Collegati con noi

Cronache

Caivano, esplode ordigno davanti chiesa don Patriciello

Pubblicato

del

 Un ordigno e’ esploso nelle prime ore del mattino davanti alla chiesa San Paolo apostolo del parco Verde di Caivano (Napoli), dove da anni padre Maurizio Patriciello conduce una battaglia per la legalita’, a cominciare dalla denuncia dei disastri nella Terra dei Fuochi, e dove e’ nato il Comitato di liberazione dalla camorra di cui il sacerdote fa parte e che per domani ha organizzato una manifestazione davanti alla parrocchia ”per rispondere all’intimidazione”. L’ordigno e’ esploso alle 4 di stamattina, danneggiando parte del cancello pedonale che porta al cortile della chiesa dove solo poche ore prima don Maurizio era stato circondato dall’affetto dei suoi parrocchiani nel giorno del suo compleanno. E l’esplosione giunge due giorni dopo la solidarieta’ che il sacerdote aveva espresso nei confronti di Biagio Chiariello, il comandante della polizia municipale ad Arzano sotto scorta da alcuni giorni per le minacce di morte giunte attraverso un manifesto funebre fatto affiggere davanti al comando. Anche Chiariello, come don Maurizio, fa parte del comitato di liberazione dalla camorra, cosi’ come il senatore Sandro Ruotolo che da subito ha espresso la propria solidarieta’ al parroco noto per le sue battaglie per l’ambiente nella Terra dei Fuochi e per la legalita’ nei luoghi dove la criminalita’ fa da padrona.

Conte patriciello

“Siamo tutti padre Maurizio Patriciello – ha scritto Ruotolo in una nota – siamo tutti preoccupati. Da quando abbiamo alzato la voce in questa area Nord di Napoli, dando vita al comitato di liberazione dalla camorra che e’ nato proprio in questa chiesa, lo Stato sta dando risposte concrete nella battaglia per la legalita’. Sapevamo che accendendo i riflettori avremmo indebolito la camorra e la camorra cerca di reagire con le minacce. Noi siamo di piu’ e andremo avanti in questa battaglia di liberazione dei nostri territori dalla malavita organizzata. Non ci fermeranno insulti e minacce”. “Piena solidarieta’” a don Patriciello anche il presidente della Camera, Roberto Fico: “Siamo tutti al suo fianco e sono certo che le intimidazioni non lo faranno arretrare di un millimetro”. Per la senatrice del Pd Valeria Valente, e’ necessario far sentire la presenza delle istituzioni al fianco di chi si impegna ”ogni giorno per costruire una cultura e una pratica della legalita”’, e ricordare ‘nei giorni in cui la parola guerra e’ tornata a riempire il nostro quotidiano a causa della dolorosa situazione in Ucraina – ha aggiunto – che nelle istituzioni e nelle organizzazioni della societa’ civile napoletana c’e’ chi combatte ogni giorno contro la criminalita’ organizzata. Ognuno di noi deve fare la propria parte, schierandosi al loro fianco”. Solidarieta’ e’ giunta anche dalla diocesi di Aversa, dalla quale e’ stata espressa ”grande preoccupazione per un fatto che, qualunque ne sia l’origine e chiunque ne sia l’esecutore, sembra appartenere a quelle vigliacche forme di minaccia proprie dell’ambiente camorristico”. ”Gli attacchi vigliacchi contro chi si batte per la legalita’ nelle terre martoriate dalla camorra, contro chi sfida a viso aperto tutti i giorni i delinquenti – ha invece detto Paolo Russo, vice capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati – sono un agguato ai cittadini, alle istituzioni, allo Stato. Per questo occorre respingere con fermezza e determinazione l’ennesima azione violenta mossa contro don Maurizio e contro tutto quello che lui rappresenta. Sono certo che lui non si lascera’ piegare e soprattutto continuera’ lungo la sua strada nella consapevolezza che non e’ solo”. Per il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che ha espresso la propria solidarieta’ a don Maurizio, l’intimidazione, avvenuta a poche ore dal compleanno del prelato ”assume una gravita’ ancora piu’ macabra”. Vicino a don Maurizio il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi che chiede allo Stato di fare la sua parte per ripristinare la legalita’. Il ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna, indica in don Patriciello un esempio del Mezzogiorno che non si piega davanti alla criminalita’ e assicura: “don Maurizio non sara’ mai solo”.

Advertisement

Cronache

Festa di matrimonio all’Archivio di Stato di Napoli: indignazione e richiesta di chiarimenti alla direttrice Candida Carrino

Pubblicato

del

Un evento sconcertante ha scosso l’Archivio di Stato di Napoli, uno dei luoghi di maggiore rilevanza culturale della città. Lo scorso 7 dicembre, i preziosi saloni dell’Archivio sono stati teatro di una festa di matrimonio con 300 invitati, completa di tavole imbandite, musica ad alto volume, champagne e fumo di sigarette, persino tra antichi documenti e affreschi di inestimabile valore storico.

L’episodio, documentato sui social dal deputato Francesco Emilio Borrelli e denunciato dai sindacati, ha sollevato un’ondata di indignazione, spingendo il direttore generale degli Archivi del Ministero della Cultura, Antonio Tarasco, a richiedere “urgenti chiarimenti” alla direttrice dell’Archivio, Candida Carrino (la signora con occhiali scuri nella foto sotto).

Uso inappropriato degli spazi e rischi per il patrimonio

Secondo le denunce dei sindacati Cgil, Cisl, Uil e Confsal, il chiostro del Platano, luogo storico dell’Archivio, è stato utilizzato per accogliere un numero eccessivo di invitati. “Gli spazi sono risultati insufficienti, mettendo a repentaglio il ciclo pittorico cinquecentesco ivi presente”, si legge nella denuncia. Il taglio della torta nuziale, effettuato sul prato del chiostro, è stato accompagnato da fuochi artificiali, con gravi rischi per il patrimonio artistico.

Inoltre, i sistemi di sicurezza si sarebbero attivati ripetutamente a causa del fumo artificiale e dell’eccessivo numero di fumatori presenti. “Siamo sbigottiti”, ha dichiarato Borrelli, sottolineando che eventi di questa natura potrebbero compromettere la conservazione degli affreschi e dei beni monumentali.

Candida Carrino sotto accusa

Nonostante la direttrice Candida Carrino possa essere considerata una persona candida nel senso figurato del termine (e sicuramente è una persona perbene, quì non la si accusa di alcun reato ma le richiede conto di quanti accaduto), non può sottrarsi alle proprie responsabilità. Come funzionario pubblico, è tenuta a rispondere dell’eventuale uso inappropriato di uno dei più importanti luoghi della cultura a Napoli. Il ministero ha già fatto sapere che, qualora emergessero gravi responsabilità, saranno presi provvedimenti seri. Carrino potrebbe rischiare il trasferimento in una posizione dove non avrà più la possibilità di compromettere la gestione del patrimonio culturale.

Oltre a Carrino, sarà fondamentale capire chi ha autorizzato l’evento, quanto è stato pagato e chi ha usufruito degli spazi, per far luce su eventuali carenze nei controlli o negligenze.

Precedenti e futuro degli eventi all’Archivio

Non è la prima volta che la gestione dell’Archivio di Napoli finisce sotto esame. Già lo scorso 5 dicembre, il Ministero della Cultura aveva richiesto spiegazioni per altri due eventi privati organizzati nella struttura. Il deputato Borrelli ha chiesto di sospendere ogni evento mondano che possa comportare rischi per il patrimonio artistico e culturale custodito nell’Archivio.

Il caso riapre il dibattito sull’uso degli spazi pubblici per eventi privati: se da un lato l’affitto può rappresentare una fonte di entrate, dall’altro il rischio di danni irreversibili a beni culturali inestimabili non può essere trascurato.

La risposta del ministero

Il Ministero della Cultura ha assicurato che, qualora emergessero responsabilità gravi, saranno adottati provvedimenti rigorosi. L’intervento diretto del direttore generale degli Archivi dimostra l’intenzione di fare chiarezza e tutelare il patrimonio storico-culturale dell’Archivio di Stato di Napoli, evitando che episodi simili possano ripetersi.

Continua a leggere

Cronache

In malattia canta al pianobar, Cassazione lo reintegra

Pubblicato

del

Era stato visto cantare al piano bar proprio in uno dei giorni ‘coperti’ dal certificato medico in cui si attestava il suo stato di salute precario: una forte sindrome d’ansia, la diagnosi messa nero su bianco. Per questo, nel febbraio del 2020, la società di trasporti del Lazio, Cotral, ha proceduto al licenziamento di un suo dipendente ‘reo’ di essersi dedicato all’attività canora il 6 aprile del 2019, giorno in cui non era a lavoro per motivi di salute. La decisione dell’azienda venne impugnata dal lavoratore davanti al Tribunale di Roma che in due gradi di giudizio gli ha dato ragione.

Una posizione ribadita, ora, anche dalla sezione civile di Cassazione che nella sentenza depositata il 29 novembre scorso ha definito “illegittimo” quel licenziamento. Gli ermellini hanno, dunque, confermato quanto già tracciato dai giudici merito che avevano ordinato il reintegro dell’impiegato riconoscendogli a suo favore anche una indennità risarcitoria di circa 2 mila euro. I magistrati di secondo grado sono andati anche oltre: nelle motivazioni della sentenza affermano che per la patologia di cui era affetto l’uomo “l’impegno in attività ricreative non configura in sé un comportamento incompatibile la dichiarata condizione depressiva, anzi – sostengono – poteva giovare alla guarigione”.

Dal canto suo la Suprema Corte ribadisce che è diritto dell’impiegato in malattia dedicarsi ad altre attività purché non compromettano la guarigione o siano incompatibili con la diagnosi medica. Gli ermellini aggiungono, inoltre, che il licenziamento di un impiegato per attività non lavorative durante la malattia deve essere considerato valido solo se l’azienda riesce a dimostrare un nesso, un collegamento tra l’attività svolta e un peggioramento dello stato di salute.

L’altro elemento messo in luce dalla Cassazione è legato alle visite fiscali. Nel rispetto infatti degli orari previsti per legge dalle visite, un dipendente in malattia può svolgere attività di tipo ricreativo e tra queste c’è sicuramente cantare in un piano bar. Su questo ultimo punto l’azienda deve infatti dimostrare che tali attività siano non compatibili con la patologia come ad esempio il lavoratore che afferma di essere affetto da mal di schiena e viene “scoperto” mentre è intento a giocare a tennis.

Continua a leggere

Cronache

Esplosione nell’area Eni di Calenzano: due morti, otto feriti e quattro dispersi

Pubblicato

del

Un’esplosione devastante si è verificata nell’area Eni di Calenzano, alle porte di Firenze, causando due vittime, otto feriti e lasciando ancora quattro persone disperse. Lo ha confermato la Prefettura di Firenze, che ha immediatamente convocato il centro coordinamento soccorsi per gestire l’emergenza.

La dinamica dell’incidente e le prime misure di sicurezza

L’incidente è avvenuto nei pressi del campo sportivo in via del Pescinale, dove si è sprigionata una densa colonna di fumo nero accompagnata da un forte odore acre dovuto alla combustione di idrocarburi. Per precauzione, il Dipartimento della Protezione Civile ha attivato il sistema It-Alert, avvisando la popolazione nel raggio di 5 km dall’area interessata di tenere chiuse porte e finestre e di non avvicinarsi.

Evacuazioni e assistenza medica

Sul posto sono intervenuti Vigili del Fuoco, Protezione Civile e squadre di soccorso. È stato allestito un posto medico avanzato per fornire assistenza ai feriti e distribuire mascherine protettive alla popolazione locale.

Ripercussioni sul traffico e sulla rete ferroviaria

L’esplosione ha avuto conseguenze anche sulla viabilità. L’uscita di Calenzano sulla A1 Milano-Napoli è stata chiusa in entrambe le direzioni, con Autostrade per l’Italia che consiglia percorsi alternativi: Firenze Scandicci per chi proviene da Firenze e Barberino di Mugello per chi arriva da Bologna. La linea ferroviaria tra Firenze Castello e Prato è stata sospesa, con Trenitalia che ha attivato un servizio sostitutivo di bus.

Le caratteristiche dello stabilimento Eni di Calenzano

Lo stabilimento Eni di Calenzano è una struttura dedicata allo stoccaggio e alla spedizione di benzina, gasolio e petrolio. I prodotti arrivano tramite due oleodotti collegati con la raffineria Eni di Livorno e vengono gestiti attraverso una sala di controllo che sovrintende al riempimento dei serbatoi e al carico delle autobotti. Secondo la scheda fornita dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), lo stabilimento occupa una superficie di oltre 170.000 metri quadrati e dispone di impianti antincendio, aree di stoccaggio e sistemi per il trattamento delle acque.

Indagini in corso

Le autorità hanno circoscritto l’area e avviato le verifiche per accertare le cause dell’esplosione. La Prefettura e il Comune di Calenzano hanno ribadito l’importanza di rispettare le misure di sicurezza e hanno invitato i cittadini a mantenere la calma.

Un evento tragico che richiede risposte

L’incidente ha scosso profondamente la comunità locale e pone interrogativi sulla sicurezza degli impianti industriali di questa portata. In attesa di ulteriori aggiornamenti, l’attenzione rimane alta per le persone ancora disperse e per le condizioni dei feriti.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto