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Cronache

Nel fiume per salvare un anziano, poliziotto-eroe muore con lui

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Un gesto da eroe, uno slancio spontaneo per aiutare un uomo finito nel fiume con la sua macchina. Senza pensare ai rischi. Un sacrificio costato la vita a Domenico Zorzino, poliziotto dell’anticrimine in servizio alla Questura di Padova, che ieri pomeriggio si è tuffato nel Gorzone, ad Anguillara Veneta, per tentare di raggiungere un 75enne, Domenico Buoso, che si stava inabissando con la propria auto nel canale, dopo un’uscita di strada. Zorzino, 48 anni, si è tuffato riuscendo a raggiungere l’automobilista, insieme hanno lottato per tornare in superficie, ma non ce l’hanno fatta. Le ricerche frenetiche dei vigili del fuoco, anche con l’elicottero, sono andate avanti fino a tarda sera, ma nessuna traccia dei due uomini. Se non il telefono cellulare dell’agente, trovato abbandonato sull’argine, attraverso il quale è stato possibile risalire all’identità del soccorritore.

Alle prime luci dell’alba la macchina dei soccorsi si è rimessa in moto, e a metà mattinata i sommozzatori dei vigili del fuoco hanno ripescato i due corpi. Erano in un punto seminascosto del fondale, a una decina di metri da dove era finita l’auto. Il poliziotto, hanno spiegato i soccorritori, tratteneva ancora vicino a se’, come in un abbraccio, il corpo dell’automobilista. Le perlustrazioni di ieri sera non avevano permesso di individuare le due vittime per la scarsissima visibilità sul fondale. Una tragedia che ha scosso i soccorritori, i colleghi di lavoro dell’agente, i vertici delle istituzioni.

Il presidente Sergio Mattarella ha appreso “con profonda tristezza” la notizia della morte dell’assistente capo Zorzino, “che, mentre era libero dal servizio, non ha esitato ad intervenire nel tentativo di soccorrere un automobilista, caduto con il proprio mezzo in un corso d’acqua in provincia di Padova”. Al capo della Polizia, Lamberto Giannini, Mattarella ha scritto: “Nell’esprimere a lei e alla Polizia di Stato solidale vicinanza, la prego di far pervenire ai familiari le espressioni della mia commossa partecipazione al loro cordoglio”. Di uguale tenore i messaggi di cordoglio giunti dallo stesso Giannini, “il poliziotto – ha ricordato – lascia la moglie ed un figlio diciassettenne”, dal presidente del Veneto, Luca Zaia, dal ministro dell’interno Matteo Piantedosi.

“Il gesto altruistico e coraggioso compiuto dal poliziotto – ha affermato il responsabile del Viminale – testimonia ancora una volta l’alto senso del dovere degli uomini e delle donne delle Forze di polizia che operano quotidianamente a servizio dei cittadini anche mettendo a rischio la loro incolumità”. I colleghi della Questura di Padova l’hanno descritto come “un bravissimo poliziotto, un lavoratore sempre disponibile, preciso e attento”. Tra le sue passioni, il ciclismo, le moto, e soprattutto il calcio, giocato dal figlio 17enne, del quale seguiva la squadra ogni volta che poteva. Era in servizio al Reparto prevenzione e crimine del Veneto dal 1996. Tra le espressioni di cordoglio, anche quella del sindacato Fsp Polizia, che ha sottolineato “la generosità e l’altruismo di chi porta una divisa”. “I questurini sono così – ha concluso – danno la vita per gli altri”.

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Resta in cella ex boss collaboratore di giustizia Vincenzo Sarno

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Resta in carcere l’ex boss e collaboratore di giustizia Vincenzo Sarno: sono stati entrambi convalidati dai giudici di Brescia e Napoli i provvedimenti di fermo per tentato omicidio e omicidio notificati rispettivamente dalla Dia di Brescia e dalla Squadra Mobile di Napoli. Secondo gli inquirenti, malgrado “pentito”, stava riorganizzando l’omonimo clan del quartiere Ponticelli di Napoli, che una volta gestiva con i suoi fratelli, ed era pronto a tutti per riprendersi l’egemonia degli affari criminali della zona. A Sarno, e ad altri due suoi complici, viene contestato dalla Dda di Brescia il tentato omicidio di un ex collaboratore di giustizia, Domenico Amato, che nel 2022 si trovava in una località protetta di una delle province della Lombardia.

Per costringerlo a uscire di casa e colpirlo, è l’ipotesi degli investigatori, il commando decise di incendiare la sua vettura. Per fortuna il tentativo non andò a segno: l’obiettivo del raid, forse intuendo che si trattava di un agguato, rimase barricato in casa. Due giorni fa, a Massa Carrara, Sarno ha ricevuto anche un decreto di fermo, emesso dalla Dda di Napoli e notificato dalla Polizia di Stato, per un altro fatto di sangue, un cold-case risalente al 1996: si tratta dell’omicidio di Gerardo Tubelli, assassinato il 5 gennaio 1996, nella sua abitazione di Cercola (Napoli). Si tratta di un agguato che gli inquirenti inquadrano nella guerra di camorra tra i Sarno e il gruppo Maione/Tubelli, quest’ultimo legato all’Alleanza di Secondigliano. Secondo la Dda in quel gruppo di fuoco c’era anche Vincenzo Sarno.

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Guasto sulla linea Alta Velocità a Bologna: treni bloccati e ritardi fino a 100 minuti

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Mattinata di forti disagi per i viaggiatori dell’Alta Velocità ferroviaria, a causa di un guasto a un deviatoio nei pressi della stazione sotterranea di Bologna. Il problema ha causato rallentamenti significativi sulla linea, con ritardi pesanti per diversi treni diretti verso sud, in particolare da Milano a Roma e Napoli.

Treni bloccati e ritardi fino a 100 minuti

Per circa due ore, la circolazione ha subito forti rallentamenti. Alcuni convogli non hanno potuto essere deviati sulla linea di superficie e sono rimasti fermi per lungo tempo, accumulando ritardi fino a 100 minuti. Gli altri treni, invece, sono stati deviati, ma hanno comunque subito rallentamenti consistenti.

Situazione risolta, ma persistono i disagi

Il problema è stato risolto alle 10.50, permettendo ai treni di riprendere il loro percorso regolare. Tuttavia, gli effetti del blocco si stanno ancora facendo sentire, con code di ritardi che impattano sulla regolarità del traffico ferroviario anche nelle ore successive.

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Pubblica amministrazione, 650 licenziati all’anno: 1 su 3 assente ingiustificato

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Tra il 2018 e il 2023 sono stati circa 15mila i dipendenti della pubblica amministrazione incappati in sospensioni o licenziamenti. La maggior parte dei provvedimenti, il 30%, nel comparto sanità (4.666 provvedimenti disciplinari gravi) e nel gruppo Ministeri-Agenzie (4.181, 27%). Seguono: i comuni con 3.138 sospensioni e licenziamenti, pari al 20% del totale; le scuole (1.625, 11%), la categoria enti pubblici vari (4%), le regioni (3%) e, infine, le università e le province, ferme entrambe a quota 2%. E’ quanto emerge da un’analisi di Centro Studi Enti Locali basata sugli ultimi dati messi a disposizione dal ministero per la Pubblica Amministrazione. E nel 2023 come nell’anno precedente i licenziati sono stati circa 650: prima causa (35%) le assenze ingiustificate dal servizio: dipendenti che non hanno comunicato che non si sarebbero presentati a lavoro, che hanno giustificato la loro assenza con un certificato medico falso o che attestava una malattia inesistente .Al secondo posto, c’è la categoria licenziamenti connessi a dei reati, che rappresenta il 33% del totale e ancora, nel 26% dei casi, l’inosservanza di disposizioni servizio, la negligenza, le false dichiarazioni o un comportamento scorretto verso superiori, colleghi e utenti.

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