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Cronache

Napoli e la sua identità svenduta, la battaglia va oltre il pupazziello di Hitler

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A Napoli si dice “azzuppare”. E su Napoli in troppi ci “azzuppano” e poi ci “sfruculeano” pure. Difficile trovare termini analoghi in italiano che possano rendere perfettamente il significato filosofico di “azzuppare” e “sfruculiare”. Allora, sulle questione dell’arte presepiale è il caso di tornarci ancora per dire poche cose semplici e speriamo di buon senso. Via San Gregorio Armeno è un suk, una casbah. È tutto quello che volete eccetto che la strada delle botteghe artigiane fatte di laboratori e  commercializzazione delle statuette della tradizione dell’arte presepiale. In quella strada convivono certamente la tradizione  presepiale ma con cineserie, porcherie e affari vari, spesso anche di dubbio gusto. Restituire o se piace di più dare a quella strada il volto di una zona della città depositaria di un’arte antica significa cambiare molte cose. Non è solo questione di Hitler o Mussolini o Kim finiti sul presepio. Non è questo il problema.

C’è un giornale, identitainsorgenti.com  che da sempre batte con costanza, coerenza e anche efficacia sul tasto del recupero e della conservazione dell’identità. Napoli ha una identità. Napoli ha storia. Napoli ha cultura. Napoli ha tradizione. Napoli è metropoli e crocevia di arte, cultura e commerci da secoli. Napoli ha bisogno di riprendersi la sua identità, riconoscerla, valorizzarla e poi, in questo i napoletani sono maestri, combinarla, confrontarla con altre esperienze e altre identità senza però mai annacquare la sua. Questa è da sempre la storia millenaria di Napoli. Quanti eserciti sono arrivati a Napoli col ferro e col fuoco per conquistarla e ne sono rimasti affascinati e conquistati?

Il male di Napoli è perdere la sua identità o peggio ancora annegarla nel mare magnum della globalizzazione delle futilità commerciali che durano il tempo del respiro in una città che è eterna quanto e più di Roma.  Questo vale in ogni campo. Anche nel campo dell’arte presepiale. Lello Esposito che vivifica, valorizza e rende nella modernità l’importanza e l’efficacia di San Gennaro e Pulcinella è un prodotto dell’arte moderna che non esisterebbe senza la tradizione. Il rock arab mediterraneo con influenze di musica africana, sonorità blues e jazz sono generi così lontani e così diversi tra loro che avrebbero annacquato la musica di Pino Daniele, che oggi sarebbe uno strimpellatore qualunque che avremmo già dimenticato. E invece la musica napoletana che scorreva nelle vene di quell’immenso artista napoletano invece di diluirsi nel mare magnum di tutte le sonorità acquisite da Pino Daniele ne è diventata la spina dorsale delle partiture musicali. Quel che ha partorito Pino Daniele (che non morirà mai) è musica napoletana, linguaggio e registro musicale napoletani. Poi ognuno di noi, in quello che lui ha cantato e musicato ci può trovare  influenze e reminiscenze, ma la matrice è Napoli. Questo video di Netflix che ci azzuppa sul presepe, altro non è che il tentativo di “mangiarsi” la tradizione, annegarla nella pancia enorme della globalizzazione. Ma non succederà mai se accanto a cineserie e porcherie varie che pure si trovano a piene mani a via San Gregorio Armeno riusciremo a salvaguardare l’arte presepiale vera. E questo lo si fa difendendo la tradizione con formazione professionale, sostegno economico alle botteghe artigiane, valorizzazione anche urbanistica di una zona che si va ogni anno di più imbastardendo e involgarendo. Ed è esattamente quello che non facciamo da anni. Siamo stati capaci persino di “perdere” dieci anni  e 100 milioni di ero di fondi dell’Unione europea per la valorizzazione del centro storico patrimonio Unesco perchè non abbiamo un progetto, non abbiamo progetti per valorizzare la nostra identità. Ecco perchè mi sento di dire che fa bene Identità Insorgenti a sostenere che la questione seria non è ‘o pupaziello di Hitler ma tutto quello che c’è dietro il mancato recupero e la mancata valorizzazione del centro antico di Napoli. Comprese le arti e le professioni da conservare a San Gregorio Armeno.

 

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Cronache

Michelle Obama a Portofino sullo yacht di Spielberg

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La dolce vita di Michelle Obama: l’ex first lady Usa è stata fotografata a Portofino (Genova) con Tom Hanks e Rita Wilson su un motoscafo partito dallo yacht da 250 milioni di dollari di Steven Spielberg. Una giornata passata in acqua tra snorkeling e bagni di sole, secondo il Daily Mail che ha ottenuto le foto in esclusiva. Michelle, scrive il tabloid britannico, è da settimane in Europa senza il marito Barack Obama: prima della tappa italiana è stata fotografata a Madrid e a Maiorca. L’ultima volta che l’ex first lady è stata immortalata con Obama è stata a New York per l’apertura degli Us Open a fine agosto.

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L’assassino di Klodiana in fuga, è caccia all’uomo

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Lo cercano da ieri sera, ormai in tutta la Toscana, anche con l’elicottero, ma al momento nessuna traccia di Alfred Vefa, l’ex marito e assassino di Klodiana, 37 anni il prossimo dicembre, morta per un colpo di pistola che le è stato sparato a distanza ravvicinata in strada a Castelfiorentino, non lontano dalla casa dove viveva con i figli. Casa che aveva diviso anche con l’ex coniuge nonostante la separazione e il divorzio. Alfred, muratore di nazionalità albanese come la vittima, è stato sospettato fin da subito per il delitto. Si è reso subito irreperibile: per i carabinieri, che conducono le indagini coordinate dal pm Ornella Galeotti, sarebbe in fuga con la sua Golf grigia, senza soldi e documenti ma forse con la pistola con cui ha sparato a Klodiana.

Il suo telefono risulterebbe spento dalle 19,05 di giovedì sera, quasi mezz’ora prima dell’omicidio. Ieri la donna doveva trascorrere la serata con un’amica. Invece, da quanto poi ricostruito, ha incrociato l’ex marito per strada. Uno scambio di battute. Lei lo avrebbe spintonato, lui allora avrebbe estratto la pistola e le avrebbe sparato un colpo, uccidendola. A assistere l’altra sera all’omicidio sarebbero stati due uomini che stavano andando al circolo ricreativo, poco distante. Ma ad alcune fasi della discussione tra i genitori avrebbe assistito anche la figlia 14enne, da casa.

La ragazzina sarebbe così corsa a svegliare il fratello, 17anni, che stava dormendo. Quando i due fratelli sono arrivati in strada la madre era già riversa per terra e il padre era scappato. La Procura ha aperto un fascicolo per omicidio volontario e gli investigatori ascoltano in queste ore le persone vicine agli ex coniugi. Da quanto risulta agli inquirenti, la donna non avrebbe mai presentato denunce contro l’ex marito dal quale aveva divorziato in Albania due anni fa, anche se il divorzio non era stata ancora trascritto in Italia per problemi burocratici. A Castelfiorentino convivevano, da separati, nella stessa casa. Una situazione che non sarebbe stata gradita dalla famiglia di Alfred Vefa.

Nel pomeriggio, la pm Ornella Galeotti ha ascoltato i due figli della coppia. Poi sarà affidato l’incarico per l’autopsia che sarà effettuata all’istituto di medicina legale dove la salma è stata portata. “Era una ragazza fantastica, che conoscevo bene personalmente, e che era amata da tutti. Questo fatto ci ha distrutto”. Così scrive stamani su Fb il sindaco di Castelfiorentino (Firenze) Alessio Falorni per la morte di Klodiana Vefa. Il primo cittadino, stringendosi “con forza” alla famiglia “soprattutto ai figli che lascia” la vittima, ha poi reso noto che “Castelfiorentino proclamerà il lutto cittadino, con due giorni nei quali le nostre bandiere saranno issate a mezz’asta, le manifestazioni pubbliche saranno annullate, e alle scuole sarà chiesto di stimolare gli studenti circa il tema del femminicidio e della violenza sulle donne”.

Organizzata anche una fiaccolata. “Era una persona solare, socievole, una bravissima mamma, i nostri clienti gli volevano bene. Siamo sotto shock”. Queste le parole di una dipendente della pizzeria dove per due anni aveva lavorato la vittima: l’aveva lasciata ad agosto, ora era impiegata in un calzaturificio di Empoli. “Ero una sua amica, sapevo che erano separati e che lui da un paio di mesi si era allontanato. Qualche screzio come in tutte le coppie che si separano ma, all’apparenza, era tutto normale”, ha riferito un’amica che insieme ad altre due donne si è fermata in via Galvani, davanti al luogo dove Klodiana è morta e dove tra tanti fiori è stata lasciata anche una scarpa rossa, simbolo della violenza sulle donne.

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Il Riesame, ‘Baiardo calunniò Giletti, va arrestato’

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Salvatore Baiardo, l’ex gelataio di Omegna e amico dei fratelli Graviano, va arrestato e messo ai domiciliari. A disporre la misura è il tribunale del Riesame di Firenze, che ha accolto la richiesta della procura di Firenze. L’ipotesi di reato è di calunnia nei confronti del giornalista Massimo Giletti e del sindaco di Cerasa Giancarlo Ricca e riguarda il caso della presunta foto (di cui finora non ci sarebbe prova) che ritrarrebbe insieme Giuseppe Graviano, Silvio Berlusconi e il generale dei carabinieri Francesco Delfino. Del controverso scatto Baiardo aveva parlato all’allora conduttore della trasmissione Non è l’Arena, per poi smentire la circostanza davanti ai pm.

La misura – che prevede per Baiardo il divieto di contatti con persone diverse dai difensori e dai conviventi – non è immediatamente esecutiva: bisognerà attendere la scadenza del termine per il ricorso in Cassazione e, laddove la difesa lo presenti, la decisione di conferma della suprema corte. Il cosiddetto tuttofare dei Graviano era finito sotto i riflettori alcuni mesi fa proprio per la sua partecipazione a Non è l’Arena e le sue diverse allusioni riguardanti inediti scenari sulla trattativa Stato-Mafia. Baiardo inoltre, già un paio di mesi prima dell’arresto del boss Matteo Messina Denaro, in un’intervista a Non è l’Arena si era detto convinto che il superlatitante si sarebbe fatto catturare dietro un accordo.

Ma a finire sotto la lente degli inquirenti era stato l’ultimo polverone sollevato dall’ex gelataio, che riguardava la vicenda della presunta fotografia su Silvio Berlusconi con Graviano e Delfino: un’immagine che Baiardo di fronte ai pm avrebbe negato di avere, nonostante ne parlasse in alcune conversazioni captate. La Dda di Firenze aveva indagato Salvatore Baiardo anche per il reato di false dichiarazioni al pm: ai magistrati fiorentini avrebbe detto che il 19 luglio 1992, giorno della strage di via d’Amelio a Palermo, Giuseppe Graviano era con lui e che era stato fermato da un appartenente alle forze di polizia. Le indagini degli inquirenti avrebbero però smentito questa ricostruzione. La procura del capoluogo toscano gli avrebbe inoltre contestato anche la diffusione di notizie coperte da segreto per aver riferito dell’interrogatorio avuto il 27 marzo scorso con i pm del capoluogo toscano. E una ventina di giorni fa Baiardo aveva annunciato la sua entrata in politica, proprio al termine dell’udienza al tribunale del Riesame: “Lo farò con il movimento di centro Avanti Italia”, aveva detto.

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