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Cronache

Neonato abbandonato tra i rifiuti a Ragusa, sta bene

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I lamenti erano stati scambiati subito per quelli di un cucciolo. Ma quando l’uomo ha aperto il mastello della spazzatura si e’ trovato davanti a un neonato ancora sporco di sangue, rannicchiato in una busta di plastica, avvolto in una copertina e con il cordone ombelicale non legato. Appena si e’ reso conto di trovarsi davanti a un dramma umano l’uomo, un commerciante di 50 anni, ha avvertito il 118. In via Saragat, alla periferia di Ragusa, nel quartiere residenziale di Pianetti, e’ partita subito la mobilitazione. Il piccolo e’ passato di mano, e’ stato adagiato nell’ambulanza e portato in emergenza all’ospedale Giovanni Paolo II. Si salvera’. Medici e infermieri gli hanno dato un nome beneaugurante: Vittorio Fortunato. C’e’ un richiamo alla vittoria della vita e alle fortunose circostanze che lo hanno salvato. Ragusa e’ rimasta colpita e ha aperto il suo cuore. In poche ore, ha raccontato il sindaco Peppe Cassi’, almeno venti famiglie hanno chiamato i servizi sociali del Comune per chiedere l’affidamento del neonato. “Ragusa ha risposto con la solidarieta’ che la contraddistingue”, ha detto il sindaco. Le procedure per dare il piccolo in adozione sono gia’ partite. Le seguiranno i servizi sociali e il tribunale dei minori di Catania. Il bimbo, grazie al ritrovamento fortuito del passante e al tempestivo ricovero in ospedale, adesso sta bene. E’ nella culla termica in terapia sub intensiva, ma il caso non presenta alcuna criticita’. “Vittorio Fortunato e’ arrivato in condizioni soddisfacenti ed e’ migliorato”, conferma Francesco Spata, direttore della terapia intensiva neonatale dell’ospedale di Ragusa. Molti indizi fanno pensare che il piccolo fosse stato partorito poco prima di essere ritrovato, in un tratto di via Saragat e vicino all’icona della Madonna, dove la gente del quartiere si reca in preghiera. Ora la squadra mobile di Ragusa, guidata da Luigi Bianco, sta cercando di risalire alla madre che potrebbe essere una giovane donna alle prese con problemi esistenziali. Si starebbero gia’ seguendo alcune tracce e soprattutto si stanno controllando i sistemi di videosorveglianza della zona. Nel quartiere Pianetti si trovano molte villette e alcune sono vicine al luogo del ritrovamento, ma gli investigatori non escludono nemmeno l’ipotesi che il bimbo sia stato partorito lontano da quel luogo e abbandonato li’ proprio per sviare le indagini . Le condizioni del bambino rivelano comunque che qualcuno se ne e’ liberato con molta fretta, come dimostrano le condizioni del cordone ombelicale. Chi lo ha abbandonato non ha avuto ne’ il tempo ne’ la possibilita’ di lavarlo e di allattarlo. Sono stati gli operatori sanitari dell’ospedale ad alimentarlo con un biberon. “E’ un bel bambino che prende il latte senza problemi e che dorme tranquillo”, dicono le infermiere che hanno fatto a gara per stare vicino a quel neonato abbandonato tra i rifiuti che e’ stato immediatamente “adottato” da tutto il personale del reparto.

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Cronache

Choc a Nola: marito violento, giovane ‘liberata’ dai carabinieri grazie all’intervento della suocera

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Dopo anni di soprusi e maltrattamenti, la storia di terrore vissuta da una giovane donna di Nola ha finalmente trovato un epilogo in tribunale. Un giovane di 21 anni, con un passato turbolento segnato da dipendenza da droga e violenze, è stato arrestato e accusato di sequestro di persona, maltrattamenti e lesioni personali aggravate. Le aggressioni brutali, compresa una tentata strangolazione e attacchi pericolosi anche ai passanti nel centro antico di Nola, finiranno con il suo arresto.

La Procura di Nola, con l’ausilio dei carabinieri, ha condotto un’indagine lampo che ha portato alla luce gli abusi subiti dalla donna per anni. La vittima, che aveva sopportato in silenzio gli attacchi del compagno, ha trovato la forza di parlare solo dopo l’intervento della madre dell’aggressore, che l’ha convinta a cercare aiuto e cure mediche.

Durante l’ultima aggressione, la donna ha subito gravi danni all’orecchio e all’occhio, oltre a numerose altre ferite. In ospedale, il personale ha allertato le autorità, innescando una serie di eventi che hanno portato all’arresto del giovane. Nonostante il profondo legame affettivo che la legava al suo aguzzino, il quale chiudeva la porta di casa a chiave per impedirle di scappare, la donna ha finalmente deciso di rompere il silenzio.

Il Gip del Tribunale di Nola, Teresa Valentino, ha accolto la richiesta di custodia cautelare in carcere presentata dalla Procura, segnando un decisivo punto di svolta nel caso. La giovane donna ha espresso il desiderio di vedere giustizia fatta: «Chiedo che venga punito per quello che mi ha fatto», ha dichiarato, evidenziando il lungo calvario e la paura che ha vissuto, temendo anche per la sicurezza della sua famiglia.

Questa vicenda sottolinea la tragica realtà della violenza domestica e l’importanza di supportare le vittime nel trovare la forza di parlare e denunciare i loro aggressori. L’arresto del giovane non solo mette fine a un ciclo di violenza, ma serve anche come monito sulle conseguenze legali che attendono coloro che sceglieranno di perpetrare tali crimini.

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Tony Colombo e Tina Rispoli restano in carcere, confermate in Cassazione le accuse di camorra

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La Corte di Cassazione ha recentemente respinto le richieste di scarcerazione per il cantante neomelodico Tony Colombo e sua moglie Tina Rispoli, implicati in un’inchiesta del pool antimafia. La coppia è accusata di avere legami con il clan Di Lauro, operante nella zona di Scampia-Secondigliano.

Le indagini, condotte dai pm Maurizio De Marco e Lucio Giugliano, puntano a dimostrare come Colombo e Rispoli, nonostante non appartengano direttamente a una famiglia mafiosa, siano profondamente inseriti nelle dinamiche criminali del clan. I giudici della quinta sezione della Suprema Corte hanno sottolineato la “totale condivisione di intenti” tra i coniugi e la loro “estrema pericolosità”, evidenziata dal loro “perdurante e costante inserimento nei contesti illeciti”.

L’accusa si concentra anche sulla gestione di un capannone industriale associato a Vincenzo Di Lauro, con arresti confermati anche per lui dalla Cassazione, e sulla condivisione di un marchio commerciale legato alla moda e all’abbigliamento. Le prove raccolte includono intercettazioni telefoniche e ricostruzioni finanziarie effettuate dalle forze dell’ordine.

Il deputato Francesco Emilio Borrelli di Alleanza Verdi Sinistra ha commentato il caso, sottolineando come lui e il suo partito abbiano per anni lottato contro il sistema di Colombo e Rispoli, denunciando i loro legami con la camorra che, a suo dire, molti hanno preferito ignorare.

Questa vicenda mette ancora una volta in luce le intricate connessioni tra il mondo dello spettacolo e le organizzazioni criminali in alcune aree di Napoli, rivelando come figure pubbliche possano a volte essere coinvolte in attività illecite che sfruttano la loro visibilità per operazioni economiche dubbie. La decisione della Corte di Cassazione rappresenta un passo significativo nel tentativo delle autorità di combattere il crimine organizzato, dimostrando che nessuno è al di sopra della legge, anche quando si tratta di figure note al grande pubblico.

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Processo per usura e racket ai clan di Napoli Ovest, l’assenza per paura dei commercianti

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Napoli ovest è ancora una volta teatro di un processo che mette in luce la profonda infiltrazione della camorra nelle attività quotidiane dei cittadini. Il processo, che ha avuto inizio ieri con la prima udienza preliminare, vede coinvolte venti persone, identificate dalla Procura come membri del clan Vigilia. Questo gruppo, a lungo dominante nel rione Traiano per il controllo delle piazze di spaccio, è ora accusato di estorsione e usura nei confronti di commercianti locali.

Il giudice per le udienze preliminari ha preso in esame il caso, che rivela come un commerciante di via Epomeo sia stato costretto a pagare fino a 15mila euro in diverse rate sotto minaccia. Queste pratiche estorsive non sono isolate, ma parte di una strategia di radicamento criminale che ha visto i cittadini, indicati come vittime dalla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Napoli, sottomessi a tassi usurari e pressioni continue.

La nota più triste di questa vicenda è l’assenza in aula delle presunte vittime, i “cittadini innocenti” che hanno subito intimidazioni e minacce. Questo silenzio è indicativo dell’atmosfera di paura che regna in alcune aree di Napoli, dove l’omertà sembra ancora prevalere. Nonostante la gravità delle accuse, nessuna delle vittime ha voluto presentarsi per rivendicare il proprio status di parte offesa.

Il processo vede anche la costituzione di parte civile da parte del Comune di Napoli e della Presidenza del Consiglio, oltre che dell’associazione Sos Impresa, rappresentata dall’avvocato Alessandro Motta. Questi soggetti cercano di sostenere il procedimento giudiziario e di offrire supporto alle vittime, spesso lasciate sole a fronteggiare la criminalità organizzata.

L’udienza è stata occasione per gli avvocati di delineare le strategie difensive, con alcuni imputati che hanno optato per il rito abbreviato, sperando in una riduzione della pena. Tuttavia, il clima di tensione non diminuisce, come dimostrano episodi recenti di violenza nella stessa area, tra cui un raid in un parco giochi che ha visto una madre ferita mentre si prendeva cura della figlia.

Il caso continuerà a giugno, con il ritorno in aula e l’attesa delle richieste di condanne per coloro che hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato. Intanto, il verdetto duro contro il clan Sorianiello, emesso nello stesso periodo, conferma l’esistenza di una rete criminale ben strutturata, capace di imporre il proprio dominio attraverso la violenza e l’intimidazione.

Questo processo non è solo un’esposizione delle dinamiche criminali di Napoli ovest, ma anche un esame della capacità della giustizia di proteggere i cittadini e di affermare l’autorità dello Stato in zone dove la legge sembra avere poco potere. Le conseguenze di questo processo saranno cruciali per la lotta alla camorra e potrebbero segnare un punto di svolta nella ripresa di controllo civile nelle aree più turbolente della città.

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