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Cronache

Operai-manichini impiccati sotto i ponti autostradali di Napoli, la protesta choc dei lavoratori Whirlpool

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Una lettera alla città. Una lettera a Napoli. La scrivono i lavoratori della Whirlpool. A fine mese la proprietà Usa del sito produttivo ha deciso unilateralmente di cessare le attività. Manderà in  mezzo ad una strada quasi 400 persone. Sono persone, non numeri. Sono famiglie. Non perchè la fabbrica fa male. Non perchè la fabbrica è improduttiva. No, chiudono perchè va tutto bene. Chiudono e mettono in mezza ad una strada in piena pandemia sanitaria e sociale lavoratori. Lavoratori che, nella lettera che oggi scrivono a Napoli, alla loro città, si sentono “appesi ad un filo della speranza, perché la vita di ognuno di noi non finisca sotto un ponte”. A corredo di questa lettera ci sono foto drammatiche. Foto di manichini appesi, impiccati sotto ponti autostradali. È certamente una provocazione, ma è figlia della rabbia e della disperazione.

“Fa male vedere una città sofferente, protestare, difendere i propri diritti. Lottare e gridare a gran voce, scioperare ed essere descritta e rappresentata come una città incontrollabile dove la rabbia si scatena ed è alimentata da forze antidemocratiche. Quello per cui si lotta sono diritti sacrosanti della nostra democrazia! E’ legittimo protestare anche con forza, purché dalla protesta non si passi al vandalismo e all’anarchia. Ogni lotta per i propri diritti ha dentro di sé una nobiltà di valori e per questo motivo non va infangata né strumentalizzata. La nostra Napoli da sempre soffre, inserita in un Paese che continua a creare una linea immaginaria tra nord e sud: dove una parte corre più veloce di un’altra che deve superare ostacoli inimmaginabili per stare al passo e lo fa mettendo in campo tutta se stessa con tutte le sue capacità e con tutte le sue difficoltà; perché Napoli si sveglia ogni giorno con la consapevolezza di dover fare sempre di più rispetto agli altri.

La nostra città ha sempre dimostrato sensibilità e capacità di reagire nei momenti di difficoltà, ha saputo superare e diventare esempio per gli altri, si è opposta quando le ingiustizie prendevano il sopravvento e ha conservato una sua integrità morale che ha tramandato nei millenni e questo è un patrimonio che non va disperso. Le difficoltà che il coronavirus sta causando mettono in ginocchio l’intera società, stiamo lottando contro la pandemia e contro tutte le crisi che la pandemia stessa ha smascherato, il lavoro già precario sta scomparendo ed il bisogno di ogni uomo viene negato.

Noi lavoratori Whirlpool di Napoli, siamo vicini a tutti quegli uomini che come noi sono in lotta e scendono in strada per difendere i loro diritti: commercianti, artigiani, ristoratori, artisti, lavoratori, e tutti quegli uomini che come noi vedono svanire la possibilità di poter garantire un futuro a se se stessi e alle loro famiglie, per quanto precario sia il nostro futuro siamo costretti a sfidare la sorte, e in alcuni casi le regole, per il diritto alla vita, costretti a protestare nonostante la presenza del virus, contro un unico nemico che ha reso questa società schiava e senza valori: il profitto prima della persona.

In particolare durante questa Pandemia, bisogna fare presto, per evitare che tutto degeneri e che abbiano voce solo la disperazione e la rabbia. Non abbiamo bisogno di contrapposizione pretestuosa, ma di ascolto e proposte concrete e veloci che diano soluzioni ai problemi.

Il 31 ottobre è vicino sono ormai 18 mesi che chiediamo rispetto e dignità per noi e per le istituzioni.

I Lavoratori della Whirlpool di Napoli combattono per il loro futuro, per il futuro di tutti e lo fanno con fermezza e risolutezza, tenendo fede ai valori ed agli ideali per cui lottano, a difesa della nostra città e per affermare il diritto al lavoro.

Siamo l’Italia che resiste

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Ucraina: Polonia, favoriremo rimpatrio uomini in età militare

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Varsavia aiuterà Kiev a riportare in Ucraina i suoi uomini in età militare, in seguito alle nuove modifiche alle leggi sui passaporti e sul servizio consolare per gli uomini ucraini che vivono all’estero: lo ha detto il ministro della Difesa polacco Wladyslaw Kosiniak-Kamysz. “Penso che molti polacchi siano indignati vedendo giovani ucraini negli alberghi e nei caffè, sentendo quanti sforzi dobbiamo fare per aiutare” Kiev, ha detto ieri Kosiniak-Kamysz ai media di polacchi. Il ministro ha sottolineato anche che Varsavia si era già offerta di aiutare l’Ucraina a identificare i rifugiati che vivono in Polonia e che sono sotto obbligo militare. La Polonia ospita circa un milione di ucraini fuggiti dalla guerra totale della Russia. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha dichiarato che le nuove misure di Kiev intendono “ripristinare atteggiamenti equi nei confronti degli uomini in età di leva in Ucraina e all’estero”.

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Ticket Venezia: 80mila prenotati oggi, uno su 10 non paga

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Nel primo giorno di sperimentazione del ticket d’ingresso a Venezia sono oltre 80mila le persone che hanno registrato la loro presenza in città oggi, 25 aprile. Solo 7mila però, uno su dieci, secondo i dati aggiornati a ieri pomeriggio’, hanno pagato il voucher di 5 euro per accedere al centro storico. Tutti gli altri accessi sono di persone esenti alla tassa (cittadini veneti, i lavoratori, gli studenti e altre categorie), tenuti a registrarsi sulla piattaforma on line ma non a pagare. Tra questi, 30.300 sono gli ospiti delle strutture ricettive, 9.450 sono i veneti, potenziali vacanzieri ‘di giornata’.

 

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Choc a Nola: marito violento, giovane ‘liberata’ dai carabinieri grazie all’intervento della suocera

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Dopo anni di soprusi e maltrattamenti, la storia di terrore vissuta da una giovane donna di Nola ha finalmente trovato un epilogo in tribunale. Un giovane di 21 anni, con un passato turbolento segnato da dipendenza da droga e violenze, è stato arrestato e accusato di sequestro di persona, maltrattamenti e lesioni personali aggravate. Le aggressioni brutali, compresa una tentata strangolazione e attacchi pericolosi anche ai passanti nel centro antico di Nola, finiranno con il suo arresto.

La Procura di Nola, con l’ausilio dei carabinieri, ha condotto un’indagine lampo che ha portato alla luce gli abusi subiti dalla donna per anni. La vittima, che aveva sopportato in silenzio gli attacchi del compagno, ha trovato la forza di parlare solo dopo l’intervento della madre dell’aggressore, che l’ha convinta a cercare aiuto e cure mediche.

Durante l’ultima aggressione, la donna ha subito gravi danni all’orecchio e all’occhio, oltre a numerose altre ferite. In ospedale, il personale ha allertato le autorità, innescando una serie di eventi che hanno portato all’arresto del giovane. Nonostante il profondo legame affettivo che la legava al suo aguzzino, il quale chiudeva la porta di casa a chiave per impedirle di scappare, la donna ha finalmente deciso di rompere il silenzio.

Il Gip del Tribunale di Nola, Teresa Valentino, ha accolto la richiesta di custodia cautelare in carcere presentata dalla Procura, segnando un decisivo punto di svolta nel caso. La giovane donna ha espresso il desiderio di vedere giustizia fatta: «Chiedo che venga punito per quello che mi ha fatto», ha dichiarato, evidenziando il lungo calvario e la paura che ha vissuto, temendo anche per la sicurezza della sua famiglia.

Questa vicenda sottolinea la tragica realtà della violenza domestica e l’importanza di supportare le vittime nel trovare la forza di parlare e denunciare i loro aggressori. L’arresto del giovane non solo mette fine a un ciclo di violenza, ma serve anche come monito sulle conseguenze legali che attendono coloro che sceglieranno di perpetrare tali crimini.

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