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Esteri

Muore George Blake, lo 007 inglese che spiò per il Kgb

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George Blake, la talpa al servizio dell’Unione Sovietica piu’ devastante della Guerra Fredda, e’ morto a Mosca, dove si era rifugiato nel 1966 dopo una rocambolesca fuga da un carcere britannico in cui era finito per aver inferto colpi clamorosi agli 007 occidentali. Con la morte del 98enne Blake, ultima spia nota di quei tempi ancora in vita, si chiude l’era magistralmente raccontata da John Le Carre’, anche lui scomparso per ironia della sorte solo poche settimane fa. Blake, eroe nella sua Madrepatria Russia – “qui mi sento da sempre a casa”, era solito dire – e’ stato omaggiato nientemeno che da Vladimir Putin in persona. Ha dato “un contributo inestimabile per assicurare la parita’ strategica e mantenere la pace mondiale”, ha scritto il leader russo, che da ex agente del Kgb sa evidentemente di cosa parla. Annunciandone la morte, gli 007 russi lo hanno definito “leggendario ufficiale dell’intelligence”. “Amava sinceramente il nostro Paese e ammirava i risultati del nostro popolo durante la Seconda guerra mondiale”, lo ha salutato il portavoce dell’intelligence estera (Svr), Sergei Ivanov. Nato a Rotterdam, Blake inizio’ la carriera nel MI6, il servizio segreto estero britannico, quello di James Bond per intenderci, dopo esser stato agente di collegamento con la resistenza olandese durante la Seconda Guerra. Poi fu inviato a Cambridge per studiare il russo, “una tappa importante nel mio avvicinamento al comunismo”, ricordera’ anni dopo. Spedito in Corea nel corso del conflitto, fu catturato a Seul dai nordcoreani. In cella si mise a studiare Karl Marx e decise di passare al nemico. Anche se dira’ sempre di non essersi mai sentito un traditore: “Per tradire bisogna appartenere e io non mi sono mai sentito di appartenere” al sistema occidentale. Nei nove anni seguenti mise a segno colpi micidiali. Nel piu’ drammatico svelo’ l’identita’ di 400 agenti britannici sotto copertura: il Kgb ne uccise brutalmente almeno quaranta, azzerando la rete del MI6. Blake colpi’ duramente anche la Cia quando rivelo’ ai sovietici i piani per la costruzione del ‘tunnel of love’ a Berlino. Si trattava, ricorda il sito dell’agenzia di Langley, di una delle forme piu’ sofisticate di spionaggio dell’epoca. In 11 mesi di vita, dai meandri di Berlino gli agenti americani registrarono 400mila conversazioni, un dato record considerando che si era nel 1955. Ma i russi sapevano tutto, lasciarono costruire il tunnel per non bruciare Blake. Poi lo scoprirono ‘casualmente’ davanti alle telecamere, causando grave imbarazzo internazionale per l’agenzia di intelligence statunitense. Blake venne infine scoperto, arrestato e processato. Nel 1961 fu condannato a 42 anni di carcere, un record: la pena massima per tradimento era 14 anni. Ma cinque anni dopo riusci’ avventurosamente ad evadere arrampicandosi su una corda lanciata da complici: riusci’ ad attraversare mezza Europa e la Cortina di Ferro senza essere scoperto e dopo due mesi ad arrivare in Urss, dove sposera’ una ragazza russa, Ida. A Mosca frequentera’ Kim Philby, la leggendaria spia dei ‘Cinque di Cambridge’, e Edward Lee Howard, il primo agente Cia a passare dalla parte sovietica alla meta’ degli anni Ottanta. Per anni ha insegnato agli ufficiali dell’intelligence russa.

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Salgono a 18 i morti nella ressa alla stazione di Delhi

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Sono almeno 18 le persone morte nella calca in una stazione ferroviaria della capitale indiana New Delhi, quando una folla sempre più numerosa si è precipitata verso i treni per recarsi al più grande raduno religioso del mondo, quello indù del Kumbh Mela. Il festival continua ad attirare milioni di persone e il mese scorso un’altra trentina di persone sono morte in un’altra calca alla sacra confluenza dei fiumi Gange, Yamuna e i mitici fiumi Saraswati.

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Attacco con coltello a Villach: un 23enne accoltella cinque persone, un 14enne ucciso

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Momenti di terrore questo pomeriggio nel centro della cittadina austriaca di Villach, dove un uomo di 23 anni, di origine siriana, ha accoltellato cinque passanti, uccidendo un 14enne e ferendo gravemente altre quattro persone.

L’attacco nel centro della città

L’aggressione è avvenuta nei pressi della piazza principale, poco prima delle 16:00. Secondo le prime ricostruzioni, il giovane ha iniziato ad attaccare i passanti senza alcun apparente motivo. La polizia austriaca ha confermato che tra i feriti il più anziano ha 32 anni.

L’attentatore è stato successivamente fermato da un passante, che lo ha investito con la propria auto, bloccandolo fino all’arrivo delle forze dell’ordine.

Caccia a un possibile complice

Le autorità non escludono la presenza di un secondo aggressore, attualmente ricercato. Sul caso stanno indagando l’Ufficio statale per la sicurezza dello Stato e la lotta all’estremismo, insieme alla polizia giudiziaria statale.

Due elicotteri della polizia hanno sorvolato per ore la città, mentre nella zona del centro storico sono stati istituiti cordoni di sicurezza.

Testimoni sotto shock: “Sembrava un film dell’orrore”

L’episodio ha lasciato Villach in uno stato di paura e sgomento. “L’atmosfera in città è inquietante. La piazza principale è vuota”, ha raccontato un testimone oculare.

“Sembrava un film dell’orrore. Tutto è accaduto in un attimo”, ha riferito un passante che ha assistito alla scena.

Nel frattempo, negozianti e residenti sono sotto shock, mentre le forze dell’ordine proseguono con le indagini per chiarire le dinamiche e le motivazioni dell’attacco.

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Zelensky: parlerò con Putin solo con un piano Usa-Ue

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A quasi tre anni dall’inizio dell’invasione russa Volodymyr Zelensky è disposto a incontrare Vladimir Putin – e nessun altro russo – ma solo per presentargli il piano elaborato con Stati Uniti e Ue “insieme”, perché – ha ribadito il presidente ucraino – l’unità degli alleati è “un messaggio” per lo zar e la prima garanzia di sicurezza per Kiev. Al momento però, ha sottolineato Zelensky a Monaco prima di incontrare il vicepresidente americano JD Vance, “non vedo pronto un piano degli Stati Uniti”. “Vogliamo una pace duratura, che non porti un’altra guerra nell’Europa orientale in pochi anni”, gli ha assicurato il numero due della Casa Bianca nel faccia a faccia in Baviera.

La telefonata di Donald Trump a Putin ha di certo smosso le acque del conflitto in Ucraina e dato la stura a diverse ipotesi e previsioni di quello che potrebbe essere un accordo per il cessate il fuoco. Il tycoon ha riferito a Zelensky che anche “Putin vuole mettere fine alla guerra”, ma il leader ucraino non si fida: “Gli ho spiegato che è un bugiardo”, ha detto. Trump, al contrario, “è un uomo forte. E se sceglierà di stare dalla nostra parte, e non nel mezzo, potrà spingere Putin a fermare la guerra”, ha aggiunto Zelensky, riferendo che il presidente gli ha dato il suo numero di telefono personale. Il timore del leader ucraino è infatti quello di essere scavalcato e che un accordo con Mosca venga raggiunto senza tenere in considerazione le sue richieste.

Del resto, Washington avrebbe già messo sul piatto della trattativa l’esclusione di Kiev dalla Nato (“Gli Usa non ci hanno mai voluti”, ha constatato Zelensky) e la rinuncia ai confini precedenti il 2014, l’anno dell’annessione russa della Crimea. Ma, ha avvertito il leader di Kiev nel tentativo di convincere gli alleati, Putin va fermato perché non si accontenterà dell’Ucraina: secondo le sue fonti di intelligence, lo zar “sta preparando la guerra contro i Paesi della Nato l’anno prossimo”.

“Questo è quello che penso, non lo so, non ho il 100%” delle informazioni”, ha poi smussato. “Ma Dio ci benedica, fermeremo questo pazzo”. Prima di incontrare Zelensky, Vance ha a sua volta lanciato un monito a Putin: se Mosca non negozierà in buona fede, gli Usa useranno tutti i “mezzi di pressione” che hanno a disposizione, quelli economici, come le sanzioni, e quelli militari. L’Ucraina deve avere “l’indipendenza sovrana”, ha chiarito il vicepresidente al Wall Street Journal, senza escludere l’invio di truppe americane sul terreno. Dichiarazioni che hanno subito fatto drizzare le antenne al Cremlino che, ha fatto sapere, attende “spiegazioni ulteriori” sulle minacce di Vance. Anche l’Unione europea, spiazzata dall’accelerazione imposta dalla telefonata di Trump ma in qualche modo rabbonita da Vance (l’Ue sarà “ovviamente” coinvolta nei negoziati di pace), ribadisce “il sostegno costante e stabile” all’Ucraina.

“Accelereremo i lavori per la vostra adesione all’Ue”, hanno assicurato Ursula von der Leyen e Antonio Costa nell’incontro con il presidente ucraino. Mentre l’alto rappresentante Kaja Kallas ha fatto un passo avanti: “I 27 Paesi Ue, o altri Paesi, che si dicono a favore delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina ora devono anche dire se sono pronti a inviare truppe e quante”. In serata Zelensky rende noto un colloquio telefonico con Giorgia Meloni: “ho ringraziato l’Italia per il suo completo supporto all’Ucraina. L’ho informata dei miei recenti contatti con l’amministrazione statunitense”. Scrive su X e sottolinea.

La presidente del Consiglio, spiega una nota di Palazzo Chigi, “ha riaffermato il sostegno dell’Italia all’Ucraina e al popolo ucraino anche in vista dei futuri colloqui ed entrambi hanno concordato sull’importanza di mantenere uno stretto coordinamento con i partner europei e gli Stati Uniti”. Per Zelensky, “non importa da quale Paese vengano le forze”: il punto è che, senza l’adesione alla Nato, la vera garanzia di sicurezza per evitare il rischio di una nuova aggressione russa è rafforzare l’esercito ucraino, che dovrà raddoppiare le brigate e arrivare a contare “1,5 milioni di militari”, con il contributo economico degli alleati. “Poi, se volete venire e morire… prego”, ha risposto il presidente ucraino a una domanda in merito, gelando la platea dell’Hotel Bayerischer Hof. Sul piatto dei colloqui con gli Usa, ci sono poi quelle terre rare di cui l’Ucraina è ricca e che Trump vuole in cambio dei miliardi spesi per finanziare la guerra contro la Russia. Secondo i media ucraini, Kiev ha finalizzato una bozza di accordo per garantire agli Stati Uniti l’accesso alle riserve per un valore di 500 miliardi di dollari. “I Paesi che ci sostengono avranno priorità sugli investimenti”, ha assicurato Zelensky, avvertendo tuttavia che “non firmerà” qualsiasi cosa.

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