Arriva a Napoli RealEyes 2019 mostra itinerante a sostegno della ricerca per il progetto “Le cellule di Francesca” organizzata da NANA Onlus-every child a genius.
La mostra fara’ tappa presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli dal 5 Nobembre 2019 e sarà visitabile e quindi si potranno acquistare le opere in mostra per finanziare il progetto fino all’11 Novembre, ma per chi non potesse farlo, potrà sempre vederle e sceglierle sul sito www.nanaonlus.org/realeyes
Il progetto “le cellule di Francesca” è il risultato di una collaborazione tra il gruppo del Prof. Gennaro Ciliberto, direttore scientifico dell’IFO e il Laboratorio di Diagnostica Oncoematologicaavanzata dell’Università di Roma Tor Vergata, diretto dalla Prof.ssa Maria Teresa Voso. Nel corso dell’ultimo anno è stata realizzata una piccola banca del DNA familiare che ha permesso un confronto tra campioni diversi di DNA al fine di ricercare possibili mutazioni presenti nelle forme leucemiche familiari, che possano aiutarci a spiegare la eventuale ricorrenza di queste malattie nella stessa famiglia. Eventuali nuove mutazioni identificate attraverso lo studio delle cellule di Francesca potranno poi essere convalidate utilizzando l’ampia casistica di leucemie mieloidi acute, disponibile presso il Laboratorio di Diagnostica Oncoematologica.
Inoltre, l’analisi del DNA estratto dalle cellule leucemiche di Francesca mediante la procedura chiamata Whole Exome Sequencing (WES) ci permette lo studio della presenza di mutazioni specifiche della leucemia, che possono essere associate alla aggressività della malattia e alla spiccata tendenza alle complicanze emorragiche.
Questa progetto è sostenuto specialmente dalle donazioni private e come nel caso della mostra di autofinanziamento, gli artisti e gli autori, aderendo al progetto donano una propria opera che poi verrà messa in vendita a a tutti coloro che collezionisti e non vorranno sostenere l’iniziativa.
La collezioneRealEYES 2019ha l’intento di unire creatività e solidarietà.L’esposizioneè composta da un core di 12 opere di arte figurativavincitrici del concorso omonimoche esprimono positività, collaborazione e affetto. Sono opere realizzate con tecniche miste, prevalentemente paesaggi e ritratti delicati, allegri e inneggiano alla gioia di vivere, come lo scatto di due ragazzine unite in un abbraccio in un unico cappotto, o ancora una bambinain un vestito rosa fragola che cammina su un molo e sofferma il proprio sguardoe quello dello spettatore verso il mare aperto.
I 12 vincitorisono stati nominatida una giuria di alto profilocomposta da: Pio Baldi, Accademia Nazionale di San Luca, Roma; Andrea Capanna, Artista, Roma; Lia Frassineti, Illustratrice, Roma; Paola Potena, Direttrice e Partner, Galleria Lia Rumma, Milano/Napoli; Maria Letizia Terrinoni, Storica dell’arte, Roma.
La mostra non si fermerà solo a Napoli, ma continuerà il suo tour in Italia rinnovandosi anno per anno, continuando nel progetto di ricerca.
La collezione attualmente include25 opere, che testimoniano oltre alla generosità degli artisti anche il legame tra Scienza e Arte in particolare nella sezione Nonsolo Genetica che vede scienziati del calibro di Edoardo Boncinelli, presidente onorario di Nana Onluse Pablo Amati già presidente dell’Istituto Pasteur – Fondazione Cenci Bolognetti, donare le loro opere per il progetto di ricerca “Le cellule di Francesca” www.nanaonlus.org/le-cellule-di-francesca/.
RealEYESha ottenuto il patrociniodell’Accademia di Belle Arti di Napolidove le opere saranno esposte dal 5 all’11 novembre, dell’Accademia Albertina di Torinodove le opere saranno esposte dal 14 al 25 novembre all’Auditorium Vivaldi della Biblioteca Universitaria e dell’Accademia di Brera, che accoglierà le opere a Milano nella Chiesa di San Carpoforo il 14 e 15 dicembre.
I fondiricavati dalla vendita delle operesaranno interamente devoluti al progettodi ricerca “Le cellule di Francesca”. Le opere sono in asta dal 29 ottobre al 5 novembre all’indirizzo ebay.it inserendo nanaonlus nella ricerca. L’appuntamento e’ per il 5 Novembre in Via Costantinopoli a Napoli.
In Blu Cloro2-Grazia Salierno
Dialogo con l’ombra-Daniele Spaggiari
Rinascere in Blister-Vittorio Sordi
Mother and Child-Phuong Ling Duong
I bambini sono degli enigmi meravigliosi-Giorgia Bisanti
Fotogiornalista da 35 anni, collabora con i maggiori quotidiani e periodici italiani. Ha raccontato con le immagini la caduta del muro di Berlino, Albania, Nicaragua, Palestina, Iraq, Libano, Israele, Afghanistan e Kosovo e tutti i maggiori eventi sul suolo nazionale lavorando per agenzie prestigiose come la Reuters e l’ Agence France Presse,
Fondatore nel 1991 della agenzia Controluce, oggi è socio fondatore di KONTROLAB Service, una delle piu’ accreditate associazioni fotografi professionisti del panorama editoriale nazionale e internazionale, attiva in tutto il Sud Italia e presente sulla piattaforma GETTY IMAGES.
Docente a contratto presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli., ha corsi anche presso la Scuola di Giornalismo dell’ Università Suor Orsola Benincasa e presso l’Istituto ILAS di Napoli.
Attualmente oltre alle curatele di mostre fotografiche e l’organizzazione di convegni sulla fotografia è attivo nelle riprese fotografiche inerenti i backstage di importanti mostre d’arte tra le quali gli “Ospiti illustri” di Gallerie d’Italia/Palazzo Zevallos, Leonardo, Picasso, Antonello da Messina, Robert Mapplethorpe “Coreografia per una mostra” al Museo Madre di Napoli, Diario Persiano e Evidence, documentate per l’Istituto Garuzzo per le Arti Visive, rispettivamente alla Castiglia di Saluzzo e Castel Sant’Elmo a Napoli.
Cura le rubriche Galleria e Pixel del quotidiano on-line Juorno.it
E’ stato tra i vincitori del Nikon Photo Contest International.
Ha pubblicato su tutti i maggiori quotidiani e magazines del mondo, ha all’attivo diverse pubblicazioni editoriali collettive e due libri personali, “Chetor Asti? “, dove racconta il desiderio di normalità delle popolazioni afghane in balia delle guerre e “IMMAGINI RITUALI. Penitenza e Passioni: scorci del sud Italia” che esplora le tradizioni della settimana Santa, primo volume di una ricerca sui riti tradizionali dell’Italia meridionale e insulare.
Il Centro Sperimentale di Cinematografia ha una nuova presidente designata: Gabriella Buontempo (foto Imagoeconomica in evidenza), produttrice di lungo corso, è stata indicata dal ministro della Cultura Alessandro Giuli per ricoprire l’incarico lasciato vacante dopo le dimissioni di Sergio Castellitto lo scorso 13 novembre. La nomina dovrà ora essere ratificata dalle Commissioni Cultura di Camera e Senato. Oggi il tema è in discussione a Montecitorio, con relatore il presidente Federico Mollicone, mentre la prossima settimana toccherà al Senato.
Il profilo della nuova presidente
Napoletana, 58 anni, Buontempo ha alle spalle una carriera consolidata nel mondo del cinema e della televisione. Ex moglie di Italo Bocchino, direttore editoriale del «Secolo d’Italia», Buontempo ha mosso i primi passi come assistente alla regia di Lina Wertmüller. È attualmente vicepresidente dell’Associazione dei Produttori Audiovisivi (APA) e cofondatrice della società di produzione Clemart, insieme a Massimo Martino.
Tra le sue produzioni spiccano film e serie di successo, tra cui la regia d’esordio di Luca Zingaretti, “La casa degli sguardi”, e le fiction tratte dalle opere di Maurizio de Giovanni, come “I bastardi di Pizzofalcone” e “Il commissario Ricciardi”.
Un percorso tra polemiche e indiscrezioni
La designazione di Buontempo arriva dopo settimane di indiscrezioni e dibattiti, con una rosa di nomi che includeva figure di spicco come Luca Barbareschi, Michele Placido, Gianni Amelio, Pietro Valsecchi e persino Francesco Rutelli, che però ha escluso ogni interesse per la carica. La scelta di Buontempo rappresenta un cambio di rotta significativo per il Centro Sperimentale, che punta su una figura con una solida esperienza nel settore audiovisivo.
Le sfide future
Il compito di Buontempo non sarà semplice. Il Centro Sperimentale, considerato un pilastro della formazione cinematografica italiana, dovrà affrontare sfide importanti legate alla modernizzazione dei suoi percorsi formativi e alla promozione del cinema italiano nel panorama internazionale. La nuova presidenza avrà il compito di garantire una governance efficace e di valorizzare l’istituzione in un contesto in continua evoluzione.
“Napoli vista dall’alto sembra un presepe. Non sai mai se è la città che imita il presepe o il contrario”. Così l’antropologo Marino Niola riassume il racconto di “Gesù a Spaccanapoli – Viaggio nella città presepe”, docufilm realizzato dal Master di Cinema e Televisione dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli diretto dal produttore Nicola Giuliano per celebrare i suoi primi dieci anni di attività non solo didattica ma anche produttiva. Il docufilm (trailer su www.facebook.com/mastercinematv.it), nato da un’idea del rettore Lucio d’Alessandro, all’interno del progetto “L’arte presepiale come patrimonio immateriale della città di Napoli”, e realizzato con la regia di Gianfranco Pannone, il montaggio di Sergio Scoppetta e lo storytelling degli antropologi Marino Niola (foto Imagoeconomica in evidenza) ed Elisabetta Moro, sarà proiettato in anteprima nazionale mercoledì prossimo, 11 dicembre, alle 11 nella Sala degli Angeli del Suor Orsola Benincasa.
MARINO NIOLA DOCENTE
“Napoli e il presepe – evidenzia Pannone – si fanno specchio l’una con l’altro, mostrandoci, oltre il facile folklore, le meraviglie della ‘città porosa’, che respira profondamente fin dalle sue lontanissime origini, partecipando al brulichio di genti d’ogni età prese dai loro commerci e in estatica preghiera davanti ai suoi simboli religiosi”. Nel docufilm, realizzato con il sostegno di Scabec-Regione Campania con l’obiettivo di promuovere e consolidare la connessione tra il patrimonio culturale e il sistema turistico regionale, il viaggio nella città presepe comincia dalla Certosa di San Martino e dal presepe con i pastori del Settecento di Michele Cuciniello e poi scende fin giù nelle viscere della città, passando per Spaccanapoli, per approdare alle bancarelle degli artigiani di San Gregorio Armeno.
“Un viaggio nel quale lo spettatore – si sottolinea – viene condotto con la sapiente guida di Marino Niola ed Elisabetta Moro impegnati a dissertare tra il serio e il faceto su miti, riti e storie dell’arte presepiale napoletana”. “A rendere davvero popolare il presepe – afferma Niola – è la sua ‘domesticazione’. Tale processo di privatizzazione familiare comporta una crescente autonomia ideativa e costruttiva che è all’origine di una crescita progressiva di figure non più esclusivamente di carattere religioso. Da oggetto esclusivamente religioso, la rappresentazione della nascita di Cristo diventa un teatro del sacro, una scenografia di moltitudini dove si fondono e si confondono soggetti sacri e soggetti profani. Di questo passaggio l’esempio più noto ed estremo è quello di Napoli dove la Buona Novella prende una caratterizzazione cittadina, folklorica, ambientale, spettacolare, in cui la dimensione sociale finisce per soverchiare quella religiosa”. Per celebrare la decima edizione del Master in Cinema e Televisione (che tiene aperte le iscrizioni fino all’8 gennaio) dopo la proiezione del docufilm ci sarà un incontro con il produttore Nicola Giuliano, premio Oscar per “La grande bellezza”.
Per la seconda volta alla Scala Liliana Segre è protagonista, chiamata a prendere il posto nel palco reale del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, impegnato a Parigi per la riapertura di Notre-Dame. Anche il presidente del Senato Ignazio La Russa e il sindaco Giuseppe Sala si sono messi ai lati del palco, lasciando ai lati della senatrice a vita le rispettive consorti. Una proposta fatta dallo stesso La Russa, mentre dietro a loro si sono seduti il ministro della Cultura Alessandro Giuli, il governatore lombardo Attilio Fontana e la vicepresidente della Camera Anna Ascari. “Noi staremo ai margini una volta tanto” ha commentato La Russa. E ha poi ironizzato sul fatto che per il secondo anno si sono trovati in palco insieme.
“Non siamo una coppia di fatto – ha risposto alla domanda dei giornalisti -, ma è una persona che stimo molto”. Poca comunque la politica con Giuli unico ministro presente, al suo primo 7 dicembre da quando guida il dicastero della Cultura. Lo scorso anno prima dell’inizio dell’opera Marco Vizzardelli dal loggione ha urlato ‘W l’Italia antifascista’. Questa volta l’urlo (fatto da una loggionista) è stato meno politico. “Salvate Sant’Agata’, un appello per la villa di Giuseppe Verdi nel Piacentino messa all’asta dal Tribunale di Parma come conseguenza di una disputa fra gli eredi. Qualche applauso dal pubblico, e l’assicurazione del sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi che il governo “sta seguendo la vicenda. La salveremo”.
Già diversi teatri italiani hanno partecipato all’iniziativa del ministero ‘Viva Verdi’, la Scala con una anteprima del Macbeth lo scorso 15 giugno che ha permesso di raccogliere 151 mila euro. La Prima di questa sera invece è stata un invito alla pace, forse per la tanta guerra e miseria che è andata in scena sul palco. “Con tutte le nostre forze vorremmo il ritorno alla pace – ha detto il sovrintendente Dominique Meyer -. Al mondo c’è un numero pazzesco di guerre e ogni volta che si trova la pace è una vittoria per l’umanità. Ma al momento non si può essere molto ottimisti”.
“Da tutta la cultura viene un messaggio di pace” ha osservato Pierfrancesco Favino. “La musica è pace, al punto che mi spiace che uno dei migliori bassi in circolazione Ildar Abdrazakov che inaugurò la Scala in questi anni, non possa più cantare in Europa perché russo” ha commentato il sottosegretario all’economia Federico Freni. Il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi, dotato di cornetto contro la sfortuna che si narra porti quest’opera, ha ammesso che “la gente è stanca e c’è solo la responsabilità di ognuno di noi di dare speranza. Dall’opera arriva un ulteriore responsabilità per chi fa politica, che è quella del dialogo e di abbassare i toni”.
Scambio critico c’è stato via social fra Andrée Ruth Shammah “imbarazzata” dalle tante forze dell’ordine schierate e il generale Roberto Vannacci che l’ha invitata ad “andare in un centro sociale”. Mentre in teatro si mostravano gli orrori della guerra con l’invocazione ‘pace’, fuori è andata in scena la protesta. “È la storia della Scala e della prima. Inutile che ci stupiamo, cerchiamo di capire le ragioni” ha commentato il sindaco Sala.