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No Green pass in piazza: poche migliaia a Roma e a Milano, quattro gatti a Napoli

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No Green pass in piazza, tensioni a Milano, in 4mila a Roma senza mascherine a Circo Massimo. Cortei a Trento e Bologna. Ancora un sabato di proteste contro il Green pass nelle citta’ italiane. La piu’ accesa a Milano con tensioni al centro dove, improvvisamente, circa duecento manifestanti si sono palesati correndo verso piazza del Duomo e sono stati bloccati dalle forze dell’ordine. Dopo un’ora di tensioni, spintoni e corse la polizia e’ riuscita a isolare tre gruppi di manifestanti, all’altezza dei portici meridionali, dove e’ stato schierato un doppio cordone per contenerli. Molte le persone controllate in piazza Duomo, tra insulti e urla rivolti agli agenti. Una donna, rifiutando di dare i documenti, ha morso un funzionario della Questura. Nel parapiglia una attivista No pass ha inseguito in bici un poliziotto in borghese gridando “al ladro” e accusandolo di averle strappato un cartello, in realta’ sequestrato. Il bilancio finale della Polizia e’ di 257 persone identificate, mentre due milanesi sono stati denunciati a piede libero: un 57enne per resistenza a pubblico ufficiale e un 62enne per resistenza e per aver rifiutato di fornire le proprie generalita’. Quarantanove le sanzioni amministrative per occupazione di aree urbane e 31 gli ordini di allontanamento. E’ stato inoltre avviato il procedimento per l’emissione di due Daspo urbani da parte del questore. Protesta pacifica nella Capitale dove circa quattromila persone sono scese in piazza nel pomeriggio al Circo Massimo per la manifestazione nazionale “Liberiamo l’Italia”. Quasi tutti senza mascherina, hanno urlato il loro no al certificato verde intonando cori “Giu’ le mani dai bambini”, e “Liberta’”. Un numero di partecipanti molto piu’ alto rispetto ai mille attesi. Tra le tante bandiere tricolore anche qualcuna del Regno delle due Sicilie, uno striscione per Trump e cartelli ‘Green pass’ con le due lettere finali che riproducevano i caratteri delle SS naziste. “E’ bellissimo vedere questa piazza senza mascherine. Sono il simbolo dell’oppressione. Noi dobbiamo cacciare via questo regime” ha detto un manifestante dal palco dove in chiusura e’ salito anche il cantante Povia per un ‘concerto’ improvvisato. In piazza anche i gilet arancioni e l’ex generale Antonio Pappalardo. “Stasera nasce un nuovo movimento che si deve opporre a questo regime – ha detto – Dobbiamo essere uniti perche’ il nemico e’ troppo forte”. E qualche ora prima dell’inizio del sit-in e’ stato denunciato dalla polizia nella Capitale uno dei promotori. Nicola Franzoni, imprenditore di Lerici (La Spezia) aveva da alcuni mesi, secondo quanto si apprende, un foglio di via da Roma ma e’ stato sorpreso durante un controllo su via Salaria mentre era in auto, probabilmente perche’ voleva prendere parte nel pomeriggio alla manifestazione. Non e’ scattata invece alcuna denuncia per un gruppo di manifestanti no vax che sono entrati in un bar vicino al Circo Massimo senza mostrare il green pass. Ne e’ nata una discussione sempre piu’ accesa con al proprietaria cui uno dei manifestanti ha rivolto ingiurie volgari fino a tirarsi giu’ i pantaloni. E’ seguito un parapiglia che e’ stato interrotto da agenti in borghese che hanno identificato i presenti.

“Non li denuncio perche’ passerei le mie giornate a denunciare – racconta demoralizzata la donna – e’ un anno e mezzo che fanno le manifestazioni al Circo Massimo e vengono nel bar senza mascherina”. Proteste e cortei anche in altre citta’. A Trento circa mille persone hanno protestato contro il certificato verde bloccando il traffico all’altezza della rotatoria di via dei caduti di Nassiriya. L’iniziativa di protesta si e’ svolta, per il ventesimo sabato consecutivo, fuori dal centro storico dove invece sono state inaugurate le iniziative per il Natale. Slogan e striscioni anche a Bologna. Senza indossare la mascherina, in mille hanno sfilato per le vie del centro: scanditi anche cori contro il presidente del Consiglio Mario Draghi e contro l’obbligo vaccinale. Mentre a Trieste in 200 hanno protestato in piazza Liberta’, presidiata dalle forze dell’ordine. Tra i partecipanti anche l’ex portuale e pugile Fabio Tuiach e il consigliere comunale 3V, Ugo Rossi. A Napoli, invece, in 70 si sono radunati a piazza Dante.

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Covid-19 e genetica: uno studio italiano spiega perché il virus ha colpito più il Nord che il Sud

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Un team di scienziati italiani ha scoperto un legame tra genetica e diffusione del Covid-19, individuando alcuni geni che avrebbero reso alcune popolazioni più vulnerabili alla malattia e altre più resistenti.

Come stabilire chi ha maggiore probabilità di sviluppare il Covid-19 in forma grave? E perché la pandemia ha colpito in modo più violento alcune zone d’Italia rispetto ad altre? A queste domande ha risposto uno studio multidisciplinareguidato dal professor Antonio Giordano, direttore dell’Istituto Sbarro di Philadelphia per la Ricerca sul Cancro e la Medicina Molecolare, in collaborazione con epidemiologi, patologi, immunologi e oncologi.

Dallo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Journal of Translational Medicine, emerge che la predisposizione genetica potrebbe aver giocato un ruolo determinante nella diffusione e nella gravità del Covid-19.

Il ruolo delle molecole Hla nella risposta immunitaria

Il metodo sviluppato dai ricercatori ha permesso di individuare le molecole Hla, ovvero quei geni responsabili del rigetto nei trapianti, come indicatori della capacità di un individuo di resistere o soccombere alla malattia.

“È dalla qualità di queste molecole che dipende la capacità del nostro sistema immunitario di fornire una risposta efficace, o al contrario di soccombere alla malattia”, ha spiegato Pierpaolo Correale, capo dell’Unità di Oncologia Medica dell’ospedale Bianchi Melacrino Morelli di Reggio Calabria.

Lo studio ha dimostrato che chi possiede molecole Hla di maggiore qualità ha più possibilità di combattere il virus e sviluppare una forma più lieve della malattia. Questo metodo, inoltre, potrebbe essere applicato anche ad altre malattie infettive, oncologiche e autoimmunitarie.

Perché il Covid ha colpito più il Nord Italia? Questione di genetica

Uno dei dati più interessanti dello studio riguarda la distribuzione geografica delle molecole Hla in Italia. I ricercatori hanno scoperto che alcuni alleli (varianti genetiche) sono più diffusi in certe zone del Paese, influenzando così l’impatto della pandemia.

Secondo lo studio, la minore incidenza del Covid-19 nelle regioni del Sud rispetto a quelle del Nord potrebbe essere dovuta a una specifica eredità genetica.

Tra le ipotesi vi è quella di un virus antesignano del Covid-19 che si sarebbe diffuso migliaia di anni fa nell’area che oggi corrisponde alla Calabria, “immunizzando” in qualche modo i discendenti di quelle terre.”

Lo studio: 525 pazienti analizzati tra Calabria e Campania

La ricerca ha preso in esame tutti i casi di Covid registrati in Italia nella banca dati dell’Istituto Superiore di Sanità, oltre a 75 malati ricoverati negli ospedali di Reggio Calabria e Napoli (Cotugno), e 450 pazienti donatori sani.

I risultati hanno evidenziato che:

  • Gli Hla-C01 e Hla-B44 sono stati individuati come geni associati a maggiore rischio di infezione e malattia grave.
  • Dopo la prima ondata pandemica, questa associazione è scomparsa.
  • L’allele Hla-B*49, invece, si è rivelato un fattore protettivo.

Uno studio rivoluzionario con implicazioni future

Questa scoperta non solo aiuta a comprendere la diffusione del Covid-19, ma potrebbe anche essere utilizzata in futuro per prevenire altre pandemie, individuando le popolazioni più a rischio e quelle più protette.

Un lavoro che apre nuove strade nel campo della medicina personalizzata, dimostrando che genetica e ambiente possono influenzare l’evoluzione di una malattia a livello globale.

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Covid-19, cinque anni dopo: cosa è cambiato e quali lezioni abbiamo imparato

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Cinque anni fa, l’Italia si fermava. L’8 marzo 2020, l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte annunciava il primo lockdown totale della storia repubblicana. Un provvedimento drastico, nato dall’esplosione dei contagi da Covid-19, che costrinse il Paese a chiudere in casa 60 milioni di persone, con l’unica concessione delle uscite per necessità primarie.

L’Italia è stato uno dei primi paesi occidentali ad affrontare un impatto devastante del virus. Il primo caso ufficiale venne individuato nel paziente zero di Codogno, Mattia Maestri, mentre il primo decesso fu registrato il 21 febbraio 2020 con la morte di Adriano Trevisan a Vo’ Euganeo.

Nei giorni successivi, il Paese assistette a scene che rimarranno impresse nella memoria collettiva: ospedali al collasso, città deserte, striscioni con “andrà tutto bene” esposti sui balconi, mentre nelle province più colpite, come Bergamo, i camion dell’esercito trasportavano le bare delle vittime.

Con il Vaccine Day del 27 dicembre 2020, l’arrivo dei vaccini segnò l’inizio della campagna di immunizzazione di massa, accompagnata dall’introduzione del Green Pass, che portò a feroci polemiche e alla nascita di movimenti No-Vax. Il 31 marzo 2022 venne dichiarata la fine dello stato di emergenza in Italia, mentre il 5 maggio 2023 l’OMS decretò la conclusione della pandemia a livello globale.

Il nuovo approccio alla gestione delle pandemie

Cinque anni dopo il lockdown, il governo Meloni ha rivisto il piano pandemico nazionale, con l’introduzione di nuove regole che limitano l’uso di misure restrittive. I DPCM (Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri), usati ampiamente durante il governo Conte per imporre limitazioni agli spostamenti e alle attività economiche, non saranno più utilizzati, sostituiti da una gestione più parlamentare dell’emergenza.

Inoltre, il 25 gennaio 2024 è entrato in vigore il decreto che ha abolito le multe per chi non ha rispettato l’obbligo vaccinale, un provvedimento che ha riacceso il dibattito su come è stata affrontata la pandemia e sui diritti individuali.

La commissione d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza

Uno dei segnali più evidenti della volontà di rivalutare le scelte fatte è l’istituzione della commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione della pandemia, approvata il 14 febbraio 2024. La commissione ha già tenuto 24 audizioni, ascoltando esperti, rappresentanti istituzionali e figure chiave della crisi sanitaria, come l’ex commissario straordinario Domenico Arcuri, assolto di recente per l’inchiesta sulle mascherine importate dalla Cina.

A cinque anni di distanza: quali lezioni?

La pandemia ha lasciato un segno profondo sulla società italiana e ha messo in discussione il modello di gestione delle emergenze. Se da un lato c’è chi sostiene che le restrizioni fossero necessarie per salvare vite umane, dall’altro si solleva il dibattito su quanto fossero proporzionate e su eventuali errori di valutazione nelle misure adottate.

Oggi, il nuovo piano pandemico riconosce la necessità di una maggiore trasparenza e coinvolgimento del Parlamento, evitando misure straordinarie come quelle imposte con i DPCM. Ma l’eredità di quei mesi resta incisa nella memoria collettiva: l’Italia che si fermava, i bollettini quotidiani, i medici in prima linea e il ritorno, lento e faticoso, alla normalità.

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Covid: tra Natale e Capodanno scendono casi, stabili le morti (31)

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In Italia scendono i contagi mentre i decessi restano sostanzialmente stabili nella settimana tra Natale e Capodanno: dal 26 dicembre all’1 gennaio sono stati registrati 1.559 nuovi positivi, in calo rispetto ai 1.707 del periodo 19-25 dicembre, mentre le morti sono state 31 rispetto ai 29 casi nei 7 giorni precedenti. E’ quanto si legge nel bollettino settimanale sul sito del ministero della Salute. Lombardia e Lazio, seguite dalla Toscana, sono le regioni che hanno riportato più casi. Le Marche registrano il tasso di positività più alto (11,4%). Ancora una riduzione del numero di coloro che si sottopongono a tamponi: scendono da 44.125 a 34.532 e il tasso di positività cresce dal 3,9% al 4,5%.

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