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Cultura

“Orto Arte”, le opere di Carotenuto e di altri 14 artisti esposti nel Giardino del Real Orto Botanico di Portici

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L’Arte e la Natura si incontrano nel Giardino del Real Orto Botanico della splendida Reggia di Portici. Un matrimonio perfetto celebrato in una mostra d’arte contemporanea dal titolo “Orto Arte”. L’inaugurazione è avvenuta il 24 ottobre, l’area espositiva è visitabile fino al 17 novembre. Lo scenario dell’allestimento è quello dei prati verdi e ben curati dove s’affacciano giganti silenziosi, alberi, che ti viene voglia di abbracciare. L’atmosfera è quella di un silenzio irreale nella vita frenetica e fracassona d’ogni giorno.

La mostra  vede protagonisti  quindici artisti con le loro sculture e installazioni. All’inaugurazione della mostra curata dal critico d’arte Gaetano Romano con la direzione artistica di Diana D’Ambrosio e Giovanni Mangiacapra, oltre agli artisti era presente il direttore del centro Musa Stefano Mazzoleni che si è detto “soddisfatto e contento di aver messo a disposizione dell’arte e dell’incanto, il Giardino Reale ricco di altrettante incantevoli bellezze naturali”.

 Lo scopo dell’evento è proprio quello di mostrare l’indissolubile legame spesso contrastato che esiste tra l’uomo, l’arte e la natura.

I materiali usati dagli artisti sono variegati. Si passa dal ferro al marmo, dal legno alla pietra lavica al bronzo.
Ogni artista (Claudio Bozzaotra, Mariangela Calabrese, Antonio Carotenuto, Luigi Caserta, Diana D’Ambrosio, Gimmi  Devastato, Domenico Fatigati,  Gianroberto Iorio, Giovanni Mangiacapra,  Michele Mautone, Nello Mocerino, Michelangelo Napolitano, Gianfranco Raccioppoli, Pasquale Simonetti,  Raffaele Sorrentino) esprime attraverso la sua opera una visione propria e diversa della sua intesa con il creato. E tra i tanti artisti che meriterebbero ogni attenzione, spicca certamente Antonio Carotenuto. Le sue opere rispecchiano l’amore dell’uomo per ogni componente del Creato. E questo emerge in ogni singola opera dell’artista vesuviano. Poco incline ai riflettori, riottoso all’esposizione mediatica, riesce a plasmare con una naturalezza impressionante ogni materiale che gli offre ‘Isso’, il Vesuvio, simbolo di distruzione e poi di vita.

Il Nido. Opera dell’artista vesuviano Antonio Carotenuto

Nell’opera “il nido”, per esempio, una composizione tra legno, pietra lavica e bronzo, l’artista Carotenuto inneggia alla vita e offre al Creato il dono. “Il tronco di un albero su cui appoggio il nido – dice l’artista – manifesta la sua silenziosa presenza e lancia segnali di allarme, anelli concentrici che partono dal suo interno e vanno verso tutto l’universo.  Lo spettacolo – prosegue Carotenuto – è  la vita rappresentata dall’unico e onnipresente  spettatore  di se stesso: la lucertola e la pietra lavica dà subito l’idea perché genera e rigenera nel tempo le forme di questo  pianeta in piena libertà espressiva. Nell’opera il nido – spiega Carotenuto – ho provato in un solo momento a racchiudere  il senso e il significato  della vita. La vita nella vita con la vita. Insomma,  rigenerare,  procreare, rinascere. Un  concetto infinito e nello stesso tempo primordiale”.

La natura è fonte ispiratrice e materia prima per lo scultore. La pietra lavica che viene dallo stesso “modellata” è energia, calore e vincolo inscindibile come inscindibile è il rapporto tra uomo e natura. Si mette in evidenza dunque, attraverso tutto l’itinerario artistico l’inquinamento causato dalla plastica, il precario equilibrio dell’habitat umano, ci si interroga sul destino dell’uomo e sui motivi del suo continuo comportamento insensato, spesso anche criminale a danno del Creato e si chiede addirittura il permesso di rinascere.

Le opere di Carotenuto e degli altri artisti creano un percorso espositivo attraverso il quale i visitatori  respireranno sani e piacevoli  profumi  inebriandosi di arte e natura in assoluta libertà. Quella libertà di cui oggi veniamo spesso privati. Ancor di più oggi in tempi di pandemia virale e di confinamenti in casa per ragioni di sanità pubblica. “Orto Arte” è una mostra interessante che vale la pena ammirare. È  la mostra del confronto, basata su una  tematica  quanto mai attuale  e, soprattutto é la mostra di un particolare momento storico. È la mostra del  coraggio e del tentativo di continuare ad andare avanti nonostante  la paura del contagio, delle ordinanze e dei continui DPCM. Ad “Orto Arte” si trova la pace. Ci si ripulisce delle incrostazioni della quotidianità che ci chiama ad un futuro difficile che può essere anche di rinascita.

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Cultura

Wanda Marasco premiata dalla Croce Rossa Italiana per “Di spalle a questo mondo”

La scrittrice napoletana Wanda Marasco riceve il Diploma di merito della Croce Rossa Italiana per il romanzo “Di spalle a questo mondo”, riconosciuto come opera capace di trasmettere i valori fondamentali di umanità, imparzialità e impegno verso il prossimo.

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La scrittrice Wanda Marasco ha ricevuto il Diploma di merito della Croce Rossa, conferito motu proprio dal presidente nazionale, in base allo Statuti, al regolamento e al decreto legislativo che regolano l’azione dell’ente .

Si tratta di un riconoscimento importante che lega il lavoro letterario di Marasco ai valori fondamentali del Movimento Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa.

Il romanzo “Di spalle a questo mondo” al centro della motivazione

Il premio viene attribuito in particolare per l’opera “Di spalle a questo mondo”, con la seguente motivazione ufficiale:
la scrittrice è stata insignita del Diploma di merito “in riconoscimento dell’opera letteraria Di spalle a questo mondo con la quale ha saputo trasmettere i valori fondamentali della Croce Rossa, rendendo con sobrietà e profondità la centralità dell’umanità, dell’imparzialità e dell’impegno verso il prossimo.
L’opera, con una narrazione attenta e rigorosa, contribuisce alla diffusione culturale e alla riflessione etica sul significato universale della solidarietà e della responsabilità civile, offrendo un esempio di impegno culturale pienamente coerente con i principi umanitari che ispirano la missione del Movimento Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa”.

Una scrittura che unisce etica, umanità e rigore

Nel riconoscimento alla sua opera viene messo in luce non solo il valore letterario del romanzo, ma anche la capacità di tenere insieme profondità narrativa e impegno etico.
La scrittura di Wanda Marasco viene così letta come strumento di consapevolezza civile, capace di richiamare il lettore alla responsabilità verso l’altro e alla centralità dell’umanità nelle relazioni sociali.

Una voce già raccontata su Juorno

Su Juorno il lavoro di Wanda Marasco è stato già raccontato come una delle esperienze più significative della narrativa italiana contemporanea.
Questo nuovo riconoscimento della Croce Rossa Italiana conferma il valore della sua voce e la coerenza del suo percorso: una scrittura che non cerca solo la bellezza formale, ma che si misura con i temi della dignità, della fragilità umana e della solidarietà.

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Cronache

Addio a Giorgio Forattini, il re della satira: funerali a colori per lo spirito libero che ha raccontato l’Italia con una vignetta

Milano saluta Giorgio Forattini con un funerale “a colori”. Il re della satira, morto a 94 anni, ricordato da colleghi e amici come un uomo libero, ironico e gentile.

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Quando hai smesso di disegnare è finita un’epoca”. È una delle frasi lasciate sui registri all’ingresso della chiesa di Santa Francesca Romana, nel cuore di Porta Venezia a Milano, dove questa mattina si sono svolti i funerali di Giorgio Forattini, il più celebre vignettista e maestro della satira italiana, scomparso il 4 novembre a 94 anni.

La chiesa era gremita per un funerale “a colori”, come lo avrebbe voluto lui. Fiori vivaci, cappotti rossi, arancio, celesti, a ricordare la vitalità e l’ironia con cui per mezzo secolo Forattini ha raccontato l’Italia dalle pagine di La Repubblica e Il Giornale.

Il saluto di Ilaria Cerrina Ferroni: “Amava i colori e la gentilezza”

Oggi sono in rosso perché Giorgio amava i colori”, ha raccontato la moglie Ilaria Cerrina Ferroni, spiegando di aver prestato i suoi cappotti agli amici più cari. “Lo amavano tantissimo, c’è stata una partecipazione straordinaria, che si merita, perché era un uomo buono e gentile”.

Come in uno dei suoi giorni di lavoro, la salma è entrata in chiesa accompagnata da musica celtica, quella che Forattini ascoltava “a tutto volume” mentre disegnava.

Giornalisti, artisti e amici per l’ultimo saluto

Tanti i volti noti del giornalismo e della cultura presenti: Ferruccio de Bortoli, Lina Sotis, Stella Pende, Salvatore Carrubba, insieme alla stilista Chiara Boni, al musicista Mario Lavezzi e all’editore Urbano Cairo.

Era un grande pensatore libero, capace di sintetizzare un editoriale in una vignetta”, ha detto Cairo. “La sua indipendenza lo ha portato a lasciare anche giornali importanti: non si piegava, non aveva paura di dire ciò che pensava. Oggi c’è bisogno di persone come lui”.

Per Carrubba, Forattini è stato “uno spirito libero e anticonformista”, mentre don Aldo Monga, durante l’omelia, ha ricordato la sua onestà intellettuale.

Un uomo libero, un artista che ha fatto riflettere

Le sue vignette rimarranno nella memoria della gente come le canzoni”, ha detto Mario Lavezzi, amico di lunga data. “Con la sua penna Giorgio faceva riflettere e toccava corde umane profonde”.

La stilista Chiara Boni ha ricordato un episodio degli anni ’80: “Durante una mia sfilata, D’Agostino commentava in modo terribile: lui e Ilaria erano in prima fila, piegati in due dalle risate. Era la sua ironia, la sua leggerezza”.

L’ultimo viaggio a Monte Porzio Catone

Pur avendo trovato casa e serenità a Milano, le ceneri di Giorgio Forattini saranno tumulate nel cimitero di Monte Porzio Catone, vicino Roma, accanto ai genitori, al fratello e al figlio Fabio, prematuramente scomparso.

Così si chiude la vita di uno dei più grandi osservatori del potere e dei suoi paradossi, un artista che, con una vignetta, sapeva raccontare un intero Paese.

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Cultura

Addio a Giorgio Forattini, il re della satira italiana: una vita a disegnare il potere

È morto a 94 anni Giorgio Forattini, il più celebre vignettista italiano, autore di oltre diecimila disegni che hanno raccontato con ironia e coraggio mezzo secolo di politica italiana. Dalla Dc a D’Alema, il re della satira che fece ridere e infuriare il potere.

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È morto a 94 anni Giorgio Forattini, il vignettista che ha rivoluzionato la satira politica in Italia. Nato a Roma nel 1931, è stato il primo disegnatore satirico pubblicato quotidianamente in prima pagina sui giornali, guadagnandosi l’appellativo di “re della satira”.
La notizia della sua scomparsa è stata data da Il Giornale, una delle ultime testate con cui aveva collaborato.


Una carriera lunga mezzo secolo

Forattini ha firmato oltre diecimila vignette pubblicate su Paese Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Giornale, QN, L’Espresso e Panorama, disegnando con ironia pungente e spesso corrosiva vizi, virtù e ipocrisie della politica italiana.
Le sue prime vignette apparvero nel 1973 su Panorama e nel 1974 su Paese Sera, ma la consacrazione arrivò con la vignetta dedicata al referendum sul divorzio: una bottiglia di champagne con il tappo dalle sembianze di Amintore Fanfani che vola via.

Quel disegno fece epoca e segnò l’inizio di una carriera che avrebbe unito arte, giornalismo e satira civile.

GIORGIO FORATTINI  


Da “La Repubblica” a “La Stampa”: l’artista che sfidò il potere

Nel 1976 Forattini fu tra i fondatori de La Repubblica di Eugenio Scalfari, dove creò la storica rubrica “Satyricon”, primo inserto italiano interamente dedicato alla satira. Lì collaborò con autori come Sergio Staino ed Ellekappa, definendo un nuovo modo di raccontare la politica.
Nel 1982 passò a La Stampa, dove firmò ogni giorno la vignetta in prima pagina e rinnovò l’impianto grafico del giornale. Tornò poi a Repubblica nel 1984 e vi restò fino al clamoroso addio del 1999, dopo la querela per una vignetta su Massimo D’Alema relativa al caso Mitrokhin.


Polemiche, processi e libertà di satira

Forattini non fu mai tenero con nessuno: Craxi, D’Alema, Berlinguer, Spadolini, Prodi, Berlusconi, Bossi, Fanfani — tutti finirono sotto la sua matita tagliente.
Le sue caricature restano memorabili: Craxi come un piccolo duce, D’Alema come un Hitler comunista, Amato come Topolino, Veltroni come un bruco, Prodi come un prete, e così via in una galleria che racconta cinquant’anni di storia italiana.

La sua satira fu spesso oggetto di querelle politiche e giudiziarie. Solo da esponenti della sinistra ricevette una ventina di querele, mentre nel 1982 subì persino critiche dal Vaticano per una vignetta su Giovanni Paolo II e Lech Walesa.

Celebre anche il caso del 1999, quando D’Alema lo querelò chiedendo tre miliardi di lire di risarcimento. Forattini, per protesta, disegnò per mesi il premier “senza volto”.

GIORGIO FORATTINI


Un innovatore della comunicazione

Prima di diventare vignettista, Forattini aveva lavorato come pubblicitario e copywriter per Fiat e Alitalia, firmando campagne di successo. Questo background lo rese uno dei primi a coniugare linguaggio visivo e giornalismo con modernità e ritmo.

Tra i suoi oltre 55 libri pubblicati, molti editi da Mondadori, figurano raccolte di successo come Referendum Reverendum (1975), Il Forattone. 1973-2015 e Arièccoci. La Storia si ripete. L’ultimo, Abbecedario della politica (2017), spiegava con ironia “come nasce una vignetta”.


Premi, riconoscimenti e un’eredità immensa

Nel corso della sua carriera ha ricevuto il Premiolino, il Premio Hemingway, il Premio Ischia Internazionale di Giornalismo, il Pannunzio e l’Ambrogino d’Oro dal Comune di Milano nel 1997.
È stato giurato del Premio di satira di Forte dei Marmi e ha ottenuto la cittadinanza onoraria ad Asti e la benemerenza civica di Trieste.

SILVIO BERLUSCONI e GIORGIO FORATTINI


Il disegnatore che fece pensare gli italiani

Giorgio Forattini non è stato solo un vignettista, ma un cronista del potere, capace di raccontare la politica con la forza dell’ironia e del segno.
Le sue vignette non si limitavano a far ridere: smascheravano ipocrisie, provocavano riflessioni, accendevano dibattiti.

Con lui scompare una delle voci più libere e irriverenti del giornalismo italiano. Ma resta la sua eredità: una matita che non ebbe mai paura di disegnare la verità.

 (Tutte le foto del servizio sono di Imagoecononica)

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