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Napoli formato Champions, cinque gol bellissimi all’Udinese

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Napoli-Udinese 5-1. Missione compiuta per gli azzurri che appaiono sicuri e determinati in vista di un posto in zona Champions, sempre più vicino. E per ora il Napoli è secondo a 73 punti. Le altre squadre sono costrette ad inseguire.  Domani l’Atalanta (72), se la vedrà con il Benevento; il Milan (72) in trasferta con il Torino e la Juventus (69) a Reggio Emilia con il Sassuolo.
Per l’anticipo della 36ª giornata di Serie A, Rino Gattuso schiera la sua formazione con Meret tra i pali;  linea difensiva con Manolas e Rrahmani centrali, Di Lorenzo e Hysaj sugli esterni; a centrocampo Fabian Ruiz in coppia con Bakayoko, turno di riposo per Demme; in avanti Lozano preferito a Politano sulla destra, con Zielinski sottopunta e Insigne a sinistra; punta centrale Victor Osimhen devastante nelle ultime gare. Il nigeriano è diffidato, deve stare attento a non farsi ammonire per non saltare la prossima.

Napoli inizia con il piglio giusto. Al 6′ sugli sviluppi di un calcio d’angolo la palla termina sui piedi di Osimhen che tira di forza ma l’arbitro interrompe il gioco per un fallo. Dopo un minuto siluro di Insigne da fuori area, troppo centrale, respinge Musso con due mani. Al 10′ azione in attacco: Di Lorenzo ha una palla molto invitante sotto porta ma spara alto. Il Napoli imposta il rova a ripartire, ma senza fretta. A metà classifica non ha nulla da chiedere a questo campionato, solo provare ad ‘addormentare’ la partita. Al 23′ Sponda di Okaka: ci prova al volo Pereyra, palla a lato. Il Napoli però non ci sta e al 27′ con caparbietà trova la via del gol. Bakayoko pesca Osimhen al limite: falcata imprendibile e tiro a botta sicura, respinge miracolosamente Musso ma nulla può sul tiro a seguire di Zieliński che segna l’1-0.


Al 30′ è  già  raddoppio azzurro. Il Napoli manovra in avanti, Fabian Ruiz si sistema la palla e fa partire un gran tiro a giro dai 25 metri che termina in rete alle spalle di Musso.

Nonostante il predominio netto del Napoli al 40′ riesce ad accorciare l’Udinese (per la serie un tiro, un gol): Okaka spalle alla porta si gira ed insacca nell’angolino alla destra di Meret. Finisce così il primo tempo.
Il secondo tempo inizia sulla falsariga del primo. Il Napoli è vivo in attacco con Insigne, Lozano e Osimhen. Al 56′ un gol di forza e di rapina del Chucky Lozano che ruba palla in velocità ad un avversario al limite dell’area e con un rasoterra mette in rete per il 3-1.


Insistono i partenopei: al 64′ grande azione personale di Osimhen che avanza e va al tiro, palla alta deviata da Musso. Sul calcio d’angolo seguente Manolas colpisce di testa, respinge Musso e Di Lorenzo ribadisce in rete per il 4-1.

Via alle sostituzioni. Al 70′ Esce Osimhen ed entra Mertens; al 75′ dentro Elmas e Politano al posto di Zieliński e Lozano. Il nigeriano non ha segnato ma ha creato spazi ai suoi e numerosi scompigli agli avversari. Il Napoli detta legge e potrebbe addirittura largheggiare con Politano, Elmas e Insigne che colpisce la traversa da 20 metri.
All’83′ dentro Mario Rui e Demme, fuori Bakayoko ed Hysaj. Al 90′ arriva il sigillo del capitano: Lorenzo Insigne insiste nel tenere palla dal limite e fa partire un destro preciso e imprendibile che supera Musso. Finisce 5-1 per il Napoli. La Champions è sempre più vicina.

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Esteri

Paura per Navalny, ‘sparito da giorni, è in pericolo’

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Cresce la preoccupazione man mano che passano le ore per la sorte di Alexey Navalny, il più in vista oppositore russo ostile al governo di Mosca – e in carcere con una condanna a 19 anni -, che è letteralmente “scomparso” facendo temere per la sua incolumità. Da giorni infatti gli avvocati non riescono a parlarci e da una settimana la spina nel fianco di Vladimir Putin non entra in contatto con il suo staff. Elemento questo particolarmente preoccupante nei giorni in cui il network del dissidente ha lanciato la campagna per boicottare le elezioni di marzo e la scontata vittoria dello zar.

“Alexey è scomparso da tre giorni”, ha denunciato venerdì in tarda serata la responsabile del reparto investigativo della Fondazione Anticorruzione di Navalny, Maria Pevchikh. “Gli avvocati sono rimasti tutto il giorno davanti all’IK-6, il suo attuale penitenziario, e all’IK-7, una colonia del regime speciale nella regione di Vladimir. Ovunque è stato detto loro di aspettare e alla fine è stato loro negato l’ingresso”. Quella mattina Navalny sarebbe dovuto comparire in aula attraverso il solito videocollegamento, ma tutto è saltato ufficialmente per problemi alla rete elettrica del penitenziario che ad oggi sarebbero ancora irrisolti. Ma non c’è solo questo: “Abbiamo saputo che Alexey ha avuto un serio problema di salute, la sua vita è in pericolo”, ha denunciato ancora Pevchikh.

“La settimana scorsa si è sentito male in cella, ha avuto le vertigini e si è sdraiato sul pavimento. Il personale è intervenuto facendogli una flebo. Non sappiamo cosa fosse, ma visto che non gli viene dato da mangiare, è tenuto in una cella di isolamento senza ventilazione, sembra che sia svenuto per la fame”. Nei giorni successivi al collasso del dissidente tutto sembrava procedere normalmente, “gli avvocati lo hanno visto, si sentiva bene. Ma ormai è il terzo giorno che non sappiamo dove sia. E non ci sono state sue lettere per tutta la settimana”, afferma ancora la responsabile. Una settimana importante, segnata prima dal lancio della campagna anti Putin, poi dalla conferma arrivata dal presidente sulla sua ricandidatura. Il network dell’oppositore, in cella da quasi tre anni, ha lanciato appena giovedì scorso l’iniziativa “Russia senza Putin”. Gli organizzatori chiedono a ogni cittadino di “convincere almeno dieci persone a votare contro Putin”.

“I risultati del voto saranno falsificati, ma il nostro compito è mostrare a tutti che la Russia non ha più bisogno di Putin – recita l’appello -. Le elezioni del 2024 saranno un referendum per l’approvazione delle sue azioni, per l’approvazione della guerra”. Il link al sito web della campagna sarebbe anche stato incorporato nel codice Qr stampato su alcuni cartelloni pubblicitari apparentemente innocui, con la scritta “Russia, felice anno nuovo”. Manifesti effettivamente apparsi in diverse città russe. Tanto che, riferisce Nexta – il media legato all’opposizione bielorussa -, le autorità di Mosca li avrebbero messi al bando.

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Economia

In vendita le proprietà di Berlusconi, ma non Arcore

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Sono in vendita le proprietà immobiliari di Silvio Berlusconi, o almeno parte di esse. Con però un punto fermo: non si tocca villa San Martino ad Arcore, la storica residenza in Brianza che Silvio Berlusconi aveva scelto come quartiere generale della sua vita, e non solo, visto che nella cappella si trova l’urna con le sue ceneri. E’ stata la figlia primogenita Marina, presidente di Fininvest, a spiegare nell’intervista pubblicata nel libro di Bruno Vespa ‘Il rancore e la speranza’ che villa San Martino deve restare “il punto di incontro della nostra famiglia”. “Nostro padre – ha detto – amava la vita, la luce, il viavai delle persone.

Villa San Martino deve rimanere così, viva: vogliamo che resti la sede di riunioni di lavoro, oltre che, naturalmente, il punto di incontro della nostra famiglia. È quello che lui avrebbe desiderato”. Ma a parte l’affetto, ora resta da mettere ordine complessivo nell’eredità, in particolare nell’enorme patrimonio immobiliare costruito negli anni dall’ex premier che ha iniziato la sua fortuna proprio nel settore immobiliare, fra l’altro con la costruzione di Milano 2. Secondo Il Sole 24 ore, che oggi ha anticipato le notizie sulla vendita, la stima è di circa 7 o 800 milioni di valore. E l’ipotesi che si fa è quella che gli immobili siano venduti per poi dividere il ricavato fra i cinque figli, in base alla percentuale di eredità, piuttosto che dividere prima gli edifici e i terreni.

Al momento, a quanto si apprende, è stato già dato il mandato di vendita per diversi cespiti come villa Gernetto, grande villa neoclassica con parco vicino a Lesmo in Brianza, dove il Cavaliere voleva aprire la sua università del libero pensiero, che è di proprietà di Fininvest. Si parla di Villa Certosa, buen ritiro del cavaliere in Costa Smeralda, dove ospitò fra gli altri Tony Blair quando era primo ministro britannico. Una proprietà vasta che avrebbe una stima fra i 250 e 300 milioni di euro. In questo caso la proprietà è di Idra (una delle immobiliari che fanno riferimento alla holding Dolcedrago, che ha in pancia la maggior parte degli edifici). Sempre a Idra fanno riferimento Arcore e villa Grande sull’Appia antica a Roma, a Essebi Real Estate villa La Lampara a Cannes.

Di Fininvest direttamente è la proprietà, oltre che di Villa Gernetto, del palazzo di via Paleocapa a Milano dove si trova la sede della società e dei terreni di Costa Turchese, vicino a Olbia. Ci sono poi proprietà che erano direttamente di Silvio Berlusconi, come Villa Campari a Lesa, sul lago Maggiore, quelle di Antigua, villa Due Palme a Lampedusa, e oltre cento appartamenti a Milano. Ma in vendita sarebbero anche le due barche principali di Silvio Berlusconi Morning Glory e Sweet Dragon.

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Nelle prime stelle processi nucleari mai visti

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Nelle prime stelle sono avvenuti processi di fissione nucleare che hanno portato alla formazione di elementi molto più pesanti dell’uranio. Che questo fosse avvenuto era un’ipotesi alla quale si lavorava da tempo, ma ora per la prima volta sono state osservate le tracce di quelle reazioni nucleari. I dati, pubblicati sulla rivista Science, si devono alla ricerca internazionale coordinata dal dipartimento di Astronomia dell’Università del Michigan. Il punto di partenza sono stati gli elementi pesanti in 42 stelle della Via Lattea, tutte finora molto studiate dagli astronomi ma mai simultaneamente.

Lo studio, condotto utilizzando nuove simulazioni, ha permesso di scoprire che alcuni elementi, come l’argento e il rodio, sono probabilmente quello che resta dal processo di fissione di elementi pesanti, generati in passato da fenomeni cosmici violenti, come la collisione di stelle estremamente dense come quelle di neutroni oppure dall’esplosione di supernovae. Da quelle reazioni nucleari sono stati generati elementi che in origine avevano un peso atomico di almeno 260, maggiore rispetto a quello dell’uranio.

“Non abbiamo mai rilevato nulla di così pesante nello spazio o in natura sulla Terra, nemmeno nei test sulle armi nucleari”, afferma il coordinatore della ricerca, il fisico Ian Roederer, che oggi lavora alla North Carolina State University. Questi risultati, ha aggiunto, “potrebbero darci un’idea di come si sia formata la ricca diversità degli elementi”. Ogni cosa, nell’universo come sulla Terra e gli stessi esseri viventi, è fatta degli elementi prodotti dalle stelle, vere e proprie fabbriche cosmiche di materia nelle quali protoni e neutroni si combinano negli atomi per generare elementi di peso atomico diverso: leggeri come il carbonio o pesanti come il piombo. Gli elementi più pesanti nascono solo nelle stelle di neutroni, così dense che un cucchiaino della loro materia peserebbe quanto la Terra.

Il processo nucleare che permette di generare gli elementi pesanti come l’oro, il platino o l’uranio, avviene quando, all’interno di una sorta di ‘zuppa’ di neutroni nella quale fluttuano dei nuclei atomici, un gruppo di neutroni si attacca a un nucleo innescando una serie di reazioni che, in meno di un secondo, trasformano alcuni neutroni in protoni: è questo il ‘processo di cattura rapida dei neutroni’, o ‘processo r’. “Il processo r è necessario se si vogliono produrre elementi più pesanti, come piombo e bismuto”, osserva Roederer. “Abbiamo un’idea generale di come funzioni il processo r, ma “non di quanti diversi tipi di siti nell’universo possano generarlo, non sappiamo come finisce e non possiamo rispondere a domande come: ‘quanti neutroni si possono aggiungere?’, oppure ‘quanto può pesare un elemento?”. Le prime risposte sono arrivate adesso dalle 42 stelle della Via Lattea.

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