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Cronache

Omicidio Cucchi, la famiglia chiama in aula ex ministri e generali a testimoniare

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Chiamateli testimoni eccellenti. In realtà sono testimoni che saranno chiamati in aula per fare chiarezza sulla vicenda dei presunti depistaggi che sarebbero avvenuti dopo la morte di Stefano Cucchi. A chiedere che vengano a testimoniare nei prossimi mesi, in vista della prima udienza al nuovo processo Cucchi, quello su presunti depistaggi e insabbiamenti messi in atto dalla scala gerarchica, sono i legali della famiglia del geometra ucciso. In una lista di oltre trenta testi, che verrà depositata dall’avvocato Fabio Anselmo, ci sono anche i due ex ministri della Difesa, Elisabetta Trenta e Ignazio La Russa, e il comandante generale dell’Arma in carica, Giovanni Nistri. Tra i generali c’è anche Vittorio Tomasone, che la parte civile chiede di ascoltare in merito a quanto l’ex comandante provinciale dei carabinieri di Roma apprese circa l’inchiesta disposta dopo la morte di Stefano, sulla riunione che lo stesso generale tenne con i militari qualche giorno dopo e sulle informazioni apprese sugli accertamenti medico-legali effettuati sul corpo del giovane. E proprio quelle note mediche presenti nella relazione del 30 ottobre saranno sotto l’attenzione degli inquirenti, perche’ all’epoca quel documento anticipava le conclusioni di esperti medici legali che ancora dovevano essere nominati. Tra gli altri generali che figurano nella lista testimoni e che potrebbero essere convocati in aula, ci sono Leonardo Gallitelli e Tullio Del Sette (c0mandanti generali dell’Arma prima di Nistri), Biagio Abrate e Salvatore Luongo. Alla sbarra, dal prossimo 12 novembre, ci saranno otto carabinieri, tutti componenti della catena di comando che secondo gli inquirenti avrebbe depistato le indagini per accertare le cause sulla morte di Stefano. Tra gli imputati ci sono anche alti ufficiali dell’Arma, che avrebbero orchestrato il tentativo di insabbiamento della verita’ sulla morte del geometra romano. L’imputato al processo con il più alto grado nell’Arma, l’allora comandante del Gruppo Roma, Alessandro Casarsa. Per l’accusa i depistaggi partirono proprio da quest’ultimo e a cascata furono ‘messi in atto’ dagli altri secondo i vari ruoli di competenza. Gli altri imputati sono il colonnello Lorenzo Sabatino, ex capo del nucleo operativo di Roma, accusato di omessa denuncia; Francesco Cavallo, all’epoca dei fatti tenente colonnello capoufficio del comando del Gruppo Roma; Luciano Soligo, gia’ comandante della Compagnia Montesacro; Massimiliano Colombo Labriola, ex comandante della stazione di Tor Sapienza; Francesco Di Sano, all’epoca in servizio a Tor Sapienza; Tiziano Testarmata, gia’ comandante della quarta sezione del Nucleo investigativo e il carabiniere Luca De Cianni. Nel procedimento l’Arma dei carabinieri si e’ costituita parte lesa. Il prossimo 14 novembre sono invece previste due sentenze riguardo ad altri due importanti procedimenti sul caso Cucchi: quella al processo d’appello ‘ter’, nei confronti medici dell’ospedale Pertini, e quella riguardante la Corte d’Assise, che prendera’ la decisione nell’altro processo a cinque militari dell’Arma, tre dei quali accusati di omicidio preterintenzionale per il presunto pestaggio.

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Natale di allegria e solidarietà a Edenlandia: 4.000 bambini in festa per il Charity Day

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Migliaia di bambini hanno rienpito i viali di Edenlandia per la seconda edizione del Children’s Charity Day, un evento di solidarietà che è divemtato un appuntamento immancabile nella città di Napoli. L’iniziativa organizzata da Gianluca Vorzillo, CEO du Tanit, ha visto la partecipazione di 4 mila bambini ospiti di case famiglia provenienti da diverse città della Campania, fra cui Napoli, Caserta, Nola, Castellammare di Stabia, Caivano e Parete.

Giornata di gioia e magia per i piccoli ospiti

I partecipanti hanno trascorso una giornata all’insegna della spensieratezza, tra viaggi sul trenino, giostre come Dumbo e il bruco, zucchero filato e spettacoli emozionanti. Il maniero, il Castello e la ruota panoramica hanno fatto da sfondo a un evento che ha regalato sorrisi e momenti di felicità ai bambini in difficoltà economica e sociale. Animatori, artisti e musicisti come Giacomago, Le streghe del palco, i dinosauri di Luca D’Orta e il tenore Giuseppe Gambi hanno intrattenuto il pubblico con performance coinvolgenti.

Solidarietà e beneficenza protagoniste

Numerose associazioni e istituzioni hanno aderito all’iniziativa, tra cui la Fondazione Santobono Pausilipon, la Croce Rossa Italiana, l’Unitalsi, l’Ordine di Malta e l’Associazione Italiana Genitori dell’area Nord di Napoli. Gianluca Vorzillo ha concluso la giornata consegnando una donazione alla Fondazione Santobono Pausilipon per l’acquisto di un macchinario destinato al reparto neonatale.

Un messaggio di apprezzamento per l’evento è arrivato dal Presidente della Camera, Lorenzo Fontana, che aveva visitato Edenlandia durante l’estate.

 

Le dichiarazioni degli organizzatori

“Abbiamo voluto creare un ricordo indelebile per i nostri piccoli, regalando momenti di gioia, spensieratezza e magia natalizia a chi vive un periodo di difficoltà. Questo evento tornerà ogni anno per portare amore e solidarietà”, ha dichiarato Gianluca Vorzillo, patron di Edenlandia.

Ospiti illustri e madrine d’eccezione

A condurre l’evento è stata Ornella Mancini, con la madrina Benedetta Valanzano, affiancata da presenze note come l’attrice di Mare Fuori, Maddalena Stornaiuolo, che ha passeggiato tra i viali del parco insieme ai piccoli ospiti.

 

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Yasmine, la bambina sopravvissuta al mare: una storia di speranza e interrogativi

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Yasmine ha 11 anni e una storia che sembra uscita da una fiaba, ma è una cruda realtà. Partita dalla Sierra Leone con il fratello, è sopravvissuta a un naufragio nel Canale di Sicilia, aggrappata per ore a due camere d’aria. Ha visto i suoi compagni di viaggio, uomini, donne e ragazzi, scomparire tra le onde. È stata salvata dall’equipaggio del veliero Trotamar III, della ong tedesca Compasscollective, che ha sentito le sue grida disperate in una notte senza stelle.

Il salvataggio e l’arrivo a Lampedusa

Erano le 3.20 di martedì quando i marinai del Trotamar III hanno avvistato la bambina a circa dieci miglia da Lampedusa. In ipotermia e sotto choc, ma vigile, Yasmine è stata issata a bordo, avvolta in un telo termico e portata in una cabina per essere riscaldata. «È stato un miracolo sentirla e trovarla in alto mare con il motore acceso», ha raccontato lo skipper Matthias Wiedenlübbert.

Dopo averla soccorsa, l’imbarcazione si è diretta verso Lampedusa, dove la bambina è stata affidata ai medici. Yasmine ha raccontato, in un francese stentato, del naufragio del barchino su cui viaggiava, partito da Sfax, in Tunisia, l’8 dicembre. Ha descritto tre giorni passati in acqua, senza cibo né acqua, vedendo uno dopo l’altro i suoi compagni scomparire tra le onde.

Una bambina segnata, ma forte

A Lampedusa, Yasmine ha incontrato Francesca Saccomandi, volontaria di Mediterranean Hope, che le ha regalato uno zainetto con un album da colorare e dei colori. «Era tranquilla, stanchissima, ma lucida», ha detto la volontaria. Dopo una visita in ambulatorio, dove è stata dichiarata in buone condizioni di salute, Yasmine è stata trasferita all’hot spot dell’isola, dove si è addormentata, sfinita.

Dubbi e indagini

Nonostante il lieto fine, la vicenda di Yasmine solleva molti interrogativi. Come ha fatto una bambina di 11 anni a sopravvivere tre giorni in mare aperto, in condizioni di burrasca? Gli investigatori, coordinati dalla Procura di Agrigento, stanno indagando per naufragio e omicidio colposo plurimo, cercando di verificare se il suo racconto sia stato influenzato dal trauma subito. Secondo alcuni esperti, i segni dell’ipotermia sarebbero incompatibili con una permanenza in acqua superiore alle 12 ore.

Nel frattempo, la Guardia di Finanza ha perlustrato il tratto di mare dove è stata trovata la bambina, senza però individuare tracce del naufragio.

Una storia di coraggio e speranza

La vicenda di Yasmine è un simbolo di resistenza e speranza, ma anche un promemoria delle tragedie che si consumano ogni giorno nel Mediterraneo. Mentre le indagini cercheranno di chiarire i contorni di questa drammatica vicenda, Yasmine rappresenta il volto dei tanti migranti che affrontano il mare in cerca di un futuro migliore, spesso pagando un prezzo altissimo.

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Affido negato ai nonni: l’Italia ammette l’errore e risarcisce

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Il governo italiano ha riconosciuto davanti alla Corte Europea dei Diritti Umani (Il Palazzo che ospita la Cedu nella foto Imagoeconomica in evidenza) di aver commesso un errore nel negare l’affido di una bambina ai nonni che si stavano già prendendo cura del fratello maggiore. Questa decisione, che ha violato il diritto alla vita familiare della coppia, ha portato a sei anni di separazione forzata dalla nipote e a una drastica limitazione dei contatti con la piccola.

Per rimediare, lo Stato italiano verserà 10.000 euro per danni morali e 1.000 euro per le spese legali.

Il caso: dall’affido negato al verdetto della Cedu

La vicenda inizia nel 2016, quando il tribunale dei minori di Genova dichiara adottabile la neonata a causa della presunta incapacità genitoriale dei suoi genitori, affidandola al Comune di Borghetto Santo Spirito. Poche settimane dopo, i nonni chiedono l’affidamento della bambina, ma la loro richiesta viene respinta e la piccola viene affidata a una famiglia estranea.

Nel 2019 emerge un fatto rilevante: la madre affidataria è sorella della responsabile dei servizi sociali che seguivano il caso. I nonni denunciano l’accaduto e rinnovano la richiesta di affido, ma il tribunale ritiene l’elemento non significativo e conferma l’affidamento alla famiglia.

La svolta arriva nell’ottobre 2022, quando la Corte d’appello di Genova riconosce finalmente il diritto dei nonni, dopo una lunga battaglia legale.

Angelo Pisani

Il convegno sulla tutela dei diritti dei minori

Questa vicenda, insieme al verdetto della Cedu, sarà al centro del prossimo convegno organizzato dalla Commissione Diritto degli Affetti del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli. Il presidente, avvocato Angelo Pisani (nella foto sopra), ha annunciato la partecipazione di avvocati, magistrati, istituzioni, giornalisti, oltre a rappresentanti del mondo accademico e scolastico.

L’obiettivo è sensibilizzare sull’importanza di considerare i minori non come “numeri o fascicoli”, ma come esseri umani degni della massima attenzione e rispetto. “Nessun bambino dovrebbe più subire tragedie e sofferenze come questa,” ha sottolineato Pisani.

Un caso simbolico per un cambiamento necessario

La storia di questa famiglia non rappresenta solo una ferita personale, ma un simbolo delle criticità del sistema di affido e tutela dei minori in Italia. La speranza è che questa vicenda diventi un punto di svolta, promuovendo una maggiore attenzione ai diritti dei bambini e alle relazioni familiari, per evitare che errori simili si ripetano in futuro.

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