Collegati con noi

Cronache

Nuova inchiesta su Garlasco, inchieste incrociate tra Pavia e Brescia: nel mirino l’ex procuratore Venditti

L’inchiesta di Brescia coinvolge l’ex procuratore di Pavia Mario Venditti e riporta al centro il delitto di Garlasco. Ipotesi di corruzione, peculato e scambi di favori tra magistrati, imprenditori e forze dell’ordine.

Pubblicato

del

Un nuovo intreccio giudiziario tra Pavia e Brescia riporta sotto i riflettori il delitto di Garlasco, l’omicidio di Chiara Poggi del 2007 per il quale è detenuto in via definitiva Alberto Stasi. Al centro delle nuove indagini c’è Mario Venditti, ex procuratore capo di Pavia, ora accusato di corruzione e peculato in due procedimenti distinti condotti dalla procura di Brescia.

Secondo l’ipotesi accusatoria, Venditti avrebbe scagionato nel 2017 Andrea Sempio, poi nuovamente indagato, in cambio di denaro. A lui vengono contestati movimenti sospetti per circa 750mila euro e la disponibilità di una decina di auto di grossa cilindrata.


Il “sistema Pavia”: sospetti di scambi di favori tra magistrati e forze dell’ordine

Oltre al fascicolo sul delitto Poggi, un’altra inchiesta bresciana esplora il cosiddetto “sistema Pavia”, un presunto circuito di favori tra magistrati, imprenditori, politici e appartenenti alle forze dell’ordine. Tra gli indagati figurano anche il pm oggi in servizio a Milano Pietro Paolo Mazza e due ex carabinieri, Giuseppe Spoto e Silvio Sapone, perquisiti il 26 settembre.

Gli atti depositati al tribunale del Riesame di Brescia riportano intercettazioni e accertamenti bancari che avrebbero rivelato “anomalie” nella gestione delle indagini sul delitto di Garlasco e sui rapporti tra investigatori e indagati.


Le intercettazioni su Andrea Sempio e i sospetti sui pagamenti

Dalle intercettazioni emerge una telefonata di Andrea Sempio dell’8 febbraio 2017, due giorni prima del suo interrogatorio, in cui riferiva di essere stato contattato da un maresciallo dei Carabinieri, il luogotenente Sapone, per alcune domande preliminari. Gli investigatori ritengono anomalo che Sempio fosse stato contattato prima della notifica ufficiale dell’atto, avvenuta solo nel pomeriggio.

Le indagini hanno ricostruito prelievi di contante per circa 35mila euro effettuati da Sempio e dal padre tra dicembre 2016 e giugno 2017, oltre a pagamenti mensili di mille euro da parte di Sapone a un centro scommesse. In una conversazione intercettata, il padre di Sempio diceva alla moglie di dover “portare i soldi all’avvocato”, ma per gli investigatori quelle somme potrebbero essere state destinate “a persone diverse dai difensori”.


I controlli sui conti e le verifiche della Guardia di Finanza

La Guardia di Finanza di Brescia aveva chiesto di estendere gli accertamenti bancari anche al giudice Fabio Lambertucci, che nel 2017 aveva disposto l’archiviazione della prima indagine su Sempio, e alle sorelle Stefania e Paola Cappa, spesso citate ma mai indagate nel caso Garlasco. Tuttavia, nei successivi rapporti non sono emersi elementi di rilievo sui loro conti.

Sugli stessi conti di Venditti, sottolineano gli investigatori, “non risultano anomalie”.


Corruzione e peculato: i chiarimenti del pm Mazza

Nel fascicolo parallelo per corruzione e peculato, il pm Pietro Paolo Mazza, assistito dall’avvocato Massimo Dinoia, ha fornito la propria versione sui presunti vantaggi personali. Mazza avrebbe acquistato nel 2017 una Mercedes da 45mila euro in leasing, pagata regolarmente e riscattata nel 2019. L’auto sarebbe poi stata rivenduta a metà prezzo a una società dei fratelli D’Arena, titolari della società di intercettazioni Esitel, finita anch’essa al centro dell’inchiesta bresciana.

Le indagini proseguono per ricostruire l’intera rete di rapporti tra Pavia e Brescia e capire se, dietro le anomalie amministrative e bancarie, possa celarsi un sistema organizzato di corruzione giudiziaria.

Advertisement

Cronache

Furto in casa del dirigente del Real Forio: denunciato un calciatore del Lacco Ameno. «Nessuna rivalità sportiva»

Un calciatore 21enne del Lacco Ameno è stato denunciato per il furto di 2.000 euro in casa del direttore generale del Real Forio. Le società isolane respingono ogni lettura sportiva dell’episodio.

Pubblicato

del

Una vicenda iniziata fuori dal campo e finita nella caserma dei carabinieri di Forio. Un calciatore senegalese di 21 anni del Lacco Ameno è stato denunciato dopo essersi introdotto, nella notte tra giovedì e venerdì, nell’abitazione del direttore generale del Real Forio, rubando 2.000 euro in contanti.
Il dirigente, svegliato di soprassalto mentre era in casa con la moglie, ha scoperto il furto soltanto al mattino, quando ha avvisato i carabinieri guidati dal luogotenente Luigi Di Nola.

Le immagini di videosorveglianza e l’identificazione

Grazie alle telecamere della zona, i militari hanno riconosciuto l’autore del furto nonostante il cappuccio della felpa. L’abbigliamento era infatti familiare ai carabinieri, spesso visto addosso al giovane nelle aree della movida.
Quando è stato fermato, il ragazzo indossava ancora gli stessi vestiti e aveva con sé un sacchetto con alcuni capi appena acquistati. In tasca sono stati recuperati 1.400 euro, parte del bottino. I contanti sono stati restituiti al dirigente del Real Forio.

Le società respingono ogni “derby della cronaca”

L’episodio non ha incrinato i rapporti tra Real Forio e Lacco Ameno. Il Real ha pubblicato un comunicato su Facebook per «evitare strumentalizzazioni», chiarendo che il furto è privo di qualsiasi connotazione sportiva:
l’appartenenza dell’autore e della vittima a due squadre diverse dell’isola è «una mera casualità» e ogni tentativo di collegare l’episodio alle rivalità calcistiche viene «respinto con forza».

Solidarietà al dirigente e vicinanza al giovane calciatore

Anche il Lacco Ameno conferma i buoni rapporti con la società confinante, esprimendo solidarietà al dirigente derubato. Al tempo stesso i dirigenti lacchesi hanno dichiarato l’intenzione di stare vicino al giovane, definendolo un ragazzo «ingenuo» che ha bisogno di essere seguito e riportato «sulla retta via».

Continua a leggere

Cronache

Papa Leone con i poveri: messa a San Pietro e pranzo con 1300 persone per la Giornata mondiale

Papa Leone celebra la Giornata mondiale dei poveri con una messa gremita a San Pietro e un pranzo con 1300 persone in difficoltà, richiamando i leader mondiali ad ascoltare il grido degli ultimi.

Pubblicato

del

Papa Leone ha scelto di vivere la Giornata mondiale dei poveri accanto a chi affronta ogni giorno la fatica della sopravvivenza. Il pranzo con 1300 persone in difficoltà ha rappresentato il momento più intenso di una giornata nata da un’intuizione di Papa Francesco, che Leone ha voluto ricordare e applaudire.

La messa a San Pietro e il saluto fuori dalla Basilica

La mattina si è aperta con la messa nella Basilica di San Pietro, troppo piccola per contenere le migliaia di persone presenti. Prima della celebrazione, il Papa è uscito in Piazza San Pietro per salutare chi non era riuscito a entrare e invitarlo a seguire la celebrazione dai maxischermi.

Il richiamo ai responsabili del mondo

Nell’omelia, Papa Leone ha rivolto un appello diretto ai leader mondiali:
«Ascoltate il grido dei poveri».
Ha parlato delle tante forme di povertà, materiali, morali e spirituali, ricordando che alla radice di tutte c’è una ferita comune: la solitudine.

Secondo Leone, la sensazione di impotenza globale nasce da una menzogna: credere che nulla possa cambiare. «Il Vangelo – ha detto – ci dice che proprio negli sconvolgimenti della storia il Signore viene a salvarci. La comunità cristiana deve esserne oggi segno vivo, in mezzo ai poveri».

Pace, giustizia e responsabilità

Il Papa ha insistito sul ruolo dei responsabili istituzionali:
«Non ci potrà essere pace senza giustizia», richiamando alle proprie responsabilità capi di Stato e governanti. Il grido dei poveri, ha ricordato, è spesso soffocato da un mito del benessere che non include tutti e lascia indietro chi non riesce a reggere il passo.

Il pranzo nell’Aula Nervi e la visita ai volontari

La giornata si è conclusa con il pranzo nell’Aula Nervi, organizzato grazie alle realtà che ogni giorno lavorano accanto ai poveri: Vincenziani, Caritas, Sant’Egidio e l’associazione francese Fratello, che ha curato un secondo pranzo nei Giardini Vaticani.

Papa Leone, a sorpresa, si è recato anche lì per salutare e benedire volontari e ospiti, ribadendo così la sua vicinanza concreta agli ultimi.

Continua a leggere

Cronache

Fnsi attacca gli editori: «Tagliano diritti e qualità. Basta usare i giornalisti come un bancomat»

Fnsi denuncia dieci anni di immobilismo contrattuale e accusa gli editori di tagliare diritti, welfare e qualità dell’informazione. Il 28 novembre sciopero nazionale dei giornalisti.

Pubblicato

del

La Fnsi rompe il silenzio e, in vista dello sciopero nazionale del 28 novembre, attacca frontalmente gli editori. Il sindacato ricorda che «responsabili lo siamo da dieci anni», tanto quanto è durata l’assenza della Fieg dai tavoli contrattuali, con il contratto scaduto e nessuna protesta portata in piazza fino a oggi.

Il bonus informazione ignorato

La Fnsi rivendica di aver proposto alla Fieg una piattaforma comune da presentare al governo, con misure condivise come il “bonus informazione”, uno strumento pensato per sostenere i cittadini nell’accesso a un’informazione di qualità e riportare ricavi nelle aziende editoriali. La risposta? «Non solo la proposta non è stata presa in considerazione, ma è stata accolta con fastidio».

«Solo tagli e precarietà»

Nella nota il sindacato denuncia che le proposte della Fieg puntano esclusivamente a tagli sul costo del lavoro, presenti e futuri, «condannando la categoria a pensioni da fame e indebolendo il welfare». Secondo la Fnsi, l’obiettivo degli editori sarebbe ottenere risorse per prepensionare chi oggi lavora, sostituendolo con giovani «senza diritti» e con pensionati. A ciò si aggiunge la richiesta di sovvenzioni certe, «senza dare nulla in cambio», con un impatto diretto sulla qualità dell’informazione.

Il crollo dell’occupazione

Dal 2011 ad oggi, ricorda la Fnsi, i giornalisti dipendenti sono passati da 19mila a 13mila: «circa il 30% di posti di lavoro in meno», anche tenendo conto delle assunzioni obbligatorie. Una crisi aggravata da stati di crisi «ripetuti anche quando i bilanci erano floridi» e che ha contribuito a mettere in ginocchio l’Inpgi.

La difesa degli scatti e il nodo autonomia

Il sindacato respinge anche le critiche sugli scatti percentuali, rivendicando che rappresentano «la tutela dell’autonomia professionale» di chi viene penalizzato nei percorsi di carriera.

Le domande della Fnsi

Nel finale, il sindacato pone una serie di interrogativi diretti agli editori:
È responsabile pagare i collaboratori 2-5 euro a pezzo?
È responsabile evitare di affrontare i temi dell’innovazione tecnologica, dell’IA e delle piattaforme digitali?
È responsabile fare giornali con precari e pensionati per ridurre i costi?
È responsabile incentivare le uscite anticipate sfruttando una legge di 35 anni fa?

La chiusura è netta: «Gli editori la smettano di usare la categoria come un bancomat».

(La foto di archivio in evidenza è di Imagoeconomica)

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto