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Napoli, si stringe per Garnacho: trattative in corso tra strategie e alternative

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Il mercato invernale del Napoli si infiamma. Tra trattative serrate e strategie mirate, il club azzurro si avvicina a Alejandro Garnacho, giovane talento del Manchester United, in un’operazione che tiene con il fiato sospeso tifosi e dirigenti. Nonostante il pressing di Tottenham e Chelsea, l’argentino ha chiarito la sua posizione: “Aspetto solo il Napoli”. Un segnale che alimenta l’ottimismo del presidente Aurelio De Laurentiis e del tecnico Antonio Conte, entrambi decisi a portare il giocatore in Serie A.

Le trattative con il Manchester United

Il dialogo tra Napoli e Manchester United continua, ma resta un divario di circa 15-18 milioni di sterline tra domanda e offerta. Il club inglese, in una fase di crisi profonda, deve decidere se ripartire da Garnacho o capitalizzare la sua cessione per finanziare il mercato in entrata. La strategia di De Laurentiis, simile a quella adottata per McTominay e Lukakudurante il mercato estivo, mira a stringere l’accordo negli ultimi giorni disponibili.

Osimhen, una pedina strategica

Una novità interessante riguarda Victor Osimhen: il Napoli avrebbe aperto alla possibilità di uno sconto sulla clausola di 75 milioni di euro, ma solo nel caso in cui il Manchester United raggiunga un accordo con il nigeriano. Questa mossa potrebbe rappresentare un’arma decisiva per accelerare l’affare Garnacho, offrendo al club inglese un’opportunità importante per riorganizzare la squadra.

Piani alternativi: nomi e opportunità

Nel caso l’operazione Garnacho dovesse saltare, il Napoli ha già attivato i piani B. Contatti sono stati avviati con il Siviglia per Dodi Lukébakio, con il Borussia Dortmund per Karim Adeyemi e con il Porto per Galeno. Anche il giovane Jhon Duran, in forza all’Aston Villa, è monitorato con attenzione, nonostante l’offerta di 57 milioni di sterline del West Ham.

Il nodo Danilo e altre operazioni

Sul fronte difensivo, il Napoli attende la risoluzione della situazione Danilo. La Juventus, convinta che il brasiliano preferisca il trasferimento a Napoli, ha rallentato la rescissione del contratto. Parallelamente, la cessione di Marin al Villareal resta in stand-by, in attesa di sviluppi. Conte, pragmatico, ha chiarito: “Se non arriva Danilo, Marin resta”.

Un gennaio di frenesia

Il mercato azzurro è in pieno fermento, tra colpi in dirittura d’arrivo e trattative in via di definizione. I tifosi restano in attesa di sviluppi, con la speranza che l’arrivo di Garnacho possa rappresentare un nuovo tassello per consolidare il progetto ambizioso del Napoli.

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Cesare Parodi nuovo presidente dell’Anm: “Difenderò la magistratura”

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Il Comitato Direttivo Centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) ha eletto Cesare Parodi nuovo presidente del sindacato delle toghe. Insieme a lui, sono stati scelti Ruocco Maruotti (Area) come segretario generale e Marcello De Chiara (Unicost) come vicepresidente. La giunta eletta è unitaria e comprende rappresentanti di tutti i gruppi, eccetto Articolo 101.

Parodi, 62 anni, è procuratore aggiunto a Torino e appartiene alla corrente Magistratura Indipendente, considerata moderata e che ha ottenuto il maggior numero di voti alle recenti elezioni per il direttivo dell’ANM.

“Non possiamo rinunciare a nessuna strada per la difesa della magistratura” ha dichiarato il neo presidente, annunciando la richiesta di un incontro con il Governo per affrontare le tematiche più urgenti che riguardano la giustizia in Italia.

Chi è Cesare Parodi?

Cesare Parodi è nato a Torino il 28 maggio 1962. Dopo aver indossato la toga nel 1990, ha iniziato la sua carriera presso la procura della pretura di Torino, per poi passare nel 1999 alla procura ordinaria del tribunale.

Nel 2017 è stato nominato procuratore aggiunto, assumendo il coordinamento del pool fasce deboli, il gruppo specializzato nella trattazione dei reati previsti dal codice rosso (violenza domestica, abusi su minori, stalking e violenze di genere).

I colleghi gli hanno sempre riconosciuto grandi capacità organizzative, oltre a un rigore che si traduce in un’estrema riservatezza e terzietà nel suo operato. Questi valori sono stati sottolineati anche nelle sue precedenti campagne per incarichi nell’associazionismo giudiziario, legate alla corrente Magistratura Indipendente.

Tra gli slogan con cui ha sostenuto la sua candidatura in passato spiccano due frasi significative:

  • “Se le tue idee politiche ti sono altrettanto care della riservatezza e terzietà che il nostro ruolo ci impone”
  • “Se non sei interessato a dare lezioni di democrazia agli altri, ma non sei disposto ad accettare quelle che altri pensano di potere dispensare”

Un esperto di diritto penale

Oltre alla carriera in magistratura, Parodi è un autore prolifico, avendo scritto circa 350 articoli su temi di diritto penale e procedura penale. Ha anche curato diversi manuali di riferimento, tra cui:

  • “Il diritto penale dell’impresa” (Giuffrè, 2017)
  • “I procedimenti penali speciali” (2019)
  • “La nuova riforma delle intercettazioni” (2020)

Ha inoltre partecipato come formatore e relatore a numerosi corsi della Scuola Superiore della Magistratura, contribuendo alla crescita professionale delle nuove generazioni di magistrati.

Una nuova fase per l’Anm

Con l’elezione di Cesare Parodi alla presidenza dell’Anm, il sindacato delle toghe si prepara ad affrontare sfide cruciali, tra cui il delicato rapporto tra magistratura e politica e le riforme della giustizia in discussione.

L’annuncio di un imminente incontro con il Governo fa presagire un confronto acceso su temi come l’autonomia della magistratura e la separazione delle carriere. Parodi, forte della sua lunga esperienza e del suo approccio pragmatico, sarà chiamato a difendere con fermezza l’indipendenza della magistratura, in un contesto sempre più complesso e pieno di tensioni.

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Vandalizzata la foiba di Basovizza, l’ira di Meloni

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“Come ogni anno…”. Il tono di chi parla è rassegnato, perché atti vandalici alle Foibe in prossimità del Giorno del Ricordo, in una terra di confine ferita, “sono purtroppo episodi ricorrenti”. Alle 10 un capannello di esponenti della Lega Nazionale, storici e politici locali guarda sconsolato in direzione dell’ennesima prova di frizioni, forse ancora non del tutto sopite. Ad attirare l’attenzione sono tre scritte in vernice rossa: due in sloveno, che inneggiano ai moti titini “Trieste è nostra” e “Morte al fascismo libertà al popolo”, l’altra in italiano. Quest’ultima è stata lasciata proprio sotto il muro con l’indicazione ‘Foiba di Basovizza’: “è un pozzo”.

Infine una serie di numeri “161”. “Oltraggiare Basovizza non vuol dire solo calpestare la memoria dei martiri delle foibe ma significa oltraggiare la nazione intera. Ciò che è accaduto è un atto di gravità inaudita, che non può restare impunito”, è l’ira della premier Giorgia Meloni. Al monumento nazionale sul Carso triestino oggi c’è fermento. Ci sono gli operai che dalle 6 stanno allestendo i palchi per la cerimonia solenne di lunedì (sono stati loro a dare l’allarme) e una scolaresca dalla provincia di Catania, accompagnata dalla sottosegretaria all’Istruzione, Paola Frassinetti. E’ una giornata che doveva essere di memoria, ma anche di festa perché a 50 km di distanza, sempre lungo la linea di confine, oggi si celebra l’inaugurazione di Go!2025, la prima capitale europea della cultura borderless. Un’occasione per celebrare e riconfermare l’amicizia tra Italia e Slovenia.

Nel pomeriggio, sul palco, interviene il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Nulla può far tornare indietro la storia che Slovenia e Italia hanno costruito e costruiscono insieme”, sottolinea con quello che appare come un riferimento alla vandalizzazione della foiba. Sull’accaduto indaga la Digos, dopo che alle 13 le scritte sono state cancellate, con il sindaco di Trieste Roberto di Piazza che ha tinteggiato assieme agli operai. Le indagini sono a tutto campo e le immagini della videosorveglianza dell’area sono state acquisite. Non si esclude possa trattarsi di qualche nostalgico titino, come anche di un gruppo organizzato. L’attenzione è anche rivolta all’interpretazione di quel “161”, che potrebbe anche riferirsi, secondo qualche esponente della cultura slovena, a un richiamo a un gruppo antifascista estremista. E anche a in un liceo di Vicenza la tragedia delle Foibe ha riacceso gli animi: alcuni militanti di FdI sono stati aggrediti mentre volantinavano “in ricordo dei martiri”.

La notizia dell’imbrattamento di uno dei simboli dei drammi del dopoguerra, il dramma degli italiani uccisi e gettati in quelle cavità naturali dai partigiani jugoslavi titini durante e subito dopo la seconda guerra mondiale, in un periodo difficile per rivendicazioni da parte delle distinte fazioni, si diffonde in pochi minuti. Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, è già a Trieste, poi andrà a Gorizia. Ma prima raggiunge la foiba. “Nessuno potrà mai vandalizzare la verità”, scrive sull’album delle presenze. La condanna è bipartisan. “Un atto ignobile”, per il presidente della Camera, Lorenzo Fontana. “Inaccettabile”, per il presidente del Senato, Ignazio Larussa. “Un gesto vile”, lo definisce il ministro degli Esteri, Antonio Tajani.

“Uno schiaffo alla nostra memoria”, le parole del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. I ‘responsabili saranno perseguiti con la massima severità’, avverte il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Per il governatore del Fvg, Massimiliano Fedriga, si tratta di “rigurgiti negazionisti che dobbiamo condannare con forza”. Ma la condanna arriva anche dall’opposizione. Il leader di Iv, Matteo Renzi, parla di “insulto alle vittime e alle famiglie”. “Basta con questi atti brutali, provocatori e intolleranti”, commenta la deputata dem Debora Serracchiani. Un “atto di vandalismo che oltraggia la memoria”, dichiara il vicesegretario di Azione, Ettore Rosato. “Non so quale era il vero intento – osserva l’Anpi di Trieste – ma sicuramente l’effetto reale della stolta esibizione grafica si ripercuote negativamente sia sulla comunità slovena che sugli antifascisti tutti”.

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Conte lancia il Napoli e fa scudo alla squadra: fateci godere il primato

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“Siamo stati la squadra più in testa finora, non dico che siamo abituati ma abbiamo fatto esperienza di posizione. L’Inter però ha vinto lo scudetto, ha fatto la finale di Champions e va in carrozza in Champions quest’anno con ambizioni in Italia ed Europa. Non pensiamo agli altri, concentriamoci sul nostro percorso”.

E’ questa la direzione che Antonio Conte indica al suo Napoli quando si apre l’ultima parte della stagione, con gli azzurri in testa alla serie A con tre punti sull’Inter e l’Atalanta che prova a risalire. Lo scudetto è l’obiettivo palese, ma che Conte continua a non pronunciare: “Siamo una squadra che viaggia rasoterra, in un viaggio iniziato a luglio che non so dove ci porta a fine stagione, ma fatecelo godere. Sono ora un allenatore pronto alla sfida che stiamo affrontando, senza un anno di studio sarebbe stato molto più difficile. Questo Napoli è cresciuto, lo vedono tutti, facciamo un calcio importante e abbiamo margini di miglioramento. Trovo bello lavorare su tante cose nuove con questi ragazzi”.

Domani nuovo capitolo al Maradona, contro l’Udinese. Una squadra “fisica, strutturata, forte in ripartenza con cui dovremo fare attenzione anche su calci da fermo, perché ha giocatori oltre i 190 centimetri Ogni partita ce la dobbiamo sudare. Lo abbiamo fatto sin dall’inizio e continuiamo fino a fine stagione”. Il tecnico punta sempre sull’11 iniziale: il centrocampo in mano a Lobotka con Anguissa e McTominay che coprono e attaccano insieme a Neres, Politano e Lukaku davanti. In difesa si attende ancora un po’ il rientro di Buongiorno “che parte in panchina – spiega Conte – e sta migliorando bene, però in questo momento Juan Jesus è a livello superiore”.

Okafor e Billing, i nuovi arrivati, si allenano. Il Maradona si è goduto tre vittorie consecutive e ora aspetta un nuovo successo per dimenticare un mercato invernale senza colpi e con l’addio a Kvaratskhelia. Conte chiude il capitolo: “Io penso al Napoli – dice – come ho fatto in tutti i miei club, in chiave di crescita. Invece di pensare a 50-60-70 milioni per un giocatore, serve un centro sportivo che diventi casa Napoli, per dare la vera appartenenza al club, per avere un settore giovanile che oggi non c’è. Dove ho allenato il club è cresciuto da tutti i punti di vista, anche qui è il mio obiettivo. Come dicono gli ‘all black’, lascia la maglia migliore di quando sei arrivato. Noi cresciamo a livello tattico e anche la società deve crescere”.

Conte infine smentisce ogni suo malumore per gli esiti del mercato: “Devo aiutare il dg Manna che è giovane e ha bisogno di supporto e sono qui per supportare la famiglia De Laurentiis. Mi piace aiutare il club a migliorare. Il resto sono tutte cazzate, quando dicono che sono arrabbiato non è vero, io sono contento dei ragazzi che mi danno l’anima per fare la differenza. Non roviniamo quello che abbiamo costruito in maniera molto faticosa, ricordando il Napoli da cui sono partito”.

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