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Cronache

Nella corsa Comune-Regione ad intitolare strutture a Maradona vincono gli assembramenti

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Nella spasmodica corsa per l’intitolazione di una struttura, sia essa sportiva che sociale, alla leggenda del calcio Diego Armando Maradona, oggi, la regione Campania, segna un punto importante. La stazione della Cumana, quella di Piazzale Tecchio, quella di fronte allo stadio che già porta il nome di Maradona  (anche il prefetto di Napoli, Marco Valentini, ha messo la sua firma) ora è dedicata a Maradona. Quella stazione, un tempo  lasciata all’incuria delle erbacce e delle vandalizzazioni sistematiche, è intitolata a D10S. Non proprio previsto nei progetti iniziali, visto che la realizzazione dell’immenso murales, che ricorda da vicino i graffiti che sono stati tanto osteggiati, sulle vetture della stessa linea ferroviaria, era dedicata in partenza e nelle intenzioni della società EAV, diretta dal presidente Umberto De Gregorio, alla storia  gloriosa della società Calcio Napoli e ne doveva, come i bassorilievi romani o i mosaici persiani decantarne le gesta. La prematura scomparsa del fuoriclasse argentino ha agevolato il desiderio di tutti di intitolargli lo stadio San Paolo. Un desiderio nemmeno tanto osteggiato dalla Curia, che, forse, adeguandosi  alla volontà popolare, nulla ha avuto da ridire sulla cancellazione del nome di colui che viene ritenuto, da molti, il principale apostolo di Gesù. La corsa all’intitolazione si è scatenata non solo a livello popolare e nell’ambito delle tifoserie, ma ha assunto toni ufficiali, quando in campo sono scese le istituzioni, dalle piccole associazioni alle fondazioni ai piccoli comuni alle grandi istituzioni come Comune di Napoli, Prefettura e ora , last but not the least, la Regione Campania. De Luca (assente alla inaugurazione) ha colto l’occasione per virare in corsa, esprimendo il desiderio di intestare a Diego Armando Maradona la stazione Tecchio della linea Cumana.

Un momento dell’inaugurazione del murales dedicato al calcio Napoli, nella stazione della Cumana intitolata a Diego Armando maradona
ph. Mario Laporta/KONTROLAB

Il raddoppio pensato da Palazzo San Giacomo, non poteva passare inosservato, anche ai meno interessati. Meno interessati, ma più attenti all’efficienza dei trasporti che al nome delle stazioni, anche ai tifosi e sinceri estimatori dell’idolo calcistico era parso abbastanza superfluo questo raddoppio nell’intitolazione della fermata Viale Augusto della linea Metro 6 al Campeon. Stadio e fermata, è immediatamente sembrato un eccessivo ridondare del messaggio da parte del sindaco. Ma ci ha subito pensato l’EAV e quindi la Regiione Campania a calare un terzo asso che a questo punto ha suscitato un ragionevole dubbio sul futuro prossimo, quando per tutti i tifosi, napoletani o ospiti, si solleverà il dubbio sugli appuntamenti da prendere prima dell’ingresso allo stadio. Come diranno?

“Ci vediamo alla stazione Maradona”?  “Si, alle 12,00” o alle 18,00, a partita finita, si scoprirà che un tifoso è ancora a piazzale Tecchio e un altro a Viale Augusto, tutti e due preoccupatissimi del ritardo dell’amico. Bisogna solo sperare che le FFSS non pensino di voler intitolare la fermata dei Campi Flegrei alla Mano de Dios, altrimenti, Federica Sciarelli con la sua attenta trasmissione Chi l’ha Visto sarebbe costretta a potenziare i centralini. Una cosa va detta, però in merito all’inaugurazione alla quale abbiamo assistito, che è chiaramente un tributo, anche se non propriamente progettato come tale,  a Diego Armando Maradona, ma è soprattutto anche la legittimazione di tutti i graffitari che operano, a rischio di denunce e querele, colorando le carrozze di treni oramai di quarantennale produzione. Il messaggio artistico si equivale anche nella tecnica usata, Diego Armando Maradona ne sarebbe contento. Siamo certi che la dirigenza EAV se ne ricorderà.

Ph. Mario Laporta/KONTROLAB

Note a margine: alle innumerevoli domande sul perché mancasse tra i raffigurati nel murales, Ferlaino, il presidente piu’ vittorioso del Calcio Napoli, ma anche il Comandante Achille Lauro, quello più popolare, Aurelio de Laurentis, l’attuale presidente si è immediatamente scusato, dichiarando che si porrà rimedio all’errore, ma si è parlato solo di Ferlaino, sul Comandante il silenzio dell’attuale presidente conferma l’ottima perizia diplomatica, cha a volte lo distingue, menzionando anche il sindaco De Magistris in questa operazione chiaramente a firma regionale e  con il quale ribadisce l’appuntamento pomeridiano per discutere delle destinazioni d’uso, oltre che sportive dello stadio Diego Armando Maradona.

Ph. Mario Laporta/KONTROLAB

Non possiamo in questa cronaca, che ora per ora cambia e si trasforma alla velocità della luce, non accennare al trattamento riservato ai fotografi e alle emittenti televisive, che sono state lasciate,  durante il giro d’onore dei partecipanti: Osimehn, De Laurentis, De Gregorio e Fiola, sulla banchina di fronte allo svolgimento della cerimonia.  La sicurezza prima di tutto, come testimoniano alcune foto di questa photogallery. C’era troppa gente. C’è poca distanza. Diremmo, c’erano assembramenti. E si sa, il Covid probabilmente non tifa per Maradona certamente adora gli assembramenti umani. Se ne nutre.

 

Foto, video e testi di questo servizio sono di *Mario Laporta

Fotogiornalista da 35 anni, collabora con i maggiori quotidiani e periodici italiani. Ha raccontato con le immagini la caduta del muro di Berlino, Albania, Nicaragua, Palestina, Iraq, Libano, Israele, Afghanistan e Kosovo e tutti i maggiori eventi sul suolo nazionale lavorando per agenzie prestigiose come la Reuters e l’ Agence France Presse, Fondatore nel 1991 della agenzia Controluce, oggi è socio fondatore di KONTROLAB Service, una delle piu’ accreditate associazioni fotografi professionisti del panorama editoriale nazionale e internazionale, attiva in tutto il Sud Italia e presente sulla piattaforma GETTY IMAGES. Docente a contratto presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli., ha corsi anche presso la Scuola di Giornalismo dell’ Università Suor Orsola Benincasa e presso l’Istituto ILAS di Napoli. Attualmente oltre alle curatele di mostre fotografiche e l’organizzazione di convegni sulla fotografia è attivo nelle riprese fotografiche inerenti i backstage di importanti mostre d’arte tra le quali gli “Ospiti illustri” di Gallerie d’Italia/Palazzo Zevallos, Leonardo, Picasso, Antonello da Messina, Robert Mapplethorpe “Coreografia per una mostra” al Museo Madre di Napoli, Diario Persiano e Evidence, documentate per l’Istituto Garuzzo per le Arti Visive, rispettivamente alla Castiglia di Saluzzo e Castel Sant’Elmo a Napoli. Cura le rubriche Galleria e Pixel del quotidiano on-line Juorno.it E’ stato tra i vincitori del Nikon Photo Contest International. Ha pubblicato su tutti i maggiori quotidiani e magazines del mondo, ha all’attivo diverse pubblicazioni editoriali collettive e due libri personali, “Chetor Asti? “, dove racconta il desiderio di normalità delle popolazioni afghane in balia delle guerre e “IMMAGINI RITUALI. Penitenza e Passioni: scorci del sud Italia” che esplora le tradizioni della settimana Santa, primo volume di una ricerca sui riti tradizionali dell’Italia meridionale e insulare.

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Napoli, sequestrata nave turca con grano ucraino: conteneva sigarette di contrabbando

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Nave carica di mais e grano ucraino e sigarette di contrabbando. Carabinieri arrestano 4 persone, anche il comandante del cargo

Si tratta di una nave turca, battente bandiera panamense, dove i carabinieri della sezione operativa e radiomobile di Castellammare di Stabia hanno trovato migliaia di pacchetti di sigarette di contrabbando. Proveniente dall’Ucraina con un carico di mais e grano e attraccata nel porto di Torre Annunziata, l’imbarcazione nascondeva nella stiva circa 7000 pacchetti di sigarette di origini serbe ma destinate verosimilmente al mercato nero napoletano.

In manette il comandante della nave, un 39enne siriano di Tartus e 3 oplontini di 68, 57 e 58 anni. Questi ultimi avevano appena prelevato 500 stecche del carico (5000 pacchetti) e li avevano stipati in un’auto. Sono stati arrestati per contrabbando di tabacchi esteri.

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Cronache

Sindaco di Avellino Festa arrestato, indagati la vice sindaco Nargi e un consigliere comunale

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Arresto per il sindaco dimissionario di Avellino, Gianluca Festa. L’ex esponente del Pd e’ coinvolto in un’indagine per peculato e induzione indebita a dare e promettere utilita’ ed e’ ora ai domiciliari insieme a un architetto, fratello di un consigliere comunale, Fabio Guerriero e a una dirigente del Comune. I carabinieri, titolari dell’indagine della procura di Avellino, hanno anche eseguito perquisizioni a carico del vicesindaco Laura Nargi, del consigliere Diego Guerriero, capogruppo Viva la Liberta’, lista civica a sostegno di Festa, e fratello di Fabio e dei fratelli Canonico, presidente e commercialista della DelFes, squadra di basket serie B.

Al centro delle indagini c’e’ proprio la squadra di basket di serie B, riconducibile a Festa. Per gli inquirenti, ha ottenuto sponsorizzazioni da imprese che erano assegnatarie di appalti e affidamenti dal Comune di Avellino. Gli inquirenti ipotizzano per questo che esista un’associazione a delinquere.

La sua piu’ grande passione e’ il basket. Gianluca Festa, 50 anni, sindaco di Avellino dal giugno del 2019, si e’ dimesso il 25 marzo quando la procura di Avellino gli ha perquisito casa e ufficio. E proprio nel corso della comunicazione della notizia alla stampa, fece riferimento al suo amato basket, e al fatto che quanto li contestava la procura era relativo alla pallacanestro. Quando venne eletto, infatti, la squadra della citta’, lo storico club Scandone, fondato nel 1948 e per 20 anni in serie A, era fallito. Lui vi aveva giocato come titolare nel 1995. Uno smacco per Avellino e i tifosi, quel fallimento, e cosi’, pur di salvare la pallacanestro, Festa verso’ 20 mila euro dal suo conto corrente per garantire l’iscrizione di una squadra irpina al campionato di serie B. Ora Festa e’ ai domiciliari, indagato tra gli altri insieme all’amministratore delegato della squadra, la Delfes, Gennaro Canonico per presunti appalti pilotati al Comune di Avellino per i reati di corruzione, associazione a delinquere, turbativa d’sta e falso in atto pubblico. Alcune delle imprese che si sono aggiudicate gli appalti hanno anche sostenuto economicamente la societa’ di basket. “Non c’e’ niente perche’ non c’e’ mai stato niente e anche dalle perquisizioni non e’ emerso nulla. Chi pensava che questa fosse una bomba, si e’ ritrovato in mano una miccetta. E se qualcuno pensava di poter condurre con questi argomenti la campagna elettorale che si avvicina, ha sbagliato. Perche’ noi siamo persone perbene e aspetteremo l’esito delle indagini. Che non porteranno a nulla”, aveva detto Festa all’indomani delle perquisizioni.

È sempre d’uopo ricordare che le azioni dei Pm sono esercizi dell’azione penale obbligatoria ma non sono sentenze di condanna e che per gli attuali indagati c’è il principio di non colpevolezza fino al terzo grado di giudizio.

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Uccisero il padre violento, nuova condanna per i figli

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Sono stati condannati di nuovo i fratelli Scalamandrè per l’omicidio del padre Pasquale, indagato per maltrattamenti nei confronti della madre, avvenuto il 10 agosto del 2020 al culmine di una lite nella loro abitazione a Genova. La Corte d’Assise d’appello di Milano, davanti alla quale si è celebrato il processo di secondo grado ‘bis’, ha confermato la sentenza di primo grado: 21 anni di reclusione per Alessio e 14 per Simone. I due uomini, che oggi hanno 32 e 24 anni, sono accusati di avere ucciso il genitore 63enne colpendolo diverse volte con un mattarello dopo che lui si era presentato a casa loro per chiedere al maggiore di ritirare la denuncia nei suoi confronti. I giudici genovesi, in appello, avevano confermato i 21 anni di pena per Alessio, decidendo invece di assolvere Simone.

La Corte di Cassazione, però, lo scorso novembre aveva annullato con rinvio entrambe le sentenze, stabilendo che il nuovo processo si sarebbe svolto a Milano in quanto a Genova esiste una sola Corte d’Assise d’appello e gli imputati non possono essere giudicati due volte dagli stessi giudici. Per il caso del fratello maggiore, nell’annullare la decisione, gli Ermellini avevano tenuto conto della decisione della Corte Costituzionale che aveva decretato l’illegittimità dell’articolo del Codice Rosso che impediva di far prevalere le attenuanti generiche sull’aggravante di un delitto commesso in ambito familiare, e del ricorso dei difensori che invocavano l’attenuante della provocazione.

Nell’annullamento del verdetto nei confronti di Simone, invece, la Cassazione aveva invitato i giudici meneghini a motivare adeguatamente un’eventuale nuova sentenza di assoluzione. La Procura generale di Milano aveva chiesto 8 anni e mezzo per il fratello più giovane e una pena a 11 anni per l’altro, concordata con la difesa. Per quest’ultimo gli avvocati Nadia Calafato e Riccardo Lamonaca avevano invece chiesto l’assoluzione perché, a quanto hanno detto in aula, il ragazzo “non è l’autore materiale, assieme al fratello, dell’omicidio”.

“È un momento difficile, molto negativo”, ha osservato fuori dall’aula l’avvocato Lamonaca, sottolineando che “sicuramente” non sono state riconosciute l’attenuante della provocazione né la prevalenza di quelle generiche. “Le sentenze non si commentano, ma si impugnano. Cercheremo di cambiare ancora una volta questa sentenza. Non è ancora quella definitiva”. Entrambi i fratelli erano presenti alla lettura del dispositivo. Il giorno dell’omicidio erano stati i due fratelli a chiamare la polizia e raccontare l’accaduto, spiegando che i colpi mortali erano arrivati al culmine di una lite che si era trasformata in colluttazione. Alessio lo aveva infatti denunciato per maltrattamenti e minacce nei confronti della madre, che era stata costretta a trasferirsi in una comunità protetta.

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