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Economia

Nei primi 2 giorni il Btp Valore vola a 10,6 miliardi

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Il Btp Valore ha preso il volo a 5,195 miliardi di sottoscrizioni, segnando nuovo record per il secondo giorno dell’asta che, salvo un eventuale anticipo, si dovrebbe chiudere il prossimo venerdì 9 giugno. Sommati ai 5,45 miliardi della vigilia, nelle prime due giornate dedicate ai piccoli risparmiatori, l’emissione ha raggiunto un totale di oltre 10,6 miliardi. Nuovo record anche per i 185.820 contratti, che contribuiscono ad alzare l’asticella rispetto al 16/o Btp Italia del maggio del 2020. In quel caso le sottoscrizioni del secondo giorno furono di oltre 4,7 miliardi e i contratti 133.378. In ribasso invece la loro taglia media a 27.958 euro, la quarta più bassa registrata nel secondo giorno di un’emissione, segno di un allargamento della base dei piccoli investitori. Il Btp Valore ha toccato nuovi record anche considerando i dati complessivi dei primi due giorni. Con 370.966 contratti ha superato i 247.204 del 19/o Btp Italia dello scorso mese di marzo, mentre il controvalore risulta essere il più elevato mai registrato nelle prime due giornate di emissioni. Al secondo posto c’è il sesto Btp Italia emesso nell’aprile del 2014 con oltre 9,4 miliardi. Anche in questo caso, si è abbassata la media di ogni singolo contratto a 28.648 euro, confermandosi la 4/a più bassa di sempre in condizioni analoghe. Con questi numeri e dopo solo due giorni di asta, il Btp Valore si piazza già al secondo posto della classifica rispetto al totale finale degli altri titoli retail (Btp Futura e prima fase del Btp Italia) e rappresenta la seconda emissione più elevata di sempre, sia per contratti che per controvalore. Al di sopra c’è solo la 16° emissione del Btp Italia del maggio del 2020, che durante i 3 giorni della prima fase aveva raccolto quasi 14 miliardi. Una circostanza che ha fatto esultare la Lega, il partito di riferimento del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. “Gli Italiani – si legge in una nota – credono nell’Italia, nel governo e nel futuro, avanti così!”. Ad andare avanti si prepara anche il Tesoro, che il prossimo 9 giugno, in concomitanza con l’attesa chiusura dell’asta del Btp Valore, offrirà in asta la prima tranche di Bot a un anno fino a un importo massimo di 6,5 miliardi di euro. Intanto il differenziale tra Btp e Bund tedeschi ha chiuso in rialzo a 137,4 punti, 0,4 in più rispetto alla vigilia, con il rendimento annuo in calo di 0,5 punti al 4,121%.

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Benzina, l’Erario incassa 5,6 mld e con gli 80 euro spende 104 mld

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Una goccia nel mare: il bonus da 80 euro per la benzina che il governo dovrebbe varare lunedì nel cdm destinato alle famiglie meno abbienti sarebbe di 104 milioni, cioè appena lo 0,7% della stangata complessiva da 14,7 miliardi determinata per le tasche degli italiani a titolo di maggiori spese, tra costi diretti e indiretti. I calcoli sono del Codacons, che ha realizzato oggi uno studio per capire come l’escalation dei listini di benzina e gasolio si ripercuota sulle famiglie. A partire dal mese di maggio i prezzi dei carburanti hanno subito in Italia una salita costante al punto che oggi, basandosi sui dati settimanali ufficiali forniti dal Mase, la benzina registra un incremento del +10,5% rispetto ai prezzi medi di 4 mesi fa, mentre il gasolio è aumentato addirittura del +16,6%.

Questo significa che da quando è iniziata la curva crescente dei listini alla pompa, un pieno di benzina costa oggi agli automobilisti 9,5 euro in più, pari ad una maggiore spesa da +228 euro all’anno a famiglia ipotizzando due pieni al mese ad automobile, mentre per un pieno di gasolio la maggiore spesa raggiunge quota 13,7 euro, ossia +329 euro all’anno a famiglia. In Italia, in base all’ultimo dato Unrae, circolano 39.272.000 autovetture, ossia in media 1,5 automobili a famiglia residente. – aggiunge il Codacons – Facendo una media tra benzina e gasolio, ai listini attuali le famiglie italiane si ritrovano a spendere complessivamente 10.777.950.000 di euro in più su base annua solo per i rifornimenti di carburante ai distributori.

Per le casse statali si tratta di un maggiore guadagno da circa +5,6 miliardi di euro all’anno a titolo di Iva e accise, considerato che su ogni litro di benzina paghiamo oggi il 54,5% di tasse, 50,1% sul gasolio. I rincari dei carburanti, tuttavia, non si avvertono solo alla pompa, ma hanno effetti diretti sui prezzi dei prodotti trasportati – che rappresentano l’88% della merce venduta in Italia – con un incidenza fino allo 0,6% sui listini finali dei beni venduti sugli scaffali di negozi e supermercati.

Un ulteriore aggravio di spesa da oltre 3,9 miliardi di euro all’anno per le famiglie italiane – calcola il Codacons. Tra costi diretti e indiretti, e ai livelli attuali dei listini alla pompa, la maggiore spesa in capo agli italiani determinata dal caro-carburanti raggiunge quindi quota 14,7 miliardi di euro in un anno, conto che potrebbe aggravarsi qualora i prezzi di benzina e gasolio dovessero continuare a crescere. A fronte di tali dati, il bonus benzina da 80 euro che il governo vorrebbe riconoscere a 1,3 milioni di famiglie appare una goccia nel mare. – denuncia il Codacons – Un aiuto da complessivi 104 milioni di euro che rappresenta appena lo 0,7% della stangata che gli italiani stanno subendo a causa dell’impennata dei carburanti. Un bonus inutile e immorale, se si considera che lo Stato sta registrando incassi record grazie al caro-benzina, e dispone ora di mezzi e risorse per intervenire sulle accise ottenendo un effetto calmierante non solo sui prezzi alla pompa, ma sui listini di tutti i prodotti venduti in Italia.

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Giovani dottori commercialisti, ‘urge chiarimento su forfettari’

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“L’avvio dei controlli sui dati del quadro RS (dichiarazione dei redditi 2022) per i titolari di partita Iva con regime forfettario, messo in pratica dall’Agenzia delle Entrate, lascia stupefatti. Viene, infatti, chiesto, in caso di omissioni, di mettersi in regola presentando una dichiarazione integrativa e versando le sanzioni ridotte. Peccato che chi applica il regime forfettario non determini la base imponibile con il sistema “tradizionale” (differenza tra ricavi e costi), ma attraverso un coefficiente applicato al fatturato, indipendentemente dai costi che sono, quindi, ininfluenti”.

A denunciarlo il presidente dell’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili (Ungdcec) Matteo De Lise, in una nota. Per la guida dell’associazione professionale, “inviando queste lettere, l’Agenzia afferma che i contribuenti che hanno barrato il campo ‘assenza di dati da dichiarare’ abbiano compiuto un’omissione rilevante. Ci domandiamo: cosa c’è di strano se un contribuente che non deduce costi dall’attività e, pertanto, che non ha interesse a sostenere costi, non abbia effettivamente nessun dato da dichiarare? Lo scenario che si prefigura è che quasi tutti i forfettari raggiunti da queste lettere chiameranno il loro commercialista, ricontrolleranno la documentazione e molto probabilmente pagheranno la sanzione prevista indicando, con molta probabilità, un dato insignificante”, si legge. Per il presidente dei giovani commercialisti, “non è corretto neppure che l’Agenzia delle Entrate chieda notizia di dati già in suo possesso, come peraltro prevede sia la norma istitutiva del regime forfettario che lo Statuto del contribuente”, si chiude la nota dei giovani dottori commercialisti.

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Venezia, Brunetta: non c’è sostenibilità senza sviluppo del mare

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 “Parlare di economia blu significa coniugare la sostenibilità ambientale allo sviluppo economico e questo può avvenire solo vincendo la sfida dello sviluppo del mare”. Così Renato Brunetta, presidente dalla Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità/Venice Sustainability Foundation (FVCMS/VSF), intervenendo da remoto al terzo evento della Biennale della Sostenibilità 2023, intitolato ‘Ricerca ed Innovazione per l’economia blu sostenibile: il paradigma di Venezia e le prospettive europee’ che si è tenuto nell’isola di San Servolo a Venezia con la collaborazione di CNR e CORILA e di fronte a una platea di ricercatori e stakeholder provenienti da tutta Europa. “L’Italia con la sua posizione al centro del Mediterraneo – ha aggiunto – può cogliere le possibilità offerte da uno spostamento a sud del baricentro della storia che sta avvenendo anche per motivi di approvvigionamento energetico”. In questo scenario “Venezia torna ad essere città mondo perché rappresenta questo paradigma”.

Il capoluogo lagunare è oggi centro di sviluppo di scienza e tecnologia, grazie anche al CNR che qui ha una sua sede storica, e lo è stato anche in passato come dimostrerà la prossima mostra curata dall’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti e dedicata ai progetti scientifici nati a Venezia negli ultimi due secoli. A Venezia è nato poi il Mose, “il più grande progetto di ingegneria idraulica mobile al mondo – ricorda il presidente Brunetta – che vogliamo donare all’estero dove c’è esigenza di sistemi di protezione di questo tipo per combattere l’innalzamento del medio mare”. Sempre sul Mose: “Ci son voluti troppi anni per realizzarlo ma c’è stata la volontà di continuare verso l’obiettivo, perché chi regge e amministra deve avere lo sguardo lungo nel futuro. Una caratteristica che possediamo e che è figlia della democrazia e delle scelte delle comunità che sono sempre padrone del loro destino”. E sulla necessità di coniugare sostenibilità e sviluppo il presidente Brunetta ha aggiunto: “Dobbiamo salvare l’urbs ma senza la civitas la città non tiene. La Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità sta lavorando proprio per attrarre investimenti sia per l’urbs sia per la civitas”.

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