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Cronache

Omofobia: in scuole arrivano carriere ‘alias’ e bagni neutri

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Gli studenti italiani sono in gran parte favorevoli al riconoscimento dei diritti delle persone LGBTQ+ anche a scuola. Un’esigenza che emerge a da un’indagine condotta dal portale Skuola.net in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, prevista per domani. Tra i 1.800 alunni di istituti secondari di secondo grado intervistati, infatti, ben il 58% si dice assolutamente d’accordo con una decisa estensione dei diritti degli studenti LGBTQ+. A cui si aggiunge un altro 25% che si mostra tendenzialmente a favore. Cio’ nonostante, in molti istituti si parla ancora a stento di queste tematiche: quasi la meta’ delle ragazze e dei ragazzi coinvolti dal sondaggio (44%) rivela che, nella propria scuola, temi come l’orientamento sessuale e l’identita’ di genere siano poco considerati. Sempre meglio di quel 34% che racconta che nel proprio istituto questi argomenti sono quasi un tabu’. Alla fine, solamente 1 su 5 ha frequentemente occasione di parlarne in classe. Ma anche tra gli studenti non tutti la vedono allo stesso modo. Se oltre 8 su 10 sono del tutto o in parte pronti alla svolta, il resto (17%) e’ invece diviso tra chi e’ “tendenzialmente contrario” e chi invece e’ assolutamente contrario. Un atteggiamento questo, che in parte e’ figlio dell’aria che si respira tra le mura domestiche: solo il 16% degli studenti conferma infatti di avere genitori che sostengono la causa, contro un buon 32% che invece dichiara un’avversita’ dei propri famigliari all’inclusivita’ scolastica delle persone LGBTQ+. Infine, c’e’ da considerare anche un timido 19% che rivela di non parlarne affatto in famiglia. Per quanto riguarda la carriera “alias” per gli studenti che non si riconoscono nei generi “maschio” o “femmina”, appena il 10% dice che e’ stata attivata nella propria scuola. La meta’ degli intervistati (50%), al contrario, afferma che non c’e’ e non e’ prevista a breve l’attivazione di questo strumento. Inoltre, laddove la carriera “alias” e’ stata attivata, l’iniziativa e’ stata quasi sempre degli studenti: nel 77% dei casi con richieste specifiche, mentre un timido 13% ha confermato di aver manifestato per l’ottenimento di questo strumento. Stesso discorso per l’introduzione di bagni “neutri” nelle scuole. Solamente il 17% li ha a disposizione, mentre il 72%, anche a fronte di potenziali utenti, non ha trovato una scuola ricettiva. E quasi sempre ci si e’ arrivati dopo accese proteste (32%) o quantomeno una richiesta formale (58%). Appena 1 scuola su 10 e’ arrivata a queste decisioni in autonomia. Piu’ della meta’ degli intervistati conferma la presenza di persone omo/bi/transessuali nella propria scuola, con il 18% che rivela di fare anch’esso parte della comunita’ LGBTQ+. E, stando alle loro risposte, e’ facile anche delineare la situazione che queste persone vivono all’interno degli edifici scolastici. Solo per il 28%, nella propria scuola, c’e’ un clima di inclusivita’ e integrazione verso la comunita’ LGBTQ+. Mentre piu’ della meta’ (53%) non nasconde il verificarsi di alcuni episodi di dissenso e discriminazione. Senza sottovalutare quel 19% che rivela di frequentare una scuola in cui ci sono frequenti episodi di esclusione. Dalle testimonianze dei ragazzi emerge pure che nelle scuole non sono assenti veri e propri atti di intolleranza. Quasi 2 su 3 non hanno mai assistito a scene di violenza omofobica, fisica o verbale che sia. Ma circa 1 su 4 rivela di essere a conoscenza o di aver assistito, seppur raramente, a episodi del genere; mentre 1 su 10 parla di violenze frequenti. E, come come se non bastasse, laddove si sono registrati episodi di violenza reiterata, quasi sempre sembra che la scuola non abbia preso provvedimenti di rilievo: nel 39% dei casi non e’ stato fatto nulla, mentre per il restante 38% si e’ trattato solo di un rimprovero verbale; appena il 18% degli intervistati parla di sospensioni a danno dei responsabili.

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È annegato il bimbo di 4 anni scomparso, trovato corpo nel fiume

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È morto annegato nel fiume Adigetto il bambino di 4 anni del quale si erano perse le tracce nel pomeriggio di ieri, a Villanova del Ghebbo (Rovigo). I vigili del fuoco, che hanno proseguito nelle ricerche anche dopo l’arrivo del buio, hanno individuato il corpicino poco prima della mezzanotte, mentre in gommone compivano l’ennesima perlustrazione del tratto di fiume. Il piccolo era in galleggio a circa 700 metri dal punto in stava giocando sulla riva quado è scomparso. Ancora da accertare la dinamica della tragedia.

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Cronache

Ordigno esplode sull’auto dell’ufficiale della Finanza, militare salvo per miracolo a Bacoli

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Dai primi rilievi degli artificieri sembrerebbe che ignoti avessero collocato un ordigno sull’auto privata, una Lancia, di un ufficiale della Guardia di Finanza esplosa – causando, per fortuna, solo danni alla vettura – ieri sera a Bacoli, in provincia di Napoli. Il finanziere è uscito illeso dalla deflagrazione e, secondo quanto si apprende, utilizzava raramente quell’automobile. Giovane, 35 anni, emiliano di nascita, residente da tempo per ragioni di lavoro a Bellavista, viene descritto come un brillante ufficiale in servizio alla Caserma Zanzur di Napoli. Nella sua attività investigativa si concentrava esclusivamente di verifiche e non di indagini sulla criminalità organizzata. È il comandante della sezione “Accise sugli oli minerali”. Significa che nel suo lavoro ha a che fare purtroppo spesso con evasioni milionarie. Accertamenti sono in corso da parte dei carabinieri di Pozzuoli e di Napoli, coadiuvati dalle fiamme gialle e anche dagli artificieri, per fare luce sul movente del grave gesto che, al momento, non appare collegato all’attività inquirente dell’ufficiale. Insomma una situazione molto pesante perchè se l’uomo delle Fiamme Gialle non fosse stato lesto dall’uscire in tempo dall’auto, oggi saremmo qui a parlare di un omicidio con modalità spettacolari, un una località tra le più tranquille della Campania, nel giorno in cui si celebravano le vittime della mafia.

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Superbonus, maxi truffa miliardaria: indagati tra Avellino, Salerno, Milano, Torino e altre città

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Una rete di truffatori che, utilizzando prevalentemente prestanome, tra cui senza fissa dimora, percettori di reddito di cittadinanza, persone decedute o con precedenti penali, aveva creato un numero imprecisato di imprese inesistenti per riscuotere crediti di imposta fittizi per “Ecobonus” e “Bonus Facciate” per 1,7 miliardi di euro. A fare luce sulla truffa è stata la Guardia di Finanza di Avellino e di Napoli, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura di Avellino. Si tratta del sequestro di crediti d’imposta più alto di sempre e che ha portato a perquisizioni nelle province di Napoli, Avellino, Salerno, Milano, Lodi, Torino, Pisa, Modena e Ferrara nei confronti di 21 indagati per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello Stato. “Non si può parlare di imprenditori, dato che le società esistevano soltanto sulla carta e in qualche caso erano da tempo non operative”, sottolinea il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Avellino, Salvatore Minale, che insieme alle Fiamme Gialle di Napoli, ha disarticolato l’organizzazione che nel corso degli ultimi mesi e su base quotidiana ha inviato alla Agenzia delle Entrate un elevatissimo numero di comunicazioni di cessione del credito di imposta. Nei confronti degli indagati si ipotizzano i reati di associazione a delinquere, truffa, riciclaggio, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Gli investigatori escludono il loro collegamento con organizzazioni criminali, ma evidenziano la rodata ‘specializzazione’ raggiunta dagli indagati: in molti casi, le particelle catastali corrispondevano ad immobili inesistenti e a turno, gli stessi soggetti si scambiavano i ruoli di cedenti e cessionario dei crediti. Ad innescare l’indagine è stata un’analisi di rischio del Settore Contrasto Illeciti dell’Agenzia delle Entrate. Sono state inoltrate istanze anche per immobili inesistenti, senza fatture oppure riportanti importi “incoerenti”. In duemila casi, è stato accertato, i lavori si sarebbero dovuti realizzare addirittura in comuni inesistenti. I lavori dichiarati per i quali sono stati inoltrate richieste di bonus avrebbero avuto un costo di circa 2,8 miliardi di euro. I sequestri eseguiti oggi – uno preventivo emesso dal gip e un altro d’urgenza della Procura di Avellino – hanno di fatto impedito che i crediti possano essere utilizzati in compensazione o monetizzati presso gli intermediari finanziari. In corso anche indagini per verificare la posizione di una persona, residente in Irpinia ma non indagata, finita nell’operazione portata a termine stamattina dalla Guardia di Finanza di Asti che in diverse regioni, per gli stessi reati, ha portato al sequestro di 1,5 miliardi e all’emissione di un’ordinanze di custodia cautelare per dieci persone.

Gli sviluppi delle indagini hanno permesso di accertare un ammontare di crediti fittizi per circa 1,7 miliardi di euro, parte dei quali usati in compensazione.

Gli interventi edilizi dai quali sarebbero sorti i crediti (per un importo complessivo di lavori dichiarati di circa 2,8 miliardi di euro) erano riferibili a immobili inesistenti, con indicazione nelle comunicazioni di cessione, in oltre 2.000 casi, di comuni anch’essi inesistenti.

Contestualmente al sequestro sono in corso perquisizioni nelle province di Napoli, Avellino, Salerno, Milano, Lodi, Torino, Pisa, Modena e Ferrara nei confronti di 21 soggetti indagati per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello Stato.

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