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Napoli, dal Governo 90 milioni per il centro storico. La soddisfazione del sindaco de Magistris e dei ministri Lezzi e Bonisoli

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Stavolta sono tutti soddisfatti: la riunione per gli interventi sul centro storico e antico di Napoli è andata per tutte le parti sedute al tavolo benissimo. Il prossimo 31 maggio sarà siglato nella sede della Prefettura di Napoli il Contratto istituzionale di sviluppo tra Governo, Regione Campania e Comune di Napoli che prevede il finanziamento da parte dell’esecutivo di poco più di 90 milioni di euro per avviare interventi nel Centro storico di Napoli. Lo ha annunciato il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, lasciando la Prefettura dove oggi si è tenuto un incontro con i ministri Barbara Lezzi e Alberto Bonisoli e con il vicepresidente della Regione Bonavitacola.

 

Soddisfazione  anche da parte del Ministro Barbara Lezzi, M5s, che su FB scrive : “Quando, circa paio di mesi fa, sono stata a Scampia, ho incontrato alcuni cittadini del quartiere. In particolare, ricordo che un giovane, con determinazione e consapevole dei suoi diritti, mi ha chiesto un intervento di riqualificazione strutturale di questo quartiere. Non credo di essere riuscita a trasmettervi pienamente quanto quella richiesta motivata, ragionata e pretesa in virtù di una decennale trascuratezza, sia stata emozionante ma credetemi lo è stata. Oggi, a Napoli, abbiamo tenuto, con il collega Alberto Bonisoli, una riunione per gli interventi sui centri storico e antico. Abbiamo colto quest’occasione per stringere un accordo con il Sindaco De Magistris al fine di pianificare tutti gli interventi anche per Scampia. Il Comune è già pronto per la demolizione delle tre vele ed entro l’autunno assegnerò le risorse per integrare il piano di riqualificazione completo che verrà stilato e condiviso con le associazioni e i cittadini del quartiere. Grazie a tutti coloro che ci credono”.

 

Per il Ministro Bonisoli si è passati dalla fase teorica a quella pratica in poco tempo: “La prima riunione fatta – ha detto il Ministro dei Beni Culturali- ad aprile, oggi le basi del Contratto che verrà firmato a Napoli il 31 maggio. Questo grazie alla grande collaborazione istituzionale fra le parti”.

“Poche volte mi è capitato di essere così soddisfatto per l’altissimo livello di cooperazione. In poco più di un mese abbiamo raggiunto un obiettivo che ci pone in prima linea per concretezza, efficacia e rapidità. Napoli e’ credibile, e’ forte ed e’ difficile trovare nel Paese un altro luogo in cui si lavori cosi”’. Non nasconde la soddisfazione il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, al termine dell’incontro in cui si sono definite le basi del Contratto istituzionale di sviluppo che si siglera’ il 31 maggio con il Governo. de Magistris ha riconosciuto ”un’attenzione non comune da parte del Governo e in particolare da parte dei ministri Lezzi e Bonisoli”. E a chi chiedeva se i tempi stretti con cui si e’ chiuso l’accordo non siano frutto della campagna elettorale, de Magistris ha risposto: ”E’ merito della credibilita’ di Napoli. La campagna elettorale puo’ aiutare sulla rapidita’ di azione ma se noi non avessimo la potenza, la forza, la maturita’ di un popolo che si vuole riscattare attraverso la cultura, anche rispetto a gravi episodi che accadono in citta’, questo risultato non sarebbe stato raggiunto’’.

           

Le opere riguarderanno l’area che va da Capodimonte al Maan, per proseguire verso i Gerolomini, piazza Carlo III e piazza Cavour e l’area dello Scudillo con l’obiettivo – ha spiegato de Magistris – ”di decongestionare il centro storico e allo stesso tempo allargarne il perimetro”. Gli interventi previsti vanno dal restauro di monumenti a progetti di riqualificazione, cohousing e coworking, realizzazione di studentati e di aree pedonali. De Magistris ha evidenziato che ”alcune opere sono gia’ progettate, altre da progettare ma sono principalmente interventi definiti e cantierabili che erano in attesa di finanziamento”. Progetti che ha rivendicato il sindaco ”sono stati partecipati e condivisi con il territorio”. Alla riunione infatti hanno partecipato tra gli altri i direttori dei musei e il presidente della III Municipalita’, Ivo Poggiani

“Napoli e’ una citta’ che non ha scarsita’ di fondi, forse in passato ha avuto una non sufficiente spinta e coordinamento tra i diversi interventi”. Lo ha detto il ministro per i Beni e le attivita’ culturali Alberto Bonisoli al termine del tavolo tecnico per l’investimento dei 90 milioni di euro per il Centro Storico di Napoli. “A luglio – ha spiegato Bonisoli – faremo un incontro, probabilmente a Napoli o a Roma, di coordinamento dei diversi programmi di intervento attivi qui a Napoli. Molti degli interventi di cui abbiamo parlato oggi sono complementari, cioe’ si vanno ad attaccare ad altri progetti di investimento in corso o appena terminati, in questo modo riusciamo a sfruttare al massimo le risorse a disposizione”

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De Luca commissaria la Camera di commercio di Napoli

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Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, con decreto, ha disposto il commissariamento della Camera di Commercio di Napoli. “Sulla base dell’istruttoria degli uffici regionali competenti”, il governatore “ha preso atto – si legge in una nota – dell’avvenuta scadenza del termine massimo di durata del Consiglio della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Napoli per avvenuto decorso del periodo di proroga di 6 mesi previsto dalla legge”.

Come “previsto dalla normativa vigente – prosegue il comunicato della Regione – il presidente ha dichiarato lo scioglimento dell’organo e ha nominato Commissario straordinario dell’ente un dirigente di ruolo della Giunta Regionale della Campania”, Maria Salerno. Il commissariamento è stato disposto “per il tempo strettamente necessario alla ricostituzione dell’organo e comunque per un periodo di non oltre 60 giorni”. Con lo stesso decreto, è stato demandato alla Direzione Generale per lo Sviluppo Economico e le Attività Produttive della Giunta regionale “il sollecito completamento del procedimento finalizzato alla nomina del nuovo consiglio camerale, allo stato in corso”.

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Strage di Erba, per la difesa di Olindo e Rosa la dinamica scagiona la coppia

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E’ la stessa dinamica della strage di Erba secondo i consulenti della difesa, a “escludere la presenza” di Olindo Romano e Rosa Bazzi sulla scena dell’eccidio in cui, a sprangate e a coltellate, furono uccise quattro persone, tra cui un bambino di due anni, mentre una quinta sopravvisse quasi miracolosamente, l’11 dicembre del 2010. E sulle prove che la difesa dei coniugi chiede per riaprire la partita si avrà certezza il 10 luglio quando i giudici di Brescia si riuniranno in Camera di consiglio anche per stabilire se è ammissibile l’istanza di revisione.

I difensori della coppia si sono impegnati in un’udienza fiume per cercare di smontare gli elementi che portarono l’ex netturbino e l’ex donna delle pulizie alla condanna definitiva all’ergastolo. In un clima di discreta tensione tra i difensori e il pg di Brescia e l’avvocato dello Stato, gli avvocati Nico D’Ascola, Fabio Schembri, Patrizia Morello e Luisa Bordeaux hanno ribadito le loro convinzioni: quella traccia del sangue di una delle vittime, Valeria Cherubini, trovata sul battitacco della Seat Arosa di Olindo “non esiste”, nel senso che non c’è il conforto del Luminol e non c’è prova che sia genuina o deteriorata. Valeria Cherubini, vicina di casa di Raffaella Castagna, fu colpita e uccisa nella sua casa al piano di sopra, non sul pianerottolo di Raffaella per poi trascinarsi agonizzante nel suo appartamento, come stabiliscono le sentenze.

Lo testimonierebbero le tracce di sangue analizzate dalla criminologa Roberta Bruzzone secondo la quale anche quelle tracce presenti sul piccolo Youssef dimostrano che non fu ucciso come raccontato da Rosa Bazzi nella sua confessione poi ritrattata (lo stesso fece suo marito). A entrambi ai fini della confessione furono fatte “pressioni e promesse” che, esaminate alla luce dei loro disturbi mentali emersi dalle recenti consulenze, furono tali da “coartare la loro volontà”. A Olindo sarebbe stato prospettato che non avrebbe più visto la moglie. “Olindo non conosce l’ordinamento penitenziario, non sa che un ergastolo non viene inflitto in cinque minuti”, ha detto l’avvocato Schembri. “All’epoca – ha detto il legale – non si capì con certezza quella forzatura psicologica, ma all’epoca nulla sapeva il giudice delle condizioni psiocopatologiche di Olindo e Rosa”.

Per gli inquirenti “Rosa è furba” mentre “non sa leggere né scrivere e Olindo lo sa e confessa; e così Rosa si adegua”. “Olindo cerca di salvare Rosa e Rosa cerca di salvare Olindo – ha detto il difensore -. Quando ritrattano vengono puniti: mentre prima si vedevano. Solo un giudice di Sorveglianza di Reggio Emilia ristabilirà i colloqui”. Il supertestimone Mario Frigerio, che si salvò nonostante una gravissima ferita alla gola e che riconobbe Olindo come aggressore prima parlò di una persona “con la pelle olivastra” che non conosceva e solo il 26 dicembre del 2010 affermò che era Olindo per ribadirlo in aula. Morì alcuni anni dopo le condanne. Quando fu sentito nel dicembre di quasi 18 anni fa era obnubilato dal monossido scatenato dall’incendio in casa Castagna ed era “cerebroleso” per via dell’aggressione e del fumo. Il suo fu “un falso ricordo”.

La difesa dichiaratamente ipotizza la pista alternativa del massacro avvenuto nell’ambito di un regolamento di conti nello spaccio di droga per il quale finì in carcere Azouz Marzouk, marito di Raffaella e padre di Youssef. “La Guardia di Finanza documentò oltre 400 cessioni” e c’è un testimone, un tunisino. che chiede sia sentito e che racconta dei pestaggi, degli accoltellamenti” nell’ambito di una faida tra tunisini e marocchini: “Ci dà un movente alternativo”, afferma convinta la difesa.

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Superbonus, partiti i primi recuperi sulle compensazioni della truffa miliardaria dei bonus

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Le truffe collegate al Superbonus non sono ancora emerse tutte ma l’attività di contenimento dei danni all’erario è partita. L’Agenzia delle Entrate ha iniziato ad inviare le prime contestazioni per recuperare le somme da chi ha cercato di pagare le imposte con crediti fasulli portati in compensazione. Intanto il Mef cala la scure sui bonus edilizi del passato: agevolazioni senza controlli preventivi non sono più compatibili con il nuovo quadro di norme europee sui conti pubblici. “Sono in corso verifiche fiscali sui crediti oggetto di compensazione, che stanno portando all’emissione di atti di recupero nei confronti dei responsabili”, ha detto il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, al termine dell’audizione sull’ultimo decreto Superbonus in commissione Finanze al Senato.

Sui bonus edilizi, ha spiegato, “abbiamo intercettato insieme alla Guardia di finanza truffe per circa 15 miliardi di euro: di questi, grazie ai nostri controlli preventivi, 6,3 miliardi di euro sono stati individuati e scartati prima che si realizzassero le frodi; 8,6 miliardi sono invece stati oggetto di decreti di sequestro da parte dell’autorità giudiziaria”. La lotta alle truffe proseguirà, ma la dimensione del fenomeno Superbonus ha spinto il Tesoro a metterci un punto. “Misure agevolative automatiche, senza una preventiva autorizzazione, non sono più compatibili col nuovo quadro di finanza pubblica a seguito delle nuove regole di governance europea”, ha detto il direttore del dipartimento Finanze del Mef, Giovanni Spalletta, nella stessa aula del Senato da dove Ruffini ha fornito i dati aggiornati sulle frodi, non tutte con ricadute per i contribuenti perché alcune sono state intercettate prima della compensazione. Spalletta ha spiegato che, da ora in poi, gli obiettivi di efficientamento energetico e di miglioramento del rischio sismico “devono tenere conto degli obiettivi di sostenibilità finanziaria nel medio-lungo periodo e della riduzione del debito pubblico sia nelle fasi congiunturali sia in ottica strutturale”.

Il Mef riflette su “una complessiva razionalizzazione delle norme in materia di agevolazioni edilizie”, in vista delle scadenze di fine anno. Non si potrà prescindere – ha spiegato Spalletta – da due lezioni frutto della recente esperienza. La prima, è che gli incentivi fiscali “devono essere congegnati evitando aliquote eccessivamente generose e prevedendo limitazioni più stringenti sui massimali di spesa, per ridurre comportamenti opportunistici ed effetti dirompenti”. La seconda lezione è che i crediti d’imposta dovranno essere “soggetti a procedure preventive di autorizzazione”, per consentire il monitoraggio della spesa e quindi l’impatto sulla finanza pubblica.

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