie Murphy, il leggendario attore comico di 62 anni, ritorna sul grande schermo con la sua prima commedia natalizia. Dopo una carriera che abbraccia successi come Beverly Hills Cop, Il principe cerca moglie e Una poltrona per due, Murphy si cimenta ora nel genere festivo con “Buon Natale da Candy Cane Lane”.

“Questa è la mia prima commedia di Natale. Da molto tempo volevo farne una”, dichiara l’attore, con 47 anni di esperienza dietro la macchina da presa. Il film, disponibile su Prime Video dal 1 dicembre, promette di portare il talento comico di cult di Murphy nel contesto natalizio, seguendo le gesta di Chris Carver, interpretato dall’attore stesso.

Il protagonista, Chris Carver, è un uomo ossessionato dalle decorazioni natalizie. Ogni anno, la sua missione è vincere il concorso per i migliori addobbi della sua strada a Los Angeles. Ma quando si trova a corto di idee originali, si imbarca in una corsa contro il tempo per rendere il suo 25 dicembre luccicante e perfetto.

Il film si snoda tra risate e avventure quando Chris, interpretato magistralmente da Murphy, si imbatte in un negozio misterioso gestito da una commessa eccentrica. Qui, compra un pezzo unico ma si ritrova coinvolto in un incantesimo che lo trasforma in una statuina vivente del villaggio natalizio della commessa.

Il regista Reginald Hudlin, già collaboratore di Murphy nel Principe delle donne nel 1992, sottolinea l’unicità della sceneggiatura, definendola “fresca” e adatta a diventare un classico annuale. “Ci sono inseguimenti in macchina, effetti speciali e paura, elementi inconsueti per il genere. Ma il messaggio è quello tipico: l’amore e la famiglia vincono su tutto”, afferma Hudlin.

Lo sceneggiatore Kelly Younger, che ha ambientato la storia nel ricco quartiere di El Segundo a Los Angeles, sottolinea l’aspetto familiare e il cambiamento nella rappresentazione delle dinamiche familiari. “Le feste sono stressanti, e tra le pareti domestiche emergono conflitti e frizioni. Solo l’affetto li fa superare”, afferma Younger, evidenziando la scelta di rappresentare una famiglia afroamericana come protagonista del film.

“Be’, ho sempre saputo che Babbo Natale è nero”, scherza Hudlin, sottolineando il cambiamento di prospettiva e l’importanza di rappresentare la diversità nel contesto natalizio. Con inseguimenti avvincenti, effetti speciali e un messaggio universale di amore familiare, “Buon Natale da Candy Cane Lane” si preannuncia come una commedia natalizia imperdibile che potrebbe benissimo diventare una tradizione per le famiglie riunite sul divano ogni anno.

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Cinema

Caso Cortellesi, come funziona il finanziamento

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Il mancato accesso ai ‘Contributi selettivi’ di C’è ancora domani, esordio alla regia di Paola Cortellesi. caso cinematografico dell’anno con i suoi oltre 20 milioni di incasso in un mese circa, ha scatenato una ampia polemica politica ma anche tra produttori e operatori del settore evidenziando meccanismi economici complessi. Oltre al tax credit (di cui ha usufruito per oltre 3 milioni di euro anche Cortellesi) ci sono linee di intervento oggetto di valutazione dai 15 esperti nominati dal ministro della Cultura (nel caso specifico da Dario Franceschini) suddivisi in 4 sottocommissioni ciascuna con ambiti e budget, come recita il decreto decreto ministeriale 14 marzo 2022 rep. 102.

La prima sottocommissione valuta finanziamenti a festival, rassegne e premi, produzione di opere di giovani autori, di opere di animazione e a distribuzione; la seconda a scrittura di sceneggiature di opere cinematografiche, televisive e web; la terza allo sviluppo e pre-produzione, alla produzione di opere cinematografiche prime e seconde e anche di documentari e cortometraggi e a rafforzamento dell’esercizio.

Infine la quarta, quella per cui i produttori di C’è ancora domani – Mario Gianani e Lorenzo Gangarossa per Wildside, società del gruppo Fremantle (con Vision) – hanno chiesto i fondi valuta su produzione di opere cinematografiche difficili, con modeste risorse finanziarie e opere cinematografiche di particolare qualità artistica, sull’attribuzione della qualifica dei film d’essai e sulla qualifica di film difficile. All’interno di questa categoria in cui è stato presentato il film della Cortellesi “film difficili con modeste risorse finanziarie” rientrano anche i film che superano i 4 milioni di budget “con particolari qualità artistiche…”.

È una sottoselezione nella selezione principale con cui si finanziano tre film per ogni sessione (nel bando 2021 uno, poi due, poi tre). La sottocommissione 4 (di cui fanno parte Rita Borioni, Elisabetta Bruscolini, Gianni Celata, Raffaella Del Vecchio, Antonio Ferraro, Andrea Minuz, Valerio Toniolo e Vanessa Tonnini) nella seconda sessione del 2022 si è trovata ad esaminare, su invio dei produttori, cinque film con queste caratteristiche_ Rapito di Marco Bellocchio, Comandante di Edoardo De Angelis, Confidenza di Daniele Luchetti, Le assaggiatrici di Silvio Soldini e C’è ancora domani di Paola Cortellesi.

I primi tre hanno avuto il finanziamento, Soldini e Cortellesi non hanno avuto nulla e sono stati inseriti in fondo alla graduatoria dei “film difficili…”, ma senza voto (perché, appunto, rientravano in una sottoselezione), come invece successo agli altri film presentati in quella categoria. Inserire nel bando – cui legittimamente i produttori partecipano, scegliendo di accedere a quel finanziamento piuttosto che a quello delle opere prime o seconde su cui sono andati Margherita Buy e Micaela Ramazzotti ad esempio – film di budget che sforano i 4 milioni di euro è un nodo di questa vicenda da districare dopo il caso della ‘stroncatura’ di Cortellesi.

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