Collegati con noi

Economia

Occupazione record in Italia, ma siamo ultimi nell’Ue per le donne

Pubblicato

del

Sale ancora il numero degli occupati, tanto da toccare la quota record di 23,5 milioni nel secondo trimestre dell’anno, aumentano anche le donne con un lavoro ma nonostante ciò il livello di occupazione femminile in Italia è più basso degli altri paesi dell’Unione europea. A dirlo sono i dati Istat, che confermano anche difficoltà e divari di genere. La partecipazione delle donne al mercato del lavoro continua ad essere legata ai carichi familiari e influenzata dal livello di istruzione, sia per l’ingresso sia per le opportunità. Così le madri sono le più penalizzate, e ancora di più se vivono al Sud e sono poco istruite. Il quadro generale indica la crescita degli occupati tra aprile e giugno scorsi: +395 mila (+1,7%) su base annua e +129 mila (+0,6%) rispetto al primo trimestre. Una crescita trainata dai posti stabili: aumentano i dipendenti a tempo indeterminato e calano quelli a termine.

“Il mercato del lavoro è in generale ripresa”, sottolinea la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone. Il tasso di occupazione sale al 61,3% (+0,3 punti sul trimestre precedente) , il tasso di disoccupazione scende al 7,6% (-0,3 punti). Però non tutto è positivo: le ore effettivamente lavorate registrano, dopo nove trimestri di espansione, un calo dello 0,5% rispetto al trimestre precedente; rispetto al secondo trimestre 2022 rimangono in aumento (+1,3%). Resta la maglia nera sull’occupazione femminile. Nel secondo trimestre il tasso di occupazione delle donne tra i 15 e i 64 sale al 52,6%, mostrando una crescita ininterrotta dal secondo trimestre 2021, rileva l’Istat. Ciononostante, il livello è inferiore a quello di tutti gli altri Paesi Ue: nel 2022 il tasso di occupazione è di 13,8 punti inferiore a quello medio europeo, distanza che è aumentata rispetto al pre-pandemia (nel 2019 era a 12,7 punti).

Gli effetti della pandemia hanno ampliato anche la distanza tra i tassi femminili e maschili, che è salita da 17,5 punti nel secondo trimestre 2019 a 18,1 punti nel secondo trimestre di quest’anno. Contano anche i carichi familiari: se si guarda il tasso di occupazione delle 25-49enni risulta pari all’81,3% se la donna vive da sola, scende al 76,2% se vive in coppia senza figli e al 60,2% se ha figli. Anche il divario a sfavore delle madri si riduce sensibilmente all’aumentare del titolo di studio: tra le laureate il tasso di occupazione è superiore al 70% indipendentemente dal ruolo in famiglia e dalla residenza. Nel complesso, il tasso di occupazione delle 25-49enni oscilla da un minimo di 22,9% tra le madri del Mezzogiorno con basso titolo di studio ad un massimo di 97,0% tra le donne laureate che vivono da sole al Centro.

Advertisement

Economia

Dai sauditi 111 milioni su Technogym, boom in Borsa

Pubblicato

del

I sauditi puntano 111 milioni di euro su Technogym, la multinazionale italiana delle macchine per fitness, rilevando il 6% del capitale e ritagliandosi il ruolo di “investitore di minoranza di lungo termine” nella società controllata dal fondatore e amministratore delegato, Alessandro Nerio. L’operazione è stata condotta dalla società Nif holding Italy che ha rastrellato 8,8 milioni di azioni da investitori istituzionali attraverso un reverse accelerated bookbuilding e ha sottoscritto un derivato per rilevare altri 3,3 milioni di azioni, valorizzando 9,2 euro l’uno i titoli, a cui sono legati diritti di voto pari al 4,5%.

Gli acquisti a premio hanno messo le ali alle azioni in Borsa che, dopo essere salite di oltre il 10%, hanno chiuso in rialzo del 6,9% a 8,54 euro. Nif, che è stata assistita da Jp Morgan e Rothschild, sta per Neom investment fund ed è il ‘braccio’ di investimento creato da Neom Company, la società di proprietà del fondo sovrano saudita Pif che dovrà costruire la futuristica città di Neom, una metropoli su cui verranno investiti 500 miliardi di dollari e che dovrebbe vedere la luce nel 2025, occupando una superficie simile a quella del Belgio, lungo 170 chilometri di costa del Mar Rosso, nella provincia di Tabuk, a sud della Giordania.

Un progetto al limite della fantascienza, fortemente voluto dal principe ereditario Mohammad bin Salman, l’uomo forte di Riad, da più parti accusato di essere il mandante dell’omicidio del giornalista americano Jamal Khashoggi, e che fa parte di quel programma, Vision 2030, con cui bin Salman intende diversificare l’economia saudita, rendendola meno dipendente dal petrolio. In questo disegno Neom si candida a diventare il motore economico nella regione, un motore che, grazie agli investimenti finanziati coi proventi dell’oro nero, sarà alimentato al 100% da energia eolica e solare e punterà su 14 settori industriali, con l’obiettivo di attrarre talenti e idee da tutto il mondo.

Nif, spiega la nota, “crede nel potenziale di creazione di valore di Technogym alla luce della sua storia di crescita costante e della sua posizione di leader nel mercato globale, trainata dalle sue linee di prodotto tecnologicamente avanzate e dall’impegno all’innovazione nel settore del fitness e della salute sin dalla sua fondazione nel 1983” e “questa operazione riflette l’impegno di Neom a creare un nuovo modello per una vita sostenibile e salutare”. Un modello a cui, dopo l’operazione di oggi, è più probabile che possano contribuire anche le macchine di Technogym.

Continua a leggere

Economia

Cresce ancora il mercato dell’auto, a novembre +16,19%

Pubblicato

del

Il mercato dell’auto continua a crescere: le immatricolazioni a novembre sono state 139.278, il 16,19% in più dello stesso mese dell’anno scorso. Il consuntivo dei primi undici mesi chiude a quota 1.455.271 con un incremento del 20,1% sullo stesso periodo del 2022, ma con un calo del 18,1% sullo stesso periodo del 2019. L’inchiesta congiunturale di novembre, condotta dal Centro Studi Promotor su un campione rappresentativo di concessionari, mette in luce che le vendite 2023 sono state frenate essenzialmente da tre fattori: la situazione economica delle famiglie aggravata dalla riduzione del potere d’acquisto per effetto dell’inflazione, i livelli decisamente elevati raggiunti dai listini e la situazione economica generale.

“Il livello ante-pandemia, che era ed è l’obiettivo da raggiungere, resta quindi lontano” spiega il presidente Gian Primo Quagliano che prevede la chiusura dell’anno a quota 1.576.000 unità vendute. Non decollano le immatricolazioni di auto elettriche la cui quota sfiora in Italia il 4% contro il 15,2% dell’Europa Occidentale. Per questo tutte le associazioni di settore chiedono al governo di cambiare il sistema attuale di incentivi. “Con la fine dell’anno il consuntivo dell’ecobonus auto 2023 – spiega il presidente dell’Anfia, Roberto Vavassori – mostra un avanzo di circa 300 milioni di euro, che, peraltro, si somma ai 250 milioni restanti dall’ecobonus 2022 e non ancora riallocati. Segno che gli incentivi all’acquisto delle vetture green, previsti anche per il 2024, vanno rimodulati e resi più attrattivi per i consumatori”.

Concorda l’Unrae che chiede anche interventi sul regime fiscale delle auto aziendali in uso promiscuo per rilanciare il settore e per arrivare ad un ricambio del parco. Stellantis ha venduto in Italia a novembre – secondo i dati elaborati da Dataforce – 40.808 auto, il 9,8% in più dello stesso mese del 2022. La quota di mercato è pari al 29,3% a fronte del 30,9% di un anno fa. Negli undici mesi il gruppo ha immatricolato 472.715 auto, in crescita del 10,1% rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso. La quota è in calo dal 35,4% al 32,5%. Il brand Jeep chiude gli undici mesi con una quota complessiva del 4,66%, in crescita di quasi un punto percentuale rispetto allo stesso periodo del 2022. Trainano i suv Renegade e Compass, prodotti in Italia presso lo stabilimento di Melfi, e va forte l’Avenger, disegnato presso il Jeep Design Studio di Torino, il primo 100% elettrico. I suv Jeep sono i più venduti nel mercato dei plug-in hybrid.

Continua a leggere

Economia

La Borsa di Milano sfiora i 30mila punti, un anno boom

Pubblicato

del

Piazza Affari continua a volare alto e con un rialzo del 26,24% da inizio anno ha chiuso poco sotto ai 30mila punti toccati per l’ultima volta il 26 giugno del 2008. L’indice Ftse Mib ha guadagnato lo 0,64% a 29.928 punti, confermando la miglior prestazione in Europa dallo scorso 2 gennaio e riportandosi sui livelli antecedenti la grande crisi finanziaria del 2008, quella dei mutui ‘subprime’ Usa, che si è riflessa in Italia con il problema dei crediti deteriorati, facendo sprofondare l’indice Ftse Mib a 12.621 punti il 3 settembre del 2009. Da inizio anno Madrid ha guadagnato il 23,23%, Francoforte il 17,77%, Parigi il 13,48% e Londra l’1,04%. Per le ultime 3 piazze i record di sempre sono stati raggiunti nei mesi scorsi.

Francoforte ha chiuso la settimana con un +1,06% a 16.386 punti, dopo aver toccato i 16.469 punti lo scorso 31 luglio, Parigi ha guadagnato lo 0,49% a 7.346 punti, ma lo scorso 24 aprile era a 7.573 punti, e Londra, salita dell’1,04% a 7.531 punti, non è più riuscita a eguagliare il record di 7.731 punti dello scorso 20 settembre. Diverso il discorso per Madrid, che ha chiuso con un rialzo dello 0,7% a 10.140 punti, ma era a 16mila punti nel novembre del 2007. Meglio di Piazza Affari, da inizio anno, hanno fatto solo il Nasdaq di New York (+36,6%) e Tokyo (+28,12%). Mentre il Dow Jones (+9,24%) si è mosso finora a rilento, Hong Kong ha perso il 14,92% e Shanghai l’1,87%. Tra le cause dei più recenti rialzi l’ottimismo dei mercati sulle prossime decisioni delle banche centrali sui tassi d’interesse, che dovrebbero iniziare a scendere, e la stagione delle trimestrali, positiva soprattutto per il comparto bancario. Si è allentata inoltre la tensione sui titoli di stato, come evidenziato dalla dinamica degli spread.

Quello italiano ha chiuso la settimana in calo a 173,3 punti, contro i 177,5 dell’apertura e i 177 segnati nella vigilia in chiusura. Il rendimento è sceso di 12,9 punti al 4,09%, mentre l’analogo dato tedesco è sceso di 8,6 punti al 2,35%. In calo anche i rendimenti in Francia (-9,6 punti al 2,92%), negli Usa (-11 punti al 4,21%), in Spagna (-11,3 punti al 3,35%) e in Grecia (-10,3 punti al 3,55%). A frenare l’eccesso di ottimismo dei mercati ci ha pensato invece il presidente della Fed Jerome Powell, che ritiene che sia ancora presto tagliare i tassi. A suo dire i rischi per l’economia sono oggi “più bilanciati”, ma la banca centrale Usa è pronta a una “ulteriore stretta” se sarà necessario.

Secondo Powell “il recente calo dell’inflazione è una buona notizia ma deve continuare” e la Fed non intende modificare l’obiettivo del 2%. Intanto dalla Cina e dall’Europa sono giunti segnali generalmente positivi sull’economia reale. L’indice Pmi manifatturiero sponsorizzato dalla rivista Caixin è salito a sorpresa a novembre ai massimi da agosto, segnando un rialzo a 50,7 contro i 49,5 di ottobre e i 49,8 di stime della vigilia. Ha deluso invece l’Italia, dove il Pmi manifatturiero di novembre, atteso in crescita a 45,3 punti, è sceso da 44,9 a 44,4 punti, portandosi al livello più basso degli ultimi 5 mesi. Lieve il rialzo in Francia da 42,8 a 42,9 punti, mentre in Germania il progresso è stato più evidente, da 40,8 a 42,6 punti, superiore ai 42,3 punti previsti dagli analisti. In sintonia l’analogo indice dell’Eurozona, salito da 43,1 a 44,2 punti, contro i 43,8 previsti. Secondo S&P, responsabile degli indici, il calo della produzione, dei nuovi ordini, dell’attività di acquisto e delle giacenze è “rallentato, mentre l’ottimismo delle aziende è aumentato leggermente al livello massimo in tre mesi”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto