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Spettacoli

“Nonostante”, il film di Mastandrea: anime sospese tra coma e amore

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I protagonisti di Nonostante non hanno nomi né storie precise, non si presentano né si spiegano, vestiti sempre nello stesso modo, senza alcuna ragione apparente. È l’ambiente a suggerirci lentamente la verità: un ospedale in cui questi personaggi vagano liberamente, osservando i loro familiari in visita con espressioni diverse—curiosità, insofferenza, timidezza.

Chi sono davvero questi personaggi?

Sono anime sospese, persone in coma che attendono di tornare alla vita o spegnersi definitivamente. Fra loro c’è l’uomo con una curiosa giacca cerata gialla (Lino Musella), una donna insofferente verso i rituali familiari (Laura Morante), un giovane timido (Justin Korovkin), e l’uomo disinvolto e più esperto della situazione (Valerio Mastandrea). Ultima arrivata è una donna spigolosa e scostante (Dolores Fonzi), che inizialmente rifiuta l’aiuto dell’uomo disinvolto, convinta di poter affrontare tutto da sola.

Il significato profondo del film

Nonostante, scritto e diretto da Valerio Mastandrea (foto Imagoeconomica in evidenza) con Enrico Audenino, non si concentra sulle cause che hanno portato queste persone in coma, ma esplora l’amore nella sua forma più pura e inspiegabile. Infatti, l’uomo disinvolto scopre di essersi innamorato proprio della donna spigolosa. Un sentimento irrazionale e inaccessibile, che mette in risalto la forza incontrollabile del cuore, capace di battere anche nelle situazioni più estreme e inattese.

La visione del regista

Mastandrea evita di dare spiegazioni filosofiche o spirituali sul coma e la morte, preferendo concentrarsi su emozioni autentiche, libere da obblighi e rimpianti. Il film diventa così un modo per esplorare la natura essenziale dei sentimenti umani, mostrando come la realtà, inevitabilmente, farà sentire le proprie esigenze—perché dal coma ci si può risvegliare oppure no.

Tra sogno e melodramma

Con questa sua seconda regia dopo “Rido”, Mastandrea mostra una notevole ambizione artistica, muovendosi tra sogno, melodramma e sfumature fantasy. Nonostante diventa così una riflessione originale e profonda sull’amore, capace di esplorare territori narrativi inconsueti e coraggiosi.

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Politica

Pronta la correzione del tax credit, attesa per Tar

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Arriva, dopo lunga gestazione, l’atteso decreto correttivo del tax credit per il settore del cinema e dell’audiovisivo. Il provvedimento, che corregge la riforma avviata dall’ex ministro Gennaro Sangiuliano, è stato infatti firmato, annuncia la sottosegretaria Lucia Borgonzoni che al ministero della Cultura ha la delega per il settore. E con il decreto arrivano anche le linee interpretative delle disposizioni in materia di Intelligenza Artificiale, contenute nello stesso provvedimento, predisposte dalla direzione generale Cinema e Audiovisivo del ministero.

Per il 23 aprile, poi, Borgonzoni ha convocato un tavolo con i rappresentanti del settore in cui sarà presente anche il sottosegretario Gianmarco Mazzi, mentre verranno successivamente ascoltate anche le organizzazioni sindacali. Il decreto arriva in vista della definitiva pronuncia del Tar sul ricorso presentato a fine dello scorso anno da un gruppo di produttori cinematografici contro la riforma di luglio 2024 dello strumento di agevolazione fiscale a sostegno del settore. Il pronunciamento era infatti atteso per il marzo, ma il tribunale amministrativo l’aveva rinviata al 27 maggio proprio in attesa di un decreto correttivo. L’incontro al Collegio Romano del 23 aprile con le organizzazioni del settore riguarderà, ha riferito Borgonzoni, la fase di attuazione della legge (n. 106/2022) che ha delegato il governo a riformare la governance del settore dello spettacolo, con particolare attenzione alle questioni lavoristiche, previdenziali e assistenziali.

“Proprio per questo sarà presente anche il sottosegretario Gianmarco Mazzi” spiega la sottosegretaria che è invece tornata a rivendicare e sostenere che il settore è in buono stato di salute. “Al 7 aprile, con l’attuale finestra tax credit – informa ancora Borgonzoni citando i dati della direzione generale Cinema e Audiovisivo del MiC – risultano pervenute richieste di credito di imposta per 349 opere italiane, a cui si aggiungono 50 opere internazionali che hanno chiesto il credito d’imposta per venire a girare in Italia”. Si tratta di dati su cui polemizzano alcune associazioni di rappresentanza dei lavoratori del cinema, il sindacato e l’opposizione che lamentano, al contrario, un forte stato di crisi del cinema con molte produzioni ferme proprio per le incertezze dovute alla normativa fiscale. Negli scorsi giorni anche Forza Italia è arrivata a chiedere la nascita di un ministero ad hoc per il Cinema. “Mi sono fatto portavoce di una causa necessaria, presentando un disegno di legge per istituire un ministero dedicato al cinema, agli audiovisivi e al digitale. L’obiettivo è restituire attenzione e centralità a un settore ormai in evidente difficoltà” ha affermato il primo firmatario della proposta, l’ex ministro e presidente dei senatori azzurri Maurizio Gasparri.

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In Evidenza

Marco Predolin: «La tv oggi mi fa schifo. I reality? Il mio bancomat»

L’ex conduttore si racconta al Corriere della Sera: i successi, gli errori, il piano B nei ristoranti e il disincanto per una televisione “senza idee”.

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«Scriva: uno dei migliori presentatori della storia della tv italiana». Così si presenta Marco Predolin (foto Imagoeconomica in evidenza), voce pronta e ironia affilata, che nell’intervista al Corriere della Sera ripercorre senza filtri la sua parabola televisiva: una carriera luminosa, poi un addio improvviso e il passaggio a un’altra vita, fatta di locali, cucina e clienti da intrattenere, sempre con lo spirito dell’uomo di spettacolo.

“Lasciare fu una follia”

«Con una parola? Folle. Certe occasioni passano una sola volta nella vita, almeno per il risvolto economico avrei dovuto restare altri dieci anni». Marco Predolin lasciò la tv quando era all’apice, dopo il successo di programmi cult come M’ama non m’ama e Il gioco delle coppie. Una scelta dettata da stanchezza e da una certa delusione: «Mi sentivo immortale, non avevo un agente. Pensavo che se me ne fossi andato, qualcuno mi avrebbe subito richiamato. Mi sbagliavo».

Gli inizi con la radio e il trampolino del game show

La gavetta a Radio Monte Carlo — «sei mesi di nastri, uno al giorno» — e poi la svolta in tv grazie a Paolo Limiti. La coppia con Sabina Ciuffini in M’ama non m’ama fu un esperimento vincente: «Era il primo programma a striscia quotidiana, un successo clamoroso». Poi arrivò Il gioco delle coppie, e infine l’effimero debutto in prima serata con Una rotonda sul mare, bocciato da Berlusconi: «Mi vide in giacca bianca e chiese: “Che ci fa Predolin vestito da barman?” Buttammo la puntata».

Il grande rimpianto: Carràmba!

Un altro duro colpo fu in Rai, dove avrebbe dovuto condurre Serata a sorpresa con Gabriella Carlucci. «Mi cancellarono dal palinsesto e diedero il programma alla Carrà: nacque Carràmba! Che sorpresa. E io mi ritrovai fuori dai giochi».

Le televendite e il “piano B”

Per dodici anni, Predolin si è dedicato alle televendite: «Un modo per avere una rendita, non certo gratificante». Poi è arrivato il “piano B”: la ristorazione. Prima a Santo Domingo, poi in Sardegna, a Porto Rotondo, dove gestisce il Caffè della Marina: «Canto, vado ai tavoli, faccio la mignotta del ristorante», racconta ridendo.

“La tv oggi? Triste, mediocre, noiosa”

La sua opinione sulla televisione attuale è senza appello: «Mi fa schifo. Non è invidia: è che oggi non ci sono più autori, ma produttori mediocri. I talk sono tutti uguali, il varietà non esiste, il pomeriggio è un clone infinito». Salva solo Stefano De Martino: «Ha pathos, è simpatico, merita». Bocciati invece i tentativi di affidare la conduzione a Vladimir Luxuria o Veronica Gentili: «Una è opinionista, l’altra è giornalista. Che senso ha?».

I reality? “Un bancomat”

Ha partecipato a La Talpa, Grande Fratello, L’Isola dei Famosi: «I reality per me sono stati un bancomat. Mi offrivano soldi per mostrarmi mentre mi calavo le braghe o morivo di fame. E io ci andavo, senza ipocrisie».

Oggi Predolin è sposato e sereno, la sua vita sentimentale è «risolta», le sue passioni si sono spostate «su una barca da 10 metri», ormeggiata davanti al suo ristorante. Ma la televisione? «Era un amore, oggi è una delusione».

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In Evidenza

Enzo Paolo Turchi: una vita a passo di danza tra successi, amori e ricordi d’infanzia

L’intervista al Corriere della Sera ripercorre settant’anni di carriera e confidenze private del coreografo dei Quartieri Spagnoli.

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Dalla scuola di ballo del San Carlo al Tuca Tuca con Raffaella Carrà, dai successi internazionali ai ricordi di un’infanzia difficile nei Quartieri Spagnoli di Napoli. Enzo Paolo Turchi (foto in evidenza di Imagoeconomica), 76 anni a luglio, racconta in una lunga intervista al Corriere della Sera la sua vita straordinaria. Tra commozione, autoironia e riconoscenza.

I primi passi, tra fame e determinazione

«A 6 anni portavo fiori a una signora per 50 lire, a 8 pulivo le bische. Poi il cameriere, poi la danza». Turchi non nasconde nulla del suo passato, neppure l’attesa angosciosa sui gradini del palazzo per una madre scomparsa per giorni, ferita da un dolore mai guarito. Il padre? «L’ho visto tre volte, l’ultima da morto».

Una carriera tra teatro, tv e amore

Dopo il diploma in danza e solfeggio, a 17 anni è già primo ballerino. Lavora con Carla Fracci, conquista la Fenice e Rio. Poi la televisione: il Tuca Tuca con Raffaella Carrà lo lancia nell’immaginario collettivo italiano. Con lei: «Un’amicizia affettuosa, mai una relazione. Ma dopo la fine con Lola Falana, mi chiamò per partire con lei nel tour mondiale».

Raffaella, Nureyev, Sinatra e i sogni mancati

Ricorda le liti con Falana, i problemi con il pubblico a Bari, le risate con Raffaella in Spagna. E poi l’amicizia con Nureyev, la sorpresa di trovarsi Barry White al piano durante una coreografia e l’incredibile performance di Frank Sinatra in studio. Avrebbe voluto lavorare con Fiorello, sogna una collaborazione con Maria De Filippi ad Amici.

L’amore per Carmen Russo e la figlia Maria

«Carmen mi ha salvato la vita. Madre, sorella, compagna. Non riesco a immaginarmi senza di lei». E su Maria, la figlia dodicenne: «Odia la danza, ama la batteria e gioca a calcio. Voglio darle ciò che io non ho avuto». La paura del tempo che passa lo ha spinto a lasciare il Grande Fratello: «Mi stavo perdendo momenti con lei».

La beneficenza e i conti con l’infanzia

Orgoglioso del pozzo costruito a Zanzibar con Carmen: «Facevamo foto con i turisti in cambio di offerte, poi ci abbiamo messo il resto. Una gioia vedere la felicità delle persone del posto». Alla fine, la commozione: «Se potessi dire qualcosa al bambino di 4 anni che aspettava la mamma? Gli direi: forza, ce la farai».

 

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