All’inizio sembrano punti luminosi di ombre bianche che proiettano ombre su un prato verde lussureggiante. Non appena la telecamera del drone vola nel cielo, diventa chiaro che si tratta di persone, più di 200 studenti provenienti da una mezza dozzina di paesi diversi, in fila per lanciare un chiaro messaggio al mondo: Salviamo i nostri oceani.

Questi futuri leader marittimi, che studiano all’Accademia araba per la scienza, la tecnologia e il trasporto marittimo, con sede nella città costiera egiziana di Alessandria, hanno utilizzato due potenti simboli nel loro video: un’ancora, immediatamente riconoscibile in qualsiasi lingua, e il semaforo, un altro universale modo di comunicare in alto mare, usando le bandiere; le braccia che si muovono secondo schemi netti, gli studenti che pronunciano, con le bandiere, lo stesso messaggio che formano con i loro corpi visti dall’alto.

Il messaggio non è una questione di teoria per questi futuri marittimi; è fondamentale per i loro viaggi personali che iniziano in un’istituzione impegnata ad aiutare il mondo a realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile ed in particolare sull’azione per il clima.

Provenienti da Egitto, Gibuti, Sudan, Arabia Saudita, Libia e Mauritania, gli studenti hanno creato il loro videomessaggio alla Conferenza dell’Onu sull’Oceano, che porrà la questione in cima all’agenda internazionale quando si terrà a Lisbona dal 27 giugno al 1° luglio .

“Viviamo in un mondo blu”, spiega il dottor Kareem Mahmoud Tonbol, professore associato di oceanografia fisica e climatologia e vice preside per gli studi post-laurea e la ricerca scientifica, sottolineando che oceani e mari coprono oltre il 70% della superficie terrestre .

“Gli oceani sono il cuore e i polmoni del nostro pianeta, forniscono la maggior parte dell’ossigeno che respiriamo”, afferma il dott. Tonbol, che funge anche da capo del programma meteorologico e di indagine idrografica e ha organizzato l’iniziativa per creare un video in risposta a una richiesta dal Dipartimento delle comunicazioni globali delle Nazioni Unite.

Le centinaia di studenti che hanno contribuito al video, sono stati motivati a inviare il loro SOS nautico, preoccupati per il futuro dell’umanità.  “Gli oceani sono il cuore e i polmoni del nostro pianeta, fornendo la maggior parte dell’ossigeno che respiriamo”, afferma Tonbol. “Sono anche un elemento vitale dell’ecosistema ed elemento fondamentale per la produzione di cibo e medicine”.

Secondo il dottor Tonbol, più di tre miliardi di persone in tutto il mondo fanno affidamento sulla biodiversità marina e costiera per sopravvivere, mentre gli oceani assorbono oltre il 30% dell’anidride carbonica creata dall’uomo, contribuendo a mitigare gli effetti del riscaldamento sul pianeta.

“Gli oceani sostengono anche le risorse e le industrie marine e costiere del mondo”, sottolinea. “In ogni modo, siamo direttamente collegati ai nostri mari”.

C’è voluta una settimana di preparativi, un team di esperti di video e la coreografia di decine di studenti in uniformi marittime, ma l’Accademia ha ritenuto che valesse la pena investire in questo progetto per  inviare un forte segnale dal loro campus di Abu-Qir.

“Il nostro messaggio è mobilitare e unificare gli sforzi del mondo per aiutare la gestione sostenibile degli oceani del mondo promuovendo un movimento globale di cittadini per proteggere le risorse oceaniche e l’ambiente marino”, afferma il dott. Tonbol.

La loro decisione di inviare un videomessaggio alle Nazioni Unite è coerente con la lunga collaborazione dell’Accademia con l’organizzazione mondiale.

L’Accademia ha incorporato nel suo piano strategico un impegno “ad adempiere alla propria responsabilità sociale e ad allinearsi agli obbiettivi prefissati, aumentando significativamente la misura in cui la sua ricerca e insegnamento supportano l’obiettivo di raggiungere un pianeta sano e sostenibile”.

Per il dottor Tonbol, questa è più che una questione di piani sulla carta; è un’eredità da lasciare alle generazioni future. “Il nostro ruolo è plasmare i futuri leader investendo in giovani menti mentre intraprendiamo la transizione intergenerazionale per aiutarli a unirsi alla rivoluzione dello sviluppo sostenibile e creare uno slancio per realizzare quanto programmato da tempo”, afferma.

“Lo sviluppo sostenibile riguarda principalmente l’attività di garantire che i nostri figli e le generazioni future ereditino una terra che non sta peggio di quella che abbiamo ereditato, quindi dedichiamo la nostra ricerca al progresso di soluzioni innovative per l’interesse dell’umanità”.