Del primo lockdown, ne portano i segni e le ferite che oramai non sono più rimarginabili, l’ assenza dai palchi, la lontananza dal proprio pubblico e l’impossibilità di esprimersi, gli strumenti fermi come era ferma la vita di tutti. Poi lo spiraglio estivo, solo per ricominciare a prendere contatto con le note e con le amplificazioni di piccoli festival o di serate che gli amanti della musica aspettavano da tempo. Quando è arrivata quella che è stata chiamata la seconda ondata, loro, come tutti poco hanno capito delle strategie attuate dalla politica per contrastarla, ma, purtroppo, hanno inteso da subito che sarebbero stati, insieme agli attori teatrali, la categoria professionale che più sarebbe stata dimenticata e sottoposta a inique restrizioni. I musicisti, come noi d’altronde, ci chiediamo ancora il perché si discute sull’eventualità di far rientrare il pubblico, benchè scaglionato, negli stadi, ma non ai concerti, non si capisce il perché i centri commerciali sono autorizzati ad accogliere migliaia di persone, mentre un concerto, casomai assistendo da seduti, sia vietato e indicato come massimo luogo di contagio. I musicisti se lo chiedono, e a loro manca il pubblico, quella linfa vitale che li accompagna nelle loro creazioni e li aiuta a creare per esso. I musicisti, quelli evidentemente non allineati, si chiedono perché ci sarà il festival di Sanremo, con un teatro Ariston e tutto il suo ambaradan esterno agghindato con assembramenti contagiosi, ma il piccolo club, sanificato e con postazioni distanziate, continuerà ancora a rimanere chiuso. Domande legittime che i musicisti, ma non solo loro, pongono e alle quali le risposte forse non arriveranno mai, alle quali, però, nella loro creatività e per rispetto dei propri fans, i musicisti hanno dato non una risposta, ma uno sbocco, una via d’uscita, loro, non si sono fermati e hanno con forza, continuato a produrre dischi. Li abbiamo chiamati dischi, ma sarebbe più corretto dargli il loro nome al passo con i tempi e le tecnologie, dischi, si tanti musicisti napoletani stanno producendo dischi, in vinile, CD, HD, Files, da ascoltare in streaming, sulle piattaforme come Spotifly, o Youtube, o Facebook, dischi, compilation, singoli, da farsi arrivare con Amazon, Ebay, su posta elettronica o con un postino che consegna il CD scelto. Nuove produzioni, inediti e rimasterizzazioni di pezzi già prodotti, ma comunque musica, musica che confermi la creatività dei musicisti partenopei che non si sono arresi e che hanno continuato a creare sogni per il loro pubblico che oggi diventa anche loro sostenitore consapevole, si, perché molte produzioni sono slegate da case discografiche e si autoproducono con il sistema crowdfunding. Siano esse produzioni one man band, quindi da solista o session con colleghi che praticano linguaggi musicali affini o distanti, la creatività non ha limiti, anche perché in alcuni casi, chiuse per DPCM gli studi di registrazione o in province diverse irraggiungibili per Decreto Ministeriale, le prove e le sincronizzazioni tra musicisti sono continuate on-line in una sorta di DaD divenuta Musica a Distanza, attendendo che si possa ascoltare di nuovo dal vivo. La lista non si ferma alle citazioni che faremo, ma Libera Velo, storica cantante e performer napoletana, madre e combattente, artista versatile e allenatrice vocale. Concettuale e pratica, impegnata come attivista nel sociale: antirazzista, ecotransfemminista, promotrice dello sport popolare, fautrice della scuola laica, ci propone il suo terzo album ‘A Sguarrona, come Daniele Sepe, colto e prolifico artista musicale inserito nella top ten della classifica 2020 dei più grandi jazzisti italiani, propone ben tre produzioni con l’ultima dedicata al suo ispiratore del quale ha simbolicamente ricevuto il testimone per proseguirne la ricerca Direction ZAPPA, poi Shaone, il memorabile apripista del rap napoletano, un rap cosi particolare da divenire oggi con i suoi epigoni il più ascoltato nelle banlieu parigine e molto apprezzato negli States. Shaone con il suo gruppo storico, La Famiglia, sta lavorando al nuovo album, e ad un singolo, che si spera possa uscire quanto prima. E nel frattempo continua la collaborazione con Morfuco e Tonico 70, rapper e produttori storici della scena Hip Hop salernitana ed italiana e con l’uscita del singolo Pulp fiction , che ha già riscosso un discreto successo, e si sperimenta in un concept album dalle sonorità blues, percorso stilistico espressivo mai intrapreso prima. Altre sonorità per Massimo Ferrante, più legato ai temi tradizionali, con incursioni nella musica militante e politica, come l’ultima partecipazione all’arrangiamento collettivo di Bandiera Rossa per i 100 anni della nascita del P.C.I. che ha prodotto CANZUNI, un album accompagnato dalla sua fedele chitarra. Chitarra che è inseparabile anche per Francesco Sansalone, bluesman di razza dalla voce roca e profonda che ha dovuto interrompere la produzione del suo disco imperniato sul dramma dell’immigrazione per l’impossibilità di raggiungere la sala di registrazione sita in altra provincia, ma attivo con i suoi pezzi in rete e pronto a ripartire con le registrazioni. E poi i Profugy con Razionaleillogico . 4EST, con Vaporwave, un viaggio trap-hop negli anni ’80. Poi le produzioni collettive quelle delle case discografiche che hanno riunito musicisti, in una sorta di festival a distanza con compilation celebrative come Full Heads – Ten Years . Dieci anni di produzioni discografiche racchiusi in 46 brani per circa 3 ore di musica con 39 tra artisti solisti e band del roster della label napoletana. Oppure URCA della POLOSUD, storica etichetta musicale fondata da Ninni Pascale. C’è poi la riscoperta, in questi giorni passati in casa , la riscoperta dell’archivio e di tanti pezzi rimasti solo su carta e mai strumentati, ma anche la riscoperta e la riproposta di pezzi musicali a cui gli artisti sono sentimentalmente legati, come nel caso di Maurizio Capone, l’eclettico ideatore e frontman dei BungtBangt’ che ci ha ricordato il suo inizio, l’album del suo esordio, “CAPONE”, del 1993 pubblicato questa volta dallìetichetta del musicista, la Sciarap, un ricordo, certo, ma da prendere come lo stimolo per non dimenticare il pubblico e la musica dal vivo, quella viva, quella vera.
Libera Velo ph. Eduardo Castaldo
DANIELE SEPE
Daniele Sepe ph. Mario Laporta/KONTROLAB
Daniele Sepe ph. Mario Laporta/KONTROLAB
Daniele Sepe ph. Mario Laporta/KONTROLAB
SHAONE
SHAONE
Francesco Sansalone
Francesco Sansalone ph. Mario Laporta/KONTROLAB
Francesco Sansalone Ph. Roberta Basile KontroLab
Maurizio Capone
Napoli, 22 PRILE 2016. Un momento del concerto/performance del percussionista napoletano Maurizio Capone, fondatore del gruppo Bungt-Bangt, al Museo PAN di Napoli nell’ambito della Heart-Day, lagiornata della Terra.
ph. Mario Laporta
Maurizio Capone ph. Mario Laporta/KONTROLAB
Maurizio Capone ph. Mario Laporta/KONTROLAB
Massimo Ferrante
Francesco Sansalone e Massimo Ferrante ph. Mario Laporta/KONTROLAB
Fotogiornalista da 35 anni, collabora con i maggiori quotidiani e periodici italiani. Ha raccontato con le immagini la caduta del muro di Berlino, Albania, Nicaragua, Palestina, Iraq, Libano, Israele, Afghanistan e Kosovo e tutti i maggiori eventi sul suolo nazionale lavorando per agenzie prestigiose come la Reuters e l’ Agence France Presse,
Fondatore nel 1991 della agenzia Controluce, oggi è socio fondatore di KONTROLAB Service, una delle piu’ accreditate associazioni fotografi professionisti del panorama editoriale nazionale e internazionale, attiva in tutto il Sud Italia e presente sulla piattaforma GETTY IMAGES.
Docente a contratto presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli., ha corsi anche presso la Scuola di Giornalismo dell’ Università Suor Orsola Benincasa e presso l’Istituto ILAS di Napoli.
Attualmente oltre alle curatele di mostre fotografiche e l’organizzazione di convegni sulla fotografia è attivo nelle riprese fotografiche inerenti i backstage di importanti mostre d’arte tra le quali gli “Ospiti illustri” di Gallerie d’Italia/Palazzo Zevallos, Leonardo, Picasso, Antonello da Messina, Robert Mapplethorpe “Coreografia per una mostra” al Museo Madre di Napoli, Diario Persiano e Evidence, documentate per l’Istituto Garuzzo per le Arti Visive, rispettivamente alla Castiglia di Saluzzo e Castel Sant’Elmo a Napoli.
Cura le rubriche Galleria e Pixel del quotidiano on-line Juorno.it
E’ stato tra i vincitori del Nikon Photo Contest International.
Ha pubblicato su tutti i maggiori quotidiani e magazines del mondo, ha all’attivo diverse pubblicazioni editoriali collettive e due libri personali, “Chetor Asti? “, dove racconta il desiderio di normalità delle popolazioni afghane in balia delle guerre e “IMMAGINI RITUALI. Penitenza e Passioni: scorci del sud Italia” che esplora le tradizioni della settimana Santa, primo volume di una ricerca sui riti tradizionali dell’Italia meridionale e insulare.
Il New Yorker e l’Italia: copertine a soggetto italiano, come l’iconica Piazza San Marco riflessa nel Canal Grande di Saul Steinberg, o create da illustratori italiani saranno al centro di una mostra in maggio al Consolato Generale italiano di New York, parte di un fitto calendario di eventi con cui l’illustre settimanale degli intellettuali newyorchesi (ma non solo) festeggia nel 2025 i suoi primi cento anni. Il primo numero del New Yorker usci’ il 21 febbraio 1925 con in copertina l’immaginario dandy Eustace Tilly che insegue una farfalla attraverso il monocolo.
Simbolo di eleganza, alla raffinatezza e un certo snobismo culturale, il personaggio in cappello e cilindro e frac creato dal primo direttore artistico Rea Irvin divenne presto la mascotte del magazine che in questi giorno tira le somme del suo secolo di storia forte tra l’altro di 85 mila vignette e 90 mila articoli, molti dei quali di grandi firme come J.D. Salinger, Ernest Hemingway, Truman Capote, John Updike, Vladimir Nabokov, Gabriel Garcia Marquez, Haruki Murakami e Margaret Atwood. Dal 2014, anno in cui le riviste furono ammesse a concorso, il New Yorker ha vinto otto premi Pulitzer. Nel suo secolo di storia le sue pagine hanno portato alla realizzazione di decine di film come A Sangue Freddo tratto da una serie non fiction di Truman Capote, Le Ore, basato su un racconto di Michael Cunningham e per cui Nicole Kidman vinse l’Oscar come migliore attrice e nel 2005 Brokeback Mountain, l’adattamento di un racconto di Annie Proulx.
Il settimanale degli intellettuali, il cui cuore batte prevalentemente a sinistra, ha contribuito a fare la storia con inchieste importanti come quelle di Seymour Hersh sul massacro di My Lai e di Ronan Farrow, il figlio di Woody Allen e Mia Farrow, sul caso Weinstein. Longevi oltre che stabili al loro posto i cinque direttori: dal fondatore Harold Ross che lo gesti’ per un quarto di secolo, a William Shawn (1951-1987), Robert Gottlieb (1987-1992), per passare alla rivoluzionaria Tina Brown: sua l’introduzione delle foto, prima rigorosamente off limits e di alcune copertine shock per i tempi come quella del bacio di Times Square rivisitato in chiave gay.
Dal 1998 e’ David Remnick in carica, un veterano del magazine sopravvissuto alle molte tempeste del gruppo Conde Nast che tre anni prima aveva acquistato la testata. Per celebrare l’anniversario il New Yorker sta digitalizzando il suo archivio mettendo a disposizione degli abbonati tesori firmati da James Baldwin, Shirley Jackson, E. B. White, Hannah Arendt, Art Spiegelman e oltre 4.000 numeri in precedenza disponibili solo in Pdf. Non sara’ solo il New Yorker a festeggiare: istituzioni della citta’ per cui il magazine e’ stato un punto di riferimento chiave organizzeranno eventi tra cui la National Public Library, il Film Forum, il 92Y, il museo dei trasporti e perfino il Museo del Cane con una rassegna sulle copertine illustrate con immagini dei fedeli amici a quattro zampe.
Lo street artist napoletano Jorit ha pubblicato su Facebook una sua opera, un ritratto di Luigi Mangione, l’ingegnere italoamericano 26enne arrestato in America per l’omicidio di Brian Thompson. Il 50enne Ceo della divisione assicurativa di UnitedHealthcare, è stato ucciso a New York lo scorso dicembre. Non è la prima volta che Jorit usa la sua sua arte e la sua immagine per messaggi controversi. L’artista fu al centro di polemiche quando incontrò Putin a Mosca. “La mia foto con Putin è stata fraintesa. L’arte è sempre politica”, disse.
Dopo aver lasciato il segno a Clichy-Montfermeil, San Francisco, Dallas, New York e Miami, l’artista JR, tra i più influenti della scena artistica contemporanea, si prepara a realizzare un nuovo, imponente murale partecipato a Napoli. Il progetto Chronicles, ispirato alle opere monumentali di Diego Rivera, prevede la creazione di un grande murale realizzato incollando migliaia di ritratti di persone del luogo, fotografate e intervistate dallo stesso JR e dal suo team.
Ad anticipare l’evento è stato Michele Coppola, direttore esecutivo Arte, Cultura e Beni storici di Intesa Sanpaolo, nel corso della presentazione del libro Photoansa presso le Gallerie d’Italia di Napoli.
Un murale che racconta Napoli attraverso i suoi volti
Il progetto Chronicles ha già trasformato le strade di alcune delle città più iconiche del mondo e ora si prepara a dare voce ai napoletani attraverso un’installazione che si preannuncia spettacolare. Nei mesi scorsi, JR ha immortalato i volti della città, catturando istantanee di vita quotidiana che ora potrebbero trovare spazio sulla facciata del Duomo di Napoli.
L’obiettivo del progetto è chiaro: dare un volto artistico e identitario alla città, attraverso la partecipazione diretta della sua comunità. Una filosofia che si sposa con la visione di Intesa Sanpaolo, da anni impegnata nella trasformazione delle proprie sedi in spazi culturali aperti a tutti.
L’arte come spazio di condivisione
La collaborazione tra JR e Intesa Sanpaolo è iniziata nel 2023 con il progetto Déplacées, ospitato nelle Gallerie d’Italia di Torino, e ora vede Napoli come nuova protagonista.
“Quando abbiamo trasformato questo palazzo nella quarta sede delle Gallerie d’Italia, ci siamo interrogati sul ruolo che potesse avere un museo contemporaneo aperto a un pubblico dinamico per una città così caratterizzante e piena di energia come Napoli”, ha spiegato Michele Coppola.
L’idea è stata quella di offrire spazi aperti alla comunità, dove l’arte potesse avere un ruolo centrale e aggregante. La sede di via Toledo, già teatro di importanti esposizioni come “Warhol” e la scultura di Jago, conferma il suo ruolo di polo culturale di riferimento per la città.
Un progetto che unisce arte e memoria
Il sostegno di Intesa Sanpaolo alla cultura non si limita a progetti artistici come Chronicles, ma si estende anche alla conservazione della memoria storica. La banca, infatti, supporta il progetto di digitalizzazione e conservazione dell’archivio fotografico e testuale dell’ANSA, in occasione dell’80º anniversario dell’agenzia.
Un’opportunità unica per Napoli
L’arrivo di Chronicles rappresenta un’occasione straordinaria per Napoli, che si conferma capitale dell’arte contemporanea e della sperimentazione visiva. La città sarà protagonista di un’opera corale, in cui la gente comune diventerà parte integrante dell’arte stessa, in un progetto che unisce storia, comunità e innovazione.
La street art di JR si prepara così a lasciare un segno indelebile nel cuore della città, raccontando Napoli attraverso i suoi volti, le sue storie e la sua energia unica.