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Nuove sanzioni a Mosca, aziende cinesi nel mirino Ue

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L’undicesimo giro di sanzioni alla Russia può anche essere definito come il pacchetto che non c’è. Perché di misure restrittive nuove, fresche, non se ne vede nemmeno l’ombra. Questo non significa però che la Commissione Europea – senz’altro pungolata dai soliti noti a est – se ne stia con le mani in mano. Ai rappresentanti permanenti dei 27 Stati membri ha infatti consegnato un piano per arginare la circonvenzione delle sanzioni già adottate finora, che prevede anche la proposta di aggiungere alla lista nera una manciata di aziende cinesi ritenute colpevoli di fornire a Mosca tecnologia “a doppio uso” già vietata. Pechino ha risposto a stretto giro. “Se le indiscrezioni si rivelassero vere, tali azioni minerebbero seriamente la fiducia reciproca e la cooperazione Ue-Cina”, ha tuonato il portavoce del ministero degli Esteri. “Bruxelles non dovrebbe commettere errori altrimenti la Cina sarà costretta a proteggere con forza i suoi diritti e interessi legittimi”.

Secondo il Financial Times, le aziende nel mirino sono otto e alcune di queste sono state già sanzionate dagli Usa. “Questo pacchetto si concentrerà sull’attuazione delle sanzioni, sulla loro efficacia e su come evitarne l’elusione”, ha dichiarato il portavoce della Commissione Eric Mamer, senza aggiungere altri dettagli. La proposta sarà discussa dagli ambasciatori Ue mercoledì prossimo ma, assicurano diverse fonti, i rilievi da parte dei tecnici “sono già iniziati”. Il piano – oltre alle aziende cinesi, tra le quali 3HC e King-Pai – prende in esame anche altri Paesi che hanno visto aumentare pesantemente il loro export verso la Russia da quando sono state varate le varie sanzioni; i funzionari europei si lamentano del fatto che Stati come la Turchia, gli Emirati Arabi Uniti nonché i Paesi ex sovietici del Caucaso e dell’Asia centrale abbiano visto un enorme aumento dell’import delle merci proibite.

L’escamotage potrebbe allora essere quello di creare un meccanismo per consentire di limitare l’esportazione di determinati beni verso Paesi terzi (o aziende) sospettati di fungere da tramite con la Russia, semplificando di molto le procedure già esistenti. Il pacchetto va approvato all’unanimità e c’è sempre il rischio che all’ultimo metro qualche Paese si metta di traverso. “Stiamo raggiungendo il limite di quanto si possa fare con le regole attuali”, spiega una fonte diplomatica. Ed è per questo che non c’è traccia di misure ulteriori: né sui diamanti (il Belgio ha remore e chiede la discussione al livello di G7) né ad esempio sul nucleare (l’Ungheria metterebbe il veto ed è stata chiara); persino la revisione del tetto al prezzo del greggio russo via nave latita, dato che la questione ormai è pure qui al G7 e gli Usa non vogliono giri di vite, temendo contraccolpi sul mercato globale. Così restano sul tavolo azioni correttive: si parla ad esempio di abolire le eccezioni concesse all’oleodotto Druzhba oppure d’impedire il transito in Russia di alcune merci. L’operazione – che si avvicinerebbe al concetto di sanzioni secondarie sempre respinto da Bruxelles – potrebbe creare degli effetti indesiderati. Come alienare i Paesi accusati di aggirare le sanzioni. “Dobbiamo trovare un equilibrio, per evitare di spingere questi Paesi verso la Cina o la Russia”, nota un funzionario.

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Kiev conferma, ‘sfondate difese russe nel sud, avanziamo’

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Il generale a capo della controffensiva ucraina lungo la linea del fronte sud, Oleksandr Tarnavsky, ha confermato alla Cnn che le sue forze hanno sfondato a Verbove, a est di Robotyne (Zaporizhzhia) e avanzano ulteriormente. Tarnavsky ha ammesso che le sue truppe si stanno muovendo più lentamente del previsto. “Non così velocemente come ci si aspettava, non come nei film sulla Seconda Guerra Mondiale”, ha affermato: “La cosa principale è non perdere questa iniziativa (che abbiamo). E, beh, non perderla nella pratica, con le azioni”. Lo sfondamento della linea del fronte meridionale, la cosiddetta ‘linea Surovikin’, era stato riportato ieri dai media internazionali.

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Kiev, 9 morti in attacco a base flotta russa del Mar Nero

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Almeno 9 persone sono morte e 16 sono rimaste ferite in seguito all’attacco di ieri delle forze ucraine contro il quartier generale della Flotta russa del Mar Nero a Sebastopoli, nella Crimea occupata: lo ha detto il capo dell’intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov, a Voice of America. Tra i feriti, ha sottolineato, ci sono anche generali russi.

“Tra i feriti c’è il comandante del gruppo, il colonnello generale (Olexandr) Romanchuk, che è in condizioni molto gravi”, secondo Budanov. “Il capo di Stato Maggiore, il tenente generale (Oleg) Tsekov, non è cosciente. Il numero dei feriti tra i militari regolari che non sono dipendenti del quartier generale è ancora in fase di determinazione. Si tratta del personale militare in servizio, di sicurezza e così via: (questi) non sono inclusi nella lista che ho annunciato” .

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Missili ucraini sul comando della flotta russa in Crimea

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Un buon giorno per l’Ucraina. Un missile di Kiev ha infatti centrato il quartier generale della flotta russa del Mar Nero, a Sebastopoli, mentre pare che le forze di terra siano riuscite a sfondare la prima trincea difensiva – la cosiddetta linea Surovikin – a Verbove, villaggio a est di Robtyne, nell’oblast di Zaporizhzhia. Era già accaduto ma con assalti di fanteria su piccola scala. Ora, invece, gli ucraini sarebbero penetrati con i mezzi pesanti, suggerendo l’ipotesi di un’offensiva ben più strutturata e significativa. Ma la cautela è d’obbligo, dato che di conferme ufficiali per ora non ce ne sono. La notizia è stata rilanciata dal britannico Telegraph sulla base di riprese fatte dai droni in prima linea e verificate col metodo della geolocalizzazione: le immagini mostrano veicoli Stryker, Marder e Mrap che avanzavano su una strada di campagna verso la periferia occidentale di Verbove, seguiti dai veicoli per lo sminamento e dai corazzati M113 per il trasporto delle truppe, di fabbricazione americana. Altri filmati indicherebbero poi – questa volta secondo l’Istituto per lo studio della guerra Usa – che le forze ucraine sono avanzate anche a ovest e a sud-ovest del villaggio. A Kiev però le bocche per ora restano cucite.

“Chiedo a tutti di aspettare i commenti ufficiali sullo stato delle operazioni nel quadrante di Zaporizhzhia: non è una buona idea dare informazioni al nemico su quanto succede sul campo”, ha detto Natalia Humeniuk, responsabile del Centro stampa unificato di coordinamento delle forze di sicurezza e di difesa del Sud del Paese. Ciò che è certo, sia perché rivendicato dall’esercito ucraino sia perché le immagini parlano da sole, è il bombardamento a Sebastopoli dell’edifico storico della sede della flotta del Mar Nero, in stile neoclassico. I media russi parlano di un solo soldato disperso ma, a giudicare dai video apparsi in rete, un’intera ala del palazzo è stata sventrata. L’onda d’urto dell’esplosione – ha fatto sapere il governatore Mikhail Razvozhayev via Telegram – ha infranto le finestre di dieci edifici residenziali nel centro della città, senza però causare feriti. “I sistemi di difesa aerea hanno abbattuto cinque missili ma l’attacco ha danneggiato l’edificio storico della flotta”, ha dichiarato il ministero della Difesa russo.

Comunque sia, si tratta solo dell’ultimo caso, il più spettacolare, di una ormai lunga teoria di raid compiuti da Kiev nella penisola occupata, segno che le capacità offensive ucraine – grazie ai franco-britannici Scalp/Storm Shadow e in alcuni casi agli ucraini Neptune, opportunamente modificati – sono cresciute. Gli sviluppi sono senz’altro positivi per Volodymyr Zelensky, impegnato in un tour nordamericano dopo la partecipazione all’assemblea generale dell’Onu: senza il sostegno occidentale, in particolare degli Usa, l’Ucraina infatti non può vincere la guerra. Il momento è critico. Tra le capitali serpeggia il dubbio che Kiev sia arrivata al massimo di ciò che può fare contro la Russia e sia quindi giunto il momento di sedersi al tavolo delle trattative. Il presidente e il suo entourage però hanno scommesso tutto sulla vittoria e sarebbe un suicidio politico congelare il conflitto sulla linea del fronte attuale.

“Libereremo Bakhmut”, ha promesso Zelensky dagli Usa. “E penso che libereremo altre due città ma non vi dirò quali, mi spiace: abbiamo un piano, un piano molto, molto completo”. Il leader ucraino sa che il tempo gioca contro, perché se i russi avranno modo di trincerarsi nuovamente nel corso dell’autunno-inverno sarà più difficile sfondare. E poi c’è la politica americana, già rivolta alle presidenziali del 2024. E Zelensky lo ha toccato con mano a Washington. Ecco perché le indiscrezioni che indicherebbero prossima da parte degli Usa una fornitura, benché piccola, di missili a lungo raggio Atacms rappresentano un’altra buona notizia per l’Ucraina. Zelensky cammina lungo un filo, sottile come un capello.

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