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Ogni anno questo Paese di terroni che occupano le istituzioni regala 5 milioni a “Libero” per illuminarci con queste analisi sociologiche

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Oggi in prima pagina sul quotidiano Libero finalmente c’è una mirabile inchiesta con tanto di illuminante analisi politica che ci fa comprendere per quale motivo Matteo Salvini è sempre incazzato. Finalmente ci viene spiegato perché come cura di questa sua diuturna incazzatura il ministro Salvini da mane a sera invece di prendere servizio al Viminale (il ministero che il premier Giuseppe Conte gli ha assegnato) entra e esce dal suo ufficio virtuale su twitter  e ci informa dei neri che arrivano in Italia con le navi da crociera e della pacchia che sta per finire o che già finita, dei cori razzisti negli stadi contro i “napole(c)tani” e “quello sporco negro di Koulibaly” che dovremmo considerare momenti di effervescenza goliardica di pochi imbecilli, delle fave e lenticchie con nutella ingurgitate la sera. Da quanto si riesce a capire  leggendo Libero Salvini è sempre incazzato perché nelle istituzioni di questo Paese malato ha tutti contro. Oddio, non proprio tutti ma i 3/4 dei rappresentanti delle istituzioni metterebbero, secondo questa analisi di Libero, i bastoni tra le ruote a Matteo Salvini perchè sono terroni. Insomma, Matteo Salvini non riuscirebbe a fare – secondo questa analisi di Libero – tutto quello che deve fare (che cosa deve fare?) perché ci sono 3 terroni su quattro dentro le istituzioni di questo Paese Malato che lo ostacolano.

Viviamo davvero in un paese malato. Un Paese che finanzia l’editoria per agevolare e accrescere la libertà di stampa dando ogni anno quasi 5 milioni di euro a Libero, un giornale che fa queste mirabili analisi politiche. 

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Esteri

Gallant minaccia l’Iran: attacchi come a Gaza e Beirut

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Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant minaccia l’Iran annunciando attacchi simili a quelli effettuati “a Gaza e Beirut”. “Chiunque pensi che un semplice tentativo di farci del male ci dissuada dall’agire, dovrebbe dare un’occhiata a Gaza e Beirut”, ha avvertito Gallant in riferimento all’attacco missilistico iraniano del primo ottobre, aggiungendo nella base aerea di Nevatim presa di mira da Teheran che l’attacco non ha nemmeno “scalfito” l’aeronautica israeliana.

Secondo i media iraniani, Teheran ha preparato un piano per rispondere a un possibile attacco israeliano in risposta ai missili lanciati la scorsa settimana. “Il piano per la risposta necessaria a una possibile azione dei sionisti (Israele) è stato completamente preparato”, afferma l’agenzia di stampa Tasnim, citando “una fonte informata” nelle forze armate. “Se Israele agisce, non ci saranno dubbi che verrà effettuato un contrattacco iraniano”, afferma Tasnim, aggiungendo che l’Iran “ha una lista di molti obiettivi israeliani” e che l’attacco iraniano di martedì “ha dimostrato che si può radere al suolo qualsiasi posto”.

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Economia

Meno opere incompiute, ma a fine 2023 ancora 266

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Dalla Tangenziale est di Vibo Valentia alla scuola materna di Abbiategrasso, passando per la realizzazione di un autodromo ad Arborea e la realizzazione di una nuova unità di terapia intensiva cardiologica a Ostuni. Ma anche case popolari, piscine, palazzetti dello sport, messa in sicurezza di ex conventi, cinema, porti, case di riposo, fognature. L’elenco delle opere pubbliche incompiute sparse sul territorio italiano è lungo e variegato. Dopo anni di sostanziale stabilità, il numero è però calato significativamente, passando dai 365 del 2022 ai 266 del 2023, con un deciso calo pari al 37%. A fare i conti è il Centro Studi Enti Locali che ha elaborato i dati pubblicati dalle singole regioni, che restituiscono la situazione al 31 dicembre 2023. Diminuito significativamente anche l’importo complessivo degli interventi aggiornato all’ultimo quadro economico delle opere censite, il cui valore attuale si attesta intorno a 1,6 miliardi, contro i 2,3 dell’anno precedente.

Per opere incompiute, sottolinea Veronica Potenza autrice della ricerca, si intendono lavori il cui termine contrattualmente previsto per l’ultimazione è passato e che sono rimasti in stallo per problemi come mancanza di fondi, cause tecniche, sopravvenute nuove norme tecniche o disposizioni di legge, fallimento, liquidazione coatta e concordato preventivo dell’impresa appaltatrice, risoluzione o recesso dal contratto e mancato interesse al completamento da parte della stazione appaltante, dell’ente aggiudicatore o di altro soggetto aggiudicatore. In linea con gli anni precedenti, i lavori incompiuti sono prevalentemente concentrati nel Mezzogiorno. Le stazioni appaltanti delle 266 opere incompiute coincidono nel 64% dei casi con delle amministrazioni pubbliche del sud e delle isole (171).

Per completarle serviranno più di 600 milioni di euro. Le opere incompiute localizzate nelle regioni del centro Italia sono 52, esattamente come l’anno precedente, mentre quelle nel nord del Paese sono passate da 40 a 37. Le restanti sei opere in stallo, spiega il Centro studi enti locali, sono di competenza delle amministrazioni centrali. In Sicilia il calo più repentino: 47 contro 122 dell’anno precedente che può far supporre, secondo il Centro studi enti locali, qualche possibile motivazione legata a cancellazioni tecniche o a riconversioni di vecchie opere. Così come gli anni passati, anche nel 2023 è il Molise a detenere il record del più alto importo pro-capite degli oneri per l’ultimazione dei lavori pari a 181 euro pro-capite. Un dato distante dalla media nazionale di 22 euro ma più che dimezzato rispetto ai 422 euro dell’anno precedente. Seguono la Basilicata, che ha censito oneri per ultimazione lavori pari a 65 euro ad abitante e la Sardegna con 59 euro che si confrontano con i 139 dello scorso anno.

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Esteri

Gaza, colpito centro Hamas in moschea Shuhada al-Aqsa: 21 morti

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Il bilancio delle vittime dell’attacco israeliano alla moschea Shuhada al-Aqsa, nella Striscia di Gaza centrale, è salito a 21.  “C’é anche un gran numero di feriti a seguito del bombardamento di una moschea che ospitava gli sfollati davanti al cancello dell’Ospedale dei Martiri di Al-Aqsa a Deir al-Balah, nella Striscia di Gaza centrale”, ha dichiarato il portavoce della Protezione Civile di Gaza, Mahmud Bassal.

L’esercito israeliano (Idf) ha confermato di avere effettuato nella notte un attacco aereo “mirato” contro una “struttura che in precedenza fungeva da moschea Shuhada al-Aqsa nell’area di Deir al Balah”, nella Striscia di Gaza centrale. Nella struttura, si legge in un comunicato pubblicato su Telegram, si trovava “un centro di comando e controllo” all’interno del quale “operavano i terroristi di Hamas”. In precedenza fonti mediche avevano riferito che nell’attacco sono morte almeno cinque persone.

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