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MotoGp: in Qatar capolavoro Bagnaia, vince da dominatore

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Francesco Bagnaia si è calcato in testa la corona di campione del mondo MotoGp per firmare d’autorità un capolavoro nel GP del Qatar. Con la sua 19/a vittoria in top class ha ripreso il racconto del mondiale con una vittoria senza ‘se’ e senza ‘ma’, aprendo la stagione 2024, così come aveva chiusa la precedente. Partito dalla quinta piazzola, in poche curve si è sbarazzato della concorrenza, mettendosi alla guida del gruppo, senza mollare la posizione fino al traguardo. “Ho cercato di fare il matto da subito per esser primo ed iniziare a gestire – ha spiegato Bagnaia -. Conosco il potenziale della moto e sapevo che qualcosa andava fatto per migliorare rispetto alla Sprint. Ci siamo riusciti nel warm-up, la squadra ha fatto un lavoro incredibile ed è stato tutto perfetto. Ora andiamo a Portimao ancor più consapevoli”. Con lui sul podio Brad Binder (Ktm) e Jorge Martin (Ducati Pramac). Si è fermato un passo più giù Marc Marquez, quarto, e comunque può essere soddisfatto del suo ritorno nei piani alti dell’ordine d’arrivo.

Una menzione d’onore merita il rookie Pedro Acosta, 19 anni, partito ottavo e risalito fino al quarto posto a metà gara. Lo spagnolo di Mazarron, tradito dall’irruenza, ha però finito per abusare delle gomme della sua Ktm del team GasGas-Tech3 quando si preparava ad insidiare Martin ed è giunto nono. Già due titoli mondiali alle spalle, ha comunque avuto modo di mostrare sprazzi del suo enorme talento. Quando accumulerà un po’ di esperienza sarà un grosso problema per chiunque. Se in un sabato complicato Bagnaia si era dovuto accontentare del quarto posto alla fine della Sprint Race, ha invece dominato sui 21 giri della gara lunga, ridotta di uno per un problema all’Aprilia di Raul Fernandez, ammutolitasi quando mancavano pochi secondi alla partenza.

Il contrattempo ha costretto tutti ad un’ulteriore giro di ricognizione, ma non ha distratto Pecco. Pronti via ed il ducatista è subito entrato in modalità super-aggressiva: quattro curve, poche centinaia di metri, per bruciare chi lo precedeva, compreso il poleman Martin, e portarsi in testa, seguito dallo spagnolo e da Binder. In caccia dei tre si è messo Marc Marquez. Ha invece sbagliato partenza Aleix Espargaro: lo spagnolo da secondo si è ritrovato presto nono, riuscendo a recuperare una sola posizione alla fine. Mentre Bagnaia forzava il ritmo per mettere metri tra se e gli avversari, la parte iniziale e centrale gara è vissuta sul duello tra l’esuberanza di Binder e la tigna di Martin.

I due si sono più volte superati al termine di staccate da brivido, senza risparmiarsi e mettendo a dura prova i freni. Dietro, oltre a Marc Maquez, sono risaliti Enea Bastianini (quinto alla fine con la seconda Ducati ufficiale) e Alex Marquez (sesto con l’altra Ducati del team Gresini). Intanto Acosta scatenava la sua rimonta, mettendosi in scia dei più veloci, almeno finché gli pneumatici non gli hanno presentato il conto. Mentre Binder e Martin se le suonavano, Bagnaia ha cominciato a gestire le sue gomme, stabilizzandosi su un vantaggio di circa un secondo. Per poi martellare tempi sul giro di una regolarità impressionante, fino al successo che lo porta in vetta alla classifica con 31 punti, +2 su Binder e +3 su Martin.

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Max Allegri e la tentazione araba: possibile futuro all’Al-Ahli

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Massimiliano Allegri potrebbe presto abbracciare una nuova sfida professionale in Arabia Saudita. L’ex allenatore di Juventus, Milan e Cagliari sarebbe fortemente tentato dall’offerta dell’Al-Ahli, uno dei club più ambiziosi della Saudi Pro League. Una prospettiva che segna una potenziale svolta per un tecnico che, fino ad oggi, ha sempre privilegiato l’Italia e la Serie A.

Un contratto allettante e nuovi stimoli

Il fascino dell’Al-Ahli non risiede solo nella ricchezza economica del contratto che potrebbe eguagliare, se non superare, quello di Stefano Pioli all’Al-Nassr, dove percepisce circa 20 milioni di euro netti all’anno. Allegri, che in bianconero ha guadagnato quasi 10 milioni netti a stagione, ha recentemente risolto anticipatamente il suo contratto con la Juventus, incassando una buonuscita. La possibilità di allenare campioni del calibro di Firmino, Mahrez, Mendy e Kessié rappresenta un ulteriore motivo di attrazione per il tecnico livornese.

La sfida di una rosa stellare

All’Al-Ahli, Allegri ritroverebbe anche vecchie conoscenze della Serie A come Demiral e Ibanez, oltre a Gabri Veiga, giovane talento spagnolo che due anni fa rifiutò il Napoli per trasferirsi in Arabia. La squadra, nonostante investimenti significativi, non è andata oltre il quinto posto in campionato, una posizione che ha messo in discussione la guida tecnica di Matthias Jaissle, in panchina dal 2023. Allegri potrebbe insediarsi a partire da giugno, con un possibile interregno affidato all’italiano Gabriele Cioffi per i prossimi mesi.

Le alternative e il richiamo arabo

Il fascino dell’Al-Ahli sembra superare altre proposte recenti ricevute da Allegri, come quella della Federazione belga per la guida della Nazionale o l’offerta dell’Al-Shabab, altro club saudita che ha poi scelto Fatih Terim. Non trovano conferma, invece, le voci che lo vorrebbero vicino alla panchina della Roma.

Un nuovo capitolo per Allegri

L’eventuale approdo all’Al-Ahli rappresenterebbe una sfida completamente nuova per Allegri, che finora ha costruito la sua carriera all’interno di contesti europei. La Saudi Pro League, grazie ai suoi investimenti e ai campioni di fama mondiale, offre un palcoscenico inedito per un allenatore abituato a gestire grandi giocatori, da Cristiano Ronaldo ai numerosi talenti che potrebbe trovare nella rosa dell’Al-Ahli.

Se la tentazione araba dovesse trasformarsi in realtà, il calcio internazionale si preparerebbe ad accogliere un nuovo protagonista in uno dei tornei emergenti più discussi degli ultimi anni.

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Contratto da record, Haaland al City per sempre

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Un contratto da record per un attaccante che in meno di tre stagioni ha già riscritto svariati primati, non solo della sua squadra, il Manchester City, ma della stessa Premier League: nove anni e mezzo, è questa la durata del nuovo accordo che legherà Erling Haaland ai Citizens fino al 2034. Mai nella storia del calcio inglese (e mondiale) un giocatore aveva sottoscritto un contratto così lungo: lo scorso agosto l’attaccante Cole Palmer aveva posto la firma su un accordo simile con il Chelsea, ma di soli nove anni. Haaland, il cui precedente accordo con gli attuali campioni d’Inghilterra sarebbe scaduto nel 2027, ha aggiunto altri sei mesi, intrecciando il suo destino a quello del City fino a quando avrà 34 anni.

Tutto ciò, assieme a una frase del norvegese dopo l’annuncio (“sono del City al 100%, non importa cosa accadrà”) fa capire che la voglia di esserci è stata, così come per Pep Guardiola (ora alle prese con un doloroso divorzio, non dal club ma da sua moglie Cristina), più forte di tutto, anche del pensiero, o incubo, di una possibile retrocessione a tavolino che potrebbe essere inflitta al City per la vicenda delle 115 infrazioni e violazioni del Fair Play Finanziario del calcio inglese. La sentenza è prevista ad aprile, ma a Manchester sponda City sembrano non volerci pensare, così offrono 60 milioni alla Juventus per Cambiaso e ignorano le ironie di Jurgen Klopp, pronto ad offrire birra a tutti se al club di proprietà dello sceicco Mansur venisse revocato qualche titolo.

“Sono davvero molto felice di aver firmato e di poter trascorrere ancor più tempo in questo grande club – la soddisfazione di Haaland -. Il Manchester City è un club speciale, pieno di persone fantastiche, con tifosi straordinari, l’ambiente per tirar fuori il meglio da tutti. Soprattutto grazie a Pep, il migliore allenatore al mondo, con il quale si impara sempre qualcosa di nuovo ogni giorno”. Dopo il rinnovo in novembre di Guardiola, che però ha prolungato solo fino al 2026 (con opzione per un’altra stagione), ora Haaland: le uniche due buone notizie per il City degli ultimi mesi, duranti i quali la squadra è precipitata in una crisi nerissima dalla quale solo ora sembra riemergere. Già fuori dalla corsa al titolo (-12 dalla capolista Liverpool con una partita in meno da giocare), attardato anche in Champions League, Guardiola rischia seriamente di chiudere la stagione senza titoli.

E sarebbe una (amara) novità considerate le ultime annate trionfali dei suoi. Arrivato nell’estate 2022 dal Borussia Dortmund, fin qui il bomber vichingo – 25 anni in luglio – ha segnato 111 gol in 126 partite, in tutte le competizioni, conquistando due Premier League, una FA Cup e una Champions League. Vittorie di squadre rese possibili anche grazie alla sua strepitosa media-gol: una rete ogni 91′ in campionato, ogni 92′ in Europa, addirittura ogni 71′ in coppa nazionale.

Dopo una prima stagione inglese semplicemente sensazionale, 52 reti, lo scorso anno Haaland ha “rallentato” andando a segno solo 38 volte, e quest’anno è secondo nella classifica marcatori della Premier, con 16 gol (21 in tutte le competizioni), due in meno di Mohamed Salah. Una prolificità che in due anni e mezzo gli ha già consentito di essere terzo nella classifica dei migliori marcatori Citizens in Premier, dietro a Sergio Aguero (184) e Raheem Sterling (91). E c’è già chi calcola – qualora riuscirà a mantenere questa costanza di rendimento – in quale stagione Haaland supererà il record di marcature (260) in Premier stabilito da Alan Shearer: se all’ex attaccante del Newcastle sono servite 441 gare nella massima divisione inglese, ad Haaland ne potrebbero bastare 200, e già nel 2029/30 il primato sarebbe suo. Ben prima della scadenza naturale del nuovo accordo, nel quale l’ingaggio è rimasto top-secret.

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Okoye indagato per scommesse, nei guai portiere dell’Udinese

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C’è anche il nome del portiere tedesco dell’Udinese, naturalizzato nigeriano, Maduka Okoye, 25 anni, nel fascicolo aperto dalla Procura di Udine dopo la segnalazione di un flusso di scommesse anomale collegate al match Lazio-Udinese dello scorso 11 marzo. Okoye, attualmente infortunato perché operato al polso, è stato iscritto nel registro degli indagati assieme al titolare di una pizzeria frequentata abitualmente dai giocatori e occasionalmente anche dai dirigenti della società friulana. L’accusa nei confronti dei due indagati è quella di truffa.

Al vaglio della magistratura ci sono in particolare le puntate sulle ammonizioni. L’inchiesta si snoda ora su un doppio binario, perché, oltre ai magistrati udinesi, a voler fare luce sull’accaduto è anche la procura della Figc, che ha già aperto un fascicolo. Sarebbe stato proprio l’organo di giustizia sportiva della Federcalcio, dopo una segnalazione, a informare mesi fa la Procura di Udine alla quale ora ha richiesto gli atti per potere andare avanti nella propria indagine.

La segnalazione sarebbe giunta dalla Snai per una serie di scommesse per importi rilevanti legata all’ammonizione dell’estremo difensore bianconero durante la partita vinta a Roma per 2-1. Okoye venne ammonito dall’arbitro al 19′ della ripresa per perdita di tempo. Durante le indagini ci sono state perquisizioni negli immobili frequentati dagli indagati ed è stato copiato il contenuto delle chat dei telefoni cellulari. Da quanto è emerso, come riporta il Messaggero Veneto, potrebbe esserci stato un accordo verbale tra le parti siglato durante uno dei tanti momenti conviviali.

A parte le possibili conseguenze penali, nel caso Okoye venisse riconosciuto colpevole anche dalla giustizia sportiva, rischierebbe una condanna a partire da 4 anni di esclusione da tutte le competizioni. Nei giorni scorsi, l’Udinese aveva tesserato il portiere norvegese Selvik. Si era pensato a una mossa preventiva vista la lunga indisponibilità di Okoye dopo l’operazione: in realtà l’iscrizione nel registro degli indagati risale già a metà dicembre ed è probabile che il club friulano abbia voluto cautelarsi nel caso di futuri provvedimenti da parte della giustizia sportiva.

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