Collegati con noi

Esteri

No di Erdogan a Finlandia e Svezia nella Nato

Pubblicato

del

L’onda lunga della crisi ucraina investe la Nato che si prepara a discutere del possibile ingresso di Svezia e Finlandia. Alla vigilia della riunione informale a Berlino dei ministri degli Esteri dell’Alleanza, sulla dichiarata rinuncia alla neutralita’ di Stoccolma ed Helsinki si abbatte la doccia fredda del niet del sultano di Ankara contrario all’entrata dei due Paesi nordici che scatena fibrillazioni e contatti frenetici tra le sponde dell’Atlantico e quelle del Baltico. Recep Tayyip Erdogan fa sapere di non avere un’ “opinione positiva” perche’, spiega, “non vuole che si ripeta lo stesso errore commesso con l’adesione della Grecia”. E se nel caso di Atene il presidente turco non ha evidentemente mai digerito l’irrisolta questione di Cipro, nel caso di Svezia e Finlandia pesa un altro dossier di cui la Turchia non riesce a venire a capo: la questione curda. “I Paesi scandinavi danno ospitalita’ alle organizzazioni terroristiche”, ha argomentato Erdogan citando direttamente il Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan (fuorilegge) che riceverebbe armi dai due Paesi scandinavi. Una reazione, quella turca, che e’ la prima voce dissonante in seno all’Alleanza sulla prospettiva dell’adesione di Finlandia e Svezia ma che difficilmente potra’ avere una forza tale da aprire una crepa profonda e costituire un problema per gli alleati, America in primis, anche se per il via libera all’ingresso di un nuovo membro serve l’unanimita’. L’amministrazione Usa sta gia’ “lavorando per chiarire” la contrarieta’ della Turchia, ha detto la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki. Il presidente Joe Biden non ha perso tempo. Ha preso il telefono e ha chiamato i leader dei due Paesi. Alla premier svedese, Magdalena Andersson, e al presidente finlandese, Sauli Niinisto, in una mezzora di colloquio, ha espresso chiaro e tondo “il suo sostegno alla politica della porta aperta della Nato e al diritto di Finlandia e Svezia di decidere il proprio futuro, la propria politica estera e le proprie disposizioni in materia di sicurezza”. Una posizione condivisa dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio. “Siamo ben lieti di accoglierli nell’Alleanza, un’Alleanza che ha garantito la pace per decenni”, ha detto il titolare della Farnesina a margine del G7 in Germania,. Tra gli europei si e’ fatta sentire subito anche la Spagna a sostegno in particolare della Finlandia: “La Nato alla fine e’ un’unione di democrazie, e’ scritto nel trattato di Washington. E la Finlandia e’ una democrazia consolidata”, ha osservato il ministro degli Esteri di Madrid Jose’ Manuel Albares. “Pieno sostegno” alle decisioni di Stoccolma e Helsinki e’ venuta anche dai premier britannico e norvegese, Boris Johnson e Jonas Gahr Store che si sono incontrati a Downing Street. La Nato fa sapere che “gli alleati si consultano regolarmente” con i due Paesi in merito alle “loro potenziali richieste di adesione”. Ma ne’ Stoccolma ne’ Helsinki intendono fare muro contro muro con Ankara e hanno reso noto che domani a Berlino intendono discutere con la Turchia della questione. Intanto sull’altro lato della barricata, In Russia, si e’ riunito il Consiglio di Sicurezza presieduto da Putin. “Sono stati scambiati punti di vista sulla decisione di Finlandia e Svezia di entrare nella Nato e sulle connesse potenziali minacce alla sicurezza russa”, ha spiegato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Gia’ presa una decisione: Mosca da domani sospendera’ le forniture di elettricita’ alla Finlandia che ha gia’ fatto sapere di poterne fare a meno grazie anche importazioni aggiuntive da Svezia e Norvegia. I venti di guerra rischiano di soffiare piu’ forte.

Advertisement

Esteri

Mosca, 2 morti per attacco ucraino con droni a Belgorod

Pubblicato

del

E’ di due morti il bilancio di un attacco ucraino con droni nella regione russa di Belgorod. Lo annuncia il governatore Vyacheslav Gladkov. – “In seguito al rilascio di due ordigni esplosivi, un edificio residenziale privato ha preso fuoco – ha scritto su Telegram il governatore Vyacheslav Gladkov -. Due civili sono morti, una donna che si stava riprendendo da una frattura al femore e un uomo che si prendeva cura di lei”.

Continua a leggere

Esteri

La Nato verso nuovi Patriot e Samp-T all’Ucraina

Pubblicato

del

Da Capri a Bruxelles a Washington, l’Occidente imbocca la strada per concretizzare gli aiuti militari – compresa la difesa aerea – essenziali per Kiev in difficoltà nella guerra. Durante il Consiglio Nato-Ucraina con Volodymyr Zelensky, il segretario generale Jens Stoltenberg ha assicurato che “presto” ci saranno nuovi annunci sui sistemi di difesa per il Paese invaso. “L’Alleanza ha mappato le capacità degli alleati, ci sono sistemi che possono essere dati all’Ucraina”, ha riferito Stoltenberg al termine dell’incontro. “In aggiunta ai Patriot ci sono altri strumenti che possono essere forniti, come i Samp-T”, quelli a produzione franco-italiana. Un annuncio che arriva mentre prendono corpo i “segnali incoraggianti” evocati dal segretario di Stato Usa Antony Blinken: dopo mesi di stallo, la Camera americana ha spianato la strada ai quattro provvedimenti per gli aiuti a Ucraina, Israele e Taiwan, mettendo in agenda il voto per domani.

E il Pentagono si sta preparando ad approvare rapidamente un nuovo pacchetto di aiuti militari che include artiglieria e difese aeree: secondo una fonte americana, parte del materiale potrebbe raggiungere il Paese nel giro di pochi giorni. In generale, per Kiev in ballo ci sono gli oltre 60 miliardi di dollari di forniture per le forze armate che – ha ricordato Blinken – “faranno una differenza enorme”. “Se i nuovi aiuti non verranno approvati c’è il rischio che sia troppo tardi”, ha ammonito il ministro degli Esteri Usa, mentre Zelensky ha ribadito l’allarme: i soldati “non possono più attendere” la burocrazia occidentale, la Nato deve dimostrare “se siamo davvero alleati”. La situazione sul terreno “è al limite”, ha aggiunto il leader ucraino al segretario della Nato Da parte dell’Italia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha “confermato quello che ha detto il presidente del Consiglio” sul fatto che il nostro Paese “farà il possibile per la protezione aerea dell’Ucraina”, mentre Kiev vuole dagli alleati ogni sistema disponibile, dai moderni Patriot – “almeno altre sette sistemi” – ai Samp-T italo-francesi. Anche il ministro della Difesa Guido Crosetto ha partecipato al Consiglio Nato-Ucraina, nel quale si è convenuto sulla necessità di uno sforzo ulteriore per sostenere Kiev. L’Italia ragiona sugli ulteriori aiuti militari da fornire quanto prima all’Ucraina e sul tavolo – si apprende – c’è la possibilità di un nuovo decreto per l’invio degli armamenti.

Anche se Crosetto ha più volte sottolineato che quasi tutto ciò che si poteva dare è stato dato. Già a Capri, dove ha partecipato al G7 Esteri, Stoltenberg aveva confermato la volontà degli alleati di accelerare sulla difesa aerea ucraina. E nel loro documento finale, i Sette ministri hanno espresso la “determinazione a rafforzare le capacità di difesa aerea” del Paese invaso, confermando l’impegno a lavorare per esaudire le richieste di Kiev, ribadite anche dal capo della diplomazia ucraina Dmytro Kuleba, tra gli ospiti del summit in Italia. Il sostegno del G7 è pronto a tradursi anche in ulteriori sanzioni contro Teheran “se dovesse procedere con la fornitura di missili balistici o tecnologie correlate alla Russia”.

Il Gruppo ha poi puntato il dito contro la Cina, chiedendo nel suo documento finale di “interrompere” il sostegno alla macchina bellica di Mosca. Infine, i Sette hanno ribadito l’impegno ad attuare e far rispettare le sanzioni contro i russi, minacciando di “adottare nuove misure, se necessario”. In vista del vertice dei leader in programma a giugno in Puglia, il G7 lavora inoltre alle “possibili opzioni praticabili” per usare i beni russi congelati a sostegno dell’Ucraina, “in linea con i rispettivi sistemi giuridici e il diritto internazionale”. Finora l’Ue ha trovato le basi legali solo per l’uso degli extraprofitti, ma bisogna ancora capire se si può fare un passo in più mettendo le mani direttamente sugli asset.

Continua a leggere

Esteri

Teheran avverte Israele, ‘non fate altri errori’

Pubblicato

del

“Un fallimento”, “fuochi d’artificio”, “la situazione è completamente normale”. La Repubblica islamica tace sulle esplosioni o minimizza l’attacco notturno, attribuito a Tel Aviv, che ha colpito una base militare a Isfahan nel giorno dell’85esimo compleanno della Guida suprema Ali Khamenei. Vari esponenti del governo e delle forze armate iraniane hanno continuato a minacciare una “risposta massima e definitiva” contro lo Stato ebraico mentre l’attacco veniva sminuito. Secondo Teheran, le esplosioni sentite nella notte sono dovute al sistema di difesa iraniano che ha preso di mira “mini droni di sorveglianza americani o israeliani”, lanciati a meno di una settimana dall’attacco dell’Iran contro Israele, in ritorsione per l’uccisione di sette membri delle Guardie della rivoluzione in un raid contro l’ambasciata iraniana di Damasco.

Dopo la chiusura, temporanea, dello spazio aereo su Teheran e altre città, i media della Repubblica islamica si sono affrettati ad assicurare che, in seguito all’abbattimento di “oggetti volanti sospetti”, la situazione era tornata alla completa normalità mentre i siti nucleari nella zona non sono stati danneggiati dall’attacco, come confermato anche dall’Agenzia internazionale per l’Energia atomica (Aiea), e hanno continuato ad operare “in totale sicurezza”. L’attribuzione dell’attacco a Israele è stata inizialmente bollata come “un’assurdità” dal comandante in capo dell’Esercito iraniano, Abdolrahim Mousavi, mentre il Consiglio per la Sicurezza Nazionale ha negato di aver tenuto una riunione d’emergenza, smentendo indiscrezioni apparse sui “media stranieri”. Il governo di Teheran e i vertici militari hanno evitato in ogni modo di parlare direttamente dell’attacco, con l’eccezione del ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahian che, senza esplicitamente accusare lo Stato ebraico, ha definito l’attacco un “fallimento”, dipinto come una vittoria ed “esagerato dai media filo israeliani”, sottolineando che i droni sono stati abbattuti senza causare danni o vittime.

“La nostra prossima risposta sarà immediata e ai massimi livelli nel caso in cui il regime di Israele si imbarchi nuovamente in avventurismo e intraprenda azioni contro gli interessi dell’Iran”, ha ribadito Amirabdollahian, affermando che un eventuale risposta “decisiva e definitiva” contro Israele è già stata pianificata nel dettaglio dalle forze armate iraniane. La responsabilità di Israele è stata comunque indicata da figure politiche minori. Come il deputato Mehdi Toghyani, secondo cui “il disperato tentativo del regime sionista, con l’aiuto di agenti locali, di portare avanti un attacco con vari piccoli droni contro una base militare di Isfahan è fallito e ha portato loro ulteriore disgrazia”. Più cauto Javad Zarif, l’ex ministro degli Esteri e negoziatore per Teheran all’epoca dell’accordo sul nucleare del 2015, che ha chiesto alla comunità internazionale di fermare Israele “alla luce degli imprudenti fuochi d’artificio di Isfahan”.

Nessun commento sull’attacco da Khamenei, come anche da parte del presidente Ebrahim Raisi, che ha completamente ignorato i fatti di Isfahan durante un’apparizione pubblica a Damghan, nella provincia settentrionale di Semnan. “Questa operazione ha dimostrato l’autorità del sistema della Repubblica Islamica e la potenza delle nostre forze armate”, ha detto il presidente iraniano tornando a parlare della ritorsione di Teheran contro Tel Aviv per il raid di Damasco.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto